La Divisione partigiana “Armando” si è costituita dall’unione delle brigate Garibaldi modenesi di Ricci con le brigate GL e “Matteotti Montagna”

Parete settentrionale del Corno alle Scale (1945 m s.l.m.), nel comune di Lizzano in Belvedere (BO). Fonte: Wikipedia

Nella notte tra il 27 e il 28 ottobre 1944 tre brigate di partigiani della Divisione “Modena Armando” (due attaccanti e una di riserva di circa 60 uomini ciascuna) muovono dalla località Querciola alla conquista del Monte Belvedere, uno dei principali capisaldi tedeschi sulla Linea Gotica, nei pressi del Corno alle Scale.
L’azione, effettuata sotto la pioggia e con visibilità molto scarsa a causa della nebbia, è stata concordata con gli Alleati, che devono subentrare subito dopo l’assalto.
I “ribelli” conquistano la vetta abbastanza facilmente, uccidendo diversi tedeschi e catturandone undici, ma l’attesa dei rinforzi è vana e si rende necessario abbandonare la posizione raggiunta, di fronte a un forte contrattacco nemico a colpi di mortai e artiglieria pesante. I tedeschi si trincerano nuovamente sul caposaldo del Belvedere, che terranno fino al 20 febbraio 1945.
La Divisione partigiana “Armando” si è costituita il 16 ottobre nella “terra di nessuno” tra Porretta e Lizzano, dall’unione delle brigate Garibaldi modenesi di Ricci con le brigate GL e “Matteotti Montagna”. In questo periodo conta circa 600 effettivi. Altri 900 partigiani ad essa aggregati sono stati disarmati e smobilitati dal comando del IV Corpo statunitense.
In un primo tempo la formazione era destinata alla liberazione di Bologna, ma con il cambio dei piani alleati, il comandante Ricci (Armando), d’accordo col capo della missione dell’ORI-OSS Victory 1, ha deciso di trasferirsi verso Lizzano in Belvedere e Porretta, insediandosi tra le linee tedesca e americana.
Il 10 novembre un’altra formazione reduce da Montefiorino, il Gruppo brigate Est-Giardini della Divisione Modena – guidato da Renato Giorgi e forte di 650 unità – si congiunge con gli uomini di Armando sul Belvedere, dopo un sanguinoso combattimento con i tedeschi nella zona di Benedello, in cui restano uccisi 32 partigiani.
Ennio Tassinari, a capo della missione alleata Victory 2, ha raggiunto anche questa compagine, per impedirle “di andare ad un inutile massacro” nella marcia verso Bologna.
Approfondimenti
Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese. Comune per comune, Bologna, ANPI, 1998, pp. 108-109, 116
Battaglie sul crinale, a cura di Walter Bellisi, 2. ed. riveduta e ampliata, Montese, Il trebbo, 2012, p. 34
Luciano Bergonzini, La svastica a Bologna, settembre 1943 – aprile 1945, Bologna, Il mulino, 1998, pp. 187, 189, 195-196, 199
Deputazione Emilia Romagna per la storia della Resistenza e della guerra di liberazione, L’Emilia Romagna nella guerra di liberazione, vol. 1: Luciano Bergonzini, La lotta armata, Bari, De Donato, 1975, p. 305
Montese: fascismo, guerra, ricostruzione, Formigine, Golinelli, 1990, p. 103 (data cit.: 29/10)
La Resistenza, il fascismo, la memoria. Bologna 1943-1945, a cura di Alberto De Bernardi e Alberto Preti, Bologna, Bononia University Press, 2017, pp. 139-140
Redazione, I partigiani di Armando e il Gruppo brigate Est Giardini sul Monte Belvedere, Bologna Online

Un’esperienza diversa per la sua origine, ma egualmente estesa in termini di partecipazione concreta è quella che portò molte centinaia di partigiani bolognesi a militare nel vicino Modenese, e particolarmente nella Divisione « Modena », comandata da Mario Ricci (il « generale Armando »). In questo campo le testimonianze avrebbero potuto essere più numerose ed estese ed è perciò implicito che la nostra decisione di limitarci ad una semplice esemplificazione può senz’altro apparire come una immotivata restrizione del campo informativo a proposito di un’esperienza della quale, specie per l’attenzione di alcuni studiosi, si hanno notizie non meno ampie di quelle riguardanti il Veneto in generale e sull’apporto dei bolognesi alla Resistenza veneta nell’insieme, in particolare <27.
Le 3 testimonianze riprodotte, considerando l’estensione delle informazioni in esse contenute, sia per la parte che ebbero Renato Giorgi (comandante del Gruppo di Brigate Est Giardini della Divisione « Modena ») e Torquato Bignami (commissario politico della stessa Divisione), nonché la partecipazione diretta di Osvaldo Ciò alla battaglia di Benedetto (uno dei più importanti scontri diretti svolti nell’Appennino), ci sembra soddisfino almeno alle esigenze di una informazione di base nel campo che ci interessa <28.
La lettera del cap. Vladimir Pereladov, che appare a corredo della testimonianza di Ciò, completa le notizie su aspetti della battaglia di Montefiorino e sull’attività del « battaglione russo », dallo stesso Pereladov comandato ed inquadrato nella Divisione « Modena ».
Nella testimonianza di Giorgi, inoltre, un interesse specifico riveste il problema dei difficili rapporti con gli alleati e in quella di Bignami prevalente risulta l’attenzione ad aspetti politici della vita interna della « Repubblica di Montefiorino ».
[NOTE]
27 Una ricerca bibliografica accurata, estesa fino alla raccolta di documenti inediti, ed annotazioni di articoli apparsi in lungo periodo su giornali e riviste dei più vari orientamenti politici ed ideologici, risulta in ERMANNO GORRIERI, La Repubblica di Montefiorino, Edizioni « II Mulino », Bologna, 1966, specie nella parte seconda dell’opera, da pag. 343 a pag. 713. Sull’origine della Resistenza nell’Appennino modenese si veda anche PIETRO ALBERGHI, Aitila
suli’Appennino – La strage di Monchio e le origini della lotta partigiana nella valle del Secchia, Istituto Storico della Resistenza in Modena e provincia, Modena, 1969. Sempre con riguardo alla bibliografia successiva al citato volume di GORRIERI, si ricordano, fra i saggi di particolare interesse, quelli di ADELMO BELLELLI, In linea con gli Alleati, in « Rassegna dell’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia », anno 1966; LUCIANO CASALI, La formazione della « linea politica » del PCI modenese. Appunti sulle idee direttrici diffuse attraverso la stampa clandestina della Federazione comunista di Modena durante i primi mesi della lotta di liberazione, in « Rassegna dell’Istituto Storico della Resistenza in Modena e provincia », 1969; nonché il saggio di LUIGI ARBIZZANI e LUCIANO CASALI, Montefiorino, Distretto partigiano, in « La Resistenza in Emilia-Romagna », Deputazione Emilia-Romagna per la Storia della Resistenza
e della Guerra di Liberazione, Bologna, maggio 1970. In avanzata, fase di elaborazione è un volume di LUCIANO CASALI nel quale l’A. si propone di integrare l’aspetto militare della guerriglia nella storia socio-politica della Resistenza modenese.
28 Si è acquisita anche una testimonianza di Mario Ricci (Armando) che sarà pubblicata in un successivo volume in quanto in essa si affronta quasi esclusivamente il rapporto tra partigiani ed alleati con riguardo ad esperienze dirette del comandante della Divisione « Modena ». Altre notizie sull’attività partigiana nel Modenese risultano nelle testimonianze di Sugano Melchiorri e Claudio Quarantini inserite nel capitolo « Le 16 Brigate ».
Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna – Testimonianze e documenti – Vol. III, Istituto per la Storia di Bologna, 1970

[…] Mario Ricci “Armando”: una storia del Novecento
Mario Ricci “Armando” è un uomo del “Secolo breve”. La sua vita scorre insieme alle principali vicende politiche e sociali del Novecento italiano. Nasce a Sassoguidano di Pavullo nel Frignano il 20 maggio 1908 e a soli 7 anni lascia la scuola per svolgere vari mestieri. Durante la Grande Guerra, sull’Appennino modenese lavorano anche i bambini, altrimenti non si mangia. Nel 1918 Mario contrae l’influenza spagnola: guarisce, ma la crisi di fine conflitto colpisce la sua famiglia. I Ricci diventano mezzadri e “fanno San Martino” tutti gli anni. Poi arriva il fascismo e gli scenari peggiorano ulteriormente.
Nel 1931 Mario emigra per lavoro in Francia: di lì a poco diventa un militante comunista. Quando Francisco Franco guida la ribellione dei militari contro la Repubblica spagnola, gli antifascisti si mobilitano per sostenere il governo legittimo del Fronte Popolare. Mario si arruola come miliziano nelle Brigate Internazionali e impara a conoscere l’amarezza della sconfitta. Rientrato in Francia, subisce un duro internamento fino al 1941, quando rientra in Italia. Allora le autorità fasciste lo mandano al confino a Ventotene.
La Resistenza di “Armando”
Dopo l’arresto di Mussolini rientra a Pavullo, ma riceve subito la chiamata alle armi. Nella notte tra l’8 e il 9 settembre 1943, successiva all’annuncio dell’armistizio, si salva in maniera rocambolesca durante il blitz nazista alle scuole di Maranello. Non accetta che i nazisti e i fascisti lo rendano clandestino nella sua terra. Decide di organizzare la Resistenza nel suo Frignano, ma non può più permettersi di essere Mario Ricci. La guerriglia gli impone di scegliere un nome di battaglia per nascondere la propria identità. Si chiama “Armando”, come il fratello minore, morto nei Balcani nella prima fase della guerra. Vuole far pagare ai fascisti il dolore che prova per una perdita così grave.
La lotta partigiana esalta e getta nello sconforto, alterna azioni e attese, propone successi e problemi. Armando affronta le difficoltà degli inizi, quando fatica a mettere insieme una formazione partigiana. Non si abbatte e rilancia sempre, sfruttando la forza della disperazione: tanti ragazzi lo raggiungono per sfuggire al reclutamento di Mussolini. I comandanti della Resistenza costruiscono le fortune delle formazioni sulla loro voglia di sopravvivere in un mondo migliore.
Nell’estate del 1944 Armando vive la gioia della conquista di Montefiorino e l’esaltazione della zona libera (ne abbiamo parlato qui). Per poco più di 40 giorni un’area di sette comuni (oggi otto) non vede nazisti, né fascisti. È un richiamo per tanti giovani, che sperano di vedere la fine della guerra senza combattere. Tuttavia quell’esperimento di libertà e autogoverno partigiano non può durare. All’inizio di agosto i nazisti attaccano e Armando prova il dolore del ripiegamento.
Nella seconda parte dell’estate deve affrontare le critiche dei “rivali” e fugare i dubbi dei compagni. È dura, perché il tempo peggiora rapidamente. Alla fine di settembre oltrepassa la Linea Gotica e continua la lotta al fianco degli Alleati fino alla Liberazione […]
Redazione, Mario Ricci “Armando” dal mito alla storia, allacciati le Storie