Il timore della quinta colonna fu alla base del decreto legge del 26 settembre 1939 che sciolse il Partito Comunista Francese

Nell’estate ‘39 era ormai chiaro che Hitler non era intenzionato a fermare la sua espansione ad est, pertanto la Francia cercava un’alleanza con la Gran Bretagna ed entrambe tentavano di intavolare trattative con l’Unione Sovietica, pur essendo diffidenti nei confronti di Stalin. I temporeggiamenti delle due potenze lasciarono spazio a Ribbentrop che poté concludere il 23 agosto il patto di non aggressione tra Germania e URSS, dotato di una clausola segreta che divideva l’Europa orientale in aree di influenza tedesca e russa, prefigurando una nuova spartizione della Polonia. E’ probabile che Stalin intendesse lasciare che le potenze imperialiste si facessero la guerra tra loro, mentre sono chiari i piani del Fuhrer, che in questo modo poteva invadere la Polonia senza temere l’apertura di un fronte orientale. Il patto Molotov- Ribbentrop pose i comunisti di tutta Europa “dans le plus profond desarroi” <11 combattuti tra la fedeltà al Komintern e le proprie convinzioni antifasciste. Nel frattempo, in seguito all’invasione della Polonia, Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania di Hitler. Era scoppiato quello che sarebbe diventato il secondo conflitto mondiale.
Il timore della quinta colonna fu alla base del decreto legge del 26 settembre che sciolse il Partito Comunista e tutte le organizzazioni legate alla Terza internazionale, mentre i deputati comunisti furono incarcerati nelle settimane successive. Intanto, il governo non riuscì ad evitare l’impennata dei prezzi, i salari bloccati causarono il malcontento generale e le destre si prepararono a una regolazione di conti con il Fronte popolare. Daladier, non avendo più l’appoggio parlamentare e popolare si dimise nell’aprile del ‘40 e fu sostituito da Reynaud, mentre l’esercito, sicuro della stabilità della linea Maginot e della protezione costituita dalla foresta delle Ardenne, versava in un “lassitude croissante dans une attente qui semble de plus en plus vain” <12. L’offensiva tedesca giunse invece il 10 maggio, la sua rapidità e la forza delle armi prodotte dalla poderosa industria del Reich spiazzarono l’alto comando francese e ne decretarono la sconfitta nel giro di tre settimane. In cinque giorni infatti fu aperta una breccia di 90 chilometri nella linea di fortificazioni che aveva salvato la Francia durante la prima guerra mondiale e, superato un tentativo di ristabilire la linea continua nelle Fiandre, la Wehrmacht dilagò sul territorio francese facendo 50000 prigionieri, mentre 330000 soldati franco-inglesi riuscivano a raggiungere l’Inghilterra imbarcandosi a Dunkerque. L’impreparazione francese è stata descritta da autorevoli protagonisti del calibro di Jean Moulin e Marc Bloch, dai resoconti dei quali traspare il medesimo senso del dovere che li porterà all’impegno resistenziale. Ai tempi della sconfitta, Moulin era prefetto del dipartimento di Eure-et-Loire con capoluogo a Chartres e in questa veste restò in città nei giorni del disastro, fornendo ai posteri un resoconto di grande utilità per comprendere la situazione delle città francesi alla metà del giugno 1940.
[NOTE]
11 Jean-Pierre Azéma, “De Munich à la Liberation. 1938-1944”, Editions du Seuil, 1979, pag.45.
12 J.P. Azéma, op. cit., pag.48.
Elisa Pareo, “Oggi in Francia, domani in Italia!” Il terrorismo urbano e il PCd’I dall’esilio alla Resistenza, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, 2019

Le potenze occidentali, però, non sono in grado di giungere a un accordo con l’Unione Sovietica per un’alleanza contro la Germania, e Hitler ne approfitta. Il 23 agosto 1939 conclude un patto di non-aggressione con l’URSS, il Patto Molotov-Ribbentrop <14, definendo anche i criteri per la spartizione del territorio polacco. Con la rassicurazione che almeno per il momento l’Unione Sovietica sarebbe rimasta fuori dalla guerra, la Germania avrebbe potuto dedicare tutta la propria attenzione contro l’Europa continentale.
[…] Il 1º settembre 1939 alle 04:45 la Germania dà inizio alle operazioni militari contro la Polonia. Il 2 settembre il Regno Unito e la Francia inviano alla Germania un ultimatum che però rimane senza risposta; il 3 settembre, rispettivamente alle 11:45 e alle 17:00, le dichiarano guerra. <15
«Nel settembre del 1939, l’Esercito britannico era totalmente inadatto a combattere una guerra di importanza mondiale sul continente europeo. Per molto tempo si era pensato che, nel caso di un’altra guerra con la Germania, il contributo inglese alla difesa dell’Occidente sarebbe dovuto consistere quasi esclusivamente nell’impiego di forze navali e aeree. Come gli uomini politici potessero immaginarsi che, in caso di guerra mondiale, l’Inghilterra potesse esimersi dall’inviare il suo Esercito a combattere a fianco di quello francese, passa ogni comprensione.» <16
La resistenza dei polacchi è tenace e ostinata, ma non sufficientemente consistente e coordinata, in particolare per fronteggiare un’avanzata così fulminea. <17 Già l’8 settembre i primi carri armati tedeschi giungono alle porte dalla capitale polacca, mentre la maggior parte dell’esercito polacco viene annientato nel giro di due o tre settimane. Il 17 settembre l’Unione Sovietica, improvvisamente, ma in linea con il patto Molotov-Ribbentrop, aggredisce la Polonia. L’attacco dell’URSS segna definitivamente il destino dello Stato polacco. Con la popolazione civile ridotta allo stremo, Varsavia si arrende alle truppe tedesche il 27 settembre 1939. Il 30 settembre a Parigi si costituisce il governo in esilio. L’esercito polacco viene completamente disarmato entro il 6 ottobre. <18
[NOTE]
14 Varsori, Storia Internazionale. Dal 1919 a Oggi, p. 94
15 Liddell Hart, Storia militare della seconda guerra mondiale, p. 3.
16 Montgomery, Memorie, Cit. p. 54.
17 Liddell Hart, Storia militare della seconda guerra mondiale, p. 23.
18 Varsori, Storia Internazionale. Dal 1919 a Oggi, p. 98.
Alessandro Berti, Dalla poesia di Verlaine alla rete di Garbo: l’importanza delle operazioni di deception per la riuscita dello sbarco in Normandia, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2016-2017

Lo stupore, lo smarrimento nel partito comunista e nel movimento internazionale fu durissimo, tanto che 24 deputati si dimisero. La mancata percezione della nuova linea dell’Unione Sovietica fu tale che il 3 settembre 1939 il gruppo parlamentare votò a favore dei crediti militari chiesti da Daladier e i deputati mobilitati raggiunsero i loro reparti, mentre la C.G.T. espelleva i rappresentanti comunisti.
Il governo reagì sciogliendo il partito e sopprimendo L’Humanité, Ce Soir e Regards.
Blum acutamente osservava che la soppressione era stata un errore perché, come specificò Beau de Loménie, li tolse dal profondo imbarazzo in cui si trovavano offrendo loro i notevoli vantaggi della clandestinità.
L’11 settembre si ode la voce del padrone. Il Komintern ordina di abbandonare la linea antifascista e di adottare una politica di lotta contro “la guerre impérialiste”. Intanto la rivista comunista Regards, sulla scia dei precedenti ordini moscoviti, non afferrando ancora il cambiamento, il 14 settembre titolava: “Pour gagner la paix, abattre l’hitlerisme” e scriveva: “Grave et résolus, les Français sont entrés en guerre”. Il 24 settembre, nell’ultimo numero, finalmente afferra la nuova situazione e sostiene che l’invasione sovietica della Polonia favoriva gli interessi strategici della Francia in quanto impediva alla Germania di impossessarsi delle risorse della Polonia Orientale.
Nella sua biografia Thorez dà una personale versione del patto russo-tedesco: “Davanti alla duplicità dei governi francese e inglese, davanti all’ostilità del colonnello Beck e della sua cricca, il governo sovietico, minacciato di una guerra che si sarebbe scatenata nelle condizioni più sfavorevoli, risoluto a respingere i piani dei suoi nemici il giorno 23 agosto 1939, evitando la trappola, firmava con la Germania un trattato di non-aggressione”. Aggiungeva: “Solo dei traditori, dei miopi e degli ignoranti potevano indignarsi della condotta dell’U.R.S.S.”, e concludeva: “[Il patto] conduce all’isolamento ulteriore degli Stati fascisti; prepara contro di essi la coalizione degli Stati democratici che l’Unione Sovietica aveva vanamente preconizzato per evitare la catastrofe”.
Blum commenta: “C’est la servilité”, definisce, “omni-obéissance” l’atteggiamento dei comunisti e ammise di non sapere formulare alcuna spiegazione accettabile. Quattro anni prima Thorez su L’Humanité aveva scritto: “Desideriamo che sia garantita l’amicizia franco-polacca necessaria alla pace nel mondo, qualunque sia il regime interno della Polonia, della Polonia che è e dovrà restare indipendente”. L’articolo viene ripubblicato il 7 marzo 1940 su Le Populaire col significativo titolo “Hier et aujourd’hui”.
La risposta non si fece attendere e il mite alsaziano fu coperto da una sequela d’ingiurie e contumelie. “Un ripugnante personaggio […] la canaglia politica […] lo sciacallo Blum […] le sue mani dalle dita lunghe e contorte […] l’ausiliario della polizia, il delatore Blum […]. La classe operaia non mancherà di inchiodare questo mostro morale e politico alla gogna dell’infamia; non mancherà di condannare e respingere con orrore e disgusto Blum-il borghese, Blum il non-interventista, Blum-la pausa, Blum l’assassino di Clichy, Blum-poliziotto, Blum-la guerra: è una condizione della lotta vittoriosa per la pace e per il socialismo”.
Penetrante fu il giudizio di Marc Bloch, uomo dalle intuizioni profonde: “Gli avversari della Destra, all’altro capo dello schieramento delle opinioni, non erano meno irragionevoli: rifiutare i crediti militari e l’indomani chiedere “cannoni per la Spagna”; predicare l’antipatriottismo e l’anno successivo esortare alla formazione di un “Fronte dei Francesi” e alla fine sottrarsi personalmente al dovere di prestare servizio e incitare le folle a fare altrettanto”.
Ormai gli anni Trenta, “gli anni che le locuste hanno mangiato”, sono finiti. Nel settembre 1939 la guerra è arrivata, nonostante gli sforzi dei pacifisti e di molti politici, sono in pochi a non comprendere che è inevitabile. Quelli che negli anni passati sono stati accusati di essere dei guerrafondai, dei bevitori di sangue, di non ricordare gli orrori, di non aver compreso Hitler, hanno tristemente ragione.
La Francia, trascinata dall’Inghilterra, scende nuovamente in guerra contro il nemico di sempre. Il Francese parte senza entusiasmo, con molta amarezza, verso una guerra nella quale è sconfitto in partenza.
Emilio Bonaiti, La Francia negli anni Trenta. Gli anni che le locuste hanno mangiato in Ars Militaris