Nel 1915 il climatologo tedesco Alfred Wegener, eminente studioso di geofisica, pubblicava la versione completa del suo precedente libro L’Origine dei continenti e gli oceani, comparso tre anni prima.
La nuova ipotesi era basata sulla mobilità dei continenti la cui reciproca posizione è cambiata radicalmente nel corso delle ere geologiche con il graduale spostamento delle piattaforme continentali della crosta terrestre lungo le zone di frattura (faglie).
Secondo Wegener, circa 200 milioni d’anni fa, gli attuali continenti formavano un solo supercontinente chiamato Pangea; durante un lungo periodo, valutato in altri 75 milioni di anni, la massa ha cominciato a dividersi dapprima in due subcontinenti soprannominati Gondwanaland e Laurasia. Erano cominciate le vicende che interessano anche la vita del Mare Mediterraneo.
Nella porzione meridionale si trovavano ancora uniti gli attuali Sudamerica, Africa, Antartide, India, ed Australia.
Molto sommariamente, questo sarebbe il periodo in cui apparvero le prime piante fiorite sulla terra.
Da 65 milioni di anni circa, in coincidenza con la scomparsa dei dinosauri, le terre emerse, attraverso successive separazioni, avevano già raggiunto una sistemazione quasi simile all’attuale.
Una delle prove della validità di questa teoria è fornita dalla distribuzione molto ampia di alcune specie sui singoli continenti, nonostante l’ostacolo difficilmente superabile dovuto all’ampia separazione territoriale.
Ma la convenienza probatoria è reciproca perché la presenza frammentata su più piattaforme di uno stesso vegetale risulta spiegabile solo ricorrendo alla teoria di Wegener. Se, come esempio fra molti, si esamina la diffusione estesa a tutte le zone tropicali e temperate del mondo di tre famiglie molto simili, le Cycadaceae, le Stangeriaceae e le Zamiaceae, forti di un un totale di 185 specie suddivise in una dozzina di Generi, questa si spiega unicamente con la teoria della deriva dei continenti.
Altrimenti sarebbe difficile giustificare la loro presenza in località così distanti fra loro come l’Australia, il Sudafrica, la Malesia e le Americhe. Inoltre molte di queste Cycadeae crescono in regioni distante dalla costa, ed in areali limitati proprio dalla ridotta capacità di dispersione.
Una ragione risiede nella grandezza e nel peso dei loro semi: è molto difficile, se non impossibile vederli cadere a grande distanza dalla pianta madre. Se si eccettua qualche breve tragitto, precipitando lungo un pendio, nulla possono i normali vettori della disseminazione come vento ed acqua. Diventa anche inspiegabile un loro viaggio oltre gli oceani, perché i loro frutti affondano a causa del cospicuo peso; inoltre sono troppo voluminosi, e poco gustosi, per essere mangiati e successivamente evacuati dagli uccelli.
di Alfredo Moreschi