Assassini, non dormiremo mai con voi!

Correva l’anno 1920, e l’economia della Patagonia, regione dell’America Meridionale divisa tra Argentina e Cile, basata soprattutto sull’allevamento di pecore, era in crisi. Il crollo dei prezzi della lana aveva dato un colpo durissimo all’intero settore. Ovviamente a pagare il prezzo più alto erano i braccianti, i tosatori e i mandriani, che con stipendi miserabili e condizioni di lavoro sempre più dure reggevano sulle proprie spalle l’intero comparto.
In settembre una protesta contro i metodi repressivi della polizia argentina e l’arresto di alcuni esponenti della Sociedad Obrera, il sindacato più forte della regione, fecero dilagare le tensioni latenti tra lavoratori e latifondisti della Sociedad Rural, la più influente organizzazione padronale. Il primo novembre scoppiò lo sciopero generale che si trasformò in scontro aperto in tutta la Patagonia.
Seguì una durissima repressione governativa che per ben due anni insanguinò l’intera regione. All’inizio del 1922, i soldati comandati dal sanguinario colonnello Hector Varela (che sarà poi ucciso dall’anarchico Kurt Gustav Wilckens) avevano ormai portato a termine il loro lavoro, e per questo venivano puntualmente ricompensati con notti pagate nei bordelli cittadini. Alcuni di loro il 17 febbraio si recarono in un casa chiusa di San Julian [Argentina] che tutti chiamavano “La Catalana”, visto che a gestirla era una donna, Paulina Rovira, di provenienza iberica. Trovarono la porta chiusa, bussarono con forza e chiesero di entrare; la risposta non tardò. Paulina disse che le ragazze non avevano intenzione di giacere con i militari, ma quest’ultimi non accettarono il garbato rifiuto. Fecero irruzione con la forza, pensando, dopo aver ucciso decine di poveracci, di poter avere facilmente la meglio su un gruppo di prostitute. Ebbene si sbagliarono.
L’accoglienza delle donne fu decisa e coraggiosa. Calci, pugni, bastonate e colpi di scopa arrivarono diritti sui corpi dei militi che intanto venivano ricoperti di insulti: “Assassini, non dormiremo mai con voi!”, oltre ad altri generici insulti che poi la polizia riportò in un preciso rapporto sulla vicenda.
Dai documenti, riscoperti da Osvaldo Bayer durante le sue ricerche per lo stupendo libro “La Patagonia Ribelle”, emerge che le donne resistettero ad oltranza fino a far desistere i militari dai loro propositi. In seguito vennero espulse da San Julian.
I loro nomi, che meritano di essere ricordati, erano, oltre a quello di Paulina, Consuelo García, Angela Fortunato, Amalia Rodriguez, María Juliache e Maud Foster.

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