Donovan si preoccupava di collocare abili dirigenti a capo delle Divisioni operative

Roma. Foto: R. C.

La sorpresa di Pearl Harbor mostrava inoltre l’enorme falla dei servizi strategici, incapaci di aver notizia in anticipo dell’attacco nemico o anche nel prevederlo. Fu questo l’energico rimprovero che Roosevelt mosse ai propri collaboratori, dando il via a un rimpasto dei vertici militari, nonché alla creazione di un braccio speciale del governo, l’OSS (Office of Stategic Services), destinato a colmare il vuote dell’intelligence <99 e l’incapacità di previsione che era all’origine di Pearl Harbor <100.
Roosevelt impiegò pochi mesi per organizzare l’OSS mettendovi a capo un suo uomo di fiducia, il colonnello W. J. Donovan <101. Ben presto l’OSS costituì quel canale politico ed operativo rappresentato in tempo di pace dal Dipartimento di Stato e dalle ambasciate, ed operò come corpo separato anche se legato a doppio filo al centro del potere decisionale. Questa libertà di azione era tale che alla fine della guerra Truman preferì sciogliere l’organizzazione.
Strutturato come un super dipartimento di stato attrezzato per la guerra, l’OSS era diviso in innumerevoli sezioni, con 13mila uomini in servizio permanente, un bilancio da svariati milioni di dollari e con l’unico obbligo di riferire genericamente al Joint Chief of Staff (l’organo supremo di controllo militare) <102.
Donovan proveniva da una famiglia della ricca borghesia e aveva riempito l’OSS dei più bei nomi della
buona società e di Wall Street oltre che di elementi dotati di notevole talento (come lo storico H. Stuart Hughes o il filosofo Herbert Marcuse). Quel mix di personalità e di culture non era improvvisato o casuale anzi giocava a tutto vantaggio dell’organizzazione e della sua elasticità. Donovan aveva intuito che i suoi uomini dovevano essere in grado di destreggiarsi in ogni situazione. Per questo aveva distribuito nelle varie sezioni elementi di idee politiche opposte <103.
Per tutta la guerra l’OSS costituirà per Roosevelt il canale informativo e al tempo stesso operativo più importante, al punto che la sua attività riuscirà a fornire rapporti, dati e le previsioni necessarie agli Stati Uniti per lo sbarco in Africa e per l’avanzata in Europa.
[NOTE]
99 Con il termine intelligence si intende la raccolta di informazioni e di controinformazioni dei servizi segreti.
100 Sull’argomento si veda il rapporto Hoover commission on intelligence activities, Washington D.C.
101 L’organizzazione antecedente l’OSS e con funzioni analoghe è il COI (Office of the Coordinator of Information), che all’inizio del 1942, dopo aver fatto confluire la sezione propaganda all’interno dell’OWI (Office of War Information), si trasforma appunto in OSS. L’OSS verrà disciolto dal presidente Truman alla fine del 1945 e smembrato in varie sezioni che passeranno o sotto il dipartimento di stato o sotto i servizi militari. Ricostruito nel 1946, su suggerimento iniziale dello stesso Donovan, il nuovo servizio verrà chiamato CIG (Central Intelligence Group), per divenire nel 1947 l’attuale CIA (Central Intelligence Agency). Il primo campo d’azione della CIA sarà l’Europa e in particolare proprio l’Italia, in vista delle cruciali elezioni del 1948. M.Fini R. Faenza, op. cit., p. 2.
102 Cfr., M. Fini R. Faenza, op. cit., p. 3.
103 In Italia per trattare con i comunisti o i socialisti venivano scelti uomini che potessero godere della loro fiducia. Uomini come Peter Tompinks inviato prima ad Algeri e poi in Italia tenterà più volte di conquistare a fiducia di Velio Spano (in Tunisia) e Giorgio Amendola (a Roma), entrambi leader del PCI, senza riuscirvi. Nell’ambiente vicino ai socialisti Tompinks riceverà informazioni sopratutto da Francesco Malfatti, in seguito alto funzionario del ministero degli Esteri e in seguito ambasciatore italiano in Francia. Lo stesso accadeva se si doveva collaborare con gli anticomunisti o con il SIM (Servizio Informazioni Militari), i servizi segreti del governo italiano. Cfr., M. Fini R. Faenza, op. cit., p. 5. Sull’argomento si vedano i giudizi di Peter Tompinks, L’Altra Resistenza la liberazione raccontata da un protagonista dietro le linee.
Vincenzo Aristotele Sei, Italia e Stati Uniti. L’alleato ingombrante (1943-1949), Tesi di laurea, Università della Calabria, 2014

In questo periodo [inizio estate 1944] incombeva una seconda epurazione nell’OSS. E’ noto che l’ingresso delle truppe alleate nell’Urbe del 4 giugno 1944 comportò un’altra riorganizzazione interna all’OSS, che questa volta avvenne sotto la personale supervisione del generale Donovan, il quale, di ritorno dalla Normandia, fu ricevuto in udienza privata dal Papa. Il colonnello Carter restò per qualche tempo a Roma a capo dell’OSS/V Army Detachment e si sistemò a Villa Torlonia, una deliziosa villa fatta costruire da Mussolini per finalità personali e, poi, abbandonata. Soltanto un’unità di ricerca e il servizio di controspionaggio dell’OSS, la X-2 Branch, mantennero la loro base operativa nella città. Quando Peter Tompkins ritornò a Washington, dopo l’espletamento della sua missione segreta nella Roma occupata dai tedeschi, la lista dei sospetti agenti nemici fu ereditata dal Capo della X-2 Branch, James Jesus Angleton, figlio di un ufficiale esecutivo del Colonnello Carter <36, ‹‹magro, amatore, poeta educato a Yale University, dotato di una straordinaria attitudine per l’intrigo bizantino›› <37. La sede del Quartier Generale dell’OSS restò nella Reggia di Caserta e assorbì lo staff del Teatro operativo del Mediterraneo, che aveva già lavorato ad Algeri. Il Comandante in Capo dell’OSS per il Mediterraneo fu il colonnello Edward Glavin, il cui incarico -si disse- fosse di natura politica poiché rappresentò una garanzia del futuro politico dell’organizzazione di Donovan <38. Di simile natura, fu l’incarico di Executive Officer di Glavin che fu affidato a Thomas Early: suo cugino era, infatti, un membro dello staff di Roosevelt e uno dei suoi più vecchi amici. Sfortunatamente né Glavin né Early si rivelarono amministratori competenti e lo staff di Caserta fu mantenuto unito solo grazie all’abilità del Comandante in seconda di Glavin, il maggiore Norman H. NewHouse, figlio di un immigrato russo ebreo e abile giornalista.
Consapevole di tali problemi, Donovan si preoccupò di collocare abili dirigenti a capo delle Divisioni operative. Il SO fu posto sotto il comando di un banchiere di Philadelphia, William Davis Jr., il quale aveva svolto un encomiabile lavoro con le fazioni ribelli dei servizi segreti francesi nell’Africa settentrionale. Anche il SI richiese una speciale cura: il capo della Sezione di Londra, lo scienziato politico di Princeton e futuro colonnello William Maddox, fu chiamato a Caserta quale supervisore delle operazioni di spionaggio nel Teatro del Mediterraneo, mentre Vincent Scamporino, “Scamp”, restò a capo del contingente del SI e stabilì il suo ufficio a Roma, vicino al quartiere dei Parioli, almeno fino al giugno 1944, quando, poi, fu richiamato negli Stati Uniti, in ossequio ad un ordine del generale Donovan, che probabilmente fu la risultante dell’ennesimo conflitto intestino all’OSS <39.
Donovan istituì, inoltre, speciali Divisioni del SI per condurre le operazioni in Europa Centrale e concentrò i suoi migliori talenti e risorse disponibili sul fronte dell’Europa dell’Est e i Balcani, distraendole dal Teatro italiano con conseguente sofferenza per le operazioni in Italia che procedevano, come noto, molto lentamente. Anche in seno al SO e gli OG’s, vi furono significativi cambiamenti con l’investitura del colonnello John Riepe, a capo della Special Operations Division (G3), del XV Army Group. <40 L’autorità del colonnelle Riepe fu riconosciuta sia dal Reggimento sia dall’Armata, che, con la sua intercessione, avrebbero chiarito tutte le attività sia dell’OSS sia delle Agenzie britanniche presenti sul suolo italiano nonché i controversi rapporti in seno all’OSS, tra il SI e il distaccamento aggregato alla V Armata. Fu, così, stilato un accordo, in virtù del quale il SI s’impegnava a fornire la propria assistenza al personale del SO e degli OG’s e a trasmettere all’OSS/V Army Detachment tutte le informazioni segrete ottenute; l’OSS/V Army Detachment, dal canto suo, avrebbe prestato supporto logistico alle missioni del SI che operavano sul suo fronte. Nell’estate 1944, l’OSS, aggregato alle Sezioni G-2 e G-3 e all’AFHQ, divenne la 2677th Headquarters Company sotto il comando del colonnello Edward F. Glavin, quale Commanding Officer, il cui staff incluse il colonnello Thomas Early, conosciuto come “Tom”, e il luogotenente colonnello Edward Gamble. Questa riorganizzazione segnò la fine della prima fase dell’OSS ad Algeri al comando del colonnello Eddy che, più tardi, sarebbe stato nominato ambasciatore degli Stati Uniti in Arabia Saudita. Con la liberazione della città di Siena del 3 luglio 1944, l’organizzazione dell’OSS in Italia si accrebbe di una nuova unità con la costituzione della Company D sotto il comando del maggiore comandante William G. Suhling, Jr. <41. Quest’unità fu istituita il 20 luglio 1944, con giurisdizione su tutte le attività dell’OSS entro l’area di operazioni precedentemente assegnata all’OSS/AAI del XV Gruppo d’Armata. Quanto a Cagiati, questi continuava a svolgere il suo ruolo di ufficiale di collegamento (liaison officer) con il colonnello Riepe, da un lato, e con le Divisioni alleate avanzate, dall’altro. Inoltre, il suo compito era anche quello, poiché nessun altro fu né disponibile né competente ad adempiervi, di seguire le tracce delle squadre che avanzavano oltre le linee e, nel contempo, di reclutare uomini che erano venuti giù dall’Italia del nord, per unirsi agli ufficiali alleati: questo lavoro conseguì molto successo tanto che, come racconta Cagiati stesso, ‹‹alcuni dei nostri migliori agenti furono reclutati proprio in questo periodo e alcuni di essi furono a lungo cercati dal britannico SOE››.
Anche questa seconda riorganizzazione ai vertici dell’OSS in Italia non sortì, tuttavia, alcun significativo effetto positivo sulla campagna italiana le cui criticità permasero intatte.
In primo luogo, frequenti furono i conflitti all’interno dell’OSS e, in particolare, tra il SI e le altre Divisioni nonché tra i dirigenti a Washington e gli ufficiali italo-americani che, giorno dopo giorno, gestivano le operazioni sul campo nell’Italia occupata dal nemico, tanto che si rese necessario che Donovan se ne occupasse personalmente.
I quadri di Washington si lamentavano, in particolare, dei ‹‹Mafia typese›› che lavoravano al servizio del colonnello Glavin. La principale “spina nel fianco” di Washington apparve, però, la fiera e indipendente Sezione italiana del SI a Brindisi, capitanata dalle prime reclute di Earl Brennan, Max Corvo e Vincent Scamporino. Accadde, infatti, che gli uomini del SO denunciassero il fatto che il SI non trasmettesse loro le informazioni che avrebbero consentito di programmare le missioni di sabotaggio di loro competenza.
La menzionata testimonianza di Cagiati conferma tale stato di agitazione intestina nell’OSS, alimentata anche dalle accuse mosse nei confronti della Sezione italiana del SI di Earl Brennan di cattiva amministrazione ed eccessiva autonomia. “In aggiunta, l’aspetto politico del nostro lavoro assunse una crescente importanza. Se noi avessimo seguito il sistema britannico, di questo si sarebbe preso cura il SI. Purtroppo, i contatti e le informazioni politiche ottenute dal SI non furono mai trasmesse alle divisioni operative […] Fu una giusta decisione aver individuato tutti gli ambienti politici da noi stessi, così ottenendo assai più aiuto lungo queste linee dalla Gran Bretagna e le altre agenzie alleate quali la PWB (Psychological War Branch, nda) e l’AMG (Allied Military Government, nda), fondato su una base informativa di tipo personale, di quello che avessimo mai ottenuto dal SI” <42.
In secondo luogo, l’aspra competizione tra i servizi speciali alleati fra loro fu un fattore di crisi di non poco momento. In questo periodo, si fecero più acute le incomprensioni e sempre più diffusa la conflittualità con i servizi segreti britannici che riguardarono, in particolare, l’atteggiamento verso la Resistenza italiana. Il comandante del SO, William Davis Jr., che aveva lavorato fianco a fianco con il SOE in Africa del nord, scoprì, con disappunto, che i servizi segreti sia americani sia inglesi in Italia andavano ciascuno ‹‹per conto proprio›› <43: c’erano, infatti, frequenti dispute a proposito di quale gruppo di patrioti ovvero di quale equipaggiamento dovesse essere rifornito tanto che pare che quando Davis ricevette un nuovo incarico nell’OSS in Cina non fosse per niente dispiaciuto di lasciare!
Costituì una parziale eccezione a questo complicato stato di fatto l’operato dell’OSS/AAI che, sotto la direzione del colonnello Glavin e il maggiore Suhling, pose in essere una serie di operazioni congiunte con il britannico SOE, continuò a tenersi in contatto con gli ambienti politici locali man mano che avanzava lungo la penisola liberata e, in particolare, concentrò la sua attenzione sulla città di Firenze dal momento che molti agenti si erano rifugiati o avevano stabilito contatti in quest’area. Ivi, nella prima metà di gennaio ’45, fu collocata la sede della Company D affinché il suo comando fosse più vicino all’attuale linea del fronte e al Quartier Generale del XV Gruppo d’Armata, all’epoca, sito nella città di Siena. Per ordine del colonnello Riepe, fu posta in essere un’operazione congiunta tra l’OSS/AAI e il SOE, che vide protagonisti il citato capitano americano Cagiati per l’OSS e il maggiore britannico Charles Macintosh del SOE, entrati in Firenze al seguito della VIII Armata. La missione consistette nell’instaurare contatti con le bande dei partigiani locali che combattevano al di là del fiume, sì da mantenere stretti collegamenti tra questi ultimi e le truppe alleate che stavano respingendo indietro il nemico verso quella che sarebbe, poi, diventata la ‹‹linea gotica››, predisporsi a ricevere corrieri dall’Italia del nord e infiltrare agenti oltre le linee <44. Quando entrarono nell’area settentrionale della città, i tedeschi occupavano ancora le periferie. Questa situazione continuò per quasi tre settimane mentre il resto delle Forze alleate stava muovendosi oltre la linea dell’Arno. Cagiati e Macintosh, suo collega nell’operazione su Firenze, s’impegnarono, altresì, nel procurare servizi di intelligence alla base, prendere contatti con i patrioti locali, essere a disposizione, se necessario, dei comandanti militari locali e, infine, stabilire contatti radio con le missioni oltre le linee nemiche. Proprio sulla scorta del successo dell’operazione congiunta OSS/SOE compiuta a Firenze, su richiesta della V Armata, il XV Army Group ordinò che un lavoro simile fosse effettuato a Bologna, considerata il più importante centro sulla strada dell’avanzata Alleata verso il nord della penisola. Tale missione fu affidata, ancora una volta, al capitano americano Alexander Cagiati e al maggiore britannico John Henderson del SOE e durò due mesi, in attesa che si compisse la conquista alleata di Bologna. Il lavoro di Cagiati e Henderson fu alquanto composito e consistette sia nel coordinare le informazioni segrete acquisite e le operazioni speciali poste in essere dalle rispettive organizzazioni cui appartenevano (rispettivamente, l’OSS/AAI e il SOE) con quelle delle forze armate alleate, sia nel prendersi cura dei partigiani che combattevano nelle zone oltrepassate dalle divisioni alleate avanzate e, in generale, nell’agire quali delegati mobili dei rispettivi Quartieri Generali <45.
[NOTE]
36 James Jesus Angleton (9 Dicembre 1917-12 Maggio 1987), fu capo del servizio di counterintelligence (CI), della Central Intelligence Agency (CIA). La sua posizione ufficiale nell’organizzazione era, così, denominata: “Associate Deputy Director of Operations for Counter” (ADDOCI). Durante la seconda guerra mondiale, lavorò al comando di Peason nella divisione di controspionaggio dell’OSS, la Counterintelligence Branch (X-2) a Londra; fu capo della Sezione italiana per la X-2 a Londra dal febbraio 1944 a novembre ’44 e, poi, trasferito in Italia come comandante del Secret Counterintelligence (SCI) – Unit Z, che si occupò dei servizi segreti “ULTRA”, il sistema di deciframento dei messaggi di Enigma, la macchina di scrittura in codice di cui si avvalsero i tedeschi. Dalla fine della guerra, Angleton fu a capo della X-2 Branch in tutta l’Italia e, nel dopoguerra, restò in Italia dove stabilì contatti con le altre organizzazioni di servizi segreti ivi operanti, giocando un ruolo di prim’ordine nella vittoria del partito della Democrazia Cristiana, supportato dagli USA, sul Partito Comunista Italiano, sostenuto e finanziato, invece, dalla Russia, alle prime elezioni politiche dell’Italia Repubblicana il 18 aprile 1948.
37 R.H. Smith, The Secret History of America’s First Intelligence Agency cit., p. 103.
38 Secondo questa teoria, all’inizio della guerra, Glavin era stato parte dello staff del generale Hugh Drum, colui che avrebbe dovuto diventare Segretario della Guerra, in caso di vittoria del Governatore di New York Thomas E. Dewey su Franklin D. Roosevelt alle elezioni presidenziali di quell’anno. R. H. Smith, Ivi, p. 105.
39 Per Corvo, i brillanti risultati raggiunti dal SI in Italia furono fonte d’invidia in molti ambienti all’interno dell’OSS e sfociarono nell’allontanamento di Scamporino da Roma per ordine di Donovan, probabilmente per la pressione di qualche “amico” dell’OSS. A proposito della partenza di “Scamp” dall’Italia, Corvo richiamava alcuni riconoscimenti ufficiali della qualità del lavoro di intelligence condotto dalla Sezione anche grazie al prezioso contributo di “Scamp”, tra i quali una lettera di lodi del colonnello Charles Poletti, comandante dell’AMGOT, al generale Donovan del 16 luglio 1944. M. Corvo, La campagna d’Italia dei servizi segreti americani cit., pp. 235–237.
40 La riorganizzazione della struttura dell’OSS in Italia dopo la liberazione di Roma è trattata da un’ampia storiografia. E multis, R. H. Smith, The Secret History of America’s First Intelligence Agency cit., pp. 104 e ss.
41 William G. Suhling. Jr., era un uomo d’affari della Virginia del Sud, con interessi per l’industria del tabacco, che si era arruolato volontario nell’OSS. Non aveva alcuna esperienza in materia di spionaggio ma, in compenso, era dotato di buon senso e una spiccata capacità imprenditoriale. Si cfr. M. Corvo, La campagna d’Italia dei servizi segreti americani cit., p. 247 e, concorde, P. Tompkins, L’altra Resistenza cit., pp. 274 e ss.
42‹‹In addition the political side of our work assumed increasing importance. Had we followed the British system this would have been taken care of by SI. Unfortunately such political contacts and information for background purposes that obtained by SI was not transmitted to Operations. I think it is a fair statement that we dug up all political background by ourselves and we obtained far more help along these lines from the British and from other agencies such as PWB and AMG on a personal basis than we ever obtained from SI.››
A. Cagiati, Italian Activities January 1943- June 1945 cit., pp. 15 e 16.
43 H. R. Smith, The Secret History of America’s First Intelligence Agency cit.., p. 107.
44 Per approfondimenti sulla missione del SOE a Firenze, si cfr. D. Stafford, Mission Accomplished cit., pp. 158 e ss.
45 Si veda A. Cagiati, Italian Activities January 1943-June 1945 cit., pp. 17 e 18.
Michaela Sapio, Servizi e segreti in Italia (1943-1945). Lo spionaggio americano dalla caduta di Mussolini alla liberazione, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, 2012

La “Missione Nino/La Fonte Chain” era stata infiltrata a Roma dall’agente OSS Andre Pacatte nell’aprile del 1944 e consisteva nell’organizzazione della radio clandestina chiamata La Fonte. La radio aveva il compito di tenere il collegamento con la V Armata americana, cui forniva notizie che costituirono utili avvisi alla difesa della città di Roma. […] il capomissione [Eugenio Arrighi, ndr] e il suo operatore [Antonio Pappagallo, ndr] erano stati fatti passare attraverso le linee da Anzio; entrambi avrebbero dovuto lavorare per il generale Peppino Garibaldi, nipote del famoso liberatore di Roma, allora nascosto in città e più tardi arrestato dagli Alleati perché sospettato di aver lavorato per i tedeschi.
La radio trasmise con successo dal 3 aprile al 4 maggio, quando fu intercettata dal Sicherheitsdienst. […] Di Pappagallo, portato a nord dalle SS, non si seppe più nulla. Scoperta la missione il giorno 04.05.1944, il comandante Arrighi fu arrestato e portato nel carcere di Via Tasso…
Testimonianza sull’arresto di Eugenio Arrighi (in Giacomozzi, 2011, pp. 55-56)
Redazione, 4 giugno 1944, L’eccidio della Storta, Edizioni ANFIM (Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri caduti per la libertà della Patria), 2021