Da testimone della strage di Decima al confino alla Resistenza

Marino Cotti nel 1941. Foto di famiglia – Fonte: www.storiaememoriadibologna.it cit. infra
Marino Cotti confinato politico a Ponza, 1929. Foto di famiglia – Fonte: www.storiaememoriadibologna.it cit. infra
Marino Cotti confinato politico a Ponza, 1929. Foto di famiglia – Fonte: www.storiaememoriadibologna.it cit. infra

Un gravissimo avvenimento, che ebbe ripercussioni sul piano nazionale e conseguenze di rilievo a Perciseto, ebbe luogo il lunedì di Pasqua del 1920 (5 aprile). Nel corso di un affollatissimo comizio che si svolgeva nel cortile delle scuole elementari di Decima parlavano ai convenuti, affluiti in bicicletta anche dai comuni limitrofi, gli anarchici Comastri e Sigismondo Campagnoli.
[…] Alla costituzione del partito comunista, avvenuta a seguito della scissione di Livorno, passai al movimento giovanile del nuovo partito, unitamente al macchinista ferroviere Aldo Franceschelli. Le squadre fasciste già avevano iniziato a bruciare ed a distruggere le sedi e le attrezzature del movimento operaio.
Ricordo in proposito le tre trebbie per grano della Cooperativa braccianti di Persiceto, il saccheggio di tutti i generi alimentari di valore della Cooperativa di Consumo della località Villa, in frazione Budrie, dopo che vandalicamente s’era lasciato scorrere il vino dalle numerose botti sistemate nell’ampia cantina.
Preoccupati per queste scorribande concordammo dei turni di vigilanza, particolarmente notturna, per fronteggiare eventuali assalti alla Casa del popolo di Persiceto. Durante il giorno (si era nell’estate 1921) trasportavamo mattoni all’ultimo piano dello stabile da usare contro gli aggressori che non nascondevano il proposito di distruggere l’edificio.
Erano al nostro fianco anche lavoratori di Anzola Emilia, come l’anarchico Duilio Tagliavini, passato successivamente al partito comunista e partigiano nella lotta di liberazione.
Durante un turno di guardia al quale partecipavo con altri, feci un’ispezione nelle vie adiacenti e venni alle mani con il capo dei fascisti di S. Agata, Agostino Zambelli, inviato in perlustrazione nei pressi del canale di circonvallazione dove esisteva un ponte denominato « Pio IX », che congiungeva il capoluogo con la via di Modena.
Si andavano formando i gruppi di « arditi del popolo » per fronteggiare le squadracce fasciste: noi pure ne costituimmo uno dopo una riunione svoltasi alla Cooperativa di Villa. Di questo gruppo facevano parte i comunisti ed anarchici, quasi tutti di Anzola (di Persiceto ero l’unico). Avemmo anche uno scontro a fuoco con i fascisti, diretti da Nino Serrazanetti, in località Ponte Budrie sul Samoggia, senza che si avessero feriti.
Nel 1921, non rammento la data esatta, il comunista Pirro Mocci, autista del Consorzio Cavamento Palata, fu aggredito dai fascisti che lo colpirono coi manganelli nel corso principale di Persiceto. Egli riuscì a fronteggiarli ed a sottrarre il bastone al primo provocatore, colpendolo alla testa. Gli altri s’arrestarono per un attimo, impauriti. A tradimento, un fascista che gli si era portato alle spalle, gli sparò a bruciapelo con una rivoltella uccidendolo. Ai funerali, nonostante le diffide ricevute dalla polizia, partecipammo in moltissimi cittadini portando bandiere rosse e scortati da un gruppo antifascista di Anzola composto da uomini risoluti ed armati.
Nel 1924, assieme a Celso Ghini ed a Pietro Tesini, entrambi di Bologna, dopo esserci trovati in una osteria in via Biancolina, ricostituimmo il partito comunista della zona. Aderirono anche tre lavoratori di Sant’Agata. Ricordo che di Persiceto si inscrissero Armando Morisi, Ettore Calzati, cinque abitanti dei Forcelli e tre della Decima. A seguito dell’assassinio di Matteotti si ebbe un nuovo sbandamento e, sempre sotto la guida di Celso Ghini, ricostituimmo le fila dell’organizzazione del partito che raggiunse venti adarenti.
Il 22 agosto 1926 ci accordammo con Ghini per trovarci a Castelfranco, ove avremmo conosciuto quei compagni e ritirato le tessere. Eravamo quattro persicetani e fummo arrestati dal maresciallo dei carabinieri insospettito dall’insolito movimento. Ci prelevò presso un caffè (Ghini riuscì a fuggire) portandoci prima in caserma e successivamente al carcere fortezza di Castelfranco Emilia.
Dopo due giorni di detenzione fummo inviati al carcere di Bologna e sottoposti a giudizio per cospirazione, anche se non riuscirono a portare contro di noi le prove delle tessere e degli iscritti.
Fummo condannati in due con la condizionale, mentre gli altri furono assolti per insufficienza di prove. Io ebbi tre mesi perché trovato in possesso di una copia clandestina de « l’Unità » e perche
presso la mia abitazione, nel corso di una perquisizione, scovarono una rivoltella fuori uso. Ettore Calzati a 4 mesi in quanto presso la sua casa avevano trovato pezzi di mitraglia che conservava quale ricordo della sua attività di aviatore: i pezzi che avrebbero messo in efficienza l’arma sfuggirono alle ricerche.
Fummo difesi dagli avvocati Carmine Mancinelli e Conte (di quest’ultimo non ricordo il nome). L’11 settembre 1926, dopo l’attentato a Mussolini da parte di Luccetti, una diecina di fascisti mi vennero a cercare a casa mentre ero già a letto, dicendomi di aprire. Al mio rifiuto mi intimarono di presentarmi alla sede del fascio per le ore 11 del giorno successivo perché volevano pormi alcune domande. La stessa sera il comunista Armando Morisi fu aggredito sulla piazza principale e colpito ripetutamente al capo, tanto da riportarne serie conseguenze che negli anni successivi ne scossero il forte fisico.
Mi presentai unitamente al capo mastro muratore Pederzani presso il quale lavoravo in quanto era in buoni rapporti coi fascisti. Quando il datore di lavoro si allontanò, i fascisti Enea Zambonelli, Guido Restani, Vincenzo Forni e Vincenzo Vecchi detto « manganai », mi colpirono con violente nerbate e con bastoni che all’interno recavano sbarre di ferro. La bastonatura durò per 25 minuti. Volevano anche che mi denudassi, ma io mi opposi. Chiedevano, senza avere risposta, chi erano i compagni di Persiceto e volevano che dicessi il vero motivo del mio viaggio a Castelfranco.
Il 6 dicembre 1926 furono proclamate le leggi eccezionali ed istituito il Tribunale Speciale. Il 28 dello stesso mese fui arrestato assieme ai persicetani Ettore Calzati e Federici. Rinchiusi in San Giovanni in Monte vi restammo fino al 5 gennaio del 1927. Senza essere neppure interrogati fummo assegnati, da una apposita commissione, a tre anni di confino. Fummo inviati alle isole Tremiti, nel Gargano, ammanettati ed incatenati insieme ad altri trenta bolognesi. Dopo pochi mesi trascorsi alle Tremiti ci portarono all’isola di Ustica.
Qui fummo arrestati in 56 e portati al carcere di Palermo dove fummo sottoposti a giudizio perché ritenuti responsabili di complottare la fuga. Venimmo assolti dopo 9 mesi di carcere e rinviati al confino.
L’ultimo periodo l’ho trascorso all’isola di Ponza assieme a 380 altri deportati. Durante tale periodo di confino ho conosciuto Bordiga, Tucci, Angeloni, Pilati, Rino Pancaldi e i fratelli Marzoli.
Il 28 novembre 1929 accompagnato da due poliziotti in borghese, alla Questura di Bologna dopo una predica del capo della squadra politica, Pastore, fui finalmente rilasciato. Si trattava di una libertà relativa e condizionata: ogni volta che vi era un viaggio di Mussolini, del Re e del principe ereditario venivo arrestato per alcuni giorni unitamente a quelli che come me avevano già riportato condanne.
L’8 settembre 1943 mi trovavo a lavorare a Firenze: dopo il proclama di Badoglio raggiunsi i miei famigliari e presi subito contatto con i primi nuclei della Resistenza che stavano formandosi.
Marino Cotti (Nome di battaglia Urtlan), I miei ricordi, Storie dimenticate, 29 marzo 2013

Marino Cotti in Libia con la futura moglie, Maria Alfonsa Berardo, 1939. Foto di famiglia – Fonte: www.storiaememoriadibologna.it cit.
Marino Cotti con le figlie, 1947. Foto di famiglia – Fonte: www.storiaememoriadibologna.it cit.
Attestato di Marino Cotti. Foto di famiglia – Fonte: www.storiaememoriadibologna.it cit.

Nasce [Marino Cotti] il 29 marzo 1903 a S. Giovanni in Persiceto.
Nel febbraio 1918 si iscrive al circolo giovanile socialista di S. Giovanni in Persiceto.
Il 5 aprile 1920 partecipa al comizio anarchico che si conclude nell’eccidio di Decima. Alla costituzione del PCI passa nel movimento giovanile del nuovo partito. Nel 1921 entra negli Arditi del popolo e prende parte a numerosi scontri con i fascisti.
Nel 1924, con Celso Ghini e Pietro Tesini, ricostituisce il PCI nella zona di S. Giovanni in Persiceto. Il 22 agosto 1926 è arrestato a Castelfranco Emilia (BO) e processato a Bologna; dove viene condannato a 3 mesi con la condizionale per essere stato trovato in possesso di una copia de «l’Unità».
Il 12 settembre 1926, è costretto a presentarsi alla casa del fascio, dove viene violentemente bastonato dai fascisti.
Arrestato il 28 dicembre, viene incarcerato a S. Giovanni in Monte (Bologna) fino al 5 gennaio 1927 quando viene prosciolto. Poiché la sentenza viene «ritenuta inadeguata», è mandato al confino per 3 anni alle isole Tremiti (FG). Trasferito a Ustica (PA), insieme ad altri 56 compagni, è nuovamente arrestato nell’ottobre 1927 per l’attività svolta nell’isola. Prosciolto per non luogo a procedere con sentenza istruttoria del 19 novembre 1928 assieme a tutto il gruppo dopo 10 mesi di carcere, scontati a Palermo, è rinviato al confino a Ponza (LT) dove resta fino al 28 novembre 1929. Da allora fino all’ 8 settembre 1943 è più volte arrestato per misure di ordine preventivo. Entra nel battaglione Marzocchi della 63a brg Bolero Garibaldi e combatte a S. Giovanni in Persiceto.
Redazione, Marino Cotti (Nome di battaglia Urtlan), Storie dimenticate, 29 marzo 2013

Attestato ANPI di Marino Cotti – Fonte: www.storiaememoriadibologna.it cit.

Marino Cotti, “Urtlan”, da Enrico ed Elena Vecchi; nato il 29 marzo 1903 a S. Giovanni in Persiceto. Licenza elementare. Muratore. Nel febbraio 1918 si iscrisse al circolo giovanile socialista di S. Giovanni in Persiceto. Il 5 aprile 1920 partecipò al comizio anarchico che si concluse nell’eccidio di San Matteo della Decima (frazione di S. Giovanni in Persiceto).
Alla costituzione del PCI passò nel movimento giovanile del nuovo partito. Nel 1921 entrò negli Arditi del popolo e prese parte a numerosi scontri con i fascisti. Nel 1924, con Celso Ghini e Pietro Tesini, ricostituì il PCI nella zona di S. Giovanni in Persiceto.
Il 22 agosto 1926 fu arrestato a Castelfranco Emilia (BO) e condotto in giudizio a Bologna; qui venne condannato a 3 mesi con la condizionale per essere stato trovato in possesso di una copia de “l’Unità”.
Il 12 settembre 1926, costretto a presentarsi alla casa del fascio, fu violentemente bastonato dai fascisti. Arrestato il 28 dicembre dello stesso anno, restò nel carcere di S. Giovanni in Monte (Bologna) fino al 5 gennaio 1927 quando fu prosciolto. Poiché la sentenza venne “ritenuta inadeguata”, fu assegnato al confino per 3 anni e inviato alle isole Tremiti (FG).
Trasferito a Ustica (PA), insieme ad altri 56 compagni, fu arrestato nell’ottobre 1927 per l’attività svolta nell’isola. Prosciolto per non luogo a procedere con sentenza istruttoria del 19 novembre 1928 assieme a tutto il gruppo dopo 10 mesi di carcere, scontati a Palermo, fu rinviato al confino a Ponza (LT) dove restò fino al 28 novembre 1929.
Da allora fino all’8 settembre 1943 fu più volte arrestato per misure di ordine preventivo. Militò nel battaglione Marzocchi della 63a brigata Bolero Garibaldi e operò a S. Giovanni in Persiceto.
Riconosciuto partigiano dall’1 gennaio 1944 alla Liberazione.
Redazione, Marino Cotti, Storia e Memoria di Bologna

La campagna di San Giovanni in Persiceto (BO) – Fonte: Mapio.net

1921. – Per contrastare le squadre fasciste si formano gruppi di «arditi del popolo»; se ne forma uno costituito da comunisti e anarchici anzolesi, al quale aderisce anche il persicetano Marino Cotti (101).
1924. – Marino Cotti ed altri ricostituiscono il gruppo zonale del Partito Comunista Italiano (101-102).
22 agosto 1926. – II comunista Marino Cotti viene arrestato con altri a Castelfranco; successivamente viene condannato a tre mesi di reclusione; Ettore Calzati a quattro (102).
12 settembre. – Nella sede del Fascio Enea Zambonelli, Guido Restani, Vincenzo Forni e Vincenzo Vecchi bastonano violentemente il comunista Marino Cotti (102).
28 dicembre 1926. – Vengono arrestati Marino Cotti, Ettore Calzati e Gaetano Federici; assegnati al confino per tre anni vengono inviati alle isole Tremiti, successivamente a Ustica poi a Ponza (102).
28 novembre 1929. – Riacquista la libertà (vigilata) il comunista Marino Cotti (102).
27 o 28 luglio 1943. – Dalla Casa Littoria vengono rimossi i fasci; i muratori Ernesto Annibale Bussolari e Marino Cotti cominciano a smantellare la sommità della torre, ma poi rinunciano all’impresa (176-177).
(a cura di ) Mario Gandini, Appendice. Cronologia persicetana 1919-1945. Indice dei nomi di persona – Indice degli autori. Indice delle località in Fascismo e Antifascismo, Guerra, Resistenza e Dopoguerra nel Persicetano. Materiali editi e inediti per la storia del venticinquennio 1919-1945, Comune di S. Giovanni in Persiceto, 1999