Il Msi cita documenti riservati provenienti dal Sid che rivelano il vecchio legame tra il ministero e Avanguardia Nazionale

Avanguardia Nazionale (AN) viene fondata a Roma nel 1959 da Stefano Delle Chiaie, leader carismatico del gruppo. L’origine del gruppo è da collocarsi nei Gruppi Armati Rivoluzionari (GAR <160), staccatisi da Ordine Nuovo alla fine degli anni ’50, dai quali, appunto, ha origine la nuova formazione. AN viene sciolta (probabilmente per ragioni tattiche) nel 1966, per essere poi rifondata nel 1970, fino alla definitiva dissoluzione nella seconda metà degli anni ’70, dopo la condanna dei suoi leader avvenuta nel ’76 per il reato di ricostituzione del partito fascista. E’ importante sottolineare che lo scioglimento del ’66, non configura una diaspora del gruppo, in quanto la leadership si impegna in quel periodo a tenere unito l’ambiente “per future lotte” <161. I militanti di AN, durante la temporanea disgregazione del movimento, partecipano all’esperienza di altre formazioni della destra radicale. La ricostituzione, avvenuta appunto nel ’70, è dettata da un lato dall’esigenza di affrontare il movimento studentesco, dall’altro di partecipare a strategie più ampie di cui si dirà più avanti.
Prima di ricostruire nel dettaglio la vicenda di AN, è necessario registrare il fatto che le più recenti ricostruzioni giudiziarie “hanno confermato un disegno che nelle grandi linee era già tracciato, e cioè quello di una sostanziale contiguità tra Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, ma soprattutto della stabilità dei rapporti di entrambe con settori dei servizi di informazione e di alcuni apparati militari” <162. Le maggiori diversità tra le due formazioni, nel quadro di una sostanziale vicinanza ideologica, riguardano il tipo di atteggiamento: Ordine Nuovo privilegia il momento strategico, “costruendo così il discorso teorico della rivoluzione per i tempi lunghi, per le generazioni avvenire” <163, mentre Avanguardia Nazionale privilegia il momento tattico, rivolgendosi maggiormente all’azione immediata.
AN nasce in opposizione alle “sterili lamentele” della destra nostalgica, sprofondata in quegli anni nelle sabbie mobili della gestione Michelini. Lo scopo dichiarato è la costituzione di “un’organizzazione forte capace di riproporre, nella politica nazionale ‘principi e soluzioni che non trovano più uomini in grado di interpretarli e […] di prospettarli’…” <164, e la formazione di “[…] un tipo umano che, in una società […] rilassata e priva di ogni riferimento spirituale, sappia assumere uno ‘stile’, preparandosi ad essere classe dirigente”. <165
In realtà tale programma, assai vago, viene presto sacrificato a beneficio di un’impostazione squadrista e dedita allo scontro fisico più che all’elaborazione teorica (per tale motivo la qualità dei documenti ideologici di AN si colloca ad un livello decisamente più rozzo ed elementare rispetto ai corrispondenti di ON). Tale impostazione viene inverosimilmente giustificata da finalità difensive, per cui Avanguardia Nazionale “si trova immediatamente a dover subire le provocazioni dei sovversivi […] e la criminalizzazione della stampa” <166, dovendo così trascurare la preparazione teorica dei militanti e la definizione di concreti obiettivi politici per rispondere alle esigenze dell’autodifesa.
L’uso della forza viene in tal modo, secondo l’interpretazione del movimento, ad essere giustificato. Ma delle violenze e delle aggressioni messe in atto dagli avanguardisti si riferirà in modo più preciso nel prossimo paragrafo.
Per quanto riguarda l’organizzazione, il gruppo ha la sua sede centrale e la sua Direzione Nazionale a Roma, mentre altre sezioni e sedi locali sono sparse in tutto il paese. Anche in AN esistono due livelli di militanza: “un livello ‘ufficiale’, destinato allo svolgimento delle attività pubbliche e legali, e una struttura ‘secondaria’, che costituisce un vero e proprio apparato clandestino” <167. Della struttura occulta, fanno parte “i militanti dotati di capacità organizzative più adatte al lavoro clandestino, scelti tra coloro che non erano noti alla polizia e ai carabinieri per la loro attività politica pubblica e fra quanti avevano finto di abbandonare l’attività politica” <168.
L’ideologia e la cultura politica di AN, si è già sottolineato, risentono pesantemente della preferenza assegnata ad una tipologia di militanza eminentemente operativa. Ne consegue il carattere rozzo ed elementare degli scritti del gruppo. Lo Studioso Ferraresi, nelle due versioni del saggio “La destra eversiva (contenute in D. Della Porta, “Terrorismi in Italia”, op.cit., pp. 262-269, e F. Ferraresi, “La destra radicale”, op.cit., pp. 69-71), ne ripercorre le tematiche principali, a partire dall’analisi del documento “La lotta politica di Avanguardia Nazionale” (opera presumibilmente del leader Stefano Delle Chiaie).
Dopo averne ribadito lo scarso livello qualitativo (il testo è infarcito di vuote banalità quali “Ogni esistenza umana, individuale e di popolo, è una lotta tragica tra ciò che è spontaneo e ciò che è difficile”), Ferraresi definisce il punto di partenza dell’ideologia avanguardista “in un orientamento drasticamente antiegualitario, gerarchico, elitario, antidemocratico”. La democrazia viene vista come una “sopraffazione fondata sul doppio alibi del diritto e dell’eguaglianza”. Il dato fondamentale che caratterizza la razza umana è la differenza tra individui e stirpi, cui deve essere consentito di svilupparsi dando luogo a naturali gerarchie. La Nazione è l’unità politica fondamentale, intesa come “una realtà etnica e culturale che si colloca nella storia attraverso una fondamentale unità di Destino” (Ferraresi sottolinea l’indefinibilità del concetto di unità di destino). Lo Stato, che ne costituisce l’ossatura politica, deve essere totalitario, organico e corporativo. Qualunque fattore che ne minaccia la compattezza deve essere eliminato, cominciando dai partiti, alla lotta di classe, ai sindacati. Il concetto di Nazione, non va limitato all’Italia, ma deve essere esteso all’Europa. Il riferimento, tuttavia, non è all’Europa marxista o quella conservatrice, ma all’Europa “di quelle generazioni che si cercano e si chiamano da oltre frontiera […] per creare nella devozione e nella difesa dei Valori eterni della Stirpe, una Nazione granitica che, nel rispetto reciproco che si devono gli uomini e i popoli, sappia ridare giovinezza al vecchio continente, proiettandosi audacemente alla conquista del proprio Destino”.
L’Europa è sinonimo di Civiltà, patria e origine degli eterni principi, dei Valori Perenni (secondo una prospettiva fortemente eurocentrica). Dell’Europa, tuttavia, gli ideologi di AN stigmatizzano la crisi contemporanea, dovuta alla schiavitù del bolscevismo imposta ad una parte degli europei, e alla decadenza degli altri a causa della corrosiva influenza del capitalismo, del liberalismo, del marxismo, dell’americanismo e della democrazia. Una delle posizioni peggiori in questa crisi è detenuta dall’Italia, condotta alla rovina da una demo-plutopartitocrazia priva di valori, non più difesa dai pilastri dell’antico ordine, la Chiesa, la magistratura e le forze armate, che pure vengono meno. In tale momento critico, si rende necessario l’intervento di “forze sane”, di una minoranza onesta e capace misticamente votata ad un’Idea forte, in grado di assicurare la rinascita della nazione. E proprio a tale ruolo si candida
Avanguardia Nazionale. Diventa quindi legittimo parlare di Rivoluzione, di una profonda trasformazione sociale e politica del popolo italiano. Una Rivoluzione Conservatrice tuttavia, con l’obiettivo finale di un ristabilimento dell’Ordine.
Ferraresi evidenzia, al termine dell’analisi, la povertà dell’elaborazione ideologica, la mancanza di originalità e la sua aproblematicità. Concetti quali Patria e Nazione vengono utilizzati acriticamente, senza le rielaborazioni e le problematizzazioni tipiche, ad esempio, dell’attività di Ordine Nuovo.
Infine, un ultimo carattere da rilevare nell’impianto ideologico avanguardista, è la presenza di una visione cospirativa della storia.
Tale aspetto, che va a collocare AN a fianco delle destre concettualmente più povere, si esplica in una prospettiva secondo la quale la sovversione rossa è in agguato ad ogni passo; ogni sua azione configura una minaccia misteriosa e oscura, e ai centri di potere marxisti si devono ricondurre tutti i fenomeni disgregativi in atto nella società contemporanea.
Il gruppo, entro questo universo concettuale unito nel rifiuto delle liberaldemocrazie e dei regimi marxisti, si ricollega su un piano maggiormente concreto, all’ipotesi golpista classica. Palese è il richiamo esercitato, in tale prospettiva, dei regimi militari in forza nel periodo in Europa e Sud America.
Le attività di Avanguardia Nazionale si differenziano da quelle di Ordine Nuovo per la preferenza accordata alla «prassi», più che alla cultura. In forma più semplificata si può affermare che gli aderenti al gruppo sono tra i principali protagonisti della violenza neofascista negli anni ’60. I rapporti della Questura di Roma del ’73 e del ’75 (pur se presumibilmente assai incompleti) riportano quindici pagine <169 di accuse contro i militanti di AN, con accuse che variano dall’aggressione alla tentata strage.
Su questi basi verrà celebrato il processo culminante con il decreto ministeriale di scioglimento del gruppo. Sono quindi assenti o di scarsa rilevanza le attività culturali del gruppo, come seminari o conferenze pubbliche. Vengono invece organizzati, corsi dal carattere più pratico, come quelli relativi al confezionamento di esplosivi <170. L’addestramento dei militanti avviene nelle palestre legate al movimento. Vengono allestiti anche diversi campi paramilitari, uno dei quali, a Pian del Rascino culminerà nella morte di un attivista, Giancarlo Esposti, per mano dei carabinieri <171.
L’orientamento squadrista di AN si concreta negli anni ’60 in una serie impressionante di violenze ed aggressioni, soprattutto a danno di studenti o militanti di sinistra. Particolarmente gravi e numerosi sono gli attacchi nell’Università di Roma, di cui testimoniano le 120 denunce presentate all’autorità giudiziaria. L’avvento del movimento studentesco e la sua ascesa, tuttavia, riducono fortemente gli spazi politici disponibili per gli avanguardisti nelle università.
La strategia di AN muta allora in più sofisticato progetto di provocazione e infiltrazione dei gruppi dell’estrema sinistra. In rapporto a ciò è bene ricordare il viaggio effettuato nella primavera del ’68 da un gruppo di studenti di destra (capeggiati da Delle Chiaie, Rauti e da Facchinetti, leader di un altro gruppo, “Europa Civiltà”) in Grecia, all’epoca del regime dei Colonnelli. I militanti vengono sottoposti “a corsi accelerati in quelle tecniche di infiltrazione a scopo eversivo che erano state impiegate con successo in Grecia l’anno precedente” <172. Al rientro tali tecniche hanno un’applicazione immediata, con una forte espansione delle azioni di infiltrazione, allo scopo di provocare incidenti, scontri e tensioni la cui responsabilità sarebbe stata addossata alla sinistra.
Tra gli episodi più significativi, sono da ricordarsi le azioni dei provocatori avanguardisti durante gli scontri del 1 marzo 1968, davanti alla facoltà di architettura di Valle Giulia a Roma: “I picchiatori fascisti di Avanguardia Nazionale questa volta cercheranno di bastonare in ‘parti uguali’ poliziotti e studenti. Lo scopo era provocare più incidenti possibili” <173.
Tali disegni si possono ricollegare alla più generale impostazione golpista del movimento, rispetto alla quale sono strumentali l’esasperazione del clima di tensione da ottenersi attraverso lo scontro diretto con l’avversario, e azioni di provocazione non riconducibili alla loro reale origine.
Da tale impostazione generale deriva anche un altro aspetto fondamentale per ciò che riguarda le attività di AN: il collegamento con gli apparati statali, in particolare con i servizi di informazione. Ciò nel quadro di un progetto rivoluzionario in cui, una volta determinata tramite l’azione rivoluzionaria “la lacerazione del tessuto del potere” <174, “gli apparati […] sono destinati ad intervenire per ripristinare l’ordine” <175. Da qui, perciò, la necessità del collegamento con quelle che venivano definite le «forze sane» dello stato.
Le origini dei rapporti di Avanguardia Nazionale con i servizi di informazione, Ufficio Affari Riservati, prima, e Sid, poi, si deve collocare nel coinvolgimento del gruppo nelle attività di affissione dei “manifesti cinesi” <176, un’operazione di attacco al PCI, proveniente apparentemente dalla sua sinistra, con lo scopo di “allarmare l’opinione pubblica moderata con la dimostrazione dell’esistenza di una capillare rete filocinese in molte città italiane […] [e di] spingere il Partito Comunista Italiano ad una radicalizzazione determinata dalla necessità di impedire la formazione di un’area alternativa alla sua sinistra” <177.
I legami tra AN e l’Ufficio Affari riservati, di cui parla il capitano del SID Antonio La Bruna, sembra siano stati in realtà molto estesi, al punto che l’ufficiale si spinge ad affermare che “AN era, tout court, al servizio del
ministero” <178.
Infine, a testimonianza della già riportata contiguità tra Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, si deve citare il tentativo di riunificazione dei due gruppi, che, fortemente voluto da Stefano Delle Chiaie, è sancito in una riunione ad Albano nel ’75. La nuova struttura si configurerà in senso fortemente antisistemico. Di questa nuova linea sarà sanguinosa esemplificazione l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio, nel luglio ’76 a Roma <179. L’uccisione del magistrato ha una forte carica simbolica, in quanto per la prima vota la destra eversiva “intende dichiaratamente colpire un simbolo dello stato, oltre che consumare una vendetta personale con la punizione pubblica di ua persona vista come nemica” <180. E’ in questi anni, inoltre, che avviene il passaggio, nel mondo dell’eversione di destra, ad un terrorismo radicalmente antisistemico.
Se Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale costituiscono senza ombra di dubbio i soggetti politici più importanti nell’area dell’estremismo di destra, sono attivi nello stesso periodo molti altri gruppi, alcuni dei quali di una certa rilevanza (es. Europa Civiltà).
Tra queste formazioni si è scelto di ricordare brevemente una realtà particolarmente significativa, il gruppo di AR, fondato da Franco Freda nel ’63, cui successivamente si aggrega l’editore Giovanni Ventura, “un cui giornaletto dell’epoca recava come sottotitolo «Il nostro onore si chiama fedeltà», che è una delle parole d’ordine di Ordine Nuovo” <181 (oltre ad essere il motto delle SS naziste). Il gruppo è dominato del suo leader, indubbiamente una delle figure maggiormente carismatiche della destra radicale italiana, il cui nome ricorre nei procedimenti giudiziari relativi agli episodi più gravi connessi alla strategia della tensione, a partire dalla strage di Piazza Fontana. Uno degli scritti principali di Franco Freda è il libro “La disintegrazione del sistema”, in cui l’autore Freda ipotizza sul piano politico un’alleanza dei gruppi rivoluzionari di destra e sinistra in chiave antisistema, anche se in realtà non è chiaro quanto egli “realmente credesse in questa strategia, e quanto invece essa non fosse che un astuto stratagemma per intorbidire le acque della strategia della tensione” <182. E’ certo tuttavia, che nell’ultima fase del terrorismo neofascista, diversi gruppi cercheranno di attuare tale proposta operativa, guardando a Freda come una fonte ispiratrice.
[NOTE]
160 P. Rosenbaum, Il nuovo fascismo, op.cit., p.81
161 F. Ferraresi, Minacce alla democrazia…, op.cit., p.126
162 Commissione Stragi, Il terrorismo, le stragi e il contesto storico politico, op.cit.
163. Cit. in F.Ferraresi, La destra eversiva, in D.Della Porta, Terrorismi in Italia, op.cit., p.255
164 Ibidem
165 Ibidem
166 F.Ferraresi, La destra eversiva, in F.Ferraresi (a cura di), La destra radicale, Milano, Feltrinelli, 1984
167 Commissione Stragi, Il terrorismo, le stragi e il contesto storico politico, op.cit.
168 Ibidem
169 F. Ferraresi, Minacce alla democrazia…, op.cit., p.127
170 Sugli attentati attribuiti ad aderenti ad Avanguardia Nazionale, si veda, tra gli altri, Barbieri, Agenda Nera. Trent’anni di neofascismo in Italia, Roma, Coines Edizioni, 1976
171 Sui torbidi retroscena dell’omicidio di Esposti, vedi A.Cipriani – G.Cipriani, Sovranità limitata. Storia dell’eversione atlantica in Italia, Roma, Edizioni Associate, 1991, pp.182-185
172 F. Ferraresi, Minacce alla democrazia…, op.cit., p.133
173 A. Cipriani – G. Cipriani, Sovranità limitata. Storia dell’eversione atlantica in Italia, op. cit., p. 48
174 Commissione Stragi, Il terrorismo, le stragi e il contesto storico politico, op.cit.
175 Ibidem
176 Sulla rilevanza dell’operazione “manifesti cinesi” nel rapporto di collaborazione tra il gruppo di Delle Chiaie e uffici del Ministero dell’Interno, cfr. M.Dianese-G.Bettin, La strage, op.cit., pp.158-159
177 Ibidem
178 F. Ferraresi, Minacce alla democrazia…, op.cit., p.131
179 Il giudice Occorsio, viene ucciso il 10 luglio, mentre si reca al lavoro. L’assassino del giudice è l’ordinovista Pierluigi Concutelli, capo militare del neonato gruppo. Il giudice aveva decretato la messa al bando di Ordine Nuovo, e aveva indagato sul SIFAR e su Piazza Fontana. Cfr. T.Barbato, Il terrorismo in Italia negli anni Settanta. Cronaca e documentazione, Milano, Editrice Bibliografica, 1980, p.134
180 R. Minna, Il terrorismo di destra, op.cit., p.62
Edoardo Battisti, Difesa della democrazia e diritto di associazione politica. Un banco di prova per la democrazia pluralista, Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna, 2007

Subito dopo Brescia, la stampa di destra si scagliò contro il Ministro dell’Interno, Paolo Emilio Taviani, un po’ com’era accaduto con piazza Fontana, rivelando i legami intercorsi tra il Viminale e AN (attaccando, di fatto, uno dei gruppi di estremisti più vicini alla base del FdG):
“Per la destra neofascista, il ministro è il nemico numero uno che viene colpito in diversi modi, non ultimo da una campagna di stampa. L’organo missino ‘Il Secolo d’Italia’, il 9 giugno, indica in Taviani il gestore del disordine, il primo responsabile dell’inerzia della polizia, l’uomo che è venuto meno al dovere di vigilanza in occasione degli allarmi di attentati del 2 giugno che anche il partito di Almirante aveva denunciato. […] Per l’affondo contro Taviani, il Msi cita documenti riservati provenienti dal Sid che rivelano il vecchio legame tra il ministero e Avanguardia Nazionale, dove l’organizzazione estremista è descritta come ‘gestita da organi del Ministero dell’Interno’” <357.
357 Mirco Dondi, op. cit., p. 391.
Luca Bellia, I giovani di destra in Italia e il Fronte della Gioventù (1971-1978), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Pavia, Anno accademico 2018-2019

I rapporti di Avanguardia Nazionale con i servizi di informazione, prima con l’Ufficio affari riservati, poi con il SID, hanno origini risalenti ai primi anni 60, quando l’area di AN, tramite il giornalista Mario Tedeschi, fu coinvolta dall’Ufficio affari riservati del Ministero dell’interno nell’attività di affissione dei “manifesti cinesi”, una campagna di attacco al partito comunista apparentemente proveniente dalla sua sinistra. Tale attività fu ammessa dallo stesso Delle Chiaie che la ricondusse ad una iniziativa dell’Ufficio affari riservati, condivisa tatticamente da AN come valida manifestazione di “guerra psicologica” nei confronti del partito comunista. A prova della “copertura” fornita all’operazione da parte delle forze dell’ordine, secondo quanto riferisce Vincenzo Vinciguerra, Delle Chiaie avrebbe appreso da un funzionario della Questura che la immediata liberazione di alcuni avanguardisti fermati durante l’affissione dei manifesti era stata frutto di un preciso intervento in tal senso <57. Nell’operazione fu coinvolta AN a livello nazionale e non soltanto a Roma. La collaborazione tra AN e l’Ufficio affari riservati fu riferita poi dal capitano Labruna, che diceva di averla appresa da Giannettini e da Guido Paglia. Tale circostanza trovava conferma nelle dichiarazioni di Giannettini e nella nota relazione su “attività di Avanguardia nazionale e gruppi collegati” consegnata da Guido Paglia (noto giornalista dalle simpatie neofasciste) al Sid e non trasmessa all’autorità. Tra i sodali del Fn di Borghese troviamo, prima nei moti di Reggio del ’70 poi nell’operazione Tora-Tora, Avanguardia Nazionale (AN). Organizzazione politica di giudiziaria. La relazione fu invece utilizzata, secondo Vinciguerra (149), proprio come prova di affidabilità del servizio nei confronti di Delle Chiaie, con il quale Labruna si incontrò in Spagna poco dopo la ricezione della nota. Labruna faceva così sapere a Delle Chiaie che il Sid sapeva che il coinvolgimento di A.N. nel golpe Borghese era passato proprio attraverso la struttura di intelligence del Ministero dell’interno, ma teneva la cosa segreta. I contatti istituzionali di Delle Chiaie all’estero non furono peraltro occasionali, come dimostrano altresì gli incontri di questo con Labruna e con lo stesso Federico Umberto D’Amato. <58
[NOTE]
57 Camillo Arcuri, 2004, Colpo di Stato, Milano: BUR FuturoPassato.
58 Giovanni Pellegrino, “Il terrorismo, le stragi ed il contesto storico-politico”. relazione dell’onorevole Pelligrino alla commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi.
Giulia Fiordelli, Dalla Konterguerilla ad Ergenekon. Evoluzioni del Derin Devlet, tra mito e realtà nella Turchia contemporanea: analogia con la stay-behind italiana, Tesi di laurea, Università Ca’ Foscari Venezia, Anno
Accademico 2012/2013