A partire dal novembre 1944, Cosa agirà come comandante “autonomo

Nel mese di agosto, avendo sempre come scopo ultimo creare un nuovo esercito, “Mauri” [Enrico Martini] insieme ad altri comandanti autonomi del cuneese, tra cui Piero Cosa, firma un accordo con i GL di Galimberti e di Bianco (7 agosto 1944). <625 L’intesa tra i due gruppi, che prende il nome di «accordi di valle Pesio», come quella con le Matteotti, è finalizzata a creare un’unione militare con l’altro grande gruppo partigiano del cuneese. Ma oltre a rappresentare un accordo militare, «val Pesio» si colora anche di connotati politici in senso antigaribaldino. In primo luogo perché, pur rappresentando una parte considerevole del movimento partigiano nel Cuneese, le brigate Garibaldi non vengono
contemplate nell’accordo né prese in causa, e non solo. Nel «memorandum» del 7 agosto, GL e autonomi dichiarano espressamente di essere contro qualsiasi forma dittatoriale o di regime «non meno che contro quella del proletariato e di qualsiasi altra classe o gruppo». <626 Questo punto del documento non poteva che suonare come una dichiarazione anti-PCI, e quindi anti-garibaldina. <627 L’accordo, oltre a creare malumori tra i comunisti, non era ben visto neppure dai liberali, che considerano le autonome loro diretta emanazione in campo militare. Questi infatti temono che il PDA possa col tempo inglobare le formazioni «militari» fino a inquadrarle nei GL di Galimberti, <628 e a nulla vale la dichiarazione di Cosa e di “Mauri” firmata il giorno dopo l’accordo in cui viene specificato che «l’adozione del motto “Giustizia e Libertà” non implica l’adesione al Partito d’Azione». <629 Le proteste della delegazione del PCI e dei liberali si fanno sentire e così poche settimane dopo il CLNRP (Comitato di Liberazione Nazionale Regione Piemonte) annulla gli accordi, sollecitato inoltre dai richiami del CG (Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà) del 18 agosto in seguito alla decisione di “Mauri” di creare il comando di settore per la provincia di Cuneo. È il maggiore Fernando Creonti a comunicare a “Mauri” la decisione, invitandolo inoltre ad «andare d’accordo con tutti (garibaldini compresi)». L’annullamento degli accordi è in secondo luogo anche il risultato di una serie di circostanze e decisioni che riguardano la lotta politica all’interno del movimento di liberazione. L’intervento di Torino anticipa il destino a cui sono condannati gli accordi. Infatti, l’intesa conclusa a Val Pesio, che doveva avere come scopo principale quello di unire il maggior numero possibile di forze nel tentativo di supplire al Comando unico e nella prospettiva di un’imminente fine del conflitto, <630 presenta fin da subito alcune problematiche di natura politica. Piero Cosa, il comandante autonomo della III divisione Alpi, il giorno stesso della firma della «dichiarazione» cui prima si è accennato redige, insieme al proprio collaboratore, Dino Giacosa, un altro documento in cui specifica le proprie posizioni, riaffermando l’apoliticità del suo gruppo
“Fino alla cacciata dei fascisti e dei tedeschi il gruppo si dedicherà come prima della guerra contro di essi in formazione distinta, inquadrata nelle forze operanti dell’Esercito Nazionale di Liberazione senza assumere colore e tendenza politica specifica” <631
Il documento continua, esplicitando alcuni orientamenti di massima
“[…] pregiudiziali negative: antifascismo, antinazismo; contro ogni forma di dittatura individuale e di classe da ciunque [sic] promossa, contro ogni forma di nazionalismo intesa come espressione xenefoba [sic], razzista, militarista, imperialistica e simili; pregiudiziali positive, libertà in regime democratico, ordine, collaborazione interne [sic] ed esterna, governo liberamente eletto e rappresentativo”. <632
I primi seri problemi per la sopravvivenza dell’intesa autonomi-GL si presentano dopo pochi giorni dalla firma degli accordi, quando, in una lettera a “Mauri”, “Duccio” Galimberti propone un collegamento tra il comando unificato appena creato e il Comando del gruppo Divisioni GL e la nomina di un commissario politico per il “1° Gruppo Divisioni GL”, <633 disponendo così l’intermediazione di un organo politico tra il comando di “Mauri” e il CLNRP. Qualche giorno dopo è Cosa a far notare a “Mauri” la compromettente posizione che le formazioni autonome vanno assumendo a causa delle disposizioni di “Duccio” sull’assetto organizzativo e ad avvertire, «nell’atmosfera, del movimento diplomatico attorno al nostro gruppo». Cosa teme di rimanere tagliato fuori dai rapporti con il comitato e pertanto confessa a “Mauri” il desiderio di uscire dall’accordo non intendo derogare dalle basi formulate nell’atto dell’8 agosto 1944 […] non ritengo il caso di complicare la nostra posizione G.L. oggi chiarissima con nuove aggiunte compromettenti <634 riaffermando che «la mia [divisione, NdA] è sempre nucleo autonomo dipendente dal Comitato». <635
I contenuti di questa lettera, che Cosa chiede di mantenere riservati, <636 si fanno più espliciti in una comunicazione del 25 agosto, quando Cosa, dopo aver letto la circolare del Comando GL per il Piemonte firmato da “Duccio”, <637 denuncia il fatto che «non si è mai parlato di Comandi intermedi tra noi e il Comitato di questo genere, né, ove se ne fosse parlato noi avremmo accettato». <638 Cosa esorta “Mauri” a far ben presente ai politici che “tale comando [quello GL per il Piemonte, NdA] non ha niente a che fare col nostro blocco e col nostro motto che riunisce cinque Divisioni sotto il tuo Comando” <639 concludendo che “Ove questo Comando [quello GL, NdA] che non figurava nei patti divenisse condizione organica del blocco, i patti sarebbero annullati per vizio d’origine”. <640
Da parte loro, dubbi simili nutrivano anche i GL tra i quali, convinti che l’accordo «si inquadrasse nella più generale direttiva dei lib[erali] di avvicinarsi a noi, per snaturarci e farci scivolare verso destra, come contrappeso ai garibaldini», <641 non mancavano voci che prospettavano uno futuro scenario all’interno del movimento partigiano fortemente contrapposto “Il rischio è quello di accettare il comando di un uomo chiaramente di destra [“Mauri”, NdA], di affrontare una inevitabile tensione coi garibaldini, di far sparire quell’utile stato cuscinetto che erano le «formazioni militari pure» e di mettere di fronte Garibaldi da un lato (che un giorno o l’altro finiran per mangiarsi le Matteotti, quando ne venga l’ordine dal centro) e GL dall’altro, come un’ala sinistra e un’ala destra del fronte partigiano”. <642
Lo scenario si complica ulteriormente in seguito allo scioglimento del vecchio comitato militare e alla creazione in seno al CLNRP del CG (Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà). La sua costituzione prevede inoltre che tutte le formazioni presenti sul territorio piemontese scelgano un referente politico all’interno del comitato e vi stringano collegamento. Il CMRP aveva sempre gestito le formazioni in autonomia e non vi era stata necessità di inquadrare le bande all’interno dei partiti. Ora che si prospetta un’imminente fine del conflitto, il CG ha necessità che ogni singola brigata sia inquadrata nei CLN locali, in cui i gruppi abbiano propri rappresentanti, e abbia un collegamento diretto con il CLN regionale. I vari gruppi “senza bandiera” vengono via via inquadrati nelle formazioni di partito. “Mauri” stesso, al termine della vicenda di val Pesio, sarà invitato a entrare formalmente nelle formazioni autonome, rappresentate nel CLNRP dal partito liberale.
Rispondendo alla lettera di Cosa del 25 agosto, “Mauri” prospetta al comandante della III divisione la decisione che il gruppo dei militari dovrà prendere dopo l’incontro fissato con “Duccio” e il generale Trabucchi. Questo incontro non avverrà, con disappunto di “Mauri”, <643 che comunque rimane del parere, almeno fino alla fine di agosto, di non accettare «totalmente l’etichetta G.L.» e quindi di restare «autonomo» prediligendo un rapporto diretto con il comitato di Torino. Da quest’ultimo però giungono altre disposizioni che invitano “Mauri” e il suo gruppo a far regolare «domanda per entrare a far parte delle “autonome”», <644 suscitando perplessità e fastidio nel maggiore. <645
Nel contesto di tensione creatosi tra “Mauri” e CMRP e tra autonomi e GL, che vedono nei liberali e nei comunisti, oltre che nel «personalismo» di “Mauri”, la causa dell’annullamento degli accordi, <646 si inserisce anche il deterioramento dei rapporti tra il maggiore degli alpini e il capitano Cosa. L’unione militare e politica che si era creata tra i due comandanti autonomi più famosi del cuneese subisce i primi colpi a partire dalla rapida fine degli accordi di val Pesio e dalle scelte conseguenti compiute da entrambi i comandanti. Pur rimanendo in apparenza ancora legati verso la fine di settembre, quando “Mauri” scrive a Cosa la sua decisione di voler rimanere autonomo dal Comitato politico, la loro separazione si consuma già a partire dagli inizi di ottobre, quando Cosa viene a sapere della decisione di “Mauri” di voler «appartenere alle Bande autonome», contravvenendo in questo modo – secondo il capitano – al loro «principio [pubblicamente] dichiarato: apoliticità delle nostre formazioni». <647 Nelle successive comunicazioni i toni si fanno via via più aspri, fino a deteriorare completamente i loro rapporti. Il 17 ottobre, sempre in relazione alle disposizioni del CMRP, Cosa riaffermava la propria volontà a restare fuori dai partiti e a privilegiare il contatto diretto con il Comitato militare, chiarendo con “Mauri” il motivo della sua scelta
“Ti dirò subito che ordini scritti del CLN che stabiliscano l’appartenenza della III divisione Alpi alle Formazioni Autonome non ne ho ricevuti. Se ne riceverò, (sempreché le Autonome non siano formazioni di colore, contrariamente al significato letterale, nel qual caso non si tratterebbe di un ordine militare, ma di una mena politica che non impegna nessuno) obbedirò. […] Tu hai scelto, ma io (e dietro di me i miei ufficiali e uomini) non possiamo seguirti su questa strada. I miei rapporti di dipendenza con te erano costituiti da un mio atto volontario per facilitare la fusione di tutte le formazioni della Provincia sotto un solo comando, in modo da risolvere le crisi che affliggono la zona. Tale blocco è stato automaticamente sciolto dalla circolare del CLN <648 che stabiliva le quattro categorie di formazioni”. <649
La posizione del gruppo Cosa rimane comunque oggetto di dibattito all’interno delle formazioni, che non potendo considerare la III divisione “Alpi” dipendente da alcun partito presente nel CLN hanno difficoltà a stabilire con essa contatti e relazioni continuative. Questo comporta una serie di incomprensioni all’interno del movimento nel cuneese occidentale. Galimberti infatti, forse venendo a conoscenza della volontà di Cosa di allontanarsi da “Mauri”, considera questo fatto un atto di adesione della divisione alpina alle formazioni GL, tanto che il gruppo di Cosa compare nel prospetto delle divisioni GL del comando piemontese agli inizi di ottobre. Dall’altra “Mauri” continua a considerare la divisione di Cosa parte del 1° GDA (Gruppo Divisioni Alpine) fino alla fine di ottobre, quando Cosa senza mezzi termini ufficializzerà il suo distacco sia dai GL che dagli autonomi di “Mauri” in occasione della nomina del comandante della V zona. <650 A partire dal novembre 1944, Cosa agirà come comandante “autonomo”, <651 senza rappresentanti nel CLN ma solo nel comitato militare, e i suoi rapporti con le altre formazioni saranno freddi seppur rispettosi. Tra novembre e dicembre infatti il capitano degli alpini non nega il suo aiuto a gruppi provenienti dalle Langhe e dipendenti da “Mauri”, ma senza particolari cerimonie scrive al CFA (Comando Generale Formazioni Autonome) per avvertire il maggiore dell’episodio. Una prassi inconsueta, quando sarebbe bastato avvertire direttamente il comando del 1° GDA. Con “Mauri” del resto i rapporti restavano tesi, e ne sono una prova anche i toni e il registro utilizzati nello scambio di comunicazioni.
[NOTE]
625 In base a questo accordo, vengono unite sotto un’unica sigla, “Divisioni alpine Giustizia e Libertà”, le divisioni GL del cuneese occidentale, quella di Cosa in val Pesio e quelle di “Mauri” nelle valli del cuneese sud-occidentale e delle Langhe, “Dichiarazione”, Valle Pesio, 8 agosto 1944, in G. Perona (a cura di), Formazioni autonome, cit., doc. 14a, p. 364
626 “Memorandum”, f.to A. Felici, L. Scamuzzi, F. Dalmastro, D. L. Bianco, S. “Mauri”, D. Giacosa, 7.8.44 in AISRP, B AUT/mb 4 d
627 Gli accordi di val Pesio, al di là delle connotazioni politiche che rivestono, possono anche essere letti come un tentativo per riequilibrare i rapporti di forza nel cuneese occidentale e nelle Langhe, progetto già in discussione a partire dalla fine di giugno, come si legge in una lettera di Livio Bianco a Giorgio Agosti: «Lo stesso Ferrari [Maurizio Fracassi, NdA] insiste perché noi ci costituiamo in Divisione GL, riunendo i due settori: una Divisione (Pro Rege et Patria?, gli ho chiesto) dovrebbe farla “Mauri”; così, con due divisioni non comuniste, dovremmo fronteggiare la Divisione Garibaldi [la I “Piemonte” di “Barbato”, NdA]», “Livio a Giorgio”, s.d. [fine giugno] in G. De Luna (a cura di), Un’amicizia partigiana, cit., doc. 23, p. 112
628 G. Perona (a cura di), Formazioni autonome, cit., doc. 20, p. 374; P. Greco, “Cronaca del Cpln”, in «Quaderni dell’INSMLI», cit., pp. 217-218
629 “Dichiarazione”, f.to L. Scamuzzi, D. Giacosa, A. Felici, S. “Mauri”, F. Dalmastro, P. Cosa, D. L. Bianco, v. Pesio, 8.8.44 in AISRP, B AUT/mb 4 d
630 “Mauri” avvia infatti un’operazione di “indivisionamento” dei reparti finalizzata ad ampliare e a stratificare la struttura del suo gruppo. Il maggiore comunica ai comandanti dei Distaccamenti delle Langhe Settentrionali l’accordo sottoscritto con le GL e che il comando della divisione “Langhe”, parte del Gruppo Divisioni GL e costituito dalle Brigate delle Langhe meridionali, viene affidato a Mario Bogliolo. «Ora è assolutamente necessario che anche i distaccamenti delle Langhe settentrionali si costituiscano in divisioni ed eleggano un comandante della medesima». Data l’impossibilità di liberare Ignazio Vian e di giungere in zona da parte di “Mauri”, viene ordinato di indire una riunione per eleggere un comandante della divisione Langhe settentrionali: verrà scelto Piero Balbo, “Poli”. Della Rocca va a costituire una brigata autonoma nella zona di Bra, “Per i signori Comandanti dei Distaccamenti delle Langhe Settentrionali”, f.to “Mauri”, 10.8.44 in G. Perona (a cura di), Formazioni autonome, cit., doc. 15, pp. 366-7 e in AISRP, Fondo Bogliolo, B AUT/mb 4 d 631 “Costituzione e caratteri del gruppo Piero Cosa”, Comandante Piero Cosa, Commissario Pol. Giocondo Giacosa, 8.8.44 in AISRP, B 45 b
632 Ibidem
633 «Questo Comando [GL, NdA] provvederà a prendere accordi diretti per la creazione di un collegamento, quanto più possibile rapido e regolare, col Comando del Gruppo Divisioni G.L. ed ha interessato anche al riguardo i Comandi Divisionali. Sarà pure provveduto per la nomina del Commissario Politico presso il Comando del Gruppo Divisioni, in armonia a quanto disposto per ogni Comando, ferme quindi le funzioni dei singoli Commissari Politici presso le Divisioni», “Al comandante Mauri”, lettera di “Duccio” Galimberti a “Mauri”, 12.8.44 in AISRP, B 29 c
634 “Caro Enrico”, Lettera di Piero Cosa a “Mauri”, 18.8.44 in AISRP, B AUT/mb 4 d
635 Cosa dimostra comunque di avere ancora fiducia nelle scelte di “Mauri”: «Io non dubito della tua completa comunità di vedute e del tuo perfetto spirito di osservazione, che ci ha fatto confidare nel più grande vantaggio di esserci affidati al tuo comando unico militare e che sarà la migliore garanzia di un proficuo sviluppo dell’azione unificata», Ibidem
636 «Ti prego naturalmente di considerare riservatissima la presente», Ibidem
637 “Al comandante Mauri”, lettera di “Duccio” Galimberti a “Mauri”, 12.8.44 in AISRP, B 29 c
638 “Lettera di Cosa a Mauri”, 15.8.44 in G Perona (a cura di), Le formazioni autonome, cit., doc. 16, pp. 367-8
639 Ibidem
640 Ibidem
641 “Giorgio a Livio”, 11 agosto 1944 in G. De Luna (a cura di), Un’amicizia partigiana, cit., doc. 32, pp. 152-3
642 Ivi, p. 153
643 «I signori dell’adunata non si sono più fatti vivi; non so cosa decideranno; io comunque non accetterò mai totalmente l’etichetta G.L.», “Carissimo Piero”, Lettera di “Mauri” a Piero Cosa, 1.9[.44], in AISRP, B AUT/mb 4 e
644 “Caro Mauri”, maggiore “Tommasi” (Ferdinando Creonti), 16.9.44 [numeri a matita] in AISRP, B AUT/mb 4 e
645 «La domanda di entrare a far parte delle formazioni “Autonome” io non la faccio fino a che il Comitato non mi comunica, per scritto e ufficialmente, che l’accordo con le G.L. é [sic] stato annullato. La domanda poi di essere inquadrato nelle formazioni dipendenti dal Comitato di Liberazione Nazionale mi pare superflua per non dire ridicola. Forse che fino ad oggi sono stato un “fuori legge” anche per l’eccellentissimo Comitato?», “Caro Tommasi”, “Mauri”, 16.9.44 in AISRP, B AUT/mb 4 e
646 «In seguito alla controffensiva degli altri partiti, Mauri e Cosa han fatto macchina indietro. […] Mauri tira fuori, dove occorre, il nome GL; ma non c’è nessuna subordinazione al comando GL, nessuna neppur generica solidarietà d’intenti e di azione […]». Agosti non risparmia niente a “Mauri”, che considera «in perfetta mala fede e mira a farsi una posizione personale, trescando con garib[aldini] (quando non li fa fucilare), con inglesi e, persino pare, coi tedeschi», “Giorgio a Livio”, 6 ottobre 1944 in G. Agosti, D. L. Bianco, Un’amicizia partigiana, cit., doc. 39, p. 185
647 «Il blocco che si era formato al tuo comando […] è stato disfatto da quella circolare del CLN che ha assegnato le formazioni partigiane a quattro categorie in nessuna delle quali noi avevamo dichiarato di poter entrare senza venir meno al principio che abbiamo pubblicamente dichiarato: apoliticità delle nostre formazioni. […] alcuni giorni or sono Guido [Verzone] mi ha detto che il Comitato ti ha comunicato, e tu hai accettato, di appartenere alle Bande Autonome sciogliendoti dagli impegni di GL», G. Perona (a cura di), Formazioni autonome, cit., nota 2 a doc. 24, p. 381; si veda anche E. Martini, Partigiani penne nere, pp. 133-4
648 Si riferisce alla circolare 133 del 15 agosto 1944 del CMRP, che stabiliva quattro categorie di formazioni partigiane (Autonome, Garibaldine, Matteotti, GL)
649 Lettera citata da L. Boccalatte, “Il primo gruppo divisioni alpine”, in G. Perona, Formazioni autonome, cit., p. 329, e presente anche in AISRCP, archivio Divisioni R, 20/A. Cosa confermerà la propria indipendenza da “Mauri” a fine ottobre, in una comunicazione alla 15ª brigata Garibaldi e al CGL in relazione al comando unico della V zona: «Con l’occasione faccio pure presente che [noi della III divisione alpina] non apparteniamo al Gruppo MAURI come viene universalmente (!) creduto», Lettera di Cosa ai comandi suddetti, 24.10.44 in AISRP, B FG 3 fasc. 1
650 Ibidem
651 “Mauri” ne sancisce l’autonomia con un nulla osta inviato al Comando F.A. presso il CMRP: «Nulla osta da parte di questo Comando a che la 3. Divisione Alpina sia trasferita alle dirette dipendenze di codesto» e dispone anche le aree di confine: «Circa la linea di demarcazione ritengo che la più appropriata sia la seguente: Colle di Termini, Coma Roberto, […]», “Comando 3. Divisione Alpina”, magg. “S. Mauri” al comando delle formazioni militari autonome, 9.11.44 in AISRP, B AUT/mb 4 g
Giampaolo De Luca, Partigiani delle Langhe. Culture di banda e rapporti tra formazioni nella VI zona operativa piemontese, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2012-2013