Bordighera (IM), grazie alla II^ Mostra Internazionale di Pittura Americana, organizzata da Balbo, Shaw, Guerin e Gianantonio Porcheddu con l’appoggio di Angelo Giribaldi Laurenti, presidente dell’Azienda Autonoma del Turismo, ha il privilegio di ammirare in anteprima la New American Painting, al pari di importanti istituzioni come la Biennale di Venezia. Numerosi giornali dell’epoca riservano all’avvenimento ampio spazio, assicurando alla cittadina ligure un importante ritorno d’immagine.


“Nel 1953 Walter Shaw e Jean Guerin, due miei vecchi amici che vivevano a Bordighera, mi chiesero in prestito dei quadri perchè volevano organizzare un’esposizione di pittori americani che sarebbe stata patrocinata dal Comune, e perciò piuttosto ufficiale. Cocteau scrisse l’introduzione al catalogo ed io accettai di prestare i quadri e andai a Bordighera con Laurence Vail… Il pranzo che Walter e Jean offrirono in onore nostro e di Cocteau fu molto divertente… Con mia grande sorpresa scoprii che eravamo tutti e tre ospiti della città di Bordighera e ci furono offerte tre splendide stanze in un albergo“. Da “Out of this century” autobiografia di Peggy Guggenheim.

Foto di Beppe Maiolino

Nella sala dedicata alla collezione della mecenate americana sono esposte opere di Jackson Pollock, Robert Motherwell, Clyfford Still, William Baziotes, Mark Rothko. Sono rappresentati anche altri esponenti, meno noti, dell’espressionismo astratto che con Pollock hanno formato il gruppo degli”Irascibili” della Scuola di New York, movimento che ha liberato l’arte americana dalla sudditanza verso quella europea.
Vi sono anche alcune opere di un maestro “storico” come Man Ray, uno tra i maggiori esponenti del gruppo surrealista americano, inventore, come ricorda il catalogo, “della tecnica rayografica e di molti procedimenti divenuti poi classici della fotografia non riproduttiva“.

Oltre alla collezione Guggenheim, la Seconda Mostra di pittura americana presenta alcuni dipinti appartenenti all’Istituto d’arte non figurativa di New York, raccolte tutta in una stanza.
La presenza della Collezione Guggenheim risulta più appetibile alla cronaca; i suoi dipinti “stuzzicano” la curiosità del pubblico più delle “astrazioni razionali” del Museo newyorkese. I critici sembrano perfino considerare con più serietà le opere di quegli americani residenti in Europa ai quali gli organizzatori, nonostante i grandi cambiamenti ideati per questa seconda edizione, hanno riservato una sezione.

L’evento ha un vera e propria funzione educativa ed è accompagnato da alcuni documentari d’arte e da concerti musicali.
Tra questi eventi collaterali c’è un’interessante mostra progettata dal MoMA di New York intitolata “Che cos’è la pittura moderna“, consistente in una serie di pannelli che riproducono dipinti dei più celebri artisti del XIX e XX secolo accompagnati da un testo esplicativo.

Nel 1953, a Bordighera, si intrecciano le vicende della storia dell’arte europea ed americana.



I critici non se ne accorgono fino in fondo, tanto meno i collaboratori delle riviste specializzate che ignorano l’avvenimento. Comunque non si può dire che sui giornali non sia dato risalto all’iniziativa e non ci siano stati giudizi positivi.

“Spetta a Balbo – scrive Enzo Maiolino – il merito di quella iniziativa coraggiosa e indimenticabile che consentì a noi giovani pittori esordienti, formati alla sua scuola, il primo incontro con l’opera di alcuni tra i massimi esponenti dell’arte contemporanea… E non dimentichiamo alcuni illustri visitatori come Gordon Craig e Blaise Cendrars… Non posso non ricordare, in quel clima, il ruolo di mio fratello Beppe come collaboratore di Balbo in qualità di fotoreporter, giornalista, addetto stampa. Io allora ventiseienne ero soltanto un timido stupito visitatore“.

La manifestazione registra un notevole successo di pubblico confermato dal fatto che è prorogata di circa una settimana.
Con soddisfazione Balbo, a chiusura della Mostra, può annunciare che l’evento ha richiamato più di 22.000 visitatori e tra questi note personalità della politica, dell’arte e della cultura in genere.
p.g.c. dal sito Giuseppe Balbo
da tanti anni tengo vivo l’archivio di Giuseppe Balbo, e sono felice ed orgoglioso di condividerlo.
grazie del bell’articolo. quando serve sono sempre a disposizione.