
Il Piano Demagnetize fu un accordo stipulato fra il 1951 e il 1952 dai servizi segreti nordamericani, italiani e francesi. Esso aveva come obiettivo il depotenziamento dell’influenza comunista sulle società degli stati aderenti, mediante un rigido monitoraggio delle attività di intelligence dei rispettivi servizi segreti (SIFAR per l’Italia). La redazione fu opera del Joint Chiefs of Staff. Venuto agli oneri della cronaca in epoca postuma (1978), a seguito della pubblicazione del testo di Roberto Faenza “Il malaffare <191”, contenente documenti declassificati e resi pubblici dalla Library of Congress degli Stati Uniti, consta di un memorandum “riservato” a firma del Comando Generale di Stato Maggiore. Firmato per conto italiano dal Generale De Lorenzo, futuro responsabile capo del SIFAR dal 1956, esso sembra esser rimasto noto ai soli vertici dei servizi segreti, malgrado sul punto la storiografia contemporanea difetta di un’interpretazione uniforme <192 (De Lutiis <193). Sulla mancata conoscibilità del piano da parte del Presidente De Gasperi invece restano grosse perplessità per via del suo rapporto molto serrato con la Casa Bianca. Sulla base di due memorandum del 12 aprile 1952 e del 21 aprile 1952 <194 del Segretario alla difesa, il Servizio di strategia psicologica dello stesso Ministero approvò un piano operazioni psicologiche per la riduzione del potere comunista in Francia e Italia, con la clausola che le azioni specifiche ivi contenute fossero intraprese a discrezione del Dipartimento di Stato e degli ambasciatori americani in Francia e Italia su base facoltativa piuttosto che obbligatoria. Venne prevista anche la costituzione, da parte degli ambasciatori in Francia e in Italia, di comitati di esperti analoghi a Parigi e a Roma, con la partecipazione di un rappresentante militare. Gli obiettivi del piano vertevano sulla riduzione della forza del partito comunista nei due Paesi, delle sue risorse materiali, delle organizzazioni internazionali, della influenza sui Governi francese e italiano e, in particolare, sui sindacati, nonché l’attrazione da esso esercitata sui cittadini francesi e italiani, affinché cessasse di rappresentare una minaccia per la sicurezza della Francia e dell’Italia e per gli obiettivi degli Stati Uniti; ciò comportava anche il rafforzamento dei sindacati liberi e delle forze effettivamente democratiche <195.
Nella seconda parte il documento invece specifica le modalità operative attraverso cui giungere ai targets prestabiliti: “Per raggiungere questi scopi, il piano indica attività che devono essere intraprese da diversi ministeri o enti pubblici a discrezione, oppure sotto la direzione generale e il controllo del Dipartimento di Stato e degli ambasciatori statunitensi in Francia e in Italia. Essi non devono considerare questo un obbligo ma una facoltà operativa che abbia il fine di: a. appoggiare importanti iniziative anticomuniste che sono attualmente intraprese dai governi francese e italiano; b. ove possibile, fare opera di pressione morale, economica e politica, nella misura in cui ciò sia alla portata dei rappresentanti americani, perché i governi francese e italiano si adoperino vigorosamente per raggiungere gli scopi predetti; c. condurre le proprie attività in Francia e in Italia, per quanto sia possibile, in modo che ciò concorra al raggiungimento degli obiettivi succitati <196”. Tenuto conto di ciò, benché memori dell’incompletezza della documentazione fornita dal Dipartimento della Difesa statunitense alla Commissione Parlamentare Stragi (X Legislatura), il piano Demagnetize appare privo di implicazione utili alla nostra dissertazione, esaurendo la sua ragion d’essere in una cornice che all’indomani della Strage di Portella – e delle rivendicazioni antisovietiche della banda Giuliano – avrebbe potuto anche velatamente rimandarne alla funzionalità strategica. Inoltre, per via della diretta centralità dell’operazione in seno al Dipartimento americano appare di scarsa probabilità una gestione mediata a più livelli che fornisse in questa fase (1950-1953) la ricerca di un coinvolgimento diretto di ampie fette di criminalità. Infine, l’ultimo elemento stridente con una visione di campo allargato è la conclamata funzione preventiva <197 del progetto demagnetize e stay behind. Non va dimenticato come le rivendicazioni avanzate dal bandito Salvatore Giuliano e gli attentati dinamitardi diretti contro le sedi del PCI siano un segnale di senso opposto a quello caldeggiato nella manualistica. Infatti, dalla Strage di Piazza Fontana si assisterà ad un reiterato tentativo di attribuire la paternità delle stragi ai gruppi comunisti, costruendo eventi destabilizzanti al fine di screditarne l’avanza politica. Lo storico svizzero Ganser ha ricordato che nel novembre del 1969, l’Aginter Presse redasse un documento, intitolato “La nostra attività politica”, in cui si palesava la volontà di fare sì che i comunisti venissero incolpati di attentati compiuti da estremisti di destra, e che tracce e indizi dovessero essere predisposti a questo fine <198.
Nel lasso di tempo fra l’emanazione di Demagnetize e la direttiva Westmoreland (1970) va segnalato altresì il diffondersi di iniziative atte a screditare i governi democristiani favorevoli all’apertura alle sinistre (Governo Moro I). Sotto la regia di W. Horney, numero uno della Cia in Italia, saranno arruolati uomini dell’eversione nera specializzati in atti dinamitardi contro le sezioni dei partiti, al fine di caldeggiare svolte governative autoritarie come quella del tentato golpe De Lorenzo del 1964 <199. In tale prospettiva non è da escludersi il coinvolgimento di piccoli e grandi criminali ideologizzati.
[NOTE]
191 R. FAENZA, Il malaffare. Dall’America di Kennedy all’Italia, a Cuba, al Vietnam, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1978.
192 Le ricostruzioni storiche più accreditate lo descrivono quale quadro (attività militari e politiche di indirizzo e stile più pragmatici) di una teorica impostazione di contrasto psicologico all’eventuale crescita di consenso delle ideologie collettiviste. Fonti minoritarie, invece, sostengono la diretta compartecipazione con i compiti dell’organizzazione Gladio.
193 Si ritiene che la fonte più affidabile in merito sia G. DE LUTIIS, Storia dei servizi segreti in Italia, Editori Internazionali Riuniti, 1994. Si segnala sul punto, inoltre, l’inchiesta giornalistica pubblicata come saggistica da M. GUARINO, F. RAUGEI, Gli anni del disonore: dal 1965 il potere occulto di Licio Gelli e della Loggia P2 tra affari, scandali e stragi, Dedalo edizioni, Bari 2006.
194 Ibidem.
195 Senato della Repubblica-Camera dei Deputati, XIII Legislatura, Atti Parlamentari. Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, doc. XXIII n.32, Prerelazione sull’inchiesta condotta dalla Commissione in ordine alle vicende connesse all’operazione Gladio, con annessi gli atti del dibattito svoltosi sul documento stesso pag. 22-23. Il testo riporta pedissequamente l’estratto dei documenti inoltrati dal Dipartimento della Difesa americano su richiesta della Commissione bicamerale Stragi.
196 Ibidem.
197 Sul punto dissente l’ex magistrato Pietro Calogero che nell’opera L’Italia delle stragi. Le trame eversive nella ricostruzione dei magistrati protagonisti delle inchieste (1969-1980), a cura di A. VENTRONE, donzelli editore, Roma 2019, pag.26 ribadisce due corollari: il piano non avrebbe avuto alcuna finalità golpista posta la sua intenzionalità nel rafforzare e stabilizzare l’ordine costituzionale privo delle sinistre di governo; la difformità strategica rispetto alla rete difensiva stay behind.
198 D. GANSER, Gli eserciti segreti della Nato. Operazione Gladio e terrorismo in Europa Occidentale, Fazi Editore, Roma 2005, p. 142.
199 Una strategia volta ad abusare delle potenzialità dei golpe pur senza averne una necessità vera. Un’intimidazione servile ad una pressione costante sui vertici costituzionali al fine di stabilizzare nell’area conservatrice il sistema politico.
Giuliano Benincasa, Criminalità Organizzata. Sviluppo, metamorfosi e contaminazione dei rapporti fra criminalità organizzata ed eversione neofascista: ibridazione del metodo del metodo mafioso o semplice convergenza oggettiva?, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2020-2021