Il SIM inizia la sua collaborazione con gli anglo-americani

Hyères – Fonte: Wikipedia

Intorno e ai margini della nostra Delegazione navale di armistizio in Francia, a Hyères, era stata fin dall’inizio diretta la vigilanza del SIM. Elementi di sospetto erano sorti e si erano andati aggravando a mano a mano. Successivamente il SIM aveva rilevato un’attività più vasta e più pericolosa intorno alla Delegazione stessa e a più riprese, accentuandosi i sospetti, aveva stretto la vigilanza dall’esterno […] Soltanto nel maggio 1943 il SIM riuscì a raggiungere un successo concreto (grazie alla vigilanza del sottocentro di controspionaggio di San Remo), sia pure isolato e tardivo, che valse a dimostrare la pericolosità dell’azione di spionaggio nemico in quel settore […] Venne arrestato un italiano, ex ufficiale della nostra marina radiato dai ruoli, il quale per relazioni e conoscenze personali aveva facile penetrazione e consuetudine di rapporti in seno alla Delegazione navale di armistizio. Da lungo tempo costui era in relazione col Servizio Informazioni della Resistenza francese, nel quale erano confluiti elementi particolarmente idonei, già appartenenti al Deuxième Bureau, e ufficiali del Servizio Informazioni clandestino della Marine Nationale. In contatto con i nostri ufficiali della Delegazione navale di armistizio a Hyères l’elemento catturato poteva raccogliere indiscrezioni e notizie, veniva a conoscenza di operazioni, apprezzamenti, giudizi, che nell’ambiente venivano espressi e su tutto riferiva al Servizio Informazioni della Resistenza Francese, collegato con l’Intelligence Service e con il Naval Intelligence. Ma a parte tali possibilità, di valore marginale, appariva chiaro che i documenti, di cui l’informatore  era stato trovato in possesso e che  avevano determinato il suo arresto, presentavano caratteristiche che uscivano dalla sfera di conoscenza e di competenza della Delegazione navale di armistizio con la Francia […] L’uomo ammise, peraltro, di aver fornito in precedenza ai réseaux della Resistenza francese altre importanti notizie sulla nostra marina, da lui specificate in sede di interrogatorio, senza però rivelare la fonte di cui era tramite […] Gli elementi informativi venuti in possesso dei réseaux della Resistenza francese solo da un organo centrale della nostra marina potevano essere attinti e di là soltanto provenire […] Il fortunato colpo del sottocentro di controspionaggio di San Remo, dipendente dal centro impiantato dal SIM a Nizza, schiudeva insperate possibilità  […] Il tragico crollo della situazione [8 settembre 1943] e la fine delle ostilità misero fine ad ogni indagine e determinarono l’immediata scarcerazione del “corriere” e informatore italiano  […] un documento acquisito dal SIFAR nel 1953 […] Redatto da un elemento direttivo della Resistenza francese, tale documento illustra con ricchezza di elementi i successi ottenuti nella raccolta delle informazioni concernenti la nostra marina […] Uno degli agenti del SIM inviati sulla riviera venne intercettato dai réseaux che misero le mani sul questionario compilato dal nostro Servizio per una “verifica” presso la Delegazione navale centrale di armistizio. A questo punto i réseaux si precipitarono a dare l’allarme per coprire appunto la loro “fonte” […]  Qual era l’organico degli operatori radio del SIM all’estero? Dove erano dislocati? […] Nizza – sergenti maggiori Giovanni Pittini e Bignotti; Corsica – sergente maggiore Tussini […]
Carlo De Risio, Generali, Servizi Segreti e Fascismo. La guerra nella guerra 1940-1943, Libreria Editrice Goriziana, 2011

Missiva del SIM al capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, concernente l’attivazione di due centi di controspionaggio, uno a Losanna, l’altro a Nizza

Nel territorio occupato dai tedeschi, il SIM stabilisce subito un contatto con il colonnello Toschi, capo di una delle prime cellule della Resistenza militare nell’Alto Lazio. Tuttavia, per svolgere missioni oltre le linee non può mancare l’apporto logistico e finanziario degli americani. È così che Agrifoglio stipula un accordo con Max Corvo, ufficiale italo-americano a capo della sezione italiana dell’OSS. Le due agenzie avrebbero svolto operazioni combinate, finanziate e supportate logisticamente dal servizio americano, cui sarebbe andato il compito di monitorare le reti nel Nord Italia. Il Servizio Informazioni, invece, avrebbe fornito agenti nell’Italia settentrionale, curato centri di documentazione e nominato un agente di collegamento. La joint venture funziona. Dal febbraio 1944 al maggio 1945, una cellula del SIM (Operazione Nemo) opera ininterrottamente, fornendo preziosi dati sulla situazione sociale, economica e militare dell’Italia occupata.
Agrifoglio si mostra un uomo all’altezza delle aspettative dei nuovi alleati. Ecco come lo descrive Corvo: «nel 1943, il direttore del SIM era il colonnello Agrifoglio, un veterano della I Guerra Mondiale col quale strinsi subito una calorosa amicizia». Come Corvo anche Agrifoglio ha origini siciliane e sull’isola entrambi godono di buoni contatti, indispensabili per costruire una rete di informatori che sia utile anche a fine conflitto.
[…]
Agrifoglio al servizio della Mafia? Un’accusa pesante e non supportata da prove certe. Vero, invece, è che il SIM lavorava contemporaneamente con il SOE e con l’OSS e che il colonnello, come accennato, conosceva bene il territorio siciliano.
In alcuni saggi dedicati allo spionaggio italiano, Agrifoglio è associato ad eventi cupi come la Strage di Portella della Ginestra o indicato come partecipante a riunioni di movimenti di estrema destra nel 1946. Si tratta però di dati scarni, non supportati da adeguata documentazione e che, quindi, non aiutano a ricostruire gli anni post bellici del colonnello.
Ciò che è certo è che con la nascita della Repubblica il SIM viene sciolto e rimpiazzato dal SIFAR (Servizio Informazioni Forze Armate) perché, malgrado l’impegno nella Guerra di Liberazione, il Servizio Informazioni Militare è pur sempre un retaggio del Regime fascista.
Ritiratosi in Sicilia e ormai in congedo, Agrifoglio si dedicherà per i restanti anni all’attività di imprenditore. Morirà nel 1948.
Una lunga e prestigiosa carriera, la sua, iniziata con un ‘rivedibile’ e terminata ai vertici dello spionaggio italiano.
Marco Petrelli, Pompeo Agrifoglio, Sicurezza Nazionale

Il S.I.M. si ricostituì, seppur in embrione, già alla metà di settembre [1943], a Brindisi come Ufficio Informazioni e Collegamento del Reparto Operazioni del Comando Supremo, con diretta dipendenza dal Capo Reparto, disponendo solo di una decisa volontà per ricostruire qualcosa che si era sciolto, dopo tanto lavoro e tante amarezze. Fu strutturato agli inizi della nuova fase dello sforzo bellico, con un Capo Servizio e tre addetti. A dirigere questa organizzazione fu nominato il colonnello Agrifoglio, fatto rientrare dalla prigionia in America il 25 settembre […] era possibile appoggiarsi in determinati casi alla rete operativa e più spesso ai centri direttivi. Assistere concretamente i nuclei dei patrioti significava prevedere tre distinte procedure operative connesse alla zona d’azione: a) nei territori neutrali; b) nei territori occupati dagli italiani e passati sotto l’esclusivo controllo tedesco [n.d.r.: come nel caso della Costa Azzurra, confinante con il ponente ligure]; c) in territorio nemico. Nel primo caso si trattava di riprendere contatto con Centri e agenti già esistenti e riattivarli anche con eventuali sostituzioni di persone. Nel secondo caso occorreva collegarsi con i reparti italiani che ancora combattevano, avvalendosi di connazionali o amici rimasti sul posto. Nel caso di attività in territorio nemico indubbiamente bisognava pensare a paracadutare e far vivere agenti dotati di particolari abilità. Il 29 ottobre, la Sezione ‘Bonsignore’, incardinata nel primo Reparto dell’Ufficio Informazioni e Collegamento del Comando Supremo, ormai costituita e con un ottimo avvio di attività, poteva inviare le ‘nuove’ direttive ai Capi Centro di Bari, Cagliari e Napoli, superstiti e ancora organizzati, indicando come dopo i ben noti avvenimenti l’attività di controspionaggio aveva aumentato e in parte mutato il campo d’azione. In particolare, l’attività doveva essere svolta sia in campo politico sia in quello militare; pertanto il Capo Sezione richiamava l’attenzione di quei Centri soprattutto su alcuni punti che venivano ritenuti della massima importanza. Doveva essere attuata una seria azione di contrasto allo spionaggio tedesco, tenendo presente che questa attività poteva essere svolta dal nemico in due modi, o lasciando sul posto all’atto del ripiegamento agenti italiani e tedeschi, o, approfittando della facilità con cui si potevano attraversare le linee, inviare agenti con specifici compiti; agenti che potevano anche assumere l’aspetto di soldati italiani sbandati, vista la situazione confusa esistente […] Era evidente che il personale del controspionaggio, già specializzato e rimasto fedele alla Monarchia, non poteva comunque assolvere tutti i compiti, sia perché non era numeroso sia perché la carenza di risorse umane sarebbe peggiorata con l’avanzata al nord delle truppe anglo-americane: era quindi assolutamente necessario che quella deficienza fosse ampiamente integrata con un elevato numero di nuovi informatori […] Già i contatti con quelli anglo-americani non erano facili e la collaborazione avveniva, soprattutto nei primi tempi, sul filo del rasoio, in quanto gli alleati avevano bisogno assoluto della professionalità, che a volte peraltro contestavano, degli italiani nel settore informativo […] All’interno della Sezione ‘Calderini’ (l^ Sezione offensiva) per scindere l’attività informativa da quella antisabotaggio, fu organizzato il Gruppo ‘bande e sabotaggio’, che iniziò il suo lavoro insieme alla N.l Special Force inglese, il cui compito specifico era appunto questo tipo di attività, e con l’O.S.S. (Office of Strategic Service) americano. Le missioni che iniziarono subito furono quelle radiotelegrafiche nel territorio occupato, soprattutto per prendere contatti con le bande formatesi sul campo e cercare i nuclei non ancora noti, per coordinarli e collegarli  […]
Maria Gabriella Pasqualini, Le carte segrete dell’intelligence italiana, 1919-1949 (Parte Terza, 8 settembre 1943 – 1° settembre 1949), Editore Ufficio Storico Ministero Difesa, 2007

Attività come il sabotaggio e la guerriglia [n.d.r.: nella Repubblica di Salò], nonché la creazione di gruppi di resistenza clandestini e il loro coordinamento avrebbero dovuto essere prerogativa dei servizi segreti, avendo a disposizione, solitamente, personale adeguato per tali delicati compiti. Perché dunque non affidarsi a loro e creare o tentare di creare degli organismi ad hoc? Innanzitutto per il gran numero di personale del Servizio Informazioni Militare (SIM) che rimase fedele al Re e non aderì alla Repubblica Sociale Italiana e quindi la conseguente difficoltà di avere un sufficiente numero di agenti a disposizione <42. Già a metà settembre 1943 infatti, il SIM riusciva a ricostituirsi sotto la guida del colonnello Pompeo Agrifoglio. La struttura del servizio italiano si presentava divisa in tre Sezioni: C.S. (Controspionaggio) con sede a Bari o “Bonsignore”, Offensiva o “Calderini” e una Situazione o “Zuretti” <43. Gli agenti del SIM, anche se inizialmente accolti con sospetto, ben presto collaborarono attivamente a fianco dei servizi inglesi e americani. Si deve parlare di “servizi” al plurale poiché non solo gli Alleati non avevano un servizio informativo comune ma sia Regno Unito che Stati Uniti disponevano di diversi servizi ciascuno. Gli inglesi potevano contare sul Secret Intelligence Service (SIS o MI6) il quale, nei territori occupati dall’esercito britannico svolgeva principalmente attività di controspionaggio. Lo spionaggio e il sabotaggio era demandato allo Special Operation Executive (SOE), organo creato appositamente da Winston Churchill per operare nell’Europa occupata dai nazifascisti e coordinare i movimenti partigiani locali. Gli Stati Uniti d’altro canto avevano a disposizione il G-2, lo spionaggio dello Stato Maggiore dell’Esercito e la sua controparte avente compiti di controspionaggio, il Counter Intelligence Corps (CIC). Nel 1942, il generale William Donovan creò inoltre l’Office of Strategic Services (OSS) basandosi sul SOE britannico e aggiungendo però una sezione di contro-spionaggio, l’X-2 <44. È proprio l’attività di controspionaggio svolta in azione comune da organi alleati e il SIM che ci permette di ricostruire l’azione dei nazifascisti nel Sud Italia. D’altronde la sezione italiana del controspionaggio divenne l’unica sezione sviluppata adeguatamente e la cui azione era permessa, seppur nei limiti del controllo alleato. Lo spionaggio era infatti limitato al supporto all’attività partigiana di concerto con l’OSS e il N.1 Special Force (il nome che il SOE assume in Italia) ma nell’ambito del quale i due servizi alleati la facevano da padrona <45. Il SIM era inoltre fondamentale sul suolo italiano data la vasta conoscenza dell’organizzazione e dei metodi dei servizi segreti tedeschi da parte del nostro servizio <46.
[…] Ben presto l’appoggio del SIM si rivelò particolarmente utile per gli Alleati perché i servizi segreti tedeschi, l’Abwehr dell’esercito e il Sicherheistdienst delle SS, si avvalsero nel nostro Paese di agenti autoctoni da inviare nel Sud Italia come spie e sabotatori.
[NOTE]
42 Per una storia dei servizi segreti italiani nel secondo conflitto mondiale (anche se il biennio 1943-1945 è poco trattato) vedi G. Conti, Una guerra segreta. Il SIM nel secondo conflitto mondiale, Il Mulino, Bologna, 2009. Maggiori informazioni sulla struttura e sull’attività del SIM nel periodo preso in considerazione si possono trovare in M. G. Pasqualini, Carte segrete dell’intelligence italiana 1919-1949, Tipografia del R.U.D., Roma, 2007, pp. 240-267.
43 Ivi, pp. 246-249.
44 Per una trattazione generale sugli organi di spionaggio nel corso della Seconda Guerra Mondiale vedi N. West, Historical dictionary of World War II intelligence, Lanham, Scarecrow, 2009. Sull’OSS in generale vedi G.C. Chalou (a cura di), The secret wars. The Office of Strategic Services in World War II, Washington D.C., Nara, 2002. Per un’analisi sull’operato dell’OSS in Italia, quasi esclusivamente però della sezione Secret Intelligence (SI) vedi M. Sapio, Spie in guerra, Milano, Mursia, 2015. Esistono inoltre alcune testimonianze autobiografiche sull’operato dei servizi americani in Italia nel corso della Seconda Guerra Mondiale, vedi M. Corvo, La campagna d’Italia dei servizi segreti americani, Gorizia, Libreria Editrice Goriziana, 2006; P. Tompkins, L’altra resistenza, Milano, Il Saggiatore, 2005 e dello stesso autore Una spia a Roma, Milano, Il Saggiatore, 2002.
45 M. Berrettini, La Resistenza italiana e lo Special Operation Executive 1943-1945, Firenze, Le Lettere, 2014, p. 20.
46 TNA, WO 204/6763 German intelligence service in Italy: report on personalities, Italian Intelligence Service, 14 settembre 1943.
Nicola Tonietto, La genesi del neofascismo in Italia. Dal periodo clandestino alle manifestazioni per Trieste italiana. 1943-1953, Tesi di laurea, Università degli Studi di Trieste, anno accademico 2016-2017