Il documento dell’aprile 1950 fu nuovamente emendato in seguito allo scoppio della guerra in Corea (25 giugno). Da tale revisione nacque la Nsc 67/2, poi parzialmente superata della Nsc 67/3. Nella Nsc 67/3 si legge un piano per fronteggiare la minaccia comunista, che consisteva nel “dispiegare forze in Sicilia e in Sardegna o in entrambe le isole, col consenso del governo italiano legale e dopo consultazione con i britannici e i paesi Nato, in forze sufficienti a occupare queste isole contro l’opposizione comunista indigena. Nel caso in cui i comunisti dovessero guadagnare la partecipazione al governo italiano, o nel caso quel governo dovesse cessare di mostrare una determinazione a opporsi alle minacce comuniste interne ed esterne, gli Usa dovrebbero iniziare misure … (omissis) progettate per impedire la dominazione comunista e per ravvivare la determinazione italiana ad opporsi al comunismo” <421. II documento trattava quindi delle misure sia preventive che punitive da adottarsi in due casi specifici. In primo luogo, nell’eventualità di insurrezione appoggiata dall’esterno. In secondo luogo, in caso di vittoria del Pci per vie legali. Fra le misure preventive è da notare il suggerimento, poi messo in pratica alcuni mesi più tardi, di avviare le procedure per una revisione informale del Trattato di Pace, specialmente di quelle parti che imponevano limiti sulla qualità e la quantità delle forze armate nazionali. Le misure punitive in caso di insurrezione interna venivano invece volutamente lasciate nel vago, in quanto ci si auspicava soltanto di utilizzare le forze militari statunitensi in modo da essere in grado di impedire, quando necessario, che l’Italia cadesse sotto il dominio comunista, senza specificare quali misure intraprendere a tal scopo <422. Ancora più vaghe apparivano poi le inziative da intraprendere nel caso i comunisti fossero giunti al potere per vie legali. Nel testo si legge soltanto: “gli Stati Uniti dovrebbero dar corso ad iniziative (omissis) mirate ad impedire la presa dei potere da parte dei comunisti e a rafforzare la determinazione italiana di opporsi al comunismo” <423. Tuttavia, anche in questo caso mancano dettagli specifici sull’entità e la portata dell’intervento statunitense in Italia.
In questo periodo si registrò quella che Rosaria Quartararo ha definito una “diminutio nel tono e nella portata dei rapporti tra Stati Uniti e Italia” <424. Tale fase, contrassegnata spesso da tensioni e malumori, vide spesso Washington in forte contrasto con il governo italiano, che continuava ad avanzare richieste di aiuti finanziari e militari, e appelli per ottenere un ruolo maggiore in seno all’alleanza atlantica, senza però percepire – o forse ignorandole volutamente – divergenze esistenti tra interessi italiani e aspettative statunitensi. In questo contesto, gli Usa poterono constatare l’impossibilità di stabilire in Italia una democrazia e un’economia “sana”, “all’americana”, e furono costretti a rivedere i propri programmi strategici per la penisola adattandoli al contesto nazionale. L’accusa principale rivolta al partito di governo era l’incapacità nel porre in essere un programma efficace di riforme che, in campo fiscale, agrario, amministrativo e sindacale, fosse in grado di appianare gli squilibri sociali, promuovere un miglioramento delle condizioni di vita e una diminuzione del tasso di disoccupazione. Gli Stati Uniti erano infatti convinti che soltanto attraverso la trasformazione economica e sociale del paese fosse possibile garantire la sua stabilità democratica. In particolare, Washington chiedeva un utilizzo più oculato dei fondi Erp destinati all’Italia, che in quegli anni subirono netti tagli in virtù della mancanza di investimenti, e una programmazione industriale definita, che fosse in grado di attrarre gli investimenti americani. Un altro motivo di scontro con gli Stati Uniti era legato all’inerzia istituzionale nei confronti della sovversione comunista. In seguito all’invasione della Corea del Sud, gli Stati Uniti iniziarono a temere che, in caso di guerra, il Pci agisse come una “quinta colonna” dei sovietici, agevolandone l’azione militare nei confronti dell’Italia. In questo clima di tensione i servizi segreti americani iniziarono a predisporre depositi di armi e munizioni necessari per alimentare una prima resistenza in caso di aggressione comunista <425. Al tempo stesso, il governo italiano aveva avanzato proposte di leggi speciali tese all’instaurazione di una “democrazia protetta”, che rafforzavano alcuni poteri dell’esecutivo al fine di limitare le attività politiche delle opposizioni <426. Tra queste proposte rientravano la creazione di un servizio di Difesa Civile, incaricato di provvedere all’organizzazione dei servizi necessari per proteggere la popolazione in caso di calamità naturale e di guerra anche attraverso la requisizione dei beni e delle prestazioni personali, la modifica del codice penale contro l’occupazione della terra, la limitazione del diritto di sciopero e di stampa e numerosi altri provvedimenti che restringevano fortemente le garanzie costituzionali <427. Questi progetti di legge non superarono mai l’iter parlamentare, sia a causa delle resistenze opposte dalle sinistre e dall’opinione pubblica, sia perché che erano stati presentati al solo scopo di rispondere alle pressioni provenienti dagli Stati Uniti, e non per reale convinzione o volontà di attuarli. Andare oltre i confini della Costituzione avrebbe infatti comportato oltrepassare i limiti di quella democrazia di cui gli esponenti del governo si ergevano a difensori <428. Per queste ragioni, gli Stati Uniti percepirono tali iniziative come interventi puramente simbolici, e dunque inefficaci nel combattere il comunismo in Italia. Inoltre, gli Stati Uniti leggevano nell’atteggiamento italiano un sentimento di generale resistenza nei confronti delle ingerenze americane negli affari interni, alimentato sicuramente da alcune questioni pendenti come la revisione del Trattato di pace e l’annessione della penisola all’Onu. A generare tensioni tra Stati Uniti e Italia era anche la diversità di vedute sulla questione del riarmo e sull’impiego dei finanziamenti statunitensi. Con la guerra in Corea si ebbe infatti l’esigenza di fondere l’assistenza economica dell’Erp con la produzione militare della Nato. Per ridurre ad un sistema unico le due forme di assistenza, basate in fondo sugli stessi obiettivi, fu creata la Mutual Security Agency, che contribuì a un forte aumento delle spese militari e alla decisione di reindirizzare anche in Italia i fondi americani dalla produzione civile a quella bellica <429. Il 10 ottobre 1951, Truman firmò il Mutual Security Act (Msa), che costituì la base legale per la continuazione dell’assistenza economica e militare agli Stati europei <430. Il Msa fu integrato dagli emendamenti Benton e Moody, che introducevano i contratti Offshore Procurements (Osp), con cui si assegnavano commesse militari alle industrie dei paesi europei purché appartenenti ad organizzazioni sindacali non comuniste e a patto che tra i loro dipendenti non vi fossero iscritti al Pci <431. Gli Osp rispondevano ad un duplice obiettivo: da un lato, equipaggiavano le forze armate occidentali e rendevano possibile una loro maggiore partecipazione agli obiettivi di difesa comune della Nato, incrementando al tempo stesse le potenzialità produttive dei paesi beneficiari <432. Contemporaneamente, gli Osp impedivano “di aiutare un paese che permettesse volontariamente di far pervenire al blocco sovietico armi ed energia atomica”, contribuendo in questo modo anche alla lotta al comunismo <433.
[NOTE]
421 Frus, 1951, vol. IV, Statement of Policy Proposed by the National Security Council, Nsc 67/3, The Communist Threat to Italy, top secret, Washington, 5 gennaio, 1951, pp. 543-545, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1951v04p1/pg_543.
422 «Make such use of US military power as may at the time the appropriate to prevent Italy from falling under communist domination». Ibidem. Un’altra clausola precisava poi che ciò sarebbe stato attuato con il consenso del governo italiano, secondo le direttive elaborate dal Jcs.
423 “The United States should initiate measures (censura) designed to prevent cotnmunist domination and to revive Italian determination to oppose communism”.
424 R. Quartararo, L’Italia e il Piano Marshall, cit., pp. 713 e ss.; Id., Italia e Stati Uniti, cit. p. 371.
425 M. Margiocco, Stati Uniti e Pci, cit. pp. 47-48.
426 I. Rossini, Democrazia protetta e leggi eccezionali. Un dibattito politico italiano. 1950-1953, Progetto di ricerca del dottorato Conflittualità sociale, violenza politica e gestione dell’ordine pubblico a Roma, 1948-1960, in “Dimensioni e problemi della ricerca storica”, 2 (2011): pp. 75-107, disponibile al link: https://www.academia.edu/1567541/Democrazia_protetta_e_leggi_eccezionali_un_dibattito_politico_italiano_1950-1953?email_work_card=title.
427 G. Scarpari, La Democrazia cristiana e le leggi eccezionali, Milano, Feltrinelli, 1977; S. Chillè, I riflessi della guerra di Corea sulla situazione italiana, in “Storia contemporanea, 5 (1987): pp. 895-926; M. G. Rossi, Una democrazia a rischio, in F. Barbagallo (a cura di), Storia dell’Italia repubblicana, vol. 1, La costruzione della democrazia, Torino, Einaudi, 1995. pp. 911-1005; G. Formigoni, La Democrazia Cristiana e l’Alleanza occidentale, Bologna, Il Mulino, 1996, pp. 369-72; E. Bernardi, La Democrazia cristiana e la guerra fredda: una selezione di documenti inediti (1947-1950), in“Ventunesimo Secolo”, 5, 10 (2006): pp. 127-137; F. Robbe, L’Impossibile incontro. Gli Stati Uniti e la destra italiana negli anni Cinquanta, Milano, FrancoAngeli, 2012, p. 37.
428 I. Rossini, Democrazia protetta e leggi eccezionali. Un dibattito politico italiano. 1950-1953, cit. p. 98.
429 L. Sebesta, L’Europa indifesa, cit. pp. 175 e ss.
430 P. Angelini Rota, Gli aiuti americani all’Italia dal 1948 al 1953, cit. p. 69.
431 L. Sebesta, L’Europa indifesa, cit. pp. 206-230; J. Miller, Roughouse Diplomacy, cit. p. 298.
432 M. E. Guasconi, L’altra faccia della medaglia, cit. p. 124.
433 J. McGlade, Lo zio Sam ingegnere industriale, cit. p. 36.
Letizia Marini, Resistenza antisovietica e guerra al comunismo in Italia. Il ruolo degli Stati Uniti. 1949-1974, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Macerata, 2020