Il 12 settembre i tedeschi occuparono Venezia

La nascita del movimento Resistenziale a Venezia ha avuto modalità e momenti diversi. Vi fu un impeto di interesse e partecipazione maturato intorno ai Quarantacinque giorni del governo Badoglio <180, che però andò, nei primi momenti subito successivi, sciamando. Nel processo di germinazione dei movimenti resistenziali si rivelò fondamentale l’esigua ma viva attività che era stata compiuta dalle forze politiche clandestine durante tutto il Ventennio e nella prima parte del Secondo Conflitto Mondiale. A Venezia erano infatti resistite, in forme diverse, e più volte perseguitate, alcune cellule dei principali partiti che avevano fatto parte dell’Italia democratica pre-fascista o che proprio durante l’esperienza mussoliniana si erano formate <181. Tra questi il più rilevante ed organizzato a Venezia era il PCI <182, seguito da PSI e Pd’A, come da una vasta attività del mondo politico cattolico, popolare e, in seguito, democristiano <183. Fu proprio l’attività e l’impegno di queste principali forze politiche a dare vita, a Venezia, alla lotta contro il regime fascista già a partire dall’autunno del 1942 <184, quando fu fondato il Fronte Nazionale d’Azione, uno dei comitati antifascisti tra i più prematuri in Italia, che anticipava di fatto il futuro CLN <185.
Le azioni più concrete iniziarono ad essere messe in atto, a Venezia, a partire dal 26 luglio del 1943, quando, a seguito della sfiducia al governo Mussolini e alla creazione dell’esecutivo guidato da Badoglio, in città vi fu una grande manifestazione concentrata in Piazza San Marco <186. Durante i Quarantacinque giorni intercorsi tra il 25 luglio e l’8 settembre, nonostante non si verificarono radicali cambiamenti nella struttura organizzativa dei partiti antifascisti <187, e nonostante l’azione e la partecipazione popolare andassero lentamente scemando, le forze politiche riuscirono a sfruttare questo lasso di tempo per organizzarsi e consolidarsi <188. Una preparazione fondamentale, che ravvivò la vita politica pubblica e di carattere democratico, ma che risultò di fatto insufficiente nel tentativo di contrastare l’imminente occupazione nazista: i partiti politici tentarono infatti, quando i tedeschi stavano per entrare in città, di coinvolgere il prefetto ed il comandante del dipartimento marittimo per organizzare la difesa della città unendosi alle forze militari. Questo primo tentativo di organizzare una resistenza all’invasione tedesca si rivelò fallimentare, scontrandosi con «l’inerzia di un sistema di potere votato al suicidio» e alla successiva, spietata, occupazione <189. Il 12 settembre i tedeschi occuparono la città. L’occupazione della città si rivelò problematica sin da subito, visti i numerosi soldati e marinai italiani lasciati a se stessi e catturati dai rastrellamenti tedeschi effettuati nel centro storico, ai quali risposero i veneziani con quei primi «moti» di partecipazione e presa di coscienza popolare-nascondendo numerosi soldati per «sottrarli alle ronde tedesche» <190.
Molte furono le contraddizioni in questo quadro in cui si andavano formando parallelamente le strutture dell’Occupazione e quelle della Resistenza.
In primo luogo, il peculiare ambiente veneziano avrebbe portato Volpi e la classe dirigente ed imprenditoriale cittadina, isolata dal ritorno dei fascisti in città, al finanziamento e sostentamento economico dei gruppi partigiani, anche nel tentativo di sostenere più le spinte cattoliche che quelle comuniste. Questo perché il contesto resistenziale visse, specialmente a Venezia, un continuo rapporto tra spinte di rinnovamento e spinte di continuità con il precedente sistema di potere <191. Anche per questo, larga parte delle opposizioni politiche conobbero inoltre una forte spinta “liberal-liberista” e da subito si adoperarono considerando anche il valore economico che le gesta della Resistenza potevano garantire al termine della guerra e nelle successive fasi di ricostruzione <192.
Inoltre, il contesto urbano come quello provinciale, si sarebbero rivelati estremamente difficili per le operazioni di guerriglia, sia per le intrinseche caratteristiche geografiche e topografiche, sia per il fatto che in città si riuscì ad organizzare una classe dirigente ad estrazione prettamente cittadina, assente nell’ambito della campagna <193. Solo più avanti le azioni militari avrebbero conosciuto una maggior efficacia anche in campagna, dove i fascisti ebbero modo di manifestare una forte «sensazione di accerchiamento» <194.
Subito dopo l’8 settembre e l’occupazione cittadina del 12, iniziò quindi l’organizzazione della Resistenza, dal punto di vista politico come dal punto di vista della lotta armata clandestina. Due aspetti che si svilupparono parallelamente e con caratteristiche diverse. Venezia, si rivelò un contesto favorevole alla sperimentazione politica, dato che già dal novembre del 1943 iniziano a costituirsi centri di coordinamento dell’attività cospirativa <195, nonostante le difficoltà e contrasti tra i vari partiti, ad esempio il PCI, resta isolato in posizioni di autonomia fino alla segreteria di Bruno Venturini nella primavera del 1944 <196. Anche se in seguito le differenze politiche e di strategia d’azione furono superate nell’ottica di un bene comune contro l’occupazione nazi-fascista <197, l’inizio dell’attività del CLN veneziano, costituito nell’ottobre del 1943 <198, fu comunque molto difficoltosa, anche per il già citato ruolo di Venezia come snodo amministrativo e militare dentro la RSI, che rese molto più complicata la stessa organizzazione militare e cospirativa. In un primo momento la mancanza di coordinazione portò ad azioni diverse e disomogenee: alcuni esponenti antifascisti si trasferirono al sud, altri gruppi armati fiorirono spontaneamente <199, altri ancora organizzarono azioni di sabotaggio soprattutto delle infrastrutture e delle linee ferroviarie <200. L’attività, in quel primo periodo, avvenne quindi spesso fuori dalle direttive dei comitati <201. Vengono a formarsi alcuni primi nuclei di azione autonomi, che sarebbero stati prodromi della formazione delle più importanti brigate successive, come avvenne con la brigata Venezia, che poi fu trasformata nella più importante brigata Biancotto <202.
Il quadro rimase comunque molto difficoltoso, anche dopo il trasferimento del CLN regionale a Venezia, le cui operazioni furono infatti sospese dopo un’irruzione tedesca durante una riunione a Palazzo Arrivabene. La nascita del movimento resistenziale avevano conosciuto difficoltà non solo nella modesta consistenza di personale militare, spesso poco armato, cosa comune a tutto il territorio italiano fino al 1944, ma anche per le intrinseche caratteristiche del contesto politico e geografico <203. Le difficoltà ad operare nel contesto cittadino e di campagna, tra Venezia e la sua provincia, portò molti antifascisti veneziani a organizzare e a partecipare ai movimenti clandestini alpini. Furono infatti veneziani Sandro Gallo, tra i primi ad organizzare la resistenza in Cadore, come coloro che organizzarono la divisione Nannetti, la brigata Matteotti nella zona del Grappa, come le brigate Osoppo di Udine, poi aggregate alla V brigata di Piancavallo <204. Inoltre, sempre queste sopra citate difficoltà favorirono lo sviluppo della peculiare mobilità dei corpi partigiani, e la sovrapposizione geografica di molte brigate del veneziano con i contesti trevigiani, del Polesine e del Friuli <205.
[NOTE]
180 MARCO BORGHI, Venezia, in MAURIZIO ANGELINI, FRANCO BUSETTO, GIORGIO FIN (a cura di), Resistenza nelle città e nelle province venete: 1943-1945, ANPI Veneto, 2008, p. 87.
181 ERNESTO BRUNETTA, La lotta armata: spontaneità e organizzazione, in GIANNANTONIO PALADINI, MAURIZIO REBERSCHAK, GIUSEPPE TATTARA (a cura di), La Resistenza nel Veneziano, Università di Venezia, Istituto Veneto per la Storia della Resistenza, Venezia, 1985, p. 405.
182 Ivi, p. 407.
183 Ivi, p. 409.
184 MARCO BORGHI, Venezia, in MAURIZIO ANGELINI, FRANCO BUSETTO, GIORGIO FIN (a cura di), Resistenza nelle città e nelle province venete: 1943-1945, ANPI Veneto, 2008, p. 88.
185 ERNESTO BRUNETTA, La lotta armata: spontaneità e organizzazione, in GIANNANTONIO PALADINI, MAURIZIO REBERSCHAK, GIUSEPPE TATTARA (a cura di), La Resistenza nel Veneziano, Università di Venezia, Istituto Veneto per la Storia della Resistenza, Venezia, 1985, p. 411.
186 Ivi, p. 412.
187 GIULIO BOBBO, La lotta resistenziale a Venezia, in GIULIA ALBANESE, MARCO BORGHI (a cura di) Memoria resistente: la lotta partigiana a Venezia e provincia nel ricordo dei protagonisti, Istituto veneziano per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea, Nuova Dimensione, Venezia, Portogruaro, 2005, p. 213.
188 ERNESTO BRUNETTA, La lotta armata: spontaneità e organizzazione, in GIANNANTONIO PALADINI, MAURIZIO REBERSCHAK, GIUSEPPE TATTARA (a cura di), La Resistenza nel Veneziano, Università di Venezia, Istituto Veneto per la Storia della Resistenza, Venezia, 1985, p. 413.
189 GIULIO BOBBO, La lotta resistenziale a Venezia, in GIULIA ALBANESE, MARCO BORGHI (a cura di) Memoria resistente: la lotta partigiana a Venezia e provincia nel ricordo dei protagonisti, Istituto veneziano per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea, Nuova Dimensione, Venezia, Portogruaro, 2005, p. 214.
190 Ivi, p. 215
191 ERNESTO BRUNETTA, La lotta armata: spontaneità e organizzazione, in GIANNANTONIO PALADINI, MAURIZIO REBERSCHAK, GIUSEPPE TATTARA (a cura di), La Resistenza nel Veneziano, Università di Venezia, Istituto Veneto per la Storia della Resistenza, Venezia, 1985, p. 416-417.
192 CARLO FUMIAN, Venezia «città ministeriale» (1943-1945), in GIANNANTONIO PALADINI, MAURIZIO REBERSCHAK, GIUSEPPE TATTARA (a cura di), La Resistenza nel Veneziano, Università di Venezia, Istituto Veneto per la Storia della Resistenza, Venezia, 1985, p. 389.
193 ERNESTO BRUNETTA, La lotta armata: spontaneità e organizzazione, in GIANNANTONIO PALADINI, MAURIZIO REBERSCHAK, GIUSEPPE TATTARA (a cura di), La Resistenza nel Veneziano, Università di Venezia, Istituto Veneto per la Storia della Resistenza, Venezia, 1985, p. 418.
194 CARLO FUMIAN, Venezia «città ministeriale» (1943-1945), in GIANNANTONIO PALADINI, MAURIZIO REBERSCHAK, GIUSEPPE TATTARA (a cura di), La Resistenza nel Veneziano, Università di Venezia, Istituto Veneto per la Storia della Resistenza, Venezia, 1985, p. 389.
195 Ibidem.
196 ERNESTO BRUNETTA, La lotta armata: spontaneità e organizzazione, in GIANNANTONIO PALADINI, MAURIZIO REBERSCHAK, GIUSEPPE TATTARA (a cura di), La Resistenza nel Veneziano, Università di Venezia, Istituto Veneto per la Storia della Resistenza, Venezia, 1985, p. 420.
197 MARCO BORGHI, Venezia, in FRANCO BUSETTO, GIORGIO FIN, MAURIZIO ANGELINI (a cura di), Resistenza nelle città e nelle province venete: 1943-1945, ANPI Veneto, 2008, p. 89.
198 GIULIO BOBBO, La lotta resistenziale a Venezia, in GIULIA ALBANESE, MARCO BORGHI (a cura di) Memoria resistente: la lotta partigiana a Venezia e provincia nel ricordo dei protagonisti, Istituto veneziano per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea, Nuova Dimensione, Venezia, Portogruaro, 2005, p. 216.
199 ERNESTO BRUNETTA, La lotta armata: spontaneità e organizzazione, in GIANNANTONIO PALADINI, MAURIZIO REBERSCHAK, GIUSEPPE TATTARA (a cura di), La Resistenza nel Veneziano, Università di Venezia, Istituto Veneto per la Storia della Resistenza, Venezia, 1985, p. 419.
200 Ivi, p. 421.
201 Ibidem.
202 MARCO BORGHI, Venezia, in FRANCO BUSETTO, GIORGIO FIN, MAURIZIO ANGELINI (a cura di), Resistenza nelle città e nelle province venete: 1943-1945, ANPI Veneto, 2008, p. 88.
203 ERNESTO BRUNETTA, La lotta armata: spontaneità e organizzazione, in GIANNANTONIO PALADINI, MAURIZIO REBERSCHAK, GIUSEPPE TATTARA (a cura di), La Resistenza nel Veneziano, Università di Venezia, Istituto Veneto per la Storia della Resistenza, Venezia, 1985, p. 423.
204 Ivi., p. 422-424.
205 MARCO BORGHI, Venezia, in FRANCO BUSETTO, GIORGIO FIN, MAURIZIO ANGELINI (a cura di), Resistenza nelle città e nelle province venete: 1943-1945, ANPI Veneto, 2008, p. 89.
Francesco Donola, Armando Pizzinato: pittore partigiano, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2022-2023