L’alluvione a Genova del 7 novembre 1970 nei ricordi di un ex ferroviere di Ventimiglia (IM)

Genova – interno della Stazione di Piazza Principe

Pioveva come Dio la mandava e dovevo scortare il DD.145 per Genova e tornare con il 148. Il 145 partiva da Ventimiglia alle 17,45. Il 148 giungeva a Ventimiglia dopo le 24.

Giungemmo a Spotorno e aspettammo l’incrocio col 146. Un conduttore mi venne ad avvisare che un viaggiatore si sentiva male. Andai a vedere e un signore mi disse che aveva delle forti fitte al petto. Doveva andare a Milano ma non sentiva di farcela e voleva tornare a Sanremo. Gli dissi di proseguire su Savona, io avrei chiamato la C.R.I. e l’avrebbero portato all’ospedale. Temevo un infarto. Non volle ascoltarmi e all’incrocio del 146 salì su quel treno per tornare a casa. Ci arrivò vivo?

Intanto continuava a piovere e la notte era ben scura.

Ripartimmo e arrivati a Savona, ci annunciarono che la linea tra Vesima e Voltri era interrotta. Un torrente in piena aveva divelto le rotaie della ferrovia.

Ci dirottarono su Acqui – Alessandria – Genova e dopo un viaggio abbastanza critico (non conoscevo per niente quella linea), giungemmo a Genova PP.

Era un caos unico. A tratti mancava la luce, i telefoni erano in tilt, non avevamo cenato e data l’ora tarda (erano circa le 2) non potevamo neppure mangiare un boccone. Andammo a dormire e verso le 10 del mattino, ci vennero a svegliare. Dovevamo scortare uno straordinario su Ventimiglia via Alessandria – Savona.

Andammo al Ristorante della Stazione per mangiare qualcosa. Ci dettero delle bistecche impanate e fredde del giorno avanti. Non avevano potuto cuocere nulla perché mancava l’energia elettrica.

Partimmo verso le dodici. E pioveva sempre!

All’entrata della galleria dopo Ronco, il treno si fermò parte in galleria e parte fuori. Il bagagliaio era vicino al locomotore e il macchinista mi venne ad informare che mancava la corrente. Mi misi in comunicazione con il capostazione di Ronco. Disse di non preoccuparmi che da lì a qualche minuto la corrente sarebbe tornata. Aspettammo quasi un’ora. Andai sul locomotore con i macchinisti, non me la sentivo di stare solo in bagagliaio ed in vettura c’erano pochi viaggiatori. Stando al freddo della galleria, le parti calde del locomotore si raffreddavano velocemente. Le lamiere scricchiolavano e davano l’impressione di saltare. Domandai ai macchinisti come stavamo ad aria compressa per i freni e se era opportuna la chiusura dei freni a mano. Non occorreva perché la condotta d’aria teneva bene. Finalmente tornò la corrente e ripartimmo.

Ad Alessandria ci fu il cambio dei macchinisti. Quelli smontanti mi vennero a salutare e mi confessarono di aver apprezzato la mia compagnia, quando eravamo sotto il tunnel, perché erano molto preoccupati. Perché io no?

Partimmo da Alessandria. E pioveva sempre. Giungemmo a Savona verso le sedici. Verso le 19 eravamo a Ventimiglia con quasi diciannove ore di ritardo.

di Enrico Malan, capotreno in pensione di Ventimiglia (IM)