Circa l’inizio di attività di SIM, SOE e OSS dietro le linee tedesche

I documenti recentemente declassificati (1998) dal governo degli Stati Uniti relativi all’attività dell’Office of Strategic Services (O.S.S.) – il servizio segreto americano – che durante la Campagna d’Italia si occupò di gestire i rapporti tra i comandi Alleati e la Resistenza nell’Italia occupata, confermano che, a partire dal settembre 1943, le autorità militari del Sud cooperarono lealmente con gli anglo-americani affinché si potesse arrivare a una effettiva cobelligeranza dell’Italia accanto agli Alleati, anche nel campo del sostegno alla Resistenza.
Entro la fine del 1943, tale collaborazione portò alla costituzione dietro le linee tedesche di una vasta rete clandestina messa in atto dall’O.S.S., dalla controparte inglese dello Special Operation Executive (S.O.E.) e dal Servizio Informazioni Militari (S.I.M.) italiano.
Già a partire dal settembre 1943 infatti diverse missioni clandestine composte da personale italiano e anglo-americano furono paracadutate o giunsero via terra e via mare nell’Italia occupata, con lo scopo di aiutare le formazioni partigiane a ricevere i rifornimenti Alleati.
Queste missioni, che previdero sempre la presenza di radiotelegrafisti, rappresentarono il primo contatto diretto tra la Resistenza e i comandi Alleati e si occuparono di gestire tanto la fase logistica della ricezione dei rifornimenti quanto quella dell’attività informativa. Successivamente esse si occuparono di istruire i partigiani sull’uso degli armamenti forniti e di coordinarne l’attività di guerriglia con l’avanzata degli eserciti regolari […] Come vedremo, solo a partire dalla fine del 1944 le scelte, soprattutto inglesi, nei confronti della Resistenza italiana cominciarono a essere, in parte, condizionate da preoccupazioni di carattere politico. In questo senso avrebbe influito sia l’insurrezione comunista greca del dicembre 1944, sia la situazione che si andava delineando nei paesi dell’Europa orientale dopo l’arrivo degli eserciti sovietici. Tali fatti rappresentarono un preoccupante precedente sia per gli organismi d’intelligence, che si erano occupati sino a quel momento di sostenere i movimenti di Resistenza, sia soprattutto per i comandi militari Alleati.
Se oggi è possibile sostenere che l’atteggiamento dei servizi Alleati – e tra questi soprattutto quello del S.O.E. – fu influenzato da un certo allarmismo per il rafforzamento della componente comunista all’interno del movimento partigiano italiano, solo quando ormai la guerra stava per concludersi, non è ancora possibile stabilire, con certezza, quale fu a riguardo la posizione del S.I.M. italiano […] Il S.I.M., in particolare nei piani di collaborazione con il S.O.E. inglese, ebbe il merito di aprire la strada ai primi contatti con la Resistenza nei territori occupati, mostrando quanto meno un notevole spirito di iniziativa e attivismo nella costruzione di una vasta rete spionistica e nell’invio di agenti dietro le linee tedesche. Le missioni del S.I.M., soprattutto all’inizio, ebbero infatti il compito di creare quei primi contatti tra partigiani e Italia libera che permisero in seguito alla Resistenza di ricevere gli aiuti Alleati indispensabili al suo sviluppo militare. Claudia Nasini, Una guerra di spie. Intelligence anglo-americana, Resistenza e badogliani nella sesta Zona operativa ligure partigiana (1943-1945), Tangram Edizioni Scientifiche, Trento, 2012

La puntuale analisi qui compiuta, dei documenti, delle mappe, degli appunti e dei disegni lasciati da Giancarlo Ratti attorno al periodo 1943-1945 offre molte conferme e inediti inattesi.
Fra le conferme: l’antifascismo e la Resistenza si alimentarono anche e molto degli apporti di ex militari, di ufficiali dell’Esercito, dei Carabinieri, dell’Aeronautica e della Marina; dopo l’8 settembre, alcuni militari fecero la scelta inequivocabile della lotta al tedesco invasore e per la Liberazione, cooperarono con le formazioni partigiane, s’impegnarono in attività di informazioni riservate, strinsero relazioni con agenti del SOE inglese e dell’OSS americano; anche il SIM italiano recitò un ruolo attivo e coraggioso.
Fra gli inediti: il materiale documentale analizzato qui rivela come le missioni alleate dell’OSS si collegarono direttamente con agenti del SIM o degli Uffici I dell’Esercito o dell’Aeronautica per raccogliere informazioni, controllare i movimenti nel porto di Genova e lungo tutta la costa ligure, nei tratti, fra Genova e La Spezia, fra Genova e Ventimiglia.
Un richiamo storico di contestualizzazione. Gli inglesi organizzarono il sostegno militare alla Resistenza attraverso il SOE (Special Operations Executive) più noto in Italia come SF (Special Forces), con un primo comando a Blida, vicino ad Algeri e poi a Bari. Gli americani operarono con l’OSS (Office of Strategic Service) con comando ad Algeri, Caserta, Bari e Siena, Firenze. L’OSS era articolato in una sezione S1 (Secret Intelligence), una seconda sezione SO (Special Operation) e una terza sezione OGS (Operational Groups), costituita da unità paramilitari che avevano ricevuto un addestramento speciale, combatterono a fianco delle formazioni partigiane con utilizzo prevalente in missioni aeree e obiettivi militari.
In base alla direttiva dei comandi alleati, emessa in nome del generale di Divisione Walter Bedell Smith, Capo di Stato Maggiore del generale Eisenhower vennero create basi SOE in tutto il Sud Italia e una base avanzata dell’OSS in Corsica, a Bastia.
Già sul finire del 1943, i comandi alleati e i vertici italiani del SOE e dell’OSS decisero l’invio delle missioni militari, e poi miste, con ufficiali militari italiani del SIM e dell’ORI. Personale italiano; addestramento, mezzi tecnici e armamento alleati.
Sergio Favretto, Con la Resistenza. Intelligence e missioni alleate sulla costa ligure, Seb27, Torino, 2019, pp. 12-13

[n.d.r.: nella bibliografia di Sergio Favretto: Un carabiniere, testimone di storia. Mussolini a Ponza e a la Maddalena narrato in un diario, Arti grafiche, 2017; Una trama sottile. Fiat, fabbrica, missioni alleate e Resistenza, Seb27, 2017; Coraggio e passione. Riccardo Coppo, il sindaco, le sfide, Falsopiano, 2017; Fenoglio verso il 25 aprile, Falsopiano, 2015; La Resistenza nel Valenzano. L’eccidio della Banda Lenti, Comune di Valenza (AL), 2012; Resistenza e nuova coscienza civile. Fatti e protagonisti nel Monferrato casalese, Falsopiano, 2009; Il diritto a braccetto con l’arte, Falsopiano, 2007; Giuseppe Brusasca: radicale antifascismo e servizio alle istituzioni, Atti convegno di studi a Casale Monferrato, maggio 2006; I nuovi Centri per l’Impiego fra sviluppo locale e occupazione (con Daniele Ciravegna e Mario Matto), Franco Angeli, 2000; Casale Partigiana: fatti e personaggi della resistenza nel Casalese, Libertas Club, 1977]

Fonte: Wikipedia

[…] Per quanto riguarda l’Italia, durante il primo triennio di guerra l’obiettivo dello SOE [Special Operations Executive] fu quello di ottenerne la ritirata dal conflitto attraverso una sconfitta militare prodotta dalla ribellione contro fallimento del regime. Lo SOE era riuscito ad entrare in contatto con i “cospiratori”, soprattutto tramite le sue sezioni elvetiche: quella principale a Berna, guidata da John Mc Caffery (JQ), affiancata al distaccamento di Lugano affidata a De Garston e Birkbeck. Un intenso lavorio di Intelligence e diplomatico che non dette alcun frutto a causa delle troppe divisioni che separavano le due controparti. Le operazioni di sabotaggio invece furono in gran parte dovute all’iniziativa della sezione J, guidata dall’allora maggiore Roseberry. Lo SOE, nelle basi de Il Cairo, Malta ed Algeri (Massigham), aveva cercato di reclutare agenti disposti ad operare nella penisola.
Una ricerca svolta tra gli Enemy Aliens, l’emigrazione politica e quella comune, presente sia nei Paesi Alleati, sia in quelli neutrali. A ciò aveva affiancato il tentativo di arruolare i Prisoners of War, un progetto con risultati più magri del precedente. Dal punto di vista operativo, i risultati dello SOE furono comunque di bassissimo profilo […] Con l’8 settembre 1943 però […] Se in Svizzera la missione Damiani prima, e quella di Parri e Valiani poi, cercarono di stabilire un contatto con gli Alleati, a sud lo SOE iniziò a ricevere notizie, dapprima confuse poi sempre più precise, su episodi di resistenza armata ai tedeschi, o informazioni su bande ribelli. Rapporti importanti che lo aveva spinto a dotarsi di una struttura organizzativa italiana, la Number 1 Special Force, creando un retroterra logistico nella base di Maryland, presso Monopoli. Parallelamente il maggiore Andrew Croft venne incaricato di organizzare la base di Balaclava a Bastia che avrebbe lavorato con la sezione navale di Massigham per l’area del golfo di Genova. Dal punto di vista tattico invece la missione Vigilant, guidata dal maggiore Munthe, avrebbe affiancando la V armata americana lungo la costa tirrenica […] Ed infatti fu solo nel 1944 che la Special Force uscì, anche se solo parzialmente, e solo tramite dubbi compromessi […] Sebbene la Special Force fosse a conoscenza della resistenza militare ai tedeschi fino dai primi giorni successivi all’armistizio, il primo vero rapporto completo relativo alla situazione italiana venne stilato solamente nel novembre del 1943. Nel documento Guerrilla Bands in Italy molto significativamente non si parlava ancora di Resistenza, ma di bande eterogenee. La nascita delle formazioni era fatta risalire a tre motivazioni: l’antifascismo attivo, i militari e coloro che volevano sfuggire alla leva saloina. In primo luogo possiamo spiegare questo iato temporale anche con i problemi di comunicazione tra le varie sedi della Special Force […]
Baker Street (sede centrale dello SOE) non era interessata ad istituire dei contatti diretti con il Comando Supremo italiano, preferendo che essi fossero mantenuti tramite Maryland.
Ne derivava che la sintesi di tutti i dati in possesso fosse un procedimento lento, prima ancora che difficoltoso. Altra ragione però fu probabilmente che gli inglesi dovettero attendere il rafforzamento “autonomo” della Resistenza, una strutturazione parallela a quella della stessa Special Force, in modo da valutarne l’efficienza e le possibilità di impiego. In un certo senso gli italiani dovevano dimostrare che quei movimenti armati non erano episodici, ma la manifestazione permanente della volontà di combattere. Un’attesa necessaria per tracciare un primo bilancio, ma che non deve fuorviare. Lo SOE non rimase passivo […] Si trattava di entrare in contatto con le formazioni, accertarsi della loro disponibilità a collaborare, che non fossero composte da renitenti al servizio militare, che fossero ancora presenti nell’area indicata, ed riferire l’esatta posizione per inviare i rifornimenti. Un macchinario lento ed inadeguato rispetto alle immediate esigenze dei partigiani, poco bilanciato dall’accorgimento di iniziare a rifornire quei gruppi con cui lo SOE era già in contatto […] All’inizio della primavera 1944 divenne evidente un generale rafforzamento della Resistenza, anche dal punto di vista numerico. In base alle informazioni ricevute da JQ nei suoi incontri con Parri, la Special Force valutava attendibile il numero 25000-30000 guerriglieri e divideva le formazioni in tre gruppi. Il primo, formato da circa 7000-8000 uomini, comprendeva le forze che avevano terminato il processo di raggruppamento. Il secondo, relativo alle forze organizzate in settori territoriali, ammontava a 6000 uomini il totale dei suoi effettivi.
Il terzo infine concerneva i settori selezionati per la riorganizzazione.
Fu proprio in questo contesto che venne deciso l’invio sistematico delle missioni di British Liaison Officers (BLO), perché data «[…] l’importanza di stimolare la resistenza italiana nel nord» era arrivato il momento in cui gli inglesi dovevano «avviare tutte le attività di guerriglia e provare ad ottenere un coordinamento e anche facilitare la questione dei rifornimenti».
In precedenza lo SOE aveva infiltrato operatori radio, detti W/T da Walkie/Talkie, oltre le linee nemiche per entrare in contatto diretto con le formazioni. Una serie di operazioni portata a buon fine grazie alla collaborazione con il ricostituito Servizio Informazioni Militari […]
Un progetto che lo SOE aveva elaborato come risultato di una valutazione tecnica, ma che cercava anche di risolvere l’evidente dicotomia tra le impostazioni della Special Force e dei partigiani: se per gli inglesi queste la ollaborazione andava intesa come uno sviluppo qualitativo della guerriglia, per gli italiani i dati erano opposti ed infatti con l’avvicinamento dell’estate del 1944, il numero dei partigiani andava aumentando in maniera incontrollata […] Una volta completata la propria struttura operativa quindi la Special Force decideva di avocare direttamente a sé la gestione dei partigiani, revocando quella sorta di delega che aveva concesso al SIM per necessità, e privando così de facto la Monarchia di un valido strumento per la competizione politica nei confronti dei CLN.
In questa direzione spingevano l’esigenza di incrementare il potenziale bellico della Resistenza, mantenendola entro un quadro militarmente utilizzabile dall’AFQH […] la successiva «[…] visita in Italia di Mc Millan [dell’aprile 1944] fu la vera svolta di Salerno. La situazione venne compresa da ufficiali della n. 1 Special Force i quali si sottrassero al monopolio che dirigenti del SIM speravano di poter esercitare su operazioni in territorio nemico; essi decisero di inviare ufficiali di collegamento (BLO) non solo presso bande con le quali era stato possibile stabilire un contatto, ma anche presso il CLNAI ed il suo Comando militare». Lo SOE decise di inviare degli ufficiali di collegamento con il compito di organizzare e preparare il rifornimento delle formazioni partigiane, coordinandole con lo sforzo bellico alleato in modo da ottenerne il massimo appoggio […] Mireno Berrettini, Le Missioni dello Special Operations Executive e la Resistenza Italiana, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Pistoia, QF, 2007, n° 3

La scheda di un agente italiano del SOE

Si può ora passare a trattare dei primi contatti dell’OSS con i partigiani italiani, proprio a cominciare dalle missioni di supporto alla citata operazione militare Avalanche del settembre 1943.
Donald Downes e i suoi dell’OSS/V Army Detachment sbarcarono sulla “spiaggia rossa“ nelle vicinanze dei famosi templi di Paestum la mattina del 9 settembre.
Dopo qualche giorno Downes ricevette l’ordine di recarsi a Maiori, dove erano sbarcati i Rangers <25 del colonnello William Darby, per portare loro aiuto. Donald Downes dispose, dunque, che l’OSS formasse delle squadre per fornire rifornimenti e prestare interpreti al servizio dei Rangers, nonché individuare gli agenti nemici che, a loro volta, erano alle costole del colonnello Darby.
Secondo la testimonianza di Max Corvo, che, a sua volta, ha riportato il rapporto redatto dal citato capitano André Pacatte, uno degli ufficiali del SI assegnato alla nuova unità dell’OSS presso la V Armata, che copre il periodo dal 9 al 26 settembre 1943, il distaccamento di Donald Downes si compose di due stazioni radio di base, denominate Concord, una serie di jeep e camion, venti uomini e due ufficiali (che erano i sunnominati Pacatte e Cagiati) <26.
A detta di Corvo, questo sarebbe stato l’unico rapporto sulla missione del distaccamento dell’OSS presso la V Armata, mentre sappiamo che esiste anche un altro rapporto, cioè quello redatto dal capitano Alex Cagiati, l’altro ufficiale del SI distaccato presso l’OSS/V Army Detachment, che narrò le attività dell’OSS in Italia lungo un periodo assai più lungo e, precisamente, da gennaio 1943 a giugno 1945.
Orbene, secondo la testimonianza di Cagiati, il distaccamento agli ordini di Mr. Donald Downes fu composto, oltre che dal suo Comandante in Capo, dallo stesso capitano Cagiati e altri due agenti, il citato André Pacatte e il capitano André Henri Emile Burgoin <27.
Il distaccamento s’impegnò, comunque, in una consistente quantità di compiti che andarono dal rifornimento al pattugliamento, all’interpretariato dei patrioti locali a sostegno dell’avanzata dei Rangers, senza aver cura delle specializzazioni delle varie sezioni dell’OSS. Per alcuni giorni, il distaccamento dovette lavorare senza alcun ausilio da parte dell’Allied Military Government (AMG) né del Counterintelligence Corps (CIC) della V Armata e, poi, cooperò con il VI Corpo del CIC della V Armata e con altre divisioni militari alleate, quali il G-2 del VI Corpo e il G-2 della 36ª Divisione, mentre non vi furono frequenti contatti con il SI, i cui rapporti, come sopra riferito, furono, sin dall’inizio, critici.
Tali eventi furono descritti con precisione da Cagiati nel citato rapporto: “Rimasi al servizio del Quartier Generale a bordo della nave di comando sino al principio del D-Day (qui inteso quale il giorno dello sbarco alleato a Salerno).
Il Colonnello Darby dei Rangers chiese di essere assistito da un ufficiale che parlasse italiano. Nonostante la confusione regnasse sovrana nella sezione G–2, io riuscii a partire senza fare troppo trambusto e più tardi raggiunsi Maiori, dove mi aggregai a Mr. Downes che era già atterrato sulla “spiaggia rossa”. I nostri ordini erano di restare incondizionatamente al servizio del Comandante dei Rangers, che non disponeva né di staff né di rifornimenti. Pertanto, Mr. Downes, io stesso e due agenti fummo investiti di una serie di compiti che andavano dal rifornimento al pattugliamento all’interpretariato delle guide locali. Sia l’AMG sia il CIC non furono presenti per alcuni giorni e un lavoro di tal fatta quale doveva essere compiuto allo scopo di assicurare il minimo ordine e sicurezza nella penisola Sorrentina ricadde su di noi. Durante questo periodo il solo contatto con la Sezione italiana del SI fu il ritrovamento a bordo di un’imbarcazione motosilurante PT di un gruppo di agenti che avrebbero dovuto approdare a Gaeta ma, essendone stati impediti, dovettero tornare in Sicilia”.
Il travaglio che caratterizzò la nascita e il funzionamento dell’OSS/V Army Detachment, descritto nel capitolo terzo del presente lavoro, è, altresì, testimoniato dallo straordinario avvicendarsi di numerosi ufficiali che, dopo il primo, Donald Downes, che fu un civile, si susseguirono al comando di tale unità. Infatti, dopo appena tre settimane dallo sbarco di Salerno, giunse a Maiori il colonnello Ellery Huntington Jr. <29, già capo della Sezione dello Special Operations (SO) dell’OSS a Washington, insieme con il generale Donovan, il quale annunciò la nomina del primo quale Commanding Officer in pectore dell’OSS/V Army Detachment, al posto di Donald Downes. In quello stesso tempo, il neonato Distaccamento dell’OSS presso la V Armata fu assegnato al servizio della 23ª Brigata Armata britannica <30, per la quale svolse il medesimo tipo di lavoro già prestato per gli americani Rangers.
Sennonché, neanche il colonnello Huntington rivestì un incarico duraturo. Infatti, di lì a poco, emersero tensioni di natura eminentemente politica con il parallelo organismo britannico del SOE, che lo accusò di appoggiare le forze antimonarchiche della politica italiana, dal momento che, come noto, mentre gli agenti britannici erano per la maggior parte filomonarchici, al contrario, molti componenti dell’OSS non lo erano affatto ovvero erano di chiaro orientamento antimonarchico e, talora, apertamente antibritannico. Sul punto è univoca la testimonianza del capitano Max Corvo che ha evidenziato le conflittualità politiche con cui il neocomandante dell’unità dell’OSS presso la V Armata dovette confrontarsi, tanto da indursi a compilare un rapporto ‹‹personale e riservato›› del 17 novembre 1943 al generale Donovan, in cui si denunciavano le interferenze di parte britannica con le attività dell’OSS aggregato alla V Armata <31.
[NOTE]
25 I battaglioni Rangers furono costituiti dal commando americano a cura del Colonnello William Darby durante la seconda guerra mondiale per avere delle truppe addestrate per il compimento di operazioni speciali al pari dei commandos britannici.
26 M. Corvo, La campagna d’Italia dei servizi segreti americani cit., pp. 151-152.
27 Il Maggiore André Henri Emile Bourgoin, reclutato nell’OSS da Donald Downes sin dal 1942, dopo aver lavorato al suo servizio nel Marocco Francese, fu assegnato all’OSS/V Army Detachment in Italia agli ordini di Mr. Donald Downes e fu così che il 20 settembre 1943 atterrò a Paestum per poi raggiungere lo stesso giorno il suo capo nella sede operativa di Amalfi e, da subito, iniziare a lavorare per la nuova unità dell’OSS.
29 L’agente dell’OSS Peter Tompkins lo ricordava quale un uomo ‹‹molto piacevole››, ancorché ‹‹non parlasse una sola parola d’italiano e ancor meno capisse d’intelligence››. R.H. Smith, The secret History of America’s first Central Intelligence Agency cit., p. 91.
30 La 23rd Armoured British Brigade, formata come 23th Army Tank Brigade, allo scoppio della seconda guerra mondiale, prese parte alla campagna di Sicilia, aggregata ad altre formazioni militari. Durante l’operazione Avalanche, solo la 40th Divisione RTR, aggregata alla 46th Infantry Division, partecipò allo sbarco di Salerno. La 23th Armoured Brigade assunse il comando di varie unità sia britanniche sia americane durante il pesante contrattacco tedesco dal 12 al 14 settembre Durante l’occupazione di Napoli e sino alla sua liberazione, continuò a comandare unità sia britanniche sia americane. Dall’ottobre 1943, la 23th Armoured Brigade si consolidò ancora una volta, unendo a sé il X Corps alla Left Wing della V Armata Americana e prendendo parte alla battaglia dalla linea del Volturno alla ‹‹linea Gustav››.
31 Relazione del Colonnello Huntington a Donovan del 17 novembre 1943 sulle “Interferenze con le attività dell’OSS”, in M. Corvo, La campagna d’Italia dei servizi segreti americani cit., nt. 14, p. 191.
Michaela Sapio, Servizi e segreti in Italia (1943-1945). Lo spionaggio americano dalla caduta di Mussolini alla liberazione, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, 2012

Una mattina, all’inizio di marzo 1990, mentre mi preparavo per fare colazione, suonò il telefono e sentii qualcuno che tentava di parlare inglese. Dopo che gli risposi in italiano la sua voce ebbe un sospiro, come per dire «meno male, ho trovato uno con il quale posso comunicare».
Era Giambattista [Lazagna] che mi trasmetteva l’invito del sindaco di Rocchetta Ligure di partecipare all’inaugurazione di un museo dedicato alla Resistenza nella Val Borbera.
Mi chiese di invitare anche il Cap. Leslie Vanoncini, capo missione dell’OSS Operational Group “Peedee”, lanciata nel gennaio 1945 con l’obiettivo di assistere i partigiani della Sesta Zona Operativa Ligure.
Mi comunicò che un giorno prima ci sarebbe stato un convegno all’Università di Genova su Gli Alleati nella Guerra di Liberazione in Liguria.
Il curriculum e gli scritti di “Carlo” sono ben documentati nella storia della Resistenza come risulta dall’Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza. Quando si ritirò a Rocchetta Ligure, egli divenne attivo nella creazione di un Centro di Documentazione per il comune e scrisse due altri libri: Rocchetta, Val Borbera e Val Curone nella guerra e Intervista a “Minetto”, il suo amico intimo, il Prof. Erasmo Marré che durante la guerra era membro dell’ORI, capo della missione OSS “Meridien” [ndr: le fonti prevalenti – lo stesso Lazagna in un’altra intervista del 1974 – chiamano questa missione, invece, Meriden]  e comandante della Brigata Arzani.
Roberto Botta ha scritto un articolo (Patria, febbraio 2003) intitolato “Addio Gibì”. Il mio scopo in questo tributo è di testimoniare che senza quell’invito, senza i suoi aiuti e consigli, difficilmente mi sarei interessato allo studio della Resistenza.
Nel periodo in cui mi preparavo a partire per Genova eravamo spesso in contatto.
Egli mi chiese di trovare per il museo documenti ed esempi d’emblemi usati nella guerra clandestina, e il modello di una radio TR 2. Prima del 1985 tutti gli scritti sulla storia del primo servizio d’intelligence, l’Office of Strategic Services (OSS) dipendevano da ricordi personali e testimonianze orali. Tutti i documenti erano classificati e tenuti nell’archivio della CIA. Il grande contributo che l’OSS diede alla liberazione dell’Italia non era a disposizione degli storici. Adesso i documenti si trovano nel National Archives and Records Administration (NARA) ed è facile consultarli.
Cominciai ad andare lì, e con l’aiuto degli archivisti feci una selezione che portai a Gibì.
Tornato in America, incoraggiato e con il suo aiuto, scrissi un piccolo libro Americani dell’OSS e partigiani nella Sesta Zona Operativa Ligure in inglese. Il Professor Lamberto Mercuri lo tradusse e lo fece pubblicare.
Per la prima volta gli storici italiani vedevano documenti americani inediti, per trentacinque anni tenuti segreti.
Questi documenti, con altri che mandai, sono stati depositati all’Istituto Storico della Resistenza di Alessandria nel “Fondo Materazzi”.
Adesso simili fonti esistono negli Istituti di Belluno e Treviso.
Sto preparando documenti per Bolzano e per il Centro di Documentazione dell’ANPI a Roma.
Ho aiutato e fornito documenti per le tesi di laurea di sei studenti.
Ho risposto a richieste di non ricordo quanti ricercatori e storici.
Alcuni sono venuti per visitare il NARA e sono stati assistiti ed ospitati da me e da mia moglie.
Non ho tenuto il conto, ma il numero di copie mandate in Italia si avvicina a mille.
Nell’ottobre 1994, in collaborazione con colleghi italiani, i Veterani dell’OSS organizzarono una visita d’amicizia a quattro città con conclusione a Venezia. I vari membri hanno partecipato al convegno preparato dall’ANPI sul tema “Gli Americani e la guerra di liberazione in Italia”.
Siamo stati ricevuti ovunque con grande ospitalità ed amicizia.
Nel 1998 un gruppo italiano contraccambiò la visita e venne in America per un convegno al Trinity College in Hartford, Ct. e brevi visite a New York, Filadelfia e Washington.
Spesso, quando mi serviva un consiglio o qualche informazione particolare, potevo rivolgermi a Giambattista.
Se non ci fosse stata quella telefonata tredici anni fa, chissà se mi sarei interessato alla Resistenza […]
Albert R. Materazzi, Giambattista Lazagna, Patria Indipendente, 15 giugno 2003

I primi suggerimenti di costituire legioni volontarie combattenti con bandiera italiana accanto agli alleati erano stati dati al generale americano William Donovan, capo dell’O.S.S. (Office of Strategie Service), da Raimondo Craveri e Pasquale Schiano al campo di Pesto e, subito dopo, da Benedetto Croce il 22 settembre [1943] a Capri. A una domanda di Donovan sullo stato d’animo degli italiani Croce rispose che essi erano ansiosi di poter contribuire alla liberazione della propria terra combattendo accanto alle armate alleate […] la qualità umana di molti dei volontari affluiti era eccellente. Basterà ricordare la presenza fra di loro di Giaime Pintor che insoddisfatto della lentezza con cui procedeva la preparazione dei reparti combattenti, si dedicò nell’attesa, con Francesco Flora e Aldo Garosci, ad organizzare a latere un ufficio stampa che si trasformò poi in un attivo Centro Italiano di Propaganda. Dei volontari presentatisi si salvarono dal naufragio due nuclei principali. Uno fu quello adunato attorno a Pintor e che organizzò il passaggio delle linee in cui Giaime doveva trovare le mine tedesche e la morte, come la morte trovò poi alle Fosse Ardeatine un altro di quel gruppo, Paolo Petrucci. L’altro diede luogo, ad iniziativa di Craveri, alla Organizzazione per la Resistenza Italiana (O.R.I.). Fu questo un servizio segreto cui diedero il loro apporto uomini di tutti i partiti antifascisti e che ebbe poi notevole importanza nell’organizzazione dei contatti con le forze partigiane dell’Italia settentrionale. E che i comandi alleati, anzi proprio Donovan, appoggiassero tale formazione subito dopo il fallimento Pavone, è una ulteriore conferma che anche per i Gruppi Combattenti Italia gli americani avevano pensato più a qualcosa di quel tipo che ad un esercito schierato in campo. ANPI Brindisi

[…] opportuno approfondire la relazione che intercorse tra l’Organizzazione Franchi (Of) di Edgardo Sogno, le missioni alleate paracadutate in Monferrato e le brigate partigiane che qui operavano. Inediti documenti, provenienti dai National Archives di Londra (1) che riguardano l’arruolamento di agenti italiani per il Soe (Special Operations Executive) danno nuova luce alle fonti orali, raccolte in questi anni, rivelando una realtà variegata e complessa, in cui il coraggio e la diplomazia cementarono la lotta al nazifascismo, ma lasciarono emergere alcune ambiguità. Intorno alla “Franchi” si formò un intreccio di collegamenti che ebbe come esito l’invio di esperti sabotatori paracadutati e promosse lanci di sten parabellum, divise, radio sia per le bande partigiane di pianura sia per quelle delle colline (2).
(1) […] L’Esecutivo Operazioni speciali era un’organizzazione segreta inglese, nata nel 1940; in Italia operò dall’8 settembre 1943 con sabotaggi e incursioni dietro le linee tedesche. La rete di agenti sparsi in Europa era stata incaricata di sfruttare il ruolo dei gruppi di resistenza, presenti in ogni paese occupato, per favoriree coadiuvare le operazioni militari decise dall’Alto Comando interalleato. In Italia è nota con il nome di Number 1 Special Force e seguì le varie formazioni partigiane. Il Sim, citato in seguito nell’articolo, fu l’intelligence militare italiana dal 1925 al 1945, mentre l’Oss fu il servizio segreto statunitense operativo dal 1942 alla fine della guerra.
(2) Sogno definì l’Organizzazione Franchi «un’organizzazione militare autonoma, in collegamento diretto con gli Alleati e col comando italiano del Sud […]. Possono far parte appartenenti a qualsiasi partito antifascista o anche militari non iscritti a partiti purché sentano il dovere di battersi contro i tedeschi e la Repubblica Sociale, ma occorre in ogni caso che questa volontà di battersi esista e si basi su un motivo morale o politico essendo la nostra una guerra di volontari». EDGARDO SOGNO, La Franchi, storia di un’organizzazione partigiana, Bologna, Il Mulino, p. 102. Ribadì, che la “Franchi” era una sua concezione e non del servizio britannico, anzi, collegando fra loro le varie unità operative, si staccò dai principi di sicurezza delle missioni alleate. Le attività svolte (a partire da aprile ’44) furono: addestrare gruppi di sabotatori, accogliere le richieste provenienti dalle formazioni e organizzare campi per ricevere i lanci. Nel primo periodo, dall’aprile all’agosto del 1944, si predisposero campi per i lanci che avrebbero dovuto essere effettuati secondo la tecnica dell’aviorifornimento, si organizzarono squadre per atti di sabotaggio e per operazioni speciali, si strinsero legami con le formazioni autonome locali, il Comando militare regionale piemontese (Cmrp) e la Svizzera. Sogno, di propria iniziativa, con un ristretto gruppo di resistenti, procurò sedi protette e mise a disposizione veicoli, rifornimenti e documenti per sfuggire al controllo nemico.
Marilena Vittone, “Neve” e gli altri. Missioni inglesi e Organizzazione Franchi a Crescentino, in “l’impegno”, n. 2, dicembre 2016, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia

Nel febbraio del 1944, il Quartier Generale dell’OSS di Algeri, dovendo accollarsi una gamma sempre maggiore di compiti, estese la sua giurisdizione su un’area geografica più ampia, sino a ricomprendere la base di Bari, competente per i Balcani e l’Europa centrale <1.
L’empasse militare di Anzio e Cassino e il fronte dell’Ottava Armata britannica non sembravano promettere una rapida conclusione della “campagna d’Italia” delle forze anglo-americane che non sarebbero riuscite a conquistare Roma e la Pianura Padana nei tempi programmati. A quel tempo, la debolezza dell’intero XV Corpo d’Armata rese il lavoro dell’OSS e dello Special Operations Executive (SOE) vitale per lo sviluppo di ulteriori piani militari: operavano a supporto dell’avanzata delle forze militari alleate in Italia, i britannici SOE, conosciuto anche come N. 1 Special Force, e Secret Intelligence Service (SIS) e l’americano OSS, che a sua volta si ramificava nelle seguenti principali branches: lo Special Operations (SO), il Secret Intelligence (SI) e gli Operational Groups (OG). L’OSS/V Army Detachment fu assurto a dignità di Army Group e divenne noto quale OSS/Allied Armies in Italy (AAI). Il gruppo che aveva già stabilito collegamenti radio nell’European Operating Theater (EOT), nei successivi mesi visse il problema principale di costruire un’adeguata rete di vie di comunicazione e collegamenti aerei e marittimi sia con gli agenti sul campo sia con le bande partigiane che combattevano nell’Italia occupata e, infine, con le stazioni dell’OSS di Algeri e Brindisi. L’OSS/AAI fu, pertanto, considerato dal XV Corpo d’Armata quale Quartier Generale ufficiale delle operazioni militari in Italia.
Intanto, a Caserta, Quartier Generale dell’OSS/AAI, la competizione intestina all’OSS stava giungendo nuovamente a livelli di allarme, poiché, da un lato, l’AAI lamentava di ignorare le operazioni speciali del SO e degli OG e di non ricevere le informazioni strategiche raccolte dal SI e, dall’altro, il SI rivendicava la propria identità di divisione con funzioni e personale autonomo rispetto alla ‹‹Caserta crowd››. Si rese, quindi, necessario l’intervento del generale Donovan, in persona, che, durante la sua visita di gennaio ‘44, rilevò tale difficoltà e ordinò che le varie divisioni coinvolte, sotto la direzione del colonnello Glavin, progettassero e attuassero un piano di consolidamento. In conformità di tale progetto, la Sezione italiana del SI avrebbe trasmesso al comando di Reutershan a Caserta tutte le informazioni ricevute sul campo e Caserta, a sua volta, le avrebbe diramate ai vari comandi delle Forze alleate in Italia (AAI) e al XV Corpo d’Armate. Inoltre, il SI avrebbe cooperato nella spedizione di squadre di Caserta oltre le linee nemiche nonché con il SO e gli OG nell’accoglienza delle missioni nell’Italia del nord, mentre il comando di
Caserta avrebbe contribuito a fare approvare le missioni proposte dal SI e l’invio di rifornimenti ai gruppi di partigiani che combattevano nell’Italia settentrionale, in collegamento con gli agenti del SI sul campo. Tale accordo, redatto all’esito di una riunione cui parteciparono, oltre al colonnello Reutershan, il capitano Cagiati, il capitano Pacatte e il maggiore Roller, fu sottoposto al colonnello Glavin, comandante dell’OSS ad Algeri <2. Senonché il piano non decollò a causa della riluttanza del SI ad avere a che fare con il Quartier Generale di Caserta e così non se ne sentì più nulla fino al momento successivo all’occupazione di Roma e alla messa in azione della Company D che, come si
vedrà, sarebbe stata istituita il 20 luglio ‘44 <3.
[NOTE]
1 La base dell’OSS di Bari fu istituita alla fine di settembre 1943 per governare l’infiltrazione per la raccolta di informazioni strategiche in Yugoslavia e Albania. Nell’aprile 1944, l’AFHQ si spostò da Algeri a Caserta e la giurisdizione del Quartier Generale dell’OSS di Algeri si ampliò con la conseguenza che la base dell’OSS di Bari fu attratta dalla giurisdizione de Il Cairo a quella di Algeri. Per notizie sulle funzioni della base di Bari e i suoi rapporti con il Quartier Generale di Algeri nel periodo settembre 1943-aprile 1944, si veda il rapporto senza data Change in Cairo – Bari relations, fondato su una serie di memoranda del colonnello Lada Mocarski. Change in Cairo – Bari relations, in National Archives and Records Administration, College Park, MD (NARA), R.G. 226, E. 210, B. 73.
2 Si veda la testimonianza di Max Corvo, La Campagna d’Italia dei servizi segreti americani cit., pp. 220-222.
3 A. Cagiati, Italian Activities January 1943-June 1945 cit., p. 12.
Michaela Sapio, Op. cit.

Il sommergibile Axum – Fonte: G. Manzari, Op. cit. infra

Nell’assoluta necessità di reperire informazioni sulla consistenza, la dislocazione, i movimenti delle truppe tedesche, gli Alleati fecero ricorso ai propri servizi segreti (Special Operations Executive, SOE, britannico e Office of Strategic Services, OSS, degli Stati Uniti). Nella difficile situazione brindisina, con mancanza di uomini, di mezzi, di spazio e con le continue interferenze alleate, il S.I.M. fu faticosamente ricostituito; al suo comando fu posto il colonnello Pompeo Agrifoglio, già appartenente al Servizio, caduto prigioniero in Africa e fatto rientrare apposta dagli Alleati dal campo di prigionia negli Stati Uniti dove si trovava […] I Servizi alleati presero quindi contatto con organizzazioni partigiane già impiantate che agivano più che altro a fini informativi. Giuliano Manzari, La partecipazione della Marina alla guerra di liberazione (1943-1945) in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Periodico trimestrale – Anno XXIX – 2015, Editore Ministero della Difesa

L’importanza delle strutture e delle azioni di intelligence nel corso del secondo conflitto mondiale è un dato ormai acquisito anche dalla storiografia italiana, più restia rispetto a quella anglosassone ad occuparsi di storia dello spionaggio. La stretta collaborazione dei servizi alleati di supporto all’esercito, nonostante non mancasse una forte rivalità e diffidenza tra l’OSS americano e lo Special Operation Executive (SOE) britannico, nonché, per quanto riguarda il caso italiano, anche con il SIM cobelligerante, fu uno dei fattori che contribuirono alla vittoria alleata. <99
99 Per i rapporti tra OSS e SOE in Italia vedi STAFFORD, David, Mission accomplished. SOE and Italy 1943-1945, London, Bodley Head, 2011, pp. 32-34; WOODS, Christopher, SOE in Italy, in SEAMAN, Mark (edited by), Special Operation Executive. A new instrument of war, London-New York, Routledge, 2006, pp. 100-101; SAPIO, Michaela, op. cit., pp. 13-14. Per i rapporti tra intelligence britannica e statunitense nel corso della Seconda Guerra Mondiale vedi JAKUB, Jay, Spies and saboteurs:Anglo-american collaboration and rivalry in Human intelligence collection and Special operations (1940-1945), New York, St. Martin’s Press, 1999.
Nicola Tonietto, Le reti di spionaggio e sabotaggio nazifasciste nell’Italia occupata dagli Alleati (1943-1945), Diacronie, N° 28, anno 4, 2016