L’8 settembre 1943 coglie il trentenne Ziccardi a Genova

Una vista da Riva Ligure (IM) sino a Sanremo

[…] il caso della missione Zucca del 2677° reggimento O.S.S.-U.S. Army. Ne era a capo il tenente di artiglieria Piero Ziccardi, Zucca, Bruno, che, da Roma, fu inviato a Genova per attuare un collegamento fra il Comando Supremo e la città, con l’aiuto degli americani.  Egli iniziò a tessere una rete informativa che ebbe un duro colpo la notte del 22 febbraio [1944], a Riva Santo Stefano [in provincia di Imperia, oggi due distinti comuni, Riva Ligure e Santo Stefano al Mare], quando la polizia sorprese alcuni appartenenti all’organizzazione che attendevano un sommergibile alleato che doveva sbarcare materiale. Vi fu uno scontro a fuoco, una radio fu sequestrata e fu perduta una borsa piena di documenti… Giuliano Manzari, La partecipazione della Marina alla guerra di liberazione (1943-1945) in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Periodico trimestrale – Anno XXIX – 2015, Editore Ministero della Difesa

[…] ad Antonio Zolesio, già prima del fatidico 1943 che aveva decretato la diversa scelta di campo del Paese nella persona del re e del suo plenipotenziario maresciallo Badoglio, erano stati assegnati preventivi ancorché precisi compiti di intelligence ch’egli, in qualità di segretario militare del Pda per la Liguria (incarico conferitogli per volontà di Ferruccio Parri in persona il quale annetteva ai servizi d’informazione un’importanza preponderante), avrebbe mandato ad effetto, congiuntamente al capitano Dante Novaro (referente della missione Zucca del 2677° reggimento Oss-Apo/512, poi ucciso a Mauthausen-Gusen 2) e ad altri, nel covo clandestino di via San Giorgio, alle spalle del porto di Genova, sotto la copertura d’un innocuo ufficio commerciale. Tanta tempestiva alacrità avrebbe prodotto a breve la prima (in assoluto) operazione congiunta di intelligence tra le forze alleate e il movimento partigiano dell’Italia del nord: quella missione Law che avrebbe consentito a due ardimentosi, Guglielmo Steiner (Mino) e Fausto Bazzi, entrambi addestrati frettolosamente ad Algeri dal Soe britannico (Special operations executive) e dall’Oss americano (Office of strategic services, precursore dell’odierna Cia), di sbarcare dal sommergibile britannico Hms Sykle sulla spiaggia di Cavi di Lavagna in una notte dei primi di ottobre 1943 muniti d’un apparecchio ricetrasmittente consegnato infine, dopo rocambolesche avventure, al referente ligure della missione, il genovese Piero Caleffi, a sua volta a stretto contatto sia con l’organizzazione Otto di Ottorino Balduzzi sia con gli esponenti milanesi della cospirazione di matrice azionista e giellista facente capo a Ferruccio Parri. Vittorio Civitella in Storia e Memoria (n. 2-2016 – Edita da I.L.S.R.E.C. Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea)

[ n.d.r.: alcuni autori (ad esempio Peter Tompkins – vedere infra – ) collocano il fallimento della Missione Zucca in provincia di Imperia presso la stazione ferroviaria di Sanremo, anziché – come riportato anche da un Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana – presso quella di Riva Santo Stefano, ma in ogni versione dei fatti le dinamiche risultano sostanzialmente sempre le stesse]

L’8 settembre 1943 coglie il trentenne Ziccardi a Genova, in convalescenza presso la casa dei suoceri: Ziccardi si reca a Roma dove, in una riunione a cui partecipano diversi esponenti socialisti e azionisti, tra cui anche Cordero di Montezemolo, riceve indicazione di tornare a Genova. Lo seguiranno altri membri di una missione OSS di cui Ziccardi assumerà il comando. Ritornato a Genova, Ziccardi, in attesa degli altri componenti, contatta il medico Tristano Luise [“Dattilo”], attivissimo nel reclutare nuovi membri, destinato a divenire il capo effettivo della rete a Genova, mentre Ziccardi si reca a Milano dove contatta Peduzzi e lo stesso Parri. Per qualche tempo Ziccardi mantiene la guida di entrambe le cellule, poi ne decide la separazione, affidando la direzione di quella ligure a Tristano Luise, mentre dal gruppo di Milano, che rimane sotto il suo diretto controllo, si stacca la rete Feltre. Nel luglio 1944 la rete genovese viene infiltrata da un informatore dei nazisti, tale Franco Di Donato, che provoca l’arresto di Luise il giorno 28 dello stesso mese. Di Donato nei giorni successivi cerca di incastrare anche Ziccardi, che, però, diffidando di lui, riesce a sfuggire all’arresto e dà ordine di eliminare la spia, senza che l’ordine venga portato a compimento. Ziccardi viene preso [a Milano] in una retata il 24 agosto, ma solo il 15 settembre la Gestapo, grazie a Di Donato, riesce a identificare in Ziccardi il capo della Zucca. Gianni Ferraro, Enciclopedia dello spionaggio nella Seconda Guerra mondiale, Sandro Teti Editore, 2010

Il Maggiore André Henri Emile Bourgoin, reclutato nell’OSS da Donald Downes sin dal 1942, dopo aver lavorato al suo servizio nel Marocco Francese, fu assegnato all’OSS/V Army Detachment in Italia agli ordini di Mr. Donald Downes e fu così che il 20 settembre 1943 atterrò a Paestum per poi raggiungere lo stesso giorno il suo capo nella sede operativa di Amalfi e, da subito, iniziare a lavorare per la nuova unità dell’OSS.
[…] A tal proposito, va citata la testimonianza di un altro agente dell’OSS, Peter Tompkins, che, con nota polemica, dipinse il collega Andrè Bourgoin quale un inesperto e sprovveduto agente che finì per prestarsi a strumento nelle mani di Badoglio e del SIM per controllare la missione dell’OSS presso la V Armata in Italia, così compromettendone l’esito. ‹‹Bourgoin, abbandonato da Downes a Villa Lauro, non parlando l’italiano e non sapendo distinguere un italiano dall’altro (nemmeno con l’aiuto del suo sicario Pinkus che aveva cambiato nome in Romulus più adatto all’idioma partenopeo) era impressionato, quanto Huntington, dagli ufficiali con stivali ben lucidi e titoli nobiliari. Fu facilmente adescato da Philipson…›› P. Tompkins, L’altra Resistenza cit, p. 54.
[…] Tutti gli agenti ivi menzionati furono reclutati e istruiti dall’Area n. 3, diretta dal capitano Bourgoin e impiegati in operazioni speciali via marittima, aerea e/o terrestre, lanciate tra il 20 settembre 1943 e il 31 gennaio 1945. L’opera di reclutamento del capitano Bourgoin si svolse innanzitutto tra i leaders di quel primo movimento antifascista che, in particolare durante gli ultimi giorni dell’occupazione tedesca di Napoli, risvegliò gli antichi sentimenti di avversione ai tedeschi e, combattendo con coraggio contro il nemico, si dichiarò a favore della causa degli Alleati. Bourgoin reclutò alcuni tra i patrioti napoletani che avevano preso parte alle “quattro giornate di Napoli”, tra i quali: il tenente Clemente Menicanti, nome in codice “Coniglio” <45, il capitano Enzo Stimolo, alias “Corvo” e il tenente Luigi Stimolo, conosciuto come “Civetta” <46.
[…] La quinta missione speciale condotta da una delle squadre a bordo del sottomarino Axum e denominata Maria Giovanna, fu compiuta in Liguria. Il 5 dicembre 1943, Enzo Stimolo, nome in codice “Corvo”, che aveva già preso parte alla citata prima squadra a Roma, sbarcò, insieme con il radiotelegrafista Aldo Montesi, “Maria Giovanna”. Bourgoin ordinò a “Corvo” di andare a prendere suo fratello Luigi, “Civetta”, che era a Roma e di procedere immediatamente verso Genova per stabilire ivi il suo Quartier Generale e costituire una rete di agenti nella regione Liguria. Stimolo arrivò sano e salvo a Genova e stabilì immediatamente il collegamento con il Quartier Generale. Nello stesso tempo, intorno alla metà di febbraio, Bourgoin, che aveva pianificato due missioni denominate Richmond IV e V, decise di far atterrare sulla costa ligure, vicino a Sanremo, gli agenti che componevano le squadre incaricate delle predette missioni. A Stimolo “Corvo” fu ordinato di posizionarsi sulla spiaggia con la sua attrezzatura radio, in maniera tale da poter assicurare un costante collegamento diretto con le due spedizioni, prima del programmato atterraggio. Nel frattempo, Bourgoin e le due squadre sorvolavano la Corsica, con tutti gli uomini e l’equipaggio, in attesa di ricevere segnali da “Corvo”. Sfortunatamente, anche la missione di Stimolo e compagni non ebbe successo. L’epilogo fu così delineato dallo stesso capitano Bourgoin: “Sfortunatamente, al loro arrivo presso la stazione ferroviaria (di Sanremo, nda) la guardia doganale volle ispezionare la valigia nella quale era custodita l’attrezzatura radio. Stimolo tolse la valigia dalle mani del suo radio operatore e gli disse di scappare; repentinamente, si voltò indietro e sparò al doganiere un colpo di pistola; saltò sopra la barriera e sparì in mezzo alla folla. La radio andò perduta e Stimolo contattò immediatamente il Dottor Beltramini per avvertirlo di cancellare l’operazione in quanto non era più in tempo”. <67
L’episodio fu riportato in una versione parzialmente differente dal radio operatore Aldo Montesi, il quale, a differenza di quanto testimoniato da Bourgoin, non menzionò l’uccisione del doganiere, riferendo, al contrario, che “Corvo” era scappato, mentre l’altro lo aveva inseguito sparando. Infine, Montesi raccontò di essere restato immobile e, quindi, arrestato anche se poi, avendo risposto in modo non sospetto, fu solo perquisito e finalmente rilasciato: “Non trovarono niente di incriminante e io offrii a ciascuno un pacchetto di sigarette che accettarono […]. Entrai in un ristorante per distruggere il piano di trasmissione e il cifrario che avevo in tasca […] Presi il treno per Genova”. <68.
Successivamente, il capitano Bourgoin paracadutò a Stimolo un’altra apparecchiatura radio sulle Alpi e quest’ultimo la trasportò a Genova. L’agente iniziò così a svolgere un lavoro molto interessante grazie al quale furono ottenute informazioni militari di grande valore. Stimolo si predispose a lanciare uno speciale segnale ogni sera nella quale i convogli della flotta tedesca salpavano dalla baia di Genova per rifornire il fronte meridionale. Grazie a queste informazioni, un gran numero di navi tedesche furono fatte saltare in aria dalle forze militari alleate sia aeree sia marine. Sfortunatamente a causa di una denuncia, la radio e un gran numero di agenti furono catturati dai tedeschi i quali continuarono a tenerla in funzione per indurre gli Alleati a pensare di essere ancora in contatto con i loro agenti. Sennonché, grazie all’opera della X-2 Branch, il servizio di controspionaggio dell’OSS, il pericolo di una fuga di notizie con i prevedibili gravi danni all’avanzata alleata in Italia fu scongiurato. L’incidente fu così raccontato dal capitano Bourgoin che, tuttavia, non chiarì il ruolo dei fratelli Stimolo: “Immediatamente notai che la radio, denominata “Maria Giovanna” era nelle mani delle SS tedesche e che il nemico tentava così di strapparci informazioni nonché di incoraggiarci ad avviare operazioni di sbarco sulla costa della Liguria. A quel tempo la nostra X–2 Branch si stava occupando del traffico dei cablogrammi inviati e ricevuti da quella stazione radio allo scopo di ingannare i Tedeschi con un triplo gioco. Stimolo e suo fratello sparirono”. <69.
Secondo un rapporto stilato da Jesus James Angleton, responsabile della X-2 Branch, ‹‹la radio “Maria Giovanna” e “Falco” furono catturati dal tenente Sismel a Genova e posti sotto la sua custodia nella camera n. 421 della Casa dello Studente (…) sotto la direzione del Quartier Generale di Verona››. I due agenti, arrestati a causa delle ‹‹indiscrezioni e associazioni di Corvo (Stimolo Enzo)››, riuscirono ad avvertire la base di essere super vigilati dai tedeschi senza farsi sospettare dai tedeschi. Portati a Bolzano e usati come ostaggi, riuscirono, approfittando di un’incursione aerea alleata a fuggire e infine raggiungere la Milano liberata <70. Anche la missione Maria Giovanna prova, quindi, che vi fu un’ aspra competizione tra le differenti sezioni dell’OSS e, nel caso di specie, tra il SI e l’OSS/V Army Detachment, nascente anche da un divergente punto di vista rispetto al rapporto che ciascuna Divisione dei servizi segreti americani intrattenne con l’italiano SIM, che si riflesse sulla stessa coerenza dei rispettivi resoconti.
Infatti, Peter Tompkins, agente del SI, volle, non a caso, evidenziare la responsabilità dei fratelli Stimolo nel fallimento della missione, poiché, in ossequio alle direttive di Badoglio e del SIM, essi ne avevano boicottato il risultato <71, mentre Bourgoin, al contrario, ne enfatizzò il ruolo.
[NOTE]
45 Secondo la testimonianza di Tompkins, Menicanti era un agente del SIM mandato da Badoglio nell’Italia occupata. Egli fu ‹‹il primo che si presentò a Villa Lauro [quartier generale del Bourgoin] (…) meridionale di bassa statura (…) con il nome di battaglia di “Coniglio”. P. Tompkins, L’altra Resistenza cit., p. 54.
46 I fratelli Stimolo Enzo e Luigi, nomi di battaglia, rispettivamente, “Corvo” e “Civetta ”, secondo la versione di Tompkins, erano anch’essi due agenti del SIM. P. Tompkins, Ibidem.
67 ‹‹Unfortunately, when arriving at the railway station, the customs officer who was at the gate wanted to inspect the suit case in which the radio set was contained. Stimolo took the suitcase out of the hands of the radio operator and told him to escape. He suddenly turned back to the customs officer and killed him with a pistol shot. He jumped over the fence and disappeared in the middle of crowd. The radio set was lost and Stimolo contacted immediately Dr. Beltramini in Milano in order to have the operation cancelled which we did in time››. A. Bourgoin, Ivi, p. 91.
68 Il rapporto Montesi (NARA RG 226, E. 124, B. 30), è citato da P. Tompkins che, a tal proposito, riportava anche la testimonianza di tale Tristano Luise “Dattilo” che avrebbe preso parte alla missione con “Corvo”, “Civetta” e Montesi, di cui invece Bourgoin non faceva menzione. P. Tompkins, L’altra Resistenza cit., pp. 400 e 401.
69 ‹‹I saw immediately that the radio set which was called Maria Giovanna, was in the power of the German SS and the enemy tried to obtain information from us and also encouraged us to make landing operations on the Ligurian Coast. The traffic of the set, cables received and sent us is presently handled by our X-2 Branch in order to triple cross the Germans. Stimolo and his brother have disappeared.›› A. Bourgoin, From 20th September 1943 to 26th January 1945 cit., pp. 91 e 92.
70 Il rapporto di J.J. Angleton è citato da P. Tompkins in L’altra Resistenza cit., pp. 128, 129 e 401.
71 P. Tompkins, Ivi, pp. 128 e 129.
Michaela Sapio, Servizi e segreti in Italia (1943-1945). Lo spionaggio americano dalla caduta di Mussolini alla liberazione, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, 2012

Stimolo (sempre identificato con il grado di capitano o di tenente) continuò successivamente a combattere come militare del Regio esercito (nel frattempo entrato in guerra contro la Germania), partecipando con il nome di battaglia “Corvo” ad alcune missioni clandestine organizzate in stretta collaborazione con l’OSS nel Centro-Nord Italia occupato dai nazifascisti. A seguito dell’Armistizio di Cassibile, con la nascita di nuovi rapporti di collaborazione tra i servizi segreti italiani ed alleati, fu costituita presso il Governo Badoglio una sezione di collegamento tra l’OSS (Office of Strategic Services) statunitense e il Servizio Informazioni Militare (SIM) italiano con a capo il maggiore Andre Bourgoin, un americano di origine francese. Il SIM, tuttavia, era rimasto sempre lo stesso organismo del Governo fascista, talvolta anche con il medesimo personale per lo più di matrice fascista, e ciò in alcune situazioni portò ad esiti ambigui ed anche drammatici. Con l’obiettivo di costituire una rete di nuovi agenti disponibili ad operare nel Nord Italia, Bourgoin reclutò alcuni militari tra cui anche Stimolo con suo fratello Luigi distintisi per il loro valoroso comportamento durante l’insurrezione napoletana. L’impiego del personale militare italiano o di civili militarizzati, da parte degli Alleati, avvenne infatti anche attraverso le cosiddette “missioni speciali”, operazioni condotte in genere da un capo missione assieme ad un altro uomo e un radiotelegrafista, da sbarcarsi sulle coste del Nord Italia con l’obbiettivo di stabilire collegamenti con le forze partigiane locali, coordinare con loro la fornitura di armi e materiale utile, raccogliere e trasmettere via radio informazioni sulla consistenza ed i movimenti delle forze armate nazifasciste. Ad ogni missione era assegnata una denominazione in codice. Poco dopo la liberazione di Napoli, Stimolo era stato inviato da Bourgoin assieme ad altri a Roma per prendere contatti con i gruppi partigiani locali, tornando alla base di Pozzuoli alla fine del mese di novembre 1943. Successivamente era stato imbarcato nel sommergibile Axum che, nella notte tra il 4 e il 5 dicembre 1943 aveva sbarcato sulle rive tra Pesaro e Gabicce, al di sotto del Colle San Bartolo, numerosi agenti inviati da Bourgoin, destinati a varie distinte missioni nel Nord Italia. Tra di essi vi era Stimolo (Corvo), con l’obiettivo di raggiungere a Roma il fratello Luigi (Civetta) e con lui ed il radioperatore Aldo Montesi (Maria Giovanna), ricongiungersi con gli uomini della missione Zucca operativi a Genova per supportarli nel portare a termine l’incarico affidato. All’inizio del 1944 il tenente di artiglieria Piero Ziccardi (Zucca, Bruno), operativo nell’ambito del 2677º Reggimento OSS–U.S. Army, fu inviato a Genova per attuare un collegamento fra il Comando Supremo e la città, con l’aiuto degli americani: obbiettivo della missione era individuare un tratto di spiaggia ligure in cui coordinare lo sbarco di uomini ed equipaggiamento per la Resistenza ligure. Egli iniziò a tessere una rete informativa che venne consolidata con l’arrivo dei membri della missione Corvo, muniti di radiotrasmittente, sotto il nuovo comando di Tristano Luise (Dattilo). Il gruppo clandestino subì un primo duro colpo la notte del 22 febbraio 1944, a Sanremo (IM), quando alcuni componenti dovevano recarsi nella vicina Riva Santo Stefano per attendere un sommergibile alleato che doveva sbarcare materiale. Vi fu uno scontro a fuoco che coinvolse direttamente Stimolo, una radio fu sequestrata e fu persa una borsa piena di documenti. Stimolo, Luise e Montesi, scesi alla stazione ferroviaria di Sanremo, furono bloccati da militi della RSI che chiedevano di ispezionare la loro valigetta, in cui era contenuta la radiotrasmittente. Stimolo, riuscito ad evitare la perquisizione con una scusa credibile, venne subito dopo bloccato da un individuo in borghese che richiese nuovamente di ispezionare la valigetta e che, alle risposte evasive dei cospiratori, fece l’atto di tirare fuori una rivoltella. A quel punto Stimolo abbandonò la valigia e si diede alla fuga, inseguito dai colpi di pistola, mentre i suoi compagni furono arrestati ma successivamente rilasciati, riuscendo abilmente a liberarsi dei documenti compromettenti che avevano addosso. Stimolo, dopo alcuni giorni di fuga, braccato dalla polizia, ritornò a Genova, continuando ad operare clandestinamente. Nei mesi successivi, tuttavia, anche a causa di inadeguate precauzioni e della presenza di un infiltrato, la missione venne compromessa a causa degli arresti dei suoi membri, finché Stimolo improvvisamente scomparve per sempre, probabilmente fucilato dai tedeschi nel 1945. Nei mesi successivi, a causa della delazione di un membro nell’organizzazione che faceva il doppio gioco, vennero scoperti ed arrestati numerosi membri della missione, tra cui gli stessi Dattilo e Zucca nell’estate del 1944, compromettendone definitivamente l’esito. Padri e Madri della Libertà

[…] Ora, se non proprio tutto, si sa molto su di lui [Enzo Stimolo], grazie alla puntigliosa investigazione di Gaetano Barbarulo (2) che, con certosina pazienza, ha messo insieme una nutrita documentazione, bibliografica quanto d’archivio, non senza il supporto di memorie raccolte dal vivo, a sostegno degli argomenti di un libro davvero singolare per essere un saggio. Lo si legge come un romanzo e del genere ha il climax, se non altro per l’avventurosa vicenda umana e “militare” del protagonista.
[…] La coscienza di quanto avviene attorno a lui gli matura forte e solida nei primi anni di guerra. Capisce per tempo con chi schierarsi; dopo l’8 settembre non pare per nulla un neofita, se è vero che già il 9 settembre, in combutta con lo studente Guglielmo Gargiulo (Willy), si fa promotore di un attacco ad alcune imbarcazioni tedesche nel porto di Napoli. Il precipitare degli eventi e le ordinanze capestro del comando tedesco spingono alla rivolta la parte più politicizzata e/o esausta della popolazione. Stimolo è con i rivoltosi e si rende protagonista indiscutibile dei fatti del Vomero. Dopo il 1° ottobre non si sa più niente di lui. Barbarulo investiga maniacalmente e scopre che Stimolo, con l’arrivo degli americani, si mette a disposizione dell’Intelligence alleata. È messo in contatto con André Bourgoin, un ex ufficiale dei servizi francesi ora in carica dell’Office of Strategic Services (il precursore dell’odierna CIA). È quest’espertissima spia a ingaggiarlo come agente sotto copertura e a inviarlo, con altri, oltre le linee nemiche. Lo scenario per Enzo, col nome in codice di Corvo, si fa tutto nazionale, non meno di quanto lo sia stato negli anni della prima giovinezza. A Roma riesce a sottrarsi al controspionaggio tedesco e alle trame della famigerata banda Koch. Si fa protagonista e comprimario della rete di spionaggio alleata messa in piedi a Genova. Sostiene con le sue azioni la resistenza in montagna, passa informazioni sui movimenti di truppe nemiche, scampa in più occasioni alla cattura e alla morte. Tutto questo fino all’ottobre del 1944, quando si perdono le sue tracce. Gravemente ammalato e malfermo sulle gambe, sembra che sia stato catturato dai tedeschi e fucilato. […]
2 Gaetano Barbarulo, Una vita al cardiopalma – La vera storia di Enzo Stimolo, il ‘Capitano’ delle Quattro Giornate di Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2019.
Antonio Piscitelli, Enzo Stimolo, il ragazzo che non amava le regole, 2019

Finalmente dal Sud giunsero gli altri membri della Zucca (capitano paracadutista Enzo Stimolo, Luigi Stimolo e Alberto Blandi). Contemporaneamente, poiché le comunicazioni radio diventavano sempre più difficili, a tarda primavera Ziccardi si spostò a Milano impiegando la radio Como di Sandro Beltramini, forse la prima missione dell’O.S.S.; i suoi due operatori erano Gastone Piccinini e Sergio Tavernari. Il secondo capo Piccinini era imbarcato, quale sottufficiale radiotelegrafista, sul sommergibile Onice; entrò nell’O.S.S. e passò le linee a piedi, il 3 dicembre 1943, nella zona di Castelnuovo di Benevento; il giorno successivo, a Colleferro, fu catturato, ma riuscì a evadere portandosi dietro l’apparecchio radio e proseguì nella missione affidatagli raggiungendo Milano a fine febbraio 1944. Da questa città trasmetteva le informazioni reperite dalla Brigata partigiana P. Poet. Il 20 maggio 1944, mentre con Tavernari trasmetteva da una casa di via Pier Capponi di Milano, la radio fu localizzata e la casa circondata. I due operatori provvidero a distruggere i cifrari, quindi la radio, e si difesero fino all’ultima cartuccia. Terminate le munizioni, per non cadere vivi nelle mani avversarie i due si gettarono, abbracciati, dal quinto piano della casa gridando “Viva l’Italia”. In seguito alle gravi ferite riportate nella caduta Tavernari morì, mentre Piccinini, con la spina dorsale spezzata, sopravvisse e fu catturato e sottoposto a sevizie. Sopravvisse e fu liberato il 15 aprile 1945 dal reparto partigiano del maggiore paracadutista Medaglia d’Oro al Valore Militare Rino Pachetti. Rimasto paralizzato, Piccinini fu nominato tenente del CEMM del Ruolo d’Onore e decorato di Medaglia d’Oro al Valore Militare. È morto agli inizi del 1994.
Anche la Zucca fu smontata per l’azione dello SD genovese e per la delazione di una spia, Franco A. Di Donato. I capi genovesi furono arrestati il 28 luglio; Ziccardi fu arrestato a Milano il 24 agosto. Fu portato a Genova, seguendo la solita trafila, Casa dello Studente, carcere di Marassi, trasferimento
nel campo di concentramento di Dachau, poi Ueberlingen am Bodensee, poi Allach, un campo sussidiario di Dachau, da dove fu liberato a fine guerra. Il 18 settembre 1944 furono catturati altri membri della Zucca, fra cui il radiotelegrafista Alberto Blandi, che fu costretto a continuare a trasmettere al Sud, ma riuscì ad avvertire il comando, che continuò a mantenere il collegamento attuando un delicato contro-doppiogioco con la propinazione di notizie abilmente contraffatte. Giuliano Manzari, Op. cit.

Sono la nipote di Erminio e Armando Sacchetta, mio nonno e mio zio. E senza averlo in alcun modo previsto, mi sono ritrovata a scrivere qualcosa sulla loro vita […] Lo zio era nato a Tripoli, dove aveva passato l’infanzia con la famiglia. Una volta tornato in Italia, frequentò l’Accademia di Livorno e divenne guardiamarina. Si laureò poi in Giurisprudenza, a Milano, col professor Ziccardi, e diventò anche assistente universitario. Quindi, cominciò a collaborare alla missione alleata “Zucca”, capeggiata dallo stesso professor Ziccardi. Lo fece agendo dall’interno della Marina Militare e fu anche in qualche modo implicato nel tentativo di insurrezione, orchestrato proprio dalla Marina Repubblicana, che avrebbe dovuto realizzarsi a Genova. Rossella Ratti Sacchetta, I nuovi testimoni dei Lager. Figli e nipoti di deportati raccontano, ANED, Mimesis, Milano, 2010