Dal primo piccolo nucleo iniziale, la formazione [la banda Bardo] vide ingrandirsi le sue fila fino a contare circa 40 partigiani nei mesi successivi. A tutti fu imposto da don Vitale un ferreo triplice giuramento di impegno a dare la vita e la morte «onde liberare il paese dai fascisti che lo avevano sfruttato e depredato per 20 anni e dall’odiato tedesco» <1477, di obbedienza assoluta al capo, e di segretezza atto a tutelare sia i componenti della banda che la popolazione locale.
Cautela quest’ultima più che mai giustificata, data la continua vigilanza del territorio da parte dalle S.S. e l’azione delatoria dei collaborazionisti fascisti via via intensificatasi nei mesi successivi <1478. Ne rimasero vittime: Andrea Bisciotti <1479 arrestato il 1° febbraio 1944 dalle SS che all’interno del suo casale rinvennero sei ex prigionieri alleati e delle armi <1480, soprattutto Francesco Di Berardino che caduto in mano tedesca, fu portato in carcere con l’accusa di reati militari <1481, venne prima torturato <1482 e quindi fucilato il 20 marzo 1944 <1483. Mandati di cattura vennero anche emessi durante il periodo di occupazione, nei confronti di don Vitale, Mario Alimandi <1484, Ivan Alimandi <1485, Francesco Cursi <1486, Angelo Giorgi <1487, Lorenzo Proni <1488, Torquato Vitale <1489 e tre appartenenti alla famiglia Mari, oltre al già detto Vittorio, il figlio Manlio ed il genero Ernesto Vitale <1490.
Dal febbraio ’44 la banda cominciò a porre in essere azioni armate e questo nonostante fu fin da subito denunciata da don Vitale una gran difficoltà nell’incrementare l’esiguo equipaggiamento a disposizione <1491, che di fatto rimase ridotto in buona parte ai pochi moschetti, rivoltelle, munizioni e bombe a mano che i militari avevano portato con se lasciando i propri reparti, limitando così l’efficienza della forza di fuoco ed «impedendo le azioni più audaci» <1492. Un tentativo di ottenere armi fu attuato mediante il contatto, stabilito in questa fase e continuato per l’intero periodo resistenziale, con i fratelli Carlo e Giacomo Andreoni <1493 del Comando Superiore Partigiano di Roma che pur nell’impossibilità di esaudire tale richiesta «per le ovvie difficoltà ad organizzare un trasporto di armi» <1494, inviarono «ordini e disposizioni per la lotta contro i nazi-fascisti» <1495 ricevendo in contropartita dai partigiani della Bardo notizie di carattere militare e politico <1496. Oltre a questo, furono riferiti da don Vitale anche un gran numero di altri collegamenti: con bande facenti capo al Gruppo Bertone <1497 di Roma; con paracadutisti inglesi in missione sul territorio abruzzese; con una formazione mista italo-jugoslava «che aveva compiuto una puntata verso il fronte, in località “la Croce” sulla montagna» <1498; con un gruppo di montenegrini, in tutto una trentina, «con a capo un ventenne capitano gigantesco con una lunga barba» <1499; con alcuni ex prigionieri inglesi che nelle radure del bosco in località Feucito effettuarono con la banda segnalazioni notturne agli aerei alleati <1500; con una formazione di patrioti che «operava alle spalle del tedesco dal Cicolano al Velletrano, con il quale doveva avere un abboccamento per fondere con lui la Banda, ciò che non poté effettuarsi, per mancanza di armi» <1501; con i movimenti di resistenza di paesi vicini, con cui «non ci fu mai un vero e proprio legame di amicizia militare, poiché il movimento partigiano in tutta Italia era allora nell’infanzia e sorgeva spontaneamente, con merito e onore, sì, ma appunto perciò con gravi inefficienze» <1502.
Il 16 febbraio 1944 una colonna tedesca transitante in zona proveniente da Rieti, fu fatta oggetto di colpi di arma da fuoco da parte di alcuni partigiani della banda; di seguito diverse azioni armate notturne vennero condotte presso i trafori ferroviari e gli accampamenti slovacchi e tedeschi: il 15 marzo in Val dei Varri, il 7 di aprile in località Saote <1503, il 20 aprile in località Scarazze e dopo qualche giorno in località Costariojo con la partecipazione di tutta la banda <1504. Usando le liriche parole di don Vitale «gli anonimi colpi durante il soffio di una fosca ala notturna in un paese straniero ed ostile» <1505, produssero un così grande allarme presso il Comando in Sante Marie che ogni tedesco fu «obbligato a farsi registrare ogni volta che si allontanava anche dieci minuti e di ripresentarsi al Comandante per far vedere che era ritornato e stava bene» <1506. Frattanto il 29 marzo in località Varoccia, il capobanda e alcuni dei suoi uomini attaccarono, dal riparo nella boscaglia e del territorio roccioso, un drappello di tedeschi in missione di rastrellamento di ex prigionieri, causando la morte di due militi <1507. Il 18 aprile una piccola pattuglia <1508 assalì dai boschi di querce, un gruppo di tedeschi che transitavano lungo la strada per Santo Stefano provenendo da Magliano e Massa D’Albe: i due tedeschi colpiti furono da lì a poco portati via per mezzo di un camion <1509.
In contemporanea furono svolte da elementi della banda diverse azioni di sabotaggio. Italo Alimandi e Torello Di Giacomo interruppero per due volte le linee telefoniche slovacche e tedesche, operando come da istruzioni contenute «nei bigliettini alleati diretti ai patrioti» <1510. Sergio Conti produsse guasti al compressore utilizzato dai tedeschi per la costruzione della strada militare di ritirata Sante Marie-Leofreni, che poi venne definitivamente distrutto, assieme al mezzo che lo trasportava, durante un mitragliamento aereo alleato. Riferite anche diverse incursioni presso magazzini tedeschi, con danneggiamento e incendio di materiale vario, e talvolta con asportazione di attrezzi, benzina e soprattutto cassette di dinamite <1511, nonché ripetuti danneggiamenti all’arteria stradale costruita dal Genio militare tedesco per ricollegarsi alla Cassino-Sora-Capistrello <1512. Fu proprio per effetto di questi ultimi – stando alle parole di don Vitale – che «le truppe, non avendo in tutta la nostra zona la possibilità di una ritirata, che avrebbe potuto effettuare all’ultimo momento, si dovettero dare alla fuga e la zona rimase sgombra molti giorni prima che arrivassero gli alleati» <1513.
[NOTE]
1477 Relazione di don Vitale.
1478 Cfr. ivi, memoriale di don Vitale alla Commissione di 2° grado.
1479 Nato a Sante Marie (AQ) il 13 marzo 1910, ha svolto attività partigiana nella banda Bardo dal 20/11/43 all’11/06/44, Cfr. ivi, schedario partigiani.
1480 Cfr. ivi, Banda Bardo, relazione di don Vitale. Gli ex prigionieri alleati, grazie al sollecito allarme del Bisciotti, riuscirono a fuggire «inseguiti dal fuoco delle mitragliatrici», mentre costui fu tradotto in carcere a Tagliacozzo, dove dopo 40 giorni di interrogatori e sevizie brutali riuscì a convincere i tedeschi della sua estraneità a fatti contestatigli e fu quindi rilasciato. Ibidem.
1481 «[…] aveva interrotto linee telefoniche attraverso la montagna, aveva ospitato prigionieri alleati, ed aveva incitato pubblicamente al sabotaggio», ivi, dichiarazione del figlio Di Berardino, Lorenzo. Secondo la testimonianza di don Vitale: «aveva tra l’altro raccolto e aiutato prigionieri alleati (e la famiglia ne conserva ancora i bigliettini di gratitudine)», ivi relazione di don Vitale. Lo schedario caduti indica: «fucilato dai tedeschi per aver interrotto linee telefoniche tedesche attraverso la montagna». Ivi. Inoltre, per l’Atlante stragi: «lo stesso giorno [1° giugno 1944] i tedeschi uccisero anche il contadino Francesco Di Berardino che per diversi mesi aveva subito feroci torture, perché accusato di aver sabotato le linee telefoniche tedesche sul vicino Monte Faito. In seguito suo figlio decise di servire la banda “Bardo”», in http://www.straginazifasciste.it/?page-id=38&id-strage=2983. Si segnala discordanza nella data di morte del Di Bernardino: per i documenti presente nel carteggio della banda è 20 marzo, mentre per l’Atlante Stragi il 1° giugno.
1482 A moglie e figli a cui dopo tante insistenze fu concesso di incontrarlo in carcere, egli si presentò orribilmente sfigurato dalle sevizie, con i denti spezzati, le unghie bruciate ed il corpo tumefatto dalle percosse. Cfr. ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda Bardo, relazione di don Vitale.
1483 Cfr. ivi schedario partigiani e schedario caduti e feriti. La notizia della sua avvenuta fucilazione fu comunicata dall’Alto Comando tedesco alla popolazione attraverso l’affissione di manifesti bilingue. Cfr. ivi, Banda Bardo, relazione di don Vitale.
1484 Nato a Sante Marie (AQ) il 27 luglio 1922, gente di Polizia, ha svolto attività partigiana nella banda Bardo dal 20/11/43 all’11/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
1485 Nato a Sante Marie (AQ) il 15 aprile 1918, agente di Polizia., ha svolto attività partigiana nella banda Bardo dal 20/11/43 all’11/06/44. Cfr. ibidem.
1486 Cursi Francesco di Quirino, nato a Sante Marie (AQ) il 13 gennaio 1892, ha svolto attività partigiana nella banda Bardo dal 20/11/43 all’11/06/44. Cfr. ibidem.
1487 Nato a Sante Marie (AQ) il 10 dicembre 1910, ha svolto attività partigiana nella banda Bardo dal 20/11/43 all’11/06/44. Cfr. ibidem. Sarto del paese, fu arrestato dai tedeschi, trattenuto per un paio di giorni nel carcere di Tagliacozzo, e quindi rilasciato. Cfr. ivi, Banda Bardo, relazione di don Vitale.
1488 Nato a Sante Marie il 22 maggio 1914, carabiniere, ha svolto attività partigiana nella banda Bardo dal 20/11/43 all’11/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
1489 Nato a Sante Marie (AQ) il 18 luglio 1893, ha svolto attività partigiana nella banda Bardo dal 20/11/43 all’11/06/44. Cfr. ibidem.
1490 Nato a Vinchiaturo (CB) nel 1907, ha svolto attività partigiana nella banda Bardo dal 20/11/43 all’11/06/44. Cfr. ibidem.
1491 […] poiché all’8 settembre non c’erano stato reparti armati nella zona», ivi, Banda Bardo, relazione di don Vitale.
1492 Ibidem. «[…] l’unico rammarico che li ha sempre tormentati [i partigiani della banda Bardo] è stata a mancanza di buone armi, che in mani così coraggiose e ardenti di lotta avrebbero fatto capire molte più cose ai tedeschi ed avrebbero evitato molte barbariche distruzioni», ibidem.
1493 «Il Movimento Partigiano, un’associazione non riconosciuta né dal CLN né dagli Alleati, che giunse a contare circa 40.000 iscritti in tutta la penisola. L’associazione diretta da Giacomo Andreoni, indicato come Comandante superiore in una scheda redatta dalla Divisione SIS (servizi di investigazione speciali, progenitore del SISDE), aveva avuto una storia piuttosto travagliata: nata dal Comando Superiore Partigiano, creato dallo stesso Giacomo Andreoni, da Giorgio Andreoni, Luigi Andreoni, Silvia Andreoni e Carlo Andreoni per finalità assistenziali, subì ben presto una scissione. Da esso erano nati il Movimento Partigiani d’Italia, che faceva riferimento ad Emilio Rocco e Mario Ambrogi, e il Movimento Partigiano, che continuava a far capo agli Andreoni. Il motivo della separazione fu esclusivamente politico: il Movimento Partigiani d’Italia, che giunse ad avere circa 500 iscritti nella città di Roma e 20.000 tra la Calabria e la Sicilia, svolgeva attività a favore della monarchia, mentre il Movimento partigiano «si occupa della propaganda politica con tendenza repubblicana estremista». L’associazione diretta dagli Andreoni aveva anche un settimanale, «Il Partigiano», i cui direttori erano Appio Claudio Rocchi, che nell’immediato dopoguerra tenne diversi comizi in Abruzzo, e Carlo Andreoni, che compare nelle liste dei fiduciari e dei confidenti dell’Ufficio politico della questura di Roma redatte dall’alto commissario per le sanzioni contro il fascismo», in Nicola Palombaro, Secondo i nostri interessi, cit., pp. 215-216. Per Mari Manlio, l’Andreoni Carlo era a capo dell’organizzazione militare socialista. Cfr. ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda Bardo, dichiarazione di Mari Manlio del 4 gennaio 1946.
1494 Ibidem. La situazione di estrema difficoltà nei trasporti è confermata dallo stralcio della relazione del colonello Ezio De Michelis, a capo del Comando Raggruppamenti Bande Partigiane Italia Centrale (cfr. ivi, Patrioti Marsicani), che scrisse: «Gravissime difficoltà incontravano i trasporti, pur così necessari per armare le Bande e per rifornirle in tempo. Le distanze notevoli da percorrere, la poca disponibilità dei mezzi, i controlli continui fatti dai tedeschi, dai fascisti e dalla polizia lungo tutte le vie di comunicazione, rendevano ancor più ardua la soluzione del complesso problema», ivi, relazione di Mari Manlio.
1495 Ivi, dichiarazione del Comando Superiore Partigiano, Roma, del 6 febbraio 1946, a firma Andreoni Giacomo.
1496 Cfr. ivi, dichiarazione del Comando Superiore Partigiano, Roma del 5 ottobre 1946, ed a firma Andreoni Carlo.
1497 In mancanza di più dettagliate informazioni, si ipotizza che il Gruppo Bertone possa essere un gruppo di bande facenti capo ad Andreoni Carlo del Comando Superiore Partigiano di Roma.
1498 Ivi, relazione di don Vitale.
1499 Ibidem.
1500 Fatti «con fuochi di benzina in scatolette, sottratte ai tedeschi, onde ottenere un lancio di armi», ibidem. Cfr. anche testimonianza del patriota Cursi Francesco.
1501 Ivi, memoriale di don Vitale alla Commissione di 2° grado.
1502 Ivi, relazione di don Vitale.
1503 Cfr. ibidem e testimonianza del patriota Cursi Francesco.
1504 Ivi, relazione di don Vitale.
1505 Ibidem.
1506 Ibidem.
1507 Cfr. ibidem e dichiarazione di Guerra Felice del 3 gennaio 1947.
1508 Cfr. ivi, relazione di don Vitale.
1509 Cfr. ibidem.
1510 Ibidem.
1511 «[…] che servirono poi a preparare delle rustiche bombe a mano», ibidem. Cfr. ivi, anche testimonianza del patriota Cursi Francesco.
1512 Cfr. ivi, relazione di don Vitale.
1513 Ibidem.
Fabrizio Nocera, Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, Anno Accademico 2017-2018
Il Comune di Sante Marie celebra il 25 aprile, festa di Liberazione. Una data importante per l’Italia, in quanto segna la fine della Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta del regime fascista, un giorno di festa e di commemorazione, un momento per ricordare i sacrifici fatti per la libertà e per riaffermare i valori della democrazia.
L’amministrazione comunale, con i rappresentanti di tutte le associazioni del paese, celebreranno il 25 aprile a Sante Marie con una cerimonia solenne. Il programma della giornata prevede per domani il raduno alle 10.15 in piazza Aldo Moro da dove alle 10.30 partirà il corteo che farà tappa presso la lapide di Antimo Ermili e la lapide alla Banda del Bardo per la deposizione di un omaggio floreale.
Alle 10.50 ci sarà la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai caduti e un momento di preghiera.
“Invitiamo tutti a partecipare”, ha commentato il sindaco Lorenzo Berardinetti, “è un’occasione importante per ricordare il passato e per costruire un futuro migliore”.
Redazione, 25 aprile, Sante Marie celebra la festa di Liberazione, L’AquilaBlog, 24 aprile 2024
Il 4 giugno di ritorno da un’adunanza in località Scarazze, i partigiani si imbatterono in una pattuglia formata da due tedeschi e diversi slovacchi che stava sospingendo una numerosa mandria di vaccine razziate nella frazione Pietrasecca di Carsoli. Mentre uno dei bardini cercava di trattenerli, gli altri corsero in paese ad avvertire la popolazione. Giunti infine in paese mandria e conduttori, si trovarono davanti una folla inferocita armata di roncole ed accette, che guidata dai partigiani, li attaccò riuscendo ad uccidere un tedesco ed a mettere in fuga gli altri. Nell’azione, il carabiniere Antimo Ermili <1514, entrato a far parte della banda solo da poco più che un mese, «che era in testa al primo gruppo di animosi partigiani […] cadeva colpito alla testa dall’arma del tedesco e decedeva subito» <1515.
L’8 giugno i tedeschi abbandonarono Sante Marie, dopo aver sparso il terrore tra la popolazione nelle notti precedenti pattugliando ogni via dell’abitato in formazione da combattimento. Il giorno stesso un gruppo di patrioti assaltarono un’auto tedesca, apripista di una colonna di 35 carri armati, transitante lungo una delle strade di ritirata tedesca rimasta incompiuta: l’intera colonna fu costretta a fare retromarcia <1516. Alcuni tra i partigiani della banda si occuparono anche di asportare circa 25 quintali di dinamite posizionati dai gustatori tedeschi lungo una galleria e due posti ferroviari della zona, salvandoli così dalla distruzione <1517.
Il giorno successivo la formazione partigiana scese dalle montagne ed occupò militarmente il paese mantenendone la sicurezza e la vigilanza armata <1518 fino all’11 giugno, data di arrivo della prima pattuglia alleata neozelandese <1519.
[NOTE]
1514 Per i dati dell’Ermili Antimo cfr. ivi, Patrioti Marsicani.
1515 Ivi, Banda Bardo, relazione di don Vitale. La madre dell’Ermili Antimo riportò nella sua dichiarazione del 1° maggio 1946: «egli è caduto alla vigilia della liberazione in Sante Marie, durante un attacco condotto dalla banda stessa, alla quale si era unita la popolazione, contro i tedeschi che razziavano il bestiame. Uno dei tedeschi, mortalmente ferito, riuscì ad esplodere vari colpi due dei quali colpirono a morte mio figlio. Erano accanto a lui l’altro mio figlio Tornate ed altri partigiani che assistettero alla sua morte immediata ed alle circostanze che la produssero», ivi. Cfr. ivi, anche testimonianza del patriota Cursi Francesco. Sia questo episodio che la morte dell’Ermili Antimo furono riportate anche nella relazione De Feo-Salvadori presente nel carteggio della Patrioti Marsicani in cui però vennero collocate al 9 giugno. Cfr. ivi, Patrioti Marsicani.
1516 Cfr. ivi, Banda Bardo, relazione di don Vitale e dichiarazione di Mari Manlio.
1517 Cfr. ivi, relazione di don Vitale. Cfr. anche relazione De Feo-Salvadori in ivi, Patrioti Marsicani.
1518 «[…] e tenendo sotto occhio i fascisti e le case dei fascisti», ivi, Banda Bardo, relazione di don Vitale.
1519 Cfr. ibidem.
Fabrizio Nocera, Op. cit.