L’aeroporto partigiano tra i vigneti delle Langhe

Temple e Mauri – Fonte: Casa Memoria… Vinchio

Tra le diverse statistiche delle missioni alleate compiute in appoggio alla Resistenza italiana, quelle di fonte statunitense (History of Special Operations) indicano un totale di 4.280 voli compiuti, di cui 2.652 riusciti (1.261 ad opera della USA Air Force e 1.391 ad opera della RAF).
Rifornimenti consegnati (in tonnellate lorde) 5.907, di cui 4.008 USAF e 1.899 RAF, mentre i membri delle missioni lanciati sono 538 in totale, di cui 246 dall’USAF e 292 ad opera della RAF.
Dai dati indicati sono escluse le missioni compiute con mezzi navali o attraversamento del fronte.
Da ricordare che la missione più forte – per numero di componenti, quantità e qualità dei rifornimenti, continuità di collegamenti con i comandi alleati e italiani – è quella lanciata dal N. 1 Special Force britannico in Piemonte, nel Cuneese, presso le formazioni autonome del maggiore Enrico Martini Mauri. Guidata dal maggiore Neville Darewski (1), potrà avvalersi anche di un campo di aviazione nelle Langhe.
(1) Il maggiore Neville Lawrence Temple Darewski (conosciuto come “Maggiore Temple”) tra l’Ottobre e il Novembre 1944 insieme agli uomini della seconda divisione autonoma “Langhe”, i fazzoletti azzurri badogliani al comando di Piero Balbo (“Poli”), idearono e realizzarono il campo d’aviazione di Vesime (nome in codice Excelsior) situato sulla sponda destra del fiume Bormida a Millesimo, grazie anche all’aiuto dei contadini e degli abitanti della zona.
Darewski oltre alla missione italiana “FLAT” partecipò anche, in terra slovena, alla missione “LIVINGSTONE II”. All’ufficiale britannico del SOE (Special Operations Executive), che morirà in un banale incidente a Marsiglia nel Novembre “44 (schiacciato contro un muro dalla fiancata di un camion), verrà conferita la “DSO” (Distinguished Service Order), decorazione militare del Regno Unito e del Commonwealth assegnata agli ufficiali delle forze armate distintisi durante il servizio in tempo di guerra.

ANPI Voghera

[…] l’arrivo del maggiore Temple rappresentava qualcosa di più: era arrivato tra noi un ambasciatore e un addetto militare del governo inglese e degli Alleati, era il riconoscimento ufficiale e tangibile della legittimità della nostra lotta; con lui diventavamo cobelligeranti. L.B. Testori, La missione Temple nelle Langhe, in AA.VV., N. 1 Special Force nella Resistenza italiana, Volume I, Bologna, 1990, p. 159

Nell’agosto ’44 erano attive ben 4 missioni italiane, con 13 agenti italiani; 9 missioni britanniche con 16 agenti britannici; 13 italiani in missioni britanniche. In Piemonte, le comandava il maggiore “Temple”, missione “Flap“. Cfr. M. BERRETTINI, op. cit., p. 38. “Temple” (Neville Darewsky), classe 1914, ufficiale dell’esercito inglese, morì il 15 novembre 1944 in un incidente a Marsaglia (CN). Era stato paracadutato tra le formazioni di Mauri il 6-7 agosto 1944. Ebbe importanti incontri con il Cmrp; a lui si deve l’idea della costruzione dell’aeroporto di Vesime (AT); qui giunsero Stevens e Ballard, gli ufficiali dello Soe che lo sostituirono. Marilena Vittone, “Neve” e gli altri. Missioni inglesi e Organizzazione Franchi a Crescentino, in “l’impegno”, n. 2, dicembre 2016, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia

L’occupazione di un territorio è importante per l’approvvigionamento alimentare, ma diventa fondamentale per la creazione di campi di lancio o addirittura di piccoli aeroporti partigiani come quello di Vesime, a poco più di 5 km a nord di Cortemilia nelle Langhe meridionali.
A partire dai primi giugno nelle Langhe vengono effettuati diversi lanci di armi e di materiale che permettono di rifornire gli effettivi e i nuovi combattenti

A partire dai primi giugno nelle Langhe vengono effettuati diversi lanci di armi e di materiale che permettono di rifornire gli effettivi e i nuovi combattenti [“Mauri”] ha ricevuto nei giorni scorsi un abbondante lancio ed è quindi in grado di armare almeno parte dei numerosi che si offrono di raggiungerlo.
La situazione di “Mauri” appare ancor più positiva se confrontata con la carenza di armi denunciata dalla I divisione Garibaldi. “Barbato” infatti, informando il CBG del Piemonte sulla situazione della 16ª, tiene a sottolineare che le azioni di sabotaggio realizzate dai suoi uomini vengono compiute «compatibilmente con la grave penuria di esplosivo (solo in questi giorni hanno avuto dell’esplosivo da Mauri) che purtroppo affligge tutte le brigate. Siamo costretti ad elemosinare esplosivo da Mauri e da Prearo».
[…] A Vesime, a Cessole dove sono i garibaldini di Rocca venni informato del lavoro di disgregazione e di accaparramento che facevano uomini di Mimmo e di Balbo. Dicevano che gli inglesi facevano una unica formazione militare diretta da loro e con l’autorizzazione del CLN; che solo chi avrebbe partecipato a questa organizzazione sarebbe stato riconosciuto e avrebbe avuto lanci; che gli altri sarebbero stati rastrellati, inviati in campo di concentramento, eccetera
Giampaolo De Luca, Partigiani delle Langhe. Culture di banda e rapporti tra formazioni nella VI zona operativa piemontese, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Pisa, Facoltà Lettere e Filosofia, Corso di laurea magistrale in Storia e civiltà, Anno Accademico 2012-2013

Avevano finito chiamarlo “ponte del diavolo”. […] Così gli aviatori che piovevano dal cielo, quando i loro aerei venivano abbattuti, scoprivano la solidarietà degli abitanti e l’impegno della Resistenza nell’escogitare sistemi per metterli in salvo.
Se ne accorse, durante una lunga odissea, il diciannovenne Walker Harris, americano dell’Oklahoma, sopravvissuto miracolosamente all’abbattimento del suo bombardiere. Henry Walker Harris si era arruolato nell’esercito degli Stati Uniti nel febbraio del 1943, ad appena diciassette anni. Superate le prove per entrare in aviazione, era stato destinato al teatro bellico del Mediterraneo come operatore radio e mitragliere nel 489° Squadron del 340° Bombing Group. Il 4 novembre 1944 stava partecipando a una missione di bombardamento su un bimotore B–25, con obiettivo il ponte ferroviario di Casale Monferrato. Il “ponte del diavolo”.
Gli apparecchi avevano effettuato la consueta manovra, portandosi a nord del bersaglio, quindi virando e scendendo in formazione d’attacco. Il B–25 di Harris sganciò il carico di bombe, quindi proseguì in direzione sud per intraprendere la rotta del rientro. In quel momento, una granata sparata dalla contraerea esplose a distanza ravvicinata, investendo l’aereo con tutta la sua forza d’urto.
[…] Augusto Bobbio contava probabilmente di riportare Harris oltre le linee utilizzando una risorsa eccezionale: il campo d’aviazione improvvisato dai partigiani a Vesime, sulle rive del fiume Bormida. Il campo, lungo circa novecento metri, venne inaugurato proprio in quei giorni, con l’atterraggio, il 17 novembre, di un monoplano britannico Lysander. Due giorni dopo giunse un B–25, convertito da bombardiere in aereo da trasporto: ne scese una missione militare alleata, quindi vennero imbarcati e portati in salvo circa venticinque tra ex prigionieri di guerra e aviatori.
[…] “Vi sentireste di fare per noi un simile lancio?”, domandò Ronchi.
Harry Collins, l’ufficiale pilota, rispose: “Fatemi partire e vi prometto che vi lancerò le sigarette proprio qui al comando!”
Non sappiamo se Collins potè mantenere la promessa. Di certo, tre giorni dopo, Ronchi fece scortare gli aviatori a Vesime, dove era pronto il campo d’aviazione. I quattro giunsero in tempo per assistere all’arrivo del Lysander e per assicurarsi un posto sul volo di ritorno del B-25. La lista d’imbarco, purtroppo per Walker Harris, era lunga. L’11 novembre si era aggiunto un altro equipaggio, recuperato dai partigiani, che dovettero affrontare uno scontro con i tedeschi. Il loro aereo, sempre un B-25, era precipitato a Baldichieri d’Asti. Dei sette aviatori a bordo, uno solo venne catturato; gli altri furono portati in salvo.
Harris non riferisce di aver incontrato qualcuno di questi suoi compagni d’arme. Viceversa, menziona il nome di Ardell Klemme, un pilota di cacciabombardieri, con il quale sarebbe rimasto in amicizia per tutta la vita.
Alberto Magnani, I sentieri della salvezza. Aviatori americani e resistenza italiana tra Piemonte e Liguria, in Gruppo Ricercatori Aerei Caduti Piacenza (Grac)

[n.d.r.: risulta invero singolare, che in Osvaldo Mussio, Tra Scrivia e il Po, Edizioni Dell’Orso, 1982 si legga sì delle peripezie, accompagnate da calorosa accoglienza ricevuta, di Klemme, una volta abbattuto tra i partigiani e gli abitanti dell’Alessandrino, soprattutto di Pecetto, Frazione di Valenza Po, ma anche della sua probabile successiva morte per altro incidente, anche se viene riportata con dei dubbi la notizia che alcune persone pensavano che ai comandi di un aereo che a guerra non ancora finita volava basso da quelle parti ci fosse proprio Klemme, quasi a mandare un saluto ai suoi amici del posto: in ogni caso Klemme rientrò, dopo aver vissuto – of course – tante altre avventure, tra le file alleate a marzo 1945 arrivando in Costa Azzurra via mare da Vallecrosia in provincia di Imperia, come si può leggere – se se ne ha la pazienza di farlo – a questo collegamento]

L’aeroporto partigiano di Vesime – Fonte: IsrAt

Settantaquattro anni fa, tra le colline astigiane di Vesime, sulla sponda destra del Bormida in prossimità del ponte di Perletto, atterrava il primo veivolo sulla pista dell’Excelsior, l’aeroporto partigiano. Faceva freddo quel 17 novembre del 1944 che per di più, facendo incrociare le dita agli scaramantici, cadeva pure di venerdì.
La pista, costruita su un campo agricolo e lunga inizialmente novecento metri, venne realizzata con l’ingegno e il lavoro di partigiani, contadini e abitanti della zona. Da quel venerdì e nei cinque mesi che seguirono fino alla Liberazione, sulla pista dell’Excelsior atterrarono quattro Lysander, un B-25 Mitchell e un C47 Dakota. Il campo d’atterraggio, unico in Italia e tra i pochi – forse due o tre, non di più – in tutta Europa, venne immaginato dagli inglesi del SOE – l’Esecutivo Operazioni Speciali voluto da Churchill – con lo scopo di favorire l’arrivo delle missioni alleate e il trasporto di feriti nell’ Italia libera, un po’ come fecero i partigiani jugoslavi del maresciallo Tito.
A mettere in atto l’impresa furono gli uomini della seconda divisione autonoma Langhe, i fazzoletti azzurri badogliani al comando di Piero Balbo detto “Poli”, coadiuvati da Neville Darewski, l´ufficiale britannico del SOE conosciuto come maggiore Temple. Il posto “giusto” venne individuato nelle colline tra la Langa astigiana e cuneese, quel territorio che Beppe Fenoglio ne Il partigiano Johnny definì “l’arcangelico regno dei partigiani”. Qualche settimana dopo l’entrata in funzione, durante uno dei rastrellamenti tedeschi, i militi del Terzo Reich ararono la pista per metterla fuori uso. Ma i partigiani, tenaci e motivati, non si persero d’animo e la ripristinarono fino a raggiungere un’estensione di 1100 metri […]
Marco Travaglini, L’Excelsior, l’aeroporto partigiano tra le colline astigiane, Crpiemonte, 9 marzo 2018

VESIME. Il nome in codice era Excelsior. E quassù nell´Alta Langa, «nell´arcangelico regno dei partigiani» come lo chiamava Beppe Fenoglio, fra l´ottobre e il novembre del 1944 gli uomini della seconda divisione autonoma Langhe, i fazzoletti azzurri badogliani al comando di Piero Balbo detto «Poli» e Neville Darewski, l´ufficiale britannico del SOE (Special Operation Executive) conosciuto come maggiore Temple, idearono e realizzarono il campo d´aviazione di Vesime. Lo fecero grazie all´aiuto dei contadini e degli abitanti della zona come il geometra Pasquale Balaclava, che concretizzò materialmente il progetto. Situato sulla sponda destra della Bormida di Millesimo, in prossimità del ponte di Perletto, sorse per favorire l´arrivo delle missioni alleate e il trasporto di feriti e di salme nell´Italia libera: una di queste fu quella del povero Temple, morto in un incidente assurdo (schiacciato contro un muro dalla fiancata di un camion) avvenuto a Marsaglia.
Sta di fatto che, insieme alle piste della Jugoslavia del maresciallo Tito, quella di Vesime fu una delle poche a essere realmente operativa nella Resistenza europea. Fu collaudata il 17 novembre con l´atterraggio dell´aereo inglese Lysander. Seguì, il 19 novembre, quello di un B-25 Mitchell. Successivamente messo fuori uso dai tedeschi, che lo fecero arare, riprese ancora a funzionare nel marzo-aprile del 1945. Altri velivoli vi giunsero e ripartirono: tre Lysander e un C-47 Dakota. Dopo la fine della guerra l´air-field, che era lungo circa 1100 metri e la cui esistenza venne documentata dalle macchine fotografiche di due sergenti inglesi (le immagini sono all´Imperial War Museum di Londra), ritornò a ospitare mais, granoturco, un pioppeto. Rimase vivo, tuttavia, nella memoria della gente. Non a caso la costruzione del campo sarebbe stato definito da Bill Pickering, coraggioso agente del Soe che agì nel´Astigiano, «uno dei più audaci progetti nella storia della seconda guerra mondiale». La memoria non si è perduta nemmeno oggi. […]
Vesime riscopre l’aeroporto dei partigiani. Sulla sponda destra del Bormida, il campo accolse diversi velivoli e una volta venne anche arato dai tedeschi, IsrAt

Un documento di Ballard – Fonte: Casa Memoria… Vinchio

Fin dall’inizio della guerra, su diversi fronti, reparti britannici hanno agito oltre le linee nemiche, fra questi il SOE (Special Operations Executive) e il SAS (Special Air Service). Nell’estate 1944 il SOE si attiva in Italia per dare un sostegno organizzativo e logistico alla Resistenza, inviando Missioni in diversi centri dell’Italia occupata presso i comandi di formazioni partigiane non comuniste.
I primi nuclei di partigiani nascono in diversi centri delle Langhe nell’inverno 1943-1944: si tratta di bande isolate tra loro e costrette sulla difensiva dagli attacchi tedeschi e fascisti.
Nella primavera del 1944, reduce da una dura sconfitta subita in val Casotto a marzo, giunge nelle Langhe il maggiore Enrico Martini Mauri, che si coordina con le formazioni della zona di Cossano Belbo comandate da Piero Balbo Poli.
Dalla Val Po giungono invece esponenti comunisti come Nanni Lastilla che organizzano le bande partigiane nella zona di Monforte, Bra e dell’alta valle Belbo.
Nell’estate del 1944 le Langhe sono, di fatto, controllate dai partigiani: Mauri forma due divisioni autonome, la prima comandata da Mario Bogliolo e la seconda da Poli, mentre Nanni organizza i suoi uomini nella VI divisione Garibaldi.
Attorno a Canelli agisce la 78° brigata Garibaldi di Primo Rocca e nell’acquese opera la 79° brigata garibaldina di Pietro Minetti Mancini.
È la grande stagione della Resistenza, quando l’avanzata alleata dal Sud e la crescente forza dei partigiani diffondo l’illusione che la guerra possa vittoriosamente finire prima dell’inverno.
Mentre i garibaldini danno vita a esperienze di autogoverno democratico locale in molti centri delle Langhe, Mauri progetta e realizza l’occupazione di Alba, che avviene il 10 ottobre. […] La prima missione alleata che giunge nelle Langhe è quella comandata dal Maggiore Neville Lawrence Darewski detto Temple.
Nato a Londra il 21 maggio 1914, figlio del compositore di origine polacca Herman Darewski e dell’attrice Madge Temple, ufficiale del Royal Army Ordnance Corps dal marzo 1940, il Maggiore è il responsabile del nucleo SOE destinato al Piemonte. Paracadutato ad Igliano, nell’Alta Langa il 7 agosto 1944, Temple incontra a Torino i vertici della Resistenza piemontese e compie ricognizioni operative nelle valli cuneesi.
Al suo ritorno nelle Langhe si attiva con Piero Balbo Poli per costruire un piccolo aeroporto partigiano a Vesime.
Nella tarda estate del 1944, il Maggiore Darewski venne paracadutato tra i partigiani, in quel momento organizzati in due formazioni, una comandata da Mauri (Autonomi) e una comandata da Nanni (Garibaldini) […].
Tra i vari compiti svolti, […] il Maggiore organizzò i partigiani, pianificò aiuti aerei e lanci e costruì una pista di atterraggio per i Lysander a Vesime a Val Bormida di Millesio.
dalla Relazione del Maggiore Hugh Ballard, 18 giugno 1945
Nell’ottobre 1944 giungono nella zona di Vesime reparti della Brigata autonoma “Savona”, proveniente da Cairo Montenotte, dove ha subito un duro rastrellamento. Mentre si procede alla costruzione dell’aeroporto, questi reparti vengono inquadrati nella II divisione di Poli, a presidio della Valle Uzzone, fino a Cortemilia.
I lavori di costruzione dell’Excelsior però coincidono con la ripresa della controffensiva militare nazifascista: una serie di grandi rastrellamenti contro il fronte resistenziale fa cadere, una dopo l’altra, le zone libere e le repubbliche partigiane costituitesi nei mesi precedenti. Alba, liberata il 10 ottobre, viene riconquistata dai fascisti dopo 23 giorni di libertà, il 2 novembre 1944.
All’inizio di novembre del 1944 il Comando tedesco, che aveva atteso, che la caduta delle foglie nei boschi delle Langhe desse loro ogni vantaggio, organizzò un forte attacco con l’obiettivo di schiacciare le formazioni partigiane delle Langhe. Alcuni giorni prima, i partigiani avevano ricevuto un grande lancio diurno di rifornimenti a Marsaglia. Uno degli obiettivi dell’attacco tedesco era ovviamente il recupero di questo materiale, obiettivo che venne raggiunto […] (Relazione del Maggiore Hugh Ballard, 18 giugno 1945)
Il 15 novembre 1944 durante il rastrellamento tedesco nelle Langhe, Temple resta gravemente ferito in un incidente a Marsaglia: l’ideatore dell’aeroporto partigiano muore all’ospedale di Cortemilia.
Il 19 novembre il primo Lysander atterra all’Excelsior, ma pochi giorni dopo i tedeschi giungono a Vesime e rendono inagibile la pista di atterraggio facendola arare.
I partigiani sostennero una grande battaglia per tenere l’area, ma il 9 novembre i tedeschi spezzarono la loro principale resistenza ed iniziò la ritirata e lo sbandamento dei partigiani.
Fu durante questi eventi che perse la vita il Maggiore Darewski.
Il 17 novembre la Missione […] fu fatta evacuare da Vesime con un Lysander, insieme ad un pilota americano. Una missione composta dal Colonello Stevens, Caporale Ballard e un operatore radio italiano stava in quel momento attendendo a Firenze di essere infiltrata in zona.
[…] L’infiltrazione della mia missione e l’evacuazione del personale in esubero furono portate a termine con successo nella mattina del 18 novembre […].
dalla Relazione del Maggiore Hugh Ballard, 18 giugno 1945
[…] Nei primi di febbraio del 1945 i partigiani delle Langhe si riorganizzano e l’Excelsior viene ripristinato: il primo atterraggio avviene a fine febbraio; in seguito la pista viene allungata fino a 1.100 metri.
In aprile, il Capitano McDonald comanda la missione SAS Canuck: vengono paracadutati nella zona di Castino-Vesime una cinquantina di commandos armati di mitragliatrici pesanti e mortai. Il gruppo partecipa con i partigiani autonomi alla battaglia di Alba del 15 aprile e alla liberazione di Torino.
Fine Febbraio. […] partito dall’aeroporto di Pisa su un Lysander per atterrare nella pista di Cortemilia. Volo normale […] e atterraggio in un campo arato che era stato appena riparato. Subito dopo l’atterraggio ho contattato il Maggiore Mauri […]
Relazione di Giacomo Murgia, 21 giugno 1945.
La prima operazione Lysander fu condotta utilizzando la pista Excelsior di Vesime infiltrando […] Giacomo [Murgia], che era stato evacuato in novembre, e conducendo via il Col- Stevens […]. Il 2 aprile, un DC3 atterrò nuovamente sull’Excelsior, portando il Col. Stevens, il Magg. Dodson, il Cap. Mcdonald […] e il Cap. Powell, conducendo via un totale di 23 persone […]. Un’operazione Lysander fu condotta il 13 aprile, sbarcando due fotografi militari e portando via tre partigiani gravemente feriti.
Relazione del Maggiore Hugh Ballard, 18 giugno 1945.
Casa della Memoria della Resistenza e della Deportazione di Vinchio

Pasquale Balaclava – Fonte: Casa Memoria… Vinchio

Beppe Fenoglio lo chiamava «l’arcangelico regno dei partigiani». Quel mare di colline, tra la Langa astigiana e cuneese, in cui i combattenti della libertà come il Johnny del suo gran romanzo per venti mesi fecero la guerra ai fascisti e ai tedeschi. Spesso ad affiancarli erano gli ufficiali e gli agenti dei servizi speciali britannici e americani, paracadutati tra le linee nemiche dagli aerei Lysande, Mitchell e Dakota. Succedeva nel resto dell’ Europa da liberare, avveniva in Italia e da queste parti, nel sud del Piemonte. Quassù riuscirono a fare ancora di più. Sull’ esempio della Jugoslavia del maresciallo Tito, gli inglesi del Soe, lo Special Operation Executive, idearono e misero in funzione un vero campo di atterraggio con lo scopo di favorire l’ arrivo delle missioni alleate e il trasporto di feriti e di caduti nell’ Italia libera. Individuarono il luogo più adatto a Vesime, sulla sponda destra del fiume Bormida, in prossimità del ponte di Perletto, dove i nazifascisti compirono un eccidio. Il progetto venne portato a termine insieme agli abitanti della zona e ai partigiani della seconda Divisione autonoma Langhe, i fazzoletti azzurri badogliani della stessa formazione di Fenoglio, fra l’ ottobre del 1944 e il marzo-aprile del 1945. Su questa pista, una delle pochissime del genere nella Resistenza europea, forse la sola in Italia, dal 17 novembre alla Liberazione, scontando l’ interruzione dovuta all’ intervento distruttivo tedesco, si posarono almeno quattro Lysander, un B-25 Mitchell, un C47 Dakota[…] Venne approntato in tempo record. In una scheda curata dall’ Istituto storico della Resistenza di Asti, si spiega che, in virtù della progettazione tecnica di Pasquale Balaclava e della supervisione di Giorgio Caffa, «venne costruito in soli undici giorni dai partigiani, in collaborazione con la popolazione localee con l’ apporto di trentacinque prigionieri fascisti. La lunghezza della pista, all’ inizio di 900 metri, fu allungata ulteriormente fino a raggiungere i 1100 metri». I tedeschi lo misero fuori uso nei grandi rastrellamenti del 1944, arandolo. Ma, nel marzo e nell’ aprile successivi, le missioni britanniche e i partigiani lo rimisero in funzione, come si può vedere dalle fotografie scattate allora da due sergenti inglesi (ora sono custodite all’ Imperial War Museum di Londra). Anche Bill Pickering, operatore radio del Soe che agì fra Langhe e Monferrato, assistette in prima persona, con notevole apprensione ed emozione, alla riapertura della pista. Lo ha rievocato in un suo bel libro, I banditi di Cisterna, in cui giudicava l’ avventura dell’ aeroporto di Vesime «uno dei più audaci progetti nella storia della Seconda guerra mondiale». Ha scritto poi, rammentando quel giorno di primavera del 1945, che «il C-47 apparve nel cielo in orario. Fece un giro ed atterrò senza lasciare un briciolo di pista di troppo ad entrambe le estremità del campo». Il Dakota ripartì. Dice sempre Pickering che «quando si trovò a metà della pista eravamo convinti che non ce l’ avrebbe fatta». Invece il pilota, capitano Buchanan, poté guadagnare «sufficiente velocità per iniziare la salita. Una volta raggiunto questo obbiettivo, il resto del viaggio di ritorno fino alla base alleata di Siena fu, nel gergo della Raf, una fetta di dolce!». Pochi giorni dopo, proprio come nel finale del fenogliano Partigiano Johnny, la guerra era finita […]
L’aeroporto partigiano tra i vigneti delle Langhe, IsrAt