Calciatore, eroe della Grande guerra, diplomatico, un genovese “Giusto tra le Nazioni”

Giuseppe Castruccio

Si è svolta oggi, 28 aprile, al ministero degli Affari Esteri, la cerimonia di consegna del titolo di «Giusto fra le nazioni» alla memoria di Giuseppe Castruccio, diplomatico italiano che coraggiosamente agì per salvare centinaia di ebrei dalle deportazioni naziste durante la seconda guerra mondiale. Castruccio – dal 1943 alla guida del Consolato Generale d’Italia a Salonicco – organizzò il «treno della salvezza», convoglio che trasportò centinaia di ebrei greci da Salonicco ad Atene nella zona di occupazione italiana, contribuendo così a salvarli dalla deportazione verso i campi di sterminio. Lo fece predisponendo falsi certificati di cittadinanza italiana. E ora Micaela Castruccio, unica figlia rimasta in vita, riceve dalle mani dell’ambasciatore israeliano la medaglia commemorativa.
L’atterraggio col dirigibile
Già durante la prima guerra mondiale Castruccio ricevette la medaglia d’oro al valore militare per aver assunto una posizione molto rischiosa a bordo di un dirigibile colpito allo scopo di migliorarne l’equilibrio, e renderne possibile l’atterraggio in territorio nazionale. Successivamente prestò servizio a Chicago, San Paolo, e Istanbul. Appena assunto l’incarico al Consolato Castruccio disse al personale: «Costi quel che costi, con tutti i mezzi, anche illegali, dobbiamo tentare di salvare il maggior numero possibile di persone dalle mani dei nemici». Nelle operazioni di salvataggio in cui fu coinvolto a Salonicco, Castruccio diede un contributo decisivo salvando centinaia di ebrei nella zona sotto l’occupazione tedesca.
Ebrei travestiti da soldati
Castruccio fece in modo che gli ebrei italiani presenti nella zona sotto l’occupazione italiana non fossero trasferiti in quella tedesca e da lì ai campi della morte, e che quelli nella zona tedesca tornassero nella parte italiana. Inoltre Castruccio fu coinvolto nel trasferimento di 281 – secondo altre fonti 355 – ebrei dal ghetto Baron Hirsch all’esterno della zona tedesca in Grecia e infine in Italia. Gli ebrei furono fatti salire su treni, sotto controllo italiano, diretti ad Atene e Larissa, travestiti da soldati italiani.
Arrestato dai tedeschi
Castruccio fu rimosso dal suo incarico nel settembre 1943 dopo aver rifiutato di giurare fedeltà alla Repubblica di Salò e infine arrestato dai tedeschi. Il 5 settembre 2022 arriva il riconoscimento della Commissione per il conferimento dell’onorificenza di «Giusto tra le nazioni», la più alta onorificenza al valore civile assegnata dallo Stato d’Israele, titolo che riconosce il merito dei non ebrei che si opposero alle persecuzioni e allo sterminio del popolo ebraico, mettendo a rischio la propria vita […]
Redazione di Roma, Giuseppe Castruccio «Giusto fra le nazioni»: organizzò il treno della salvezza per centinaia di ebrei, Corriere della Sera, 28 aprile 2023

Giuseppe Castruccio

Storia segnalata nel volume Ebrei di Salonicco 1943 – I documenti dell’umanità italiana, curato da Alessandra Coppola, Antonio Ferrari e Jannis Chrisafis
Altre fonti: il Diario del Capitano Lucillo Merci
Giuseppe Michele Mario Castruccio nasce a Genova l’11 settembre 1887. Durante la Prima guerra mondiale è chiamato al fronte. Diventa tenente e pilota di dirigibile, la notte del 22 settembre 1917 salva un dirigibile colpito dagli austriaci: raggiunge la sommità del mezzo e rimane sopra il dirigibile che sta precipitando per un’ora, consentendo un atterraggio di fortuna. Questo gesto è premiato da Vittorio Emanuele III con un’onorificenza rara per una persona vivente: la medaglia d’oro al valore militare.
Terminata la Grande Guerra intraprende la carriera diplomatica. Il 18 giugno 1943 sostituisce Guelfo Zamboni alla guida del Consolato generale d’Italia a Salonicco e ne continua l’operato, contribuendo a salvare gli ebrei greci dalla deportazione verso i campi di sterminio grazie a falsi certificati di cittadinanza italiana.
A luglio Castruccio organizza il “treno della salvezza”, il convoglio che trasporterà gli ebrei con passaporto italiano da Salonicco ad Atene, nella zona di occupazione italiana. Il capitano Lucillo Merci, di stanza a Salonicco come interprete, ricorda nel suo diario quel periodo e il 14 luglio descrive la partenza del treno per Atene: “Alle ore 6.45 il Signor Console Dott. Castruccio ed io eravamo alla stazione ferroviaria. Il Capitano delle SS Dieter Wisliceny era già là con i suoi uomini. Vedemmo arrivare i partenti. Subito ebbe luogo il controllo dei documenti dei singoli ebrei, tutti muniti di regolari documenti rilasciati dal signor Console. Ben 323 ne passarono dinanzi, guardati da una dozzina di agenti della Gestapo […]. Uomini, donne, vecchi sani e malfermi in salute, molti giovinetti d’ambo i sessi e bambini di ogni età”. Il giorno seguente Merci annota: “Il Signor Console Generale M. O. Comm. Castruccio ampliò la concessione dei certificati di cittadinanza. Ne beneficiarono perfino figli nati da matrimoni misti (ebreo e ariana), che venivano dichiarati minorenni, pur essendo maggiorenni, cioè di oltre 25 anni di età. E vennero dichiarati italiani perfino ebrei ricercati dalla Gestapo, che coraggiosamente si presentavano in Consolato a chiedere protezione”.
Merci il 30 luglio traccia un bilancio del lavoro del consolato italiano: “Furono salvati da morte sicura n. 113 ebrei e 323 italiani o diventati tali furono avviati ad Atene (zona italiana) salvandoli essi pure dalla deportazione in Polonia. E, per riassumere, tutti gli ebrei, nel limite del possibile, furono aiutati nel far riavere loro la casa che era stata loro requisita, l’abitazione che era stata loro tolta, il diritto di esercitare ancora la professione, i beni mobili che erano stati loro tolti dalla Polizia SS, compreso il denaro e i gioielli, di cui erano stati spogliati”. L’11 agosto Castruccio invia al Regio ministero degli affari esteri e al Regio rappresentante d’Italia in Grecia un telespresso: “Gli ultimi ebrei rimasti nel Ghetto del ‘Baron Hirsch’ sono partiti nella notte tra il 10 e l’11 agosto. La colonia ebrea di Salonicco, che era stata fondata prima della scoperta dell’America e che contava circa 60 mila persone, non esiste più. La liquidazione si è svolta e si è consumata in mezzo ad atrocità, orrori e delitti come non avevo mai sentito raccontare nella storia di tutti i tempi e di tutti i popoli”.
Dopo l’8 settembre i tedeschi occupano il Consolato di Salonicco ma Castruccio ha già distrutto i documenti che testimoniavano quanto accaduto. Il capitano Merci viene arrestato dai tedeschi, al rientro dall’Italia e Castruccio interviene con decisione presso il comando nazista per il suo rilascio. Merci infatti il 10 settembre annota: “Ebbi la possibilità di mandare a dire al Signor Console Generale Dott. Castruccio che ero giunto e mi trovavo prigioniero nell’ex Albergo Makedonikon. Subito – seppi poi – egli si recò dal Generale von Löhr e chiese che io potessi continuare il mio lavoro in Consolato a favore dell’importante colonia italiana che, tolti gli ebrei non più presenti, contava oltre 6.000 persone”. L’intervento di Castruccio ha successo e il capitano Merci continua il suo impegno a Salonicco fino al dicembre 1943, quando il Consolato viene chiuso e tutti i funzionari rientrano in Italia.
Giuseppe Castruccio muore a Genova il 3 giugno 1985, a 97 anni.
Redazione, Giuseppe Castruccio (1887 – 1985) il console che organizzò il “treno della salvezza” da Salonicco, Gariwo

Giuseppe Castruccio di Pietro e di Clotilde Lanata, nacque a Genova l’11 settembre 1887, muore a Genova il 3 giugno 1985.
Laureato in chimica pura presso l’Università di Genova nel 1910 ed assolti gli obblighi di leva nel battaglione specialisti del Genio, fu assistente universitario di Fisica e insegnante di Chimica nell’Istituto tecnico Vittorio Emanuele III di Genova, dal 1912. Nominato sottotenente di complemento nel battaglione specialisti del Genio nel novembre 1913 e richiamato per compiervi il servizio di prima nomina nel marzo 1915, fu trattenuto per mobilitazione ed ottenne di passare nel personale navigante dirigibilista. Allievo pilota dal 1° settembre 1916, con la promozione a tenente, il 30 novembre successivo raggiunse la zona di operazioni meritando encomi e riconoscimenti. Nel luglio 1917, ufficiale di bordo di un dirigibile, prese parte a quattro incursioni su territorio nemico e fu decorato di medaglia di bronzo al valore di moto proprio sovrano. Nella notte del 21 settembre 1917, imbarcato sull’aeronave M. 10, prese parte al bombardamento degli impianti ferroviari a nord di Trieste, prodigandosi, poi, per la salvezza dell’aeronave colpita dal tiro nemico.
La motivazione della medaglia d’oro al v. m., concessagli di moto proprio sovrano del 4 novembre 1917, così descrive l’eroico episodio:
“Ufficiale di bordo di un dirigibile che aveva compiuta un’azione notturna di bombardamento sul nemico, visto che l’aeronave, colpita a poppa, in una posizione inclinata di 45 gradi, discendeva precipitosamente alla deriva, e intuito che portando un carico a prora si sarebbe reso possibile il governo del dirigibile, con sereno e cosciente spirito di sacrificio, esponendo la vita per la salvezza dei compagni e dell’aeronave, servendosi di una sottile scala metallica, saliva, nonostante l’oscurità più assoluta, dalla navicella all’involucro, aprendosi un varco nella parte inferiore; indi si trascinava carponi sopra il sottile strato di stoffa fino a prora del dirigibile, sfidando la lacerazione possibile del tessuto e la conseguente caduta. Col suo peso migliorava, così, l’equilibrio dell’aeronave, e rimanendo in tale penosa e rischiosissima condizione per circa un’ora di discesa precipitosa, permetteva al comandante di condurre l’aeronave in territorio nazionale e di atterrare. – Cielo di Prosecco, 22 settembre 1917”.
Svolse, poi, con le aeronavi M1 e M15 attività esplorativa e di difesa del traffico marittimo, e nel dopoguerra ebbe importanti incarichi a Londra, a Vienna e a Pechino, dove fu addetto aeronautico presso quella Legazione. Ammesso per concorso al Ministero degli Esteri dal 1926, fu reggente consolare a Pittsburgh negli Stati Uniti; dal 1928 console a Chicago e a San Paolo del Brasile. Trasferito al Consolato Generale di Istanbul dal luglio 1940 e successivamente a Salonicco, ivi dopo il settembre 1943 si prodigò per la protezione degli italiani e il salvataggio di numerosi ebrei dai campi di sterminio tedeschi.
Redazione, Giuseppe Castruccio, Ancfargl, 20 ottobre 2015

Giuseppe Castruccio

Giuseppe Castruccio sapeva giocare bene a pallone. Tanto da guadagnarsi una presenza tra i titolari nel Genoa che a inizio Novecento dominava la scena calcistica nazionale, vincendo titoli in sequenza. Il meglio di sé lo darà però alcuni anni dopo. Quando, abbracciata con successo la carriera diplomatica, si trovò ad agire in una Salonicco diventata inferno per le decine di migliaia di ebrei che vi abitavano.
In qualità di console generale d’Italia, l’ex calciatore di belle speranze diventato nel frattempo eroico uomo delle istituzioni fece infatti il massimo per salvare singoli e famiglie in pericolo. In particolare si prodigò affinché gli ebrei italiani presenti nella zona occupata da forze militari di Roma non fossero trasferiti in quella tedesca e da lì ai campi della morte, e affinché quelli nella zona tedesca tornassero nella parte italiana. Suo tra gli altri il merito del trasferimento di 281 ebrei dal ghetto “Baron Hirsch”, con un piano ad alto rischio: travestiti da soldati italiani, vennero fatti salire su treni diretti ad Atene e Larissa. Altre azioni salvifiche ancora gli sono state attribuite, restituendoci l’immagine di un uomo capace di agire a difesa dei più alti valori di solidarietà e fratellanza.
Gesti che nel loro insieme hanno portato all’iscrizione del suo nome tra i “Giusti tra le Nazioni” onorati dallo Yad Vashem, il solenne omaggio dello Stato d’Israele a chi non restò indifferente e agì a rischio della vita. “L’esempio dei Giusti è una candela che illumina e guida. Possano le azioni di Giuseppe Castruccio essere una bussola capace di orientarci tra il bene e il male. Che la sua eredità morale ci guidi e incoraggi a fare la differenza, ad avere abbastanza coraggio per sentire compassione nei confronti di quanti hanno bisogno del nostro aiuto” la riflessione posta dall’ambasciatore d’Israele in Italia Alon Bar nel corso della cerimonia di conferimento dell’onorificenza svoltasi quest’oggi alla Farnesina, la sede del ministero degli Affari Esteri. Il contesto più rappresentativo per fare memoria di una scelta etica già illuminata in passato dalla mostra “Solo il dovere oltre il dovere. La diplomazia italiana di fronte alla persecuzione degli ebrei”, che aveva visto agire insieme la Fondazione Museo della Shoah e la Farnesina stessa. “Per noi è importante sottolineare come, all’indomani della sua istituzione, lo Stato di Israele abbia deciso di avviare questo immenso progetto che ha come fondamento la riconoscenza non solo della singola famiglia salvata ma dell’intero Stato ebraico, annoverando lo Yad Vashem tra le istituzioni più importanti del Paese. E anche in questo ribadire il riconoscimento di Israele quale Stato che pone il valore della vita e della salvezza al centro di ogni scelta e azione” aveva detto in precedenza Noemi Di Segni, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, nel portare un suo saluto. L’evento, introdotto dall’ambasciatore Pasquale Terracciano, ha visto poi intervenire la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia e Alessandro Prunas, nipote di Castruccio.
“Essere uomini dello Stato non significa soltanto essere rappresentativi di una istituzione, ma assumere in sé dei principi”, il tema posto all’attenzione da Dureghello. Che ha anche evidenziato come dal passato sia oggi possibile “trarre un esempio e un monito che ci permette di rivolgere lo sguardo al presente”, anche pensando all’azione di contrasto all’antisemitismo. Speranza di Venezia è di poter presto portare la mostra sulla diplomazia italiana anche all’estero. A partire dalla Knesset, il Parlamento d’Israele, “che già ce l’aveva richiesta”. Un intervento, il suo, che è stata anche l’occasione per parlare di quella Salonicco ebraica di cui anche la sua famiglia era originaria e che è stata quasi interamente annientata in quei mesi. “Mio nonno era un uomo poliedrico, un uomo di cui siamo orgogliosi”, la testimonianza di Prunas. “È importante – ha poi aggiunto – che il riconoscimento vada non soltanto alla persona, ma anche al servitore dello Stato”. Nel corso della cerimonia è stata inoltre proiettata una testimonianza-video rilasciata da Ray Naar, uno degli ebrei di Salonicco salvati dal console d’Italia. Presenti in sala, tra gli altri, l’ambasciatrice greca Eleni Sourani e il coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Giuseppe Pecoraro.
Redazione, Giuseppe Castruccio, un console tra i “Giusti”, Moked, 28 aprile 2023

Una formazione del Genoa, anno 1904, con Giuseppe Castruccio. Fonte: Fondazione De Mari. Foto qui ripresa da Beatrice Citron, art. cit. infra

Era il 3 giugno 1987. Ci lasciava Giuseppe Castruccio, militare nella “Grande Guerra”, Diplomatico durante il secondo conflitto mondiale, socio del Genoa e giocatore della squadra rossoblù nei primi anni del Novecento.
Qui di seguito un Racconto del Grifo, già pubblicato in una prima versione su Pianetagenoa1893, ulteriormente modificato e che termina proprio parlando di Giuseppe Castruccio.
La Grande Guerra e il Calcio Genovese
È impossibile parlare dei pionieri del calcio italiano senza parlare di James, Spensley e William Garbutt (anche se, in realtà, quest’ultimo è arrivato qualche anno dopo la fase pionieristica). La figura di Spensley, però, rientra nella categoria del pioniere, ma fa anche parte di quella generazione di uomini tragicamente morti nella “Grande Guerra”.
Quello degli sportivi rimasti uccisi nel primo conflitto mondiale è un argomento che non conosco bene.
[…] Infine, voglio ricordare una figura appartenente alla storia del Genoa che, per certi aspetti, potrebbe essere definita poliedrica. Parlo di Giuseppe Castruccio, socio del Genoa che contava qualche presenza in prima squadra e che partecipò alla Prima Guerra Mondiale, come pilota di dirigibile. In seguito intraprese la carriera di diplomatico e nel corso della Seconda Guerra Mondiale partecipò al salvataggio di alcune centinaia di ebrei.
Massimo Prati, Correva l’anno 1987: moriva oggi Giuseppe Castruccio, PianetaGenoa1893.net, 3 giugno 2022

Giuseppe Castruccio con Amelia Earhart a Chicago nel 1935. Fonte: alplm-cdi.com. Foto qui ripresa da Beatrice Citron, art. cit. infra

In occasione del Giorno della Memoria, 11 Cannoin vuole ricordare un giocatore del Genoa che rischiò la propria vita per salvare centinaia di uomini, donne e bambini dalla deportazione nei campi di concentramento. Quell’uomo era Giuseppe Castruccio.
Giuseppe Castruccio nacque a Genova l’11 settembre del 1887. Passò la sua gioventù sui campi da calcio genovesi, diventando prima socio del Genoa Cfc, poi giocatore della prima squadra. Castruccio venne impiegato nell’amichevole inaugurale del nuovo campo sportivo di San Gottardo l’8 dicembre 1907 e potè vantare due presenze in Palla Dapples.
Allo scoppiare della Prima Guerra Mondiale venne chiamato al fronte e diventò tenente e pilota di dirigibile. La notte del 22 settembre 1917, Giuseppe riuscì a salvare un dirigibile colpito da un’offensiva austriaca. Il gesto non passò certo inosservato e l’ex calciatore genovese venne premiato da Vittorio Emanuele III con la medaglia d’oro al valor militare.
Terminata la Grande Guerra, Giuseppe lasciò definitivamene la carriera da calciatore per intraprendere quella diplomatica. Il 18 giugno 1943 sostituì Guelfo Zamboni alla guida del Consolato generale d’Italia a Salonicco e ne continuò l’operato.
Sarà proprio Castruccio, con l’aiuto del capitano Lucillo Merci, ad organizzare il “treno della salvezza”: un convoglio che salverà circa 436 ebrei greci e italiani (o diventati tali) dalla deportazione nei campi di concentramento polacchi, trasportandoli da Salonicco ad Atene, nella zona di occupazione italiana.
Il capitano Merci era di stanza a Salicco come interprete e nel suo diario personale ricorda quel periodo. Castruccio ampliò la concessione dei certificati di cittadinanza, dandoli a uomini, donne, anziani sani o infermi, bambini e figli nati da matrimoni misti. Riuscì a salvare anche ebrei ricercati dalla Gestapo, dichiarandoli italiani. Nel bilancio tracciato da Merci, vennero annotati 113 ebrei e 323 italiani (o divenuti tali), salvati da Catruccio da morte certa. Sfidando il regime, l’ex genoano cercò di far riavere tutti i beni sequestrati agli ebrei dalla Polizia SS: abitazioni, denaro e gioielli.
Dopo l’8 settembre ’43, i tedeschi occuparono il Consolato di Salonicco, ma Castruccio era riuscito a distruggere tutti i documenti che testimoniavano quanto accaduto. Il capitano Merci però, al rientro dall’Italia, venne arrestato dai tedeschi. Con decisione, Castruccio intervenne presso il comando nazista e riuscì così a far rilasciare il capitano, che continuò il suo impegno fino al dicembre ’43.
Giuseppe Castruccio, genovese, ex calciatore rossoblù e console, rappresentò un faro di speranza per centinaia di persone in un’Europa ancora ignara delle atrocità che si stavano compiendo al suo interno.
Morì a Genova il 3 giugno 1985, all’età di 97 anni.
Fonte: gariwo.net
Beatrice Citron, Per non dimenticare: Giuseppe Castruccio, 11 Cannoin, 27 gennaio 2019