Alla strage nazista di Compignano riuscì incredibilmente a scampare proprio Umberto Del Soldato

La zona di Massaciuccoli, frazione del comune di Massarosa (LU). Fonte: mapio.net

Lo stesso 2 settembre [1944] in cui si compiva la strage di villa Minutoli, un’altra tragedia si abbatteva nel territorio di Massaciuccoli [n.d.r.: frazione del comune di Massarosa (LU)]. Il giorno precedente, durante i rastrellamenti, Umberto Del Soldato insieme a tre amici – Michele Quilici, Enrico Pieri e Paolino del Chiaro – era giunto nei pressi della casa degli anziani genitori, i due coniugi uccisi insieme al conte. Qui aveva trovato la moglie, il figlio ventunenne Vinicio, il padre e la madre. Del Soldato e gli altri tre provenivano da Bagni di Lucca, dove avevano effettuato alcuni lavori per conto dell’Organizzazione Todt e quindi erano muniti di regolare lasciapassare. I tedeschi però, in una tragica ripetizione degli eventi de «La
Sassaia», ignorarono i documenti e catturarono i quattro insieme alla moglie e al figlio di Del Soldato, mentre i genitori vennero portati a villa Minutoli dove avrebbero incontrato il proprio destino <645. Gli altri sei vennero dapprima inviati a Balbano e da qui, dopo una sosta a villa Cipriani, furono portati a Compignano [n.d.r.: frazione del comune di Massarosa (LU)], un piccolo paese sulle colline a sudest di Quiesa <646.
Qui, verso le 20, i sei vengono raggiunti da altri prigionieri provenienti da Balbano, anch’essa sfollata il 2 settembre. Si tratta dei due figli dell’imprenditore pisano Arturo Bianchi – Giotto e Claudio, di 24 e 20 anni – e di alcuni loro parenti e amici che da alcune settimane si erano rifugiati a villa Cipriani. In tutto si tratta di altre sette persone. Durante queste ore i prigionieri presi a Massaciuccoli tentano di tutto per farsi rilasciare, forse presagendo il loro destino. Il figlio di Umberto Del Soldato, che era stato arruolato nella Wehrmacht, tenta anche di mostrare il regolare permesso di licenza per convalescenza, ma è tutto inutile <647.
Alle 22 il loro destino è segnato. I sei furono portati nei pressi della chiesa del paese, vicini ad una cava, dove vennero fucilati. Gli autori ancora una volta erano gli uomini del 1° Battaglione di Gantzer ed in particolare i membri della 3. Kompanie <648.
Alla tragedia riuscì incredibilmente a scampare proprio Umberto Del Soldato, che venne colpito di striscio dalle pallottole; egli offre quindi un resoconto diretto della sua terribile esperienza: “Sei soldati mossero verso di noi, ci chiamarono in piedi, ci alzammo dal suolo, e avendo capito che pochi minuti avevamo ancora di tempo, ci abbracciammo l’uno con l’altro […]. Centocinquanta metri distante era il luogo prescelto dal Comando per la nostra esecuzione. […] Giunti sul luogo, notammo una cava di pietra sovrastante alla strada comunale 50 metri circa dal bosco. Ai piedi della cava si trovava una specie di fossato profondo circa tre metri. Dopo averci fatto notare tutto ciò, ci fecero voltare di spalle al detto fossato e ci misero in fila. […] A contare per ordine di fila, da sinistra verso destra eravamo così disposti: io per primo Del Soldato Umberto, mia moglie Lipparelli Zoriade, accanto mio figlio Del Soldato Vinicio, seguiva Del Chiaro Paolino, Pieri Enrico, Quilici Michele, sei vittime dell’odio tedesco. […] La raffica che partì da destra verso sinistra fece cinque vittime mortali. Il sesto, che ero io, l’ultimo della sinistra, cadde lievemente ferito alla parte sinistra del collo, da proiettile strisciante. A differenza degli altri che caddero rivolti con la faccia al cielo, io caddi supino con la faccia a terra. Dopo alcuni secondi il boia, che solo così si può chiamare, tornò sopra le vittime dando loro il colpo di grazia a tutti fuori che a me. Forse credendomi definitivamente morto, non sparò; tornò a sparare una terza volta ad uno perché ancora dava segni di rantolo, e che io credo fosse mio figlio, e a me anche questa volta non sparò. […] Aggiungo […] che il gruppo degli altri sei o sette sopra detto, furono fucilati subito dopo di noi. […] Finalmente i sicari partirono soddisfatti della loro opera. Solo io stavo immobile nella mia posizione, fingendo di essere morto” <649.
Quando Del Soldato fu sicuro di non essere visto, riuscì a fuggire, stando bene attendo a non farsi scoprire dai tedeschi, che ancora si trovavano nelle vicinanze. Si diresse prima verso la casa dei genitori, dove però non trovò nessuno, quindi verso il padule, dove arrivò attorno alle due di notte. Il paese di Massaciuccoli era completamente deserto e Del Soldato decise di incamminarsi verso Quiesa lungo via Pietra a Padule. Giunto in località del «Molinaccio», notò che il grande edificio della «Brilla» era attentamente sorvegliato e non appena si avvicinò allo stabile venne catturato e portato dentro insieme alle altre centinaia di suoi compaesani. La prima notizia positiva la apprese il mattino successivo, quando gli venne detto che le sue figlie, di cui non sapeva il destino e che non erano nel brillatoio, si trovavano in una casa di alcuni amici a breve distanza e che stavano tutte bene. Sollevato, il giorno 5 settembre, approfittando della visita di alcune suore che portavano i viveri, riuscì a fuggire senza che le sentinelle avessero sentore della sua scomparsa. Solo dopo molti giorni, senza che fosse riuscito a rintracciare i due anziani genitori, arrivò alla conclusione che essi erano andati incontro alla morte a villa Minutoli, dove i corpi dei giustiziati erano stati quasi del tutto distrutti dalle fiamme <650.
Per questa strage ci sono ancora meno spiegazioni che per quella di villa Minutoli. In questo caso manca sia la scusa del possesso di armi – ancorché da collezione – o del presunto aiuto dato ai partigiani, come nel caso del conte Minutoli. Si trattava solamente di civili per di più in possesso di regolari documenti che permettevano il lasciapassare o confermavano, per Vinicio Del Soldato, la licenza per malattia. L’unica spiegazione plausibile per il massacro di Compignano rimane quella della semplice violenza fine a se stessa, scatenata forse dal nervosismo dovuto allo sfondamento del fronte da parte degli Alleati e dalla consapevolezza che la guerra era ormai perduta. I militari delle SS quindi, già più inclini all’uso della forza rispetto ai loro colleghi della Wehrmacht, avrebbero sfogato le proprie frustrazioni su civili inermi che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato.
[NOTE]
645 Comune di Massarosa, Ricordare la guerra per educare la pace, cit., pp. 16-17.
646 Fulvetti, Uccidere i civili, cit., p. 248.
647 Ivi, p. 249.
648 Ibid. I maggiori responsabili furono il sergente Smit e l’Obersturmführer Guido Putze. È possibile che quest’ultimo facesse funzioni di comandante di compagnia, visto che il precedente, l’Obersturmführer Deckwitz era stato sostituito in luglio. Ufficialmente però, Putze divenne il nuovo comandante di compagnia solo il 16 ottobre. AA.VV., Im gleichen Schritt und Tritt, cit., p. 306 e P. 483.
649 Comune di Massarosa, Ricordare la guerra per educare la pace, cit., pp. 34-35.
650 Ivi, pp. 36-37.
Jonathan Pieri, Massarosa in guerra (1940-1945), Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2013-2014

Dal 28 agosto in avanti è iniziato il ritiro delle truppe tedesche dalla “linea dell’Arno”. Nei giorni successivi, viene progressivamente abbandonata anche la Lucchesia: per agevolare il ripiegamento, tutti i centri abitati compresi tra Lucca e la Versilia vengono colpiti da una serie di ordini di sfollamento. Balbano e Compignano – paesi che distano in linea d’aria poche centinaia di metri l’uno dall’altro – sono colpiti da ordini di sfollamento nel pomeriggio del 2 settembre. Balbano viene passato al setaccio da reparti delle SS, alla ricerca di elementi sospetti: vengono così arrestati la figlia dell’imprenditore pisano Arturo Bianchi, sfollato a Balbano da diverse settimane, insieme ad alcuni amici e cugini (Bianchi, Garzella e Ferrari i loro cognomi). I sette giovani così catturati, vengono condotti presso la chiesa di Compignano e qui uccisi, nella tarda serata.
Poche decine di minuti prima, nello stesso identico luogo, sorte analoga era toccata ad un altro gruppo di civili, provenienti da Massaciuccoli. Umberto Del Soldato era infatti rientrato nella propria abitazione, a Massaciuccoli, giusto il giorno precedente, in compagnia di alcuni amici che, con lui, erano stati impegnati nelle fila della Organizzazione Todt a Bagni di Lucca. Egli però, insieme alla moglie, al figlio ed ai tre “compagni di viaggio”, viene arrestato e portato verso Compignano – nella sua abitazione rimangono i due anziani genitori, poi uccisi insieme ai residenti di Villa Minutoli. I sette vengono interrogati a Compignano, ove ha sede un comando provvisorio delle truppe tedesche che stanno curando lo sfollamento di tutta la zona, e quindi fucilati. Il solo Umberto del Soldato, ferito alla testa e creduto morto, riesce a salvarsi.
Gianluca Fulvetti, Episodio di Compignano Massarosa, 02.09.1944, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia

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