L’azione di De Gasperi e della Democrazia Cristiana nel 1947-48

Successivamente alle elezioni per l’Assemblea costituente Alcide De Gasperi [all’anagrafe Degasperi] fu incaricato di formare un nuovo governo che sarebbe stato espressione dei tre partiti di massa principali: DC, PCI, PSIUP. Il cosiddetto governo tripartito rappresentava le maggiori forze politiche, ma fu anche importante poiché era una coalizione antifascista. Questo aspetto fu sicuramente un fortissimo legame che intercorse tra i tre partiti al governo. Oggi il concetto dell’antifascismo può sembrare scontato, ma all’epoca fu molto rilevante poiché solo attraverso un principio comune si poteva sperare di avviare il processo di democratizzazione che convincesse partiti con ideali molto differenti a lavorare insieme. Era cruciale scongiurare spaccature che avrebbero potuto minare il lavoro di creazione e stesura della Carta Costituente. Inoltre, sul tavolo della politica internazionale era necessario un governo che raccogliesse un ampio consenso e che potesse essere di supporto nelle trattative per la ratifica del Trattato di Pace.
La convivenza dei partiti di sinistra con la DC fu sin da subito molto complessa poiché in un clima ricco di tensioni e incertezze a livello internazionale e di riorganizzazione degli equilibri mondiali la neonata Repubblica Italiana era ancora politicamente molto fragile. Il PCI storicamente di spirito rivoluzionario veniva accusato di seguire una politica a due facce, facendo parte del governo e parallelamente fomentando nelle piazze azioni antigovernative e insurrezionali.
In un contesto come quello sopra descritto, il primo ministro Degasperi, insieme a molti altri parlamentari di centro, temeva che il paese potesse essere sopraffatto dallo spirito rivoluzionario che animava molte realtà comuniste. Ad aggravare la situazione di politica interna ci fu proprio la degenerazione dei rapporti tra USA e URSS che stimolò lo spirito sovversivo degli anticapitalisti.
La strategia di Degasperi per cercare di contenere la crescita delle tensioni sociali e dare una risposta sul piano economico alla crisi che stava dilagando in Italia fu articolata e legò gli equilibri politici interni del paese con le dinamiche internazionali. Nella sfera economica si cercò di introdurre nei ministeri italiani i cosiddetti «tecnici» con l’obiettivo di stabilizzare il contesto economico e quindi influire in maniera positiva anche su quello sociale. Così, come a livello internazionale il contrasto tra USA e URSS si andava inasprendo, anche la scena della politica interna italiana era sempre più dominata dal contrasto tra la DC e le sinistre. La pesante carenza sia di beni che di risorse finanziarie aggravava ancor più la crisi. A complicare queste circostanze l’intera area europea soffriva di una paralisi degli scambi e dei pagamenti tra i paesi.
I primi aiuti post-bellici americani stavano terminando senza aver apportato i benefici sperati, il ché fece percepire all’America come la situazione politica italiana gravemente compromessa poteva rappresentare un grosso problema. Data la sua posizione geografica e il valore strategico della penisola italiana che di fatto di rappresentare l’ultima frontiera alla minaccia comunista costituita nello specifico dalla Jugoslavia, gli Stati Uniti decisero di avviare dei colloqui con il governo italiano. Nel gennaio del 1947 anche il leader della DC fece un viaggio negli Stati Uniti determinato dall’estrema necessità di trovare dei finanziamenti esteri per dare respiro alle finanze statali e per creare dei presupposti di governabilità del paese. Il viaggio diede la possibilità a Degasperi di iniziare un dialogo con le autorità monetarie statunitensi. Agli occhi degli Stati Uniti la situazione politica, economica e finanziaria dell’Italia era fortemente preoccupante e non ci fu grande comprensione delle richieste italiane poiché, a detta degli americani, le misure che erano state intraprese e che si volevano intraprendere non erano sufficienti per una stabilizzazione economica e sociale del paese. In Italia stavano crescendo sia l’inflazione e le difficoltà monetarie che il senso di insicurezza creando una condizione di forte inaffidabilità del governo italiano. Durante gli incontri con le autorità americane il primo ministro italiano negoziò un prestito che sarebbe provenuto dall’Eximbank <27 per un valore di cento milioni. In sé la cifra non fu assolutamente degna di nota ma fu un sostanziale segnale politico di collaborazione. Un segnale che fu interpretato come gesto di fiducia del governo americano nei confronti del governo italiano e in particolare nella persona di Degasperi. Egli in quanto leader della DC con questa “vittoria” diede nuovo slancio a credibilità all’intero partito.
Come già visto, la situazione dell’URSS era diametralmente opposta poiché non aveva la possibilità di fornire all’Italia il necessario supporto economico e questo fu un fattore cruciale nella scelta di campo che la parte centrista del governo fece nel 1947. Il PCI era fortemente legato alle direttive del PCUS che non era nelle condizioni di intraprendere delle politiche economiche che potessero in un qualche modo contrastare i finanziamenti offerti dagli Stati Uniti all’Italia. Il PCI nonostante fosse al governo si trovò a non ricevere sostegno dal partito da cui dipendeva. Questo squilibrio economico tra USA e URSS pose il PCI nella situazione di non poter controbilanciare il programma economico finanziario di Degasperi. L’Italia aveva bisogno di liquidità ma in un periodo in cui il mondo stava entrando in una nuova fase denominata poi guerra fredda i comunisti italiani non poterono contare sull’appoggio necessario da parte dei russi semplicemente perché i russi non potevano permetterselo. In aggiunta allo sbilanciamento economico che intercorreva tra le due superpotenze, vi era anche una differente visione politica sul come far rientrare nella propria orbita di influenza i vari stati, come si vedrà nel capitolo due.
L’impossibilità da parte dell’URSS di aiutare economicamente l’Italia e il rapporto che Degasperi riuscì ad instaurare con gli Stati Uniti furono sicuramente dei segnali che la situazione politica italiana, vista l’estrema necessità di trovare dei finanziamenti esteri per dare respiro alle finanze statali e per creare dei presupposti di governabilità del paese, stesse mutando. Già quando si formò il terzo ministero <28 Degasperi vi erano stati dei sentori di frizione tra la DC e le sinistre, il principio unificatore dell’alleanza antifascista stava cedendo il posto ai programmi politici dei singoli partiti. In questo governo i comunisti non ricevettero l’incarico per alcun ministero economico, il che metteva in evidenza come la politica economica fosse una delle cause di incomprensione. Nonostante i comunisti non avessero dicasteri economici il governo non riuscì ad affrontare incisivamente né il problema dell’inflazione né ad avviare un programma strutturato per riformare il sistema.
Il terzo governo Degasperi nei mesi in cui era stato al governo si rese conto del perdurare delle difficoltà e all’interno della dirigenza della DC si iniziò a paventare l’idea che «non sarebbe stato un male» se l’amministrazione avesse potuto ampliare la propria base di governo attingendo a tecnici che aiutassero a sbrogliare l’impasse.
Il 28 aprile il Presidente del Consiglio si esprimeva così: «Se i rappresentanti di tutti gli interessi onesti e di tutte le concezioni economiche fattive fossero dentro il governo e, consapevoli della estrema gravità dell’ora concorressero alla salvazione del paese, il popolo che lavora riprenderebbe quel senso di sicurezza che vuol dire fiducia e l’estero riconoscerebbe che la nostra solidità nazionale merita credito. E questo il pensiero che mi tormenta da quando tornai dall’America» <29. Le condizioni di governabilità erano ormai troppo precarie per via del grande clima di sfiducia nei confronti del governo che a sua volta causava la continua perdita di valore della lira. Ormai la situazione era insostenibile e il 13 maggio Degasperi decise di aprire una crisi di governo rendendosi disponibile ad un tentativo di rimpasto governativo con l’immissione di ministri provenienti dall’area liberale e di tecnici che potessero cercare realmente di stabilizzare la situazione italiana. Oltre al fatto che la situazione con le sinistre era diventata ingovernabile e quindi che fosse necessario un cambiamento di rotta radicale, la mossa di Degasperi fu anche un tentativo di dimostrare agli Stati Uniti la volontà italiana di cercare di migliorare la situazione interna.
Una volta aperta la crisi di governo l’Italia e gli Stati Uniti iniziarono una serie di fitti colloqui proprio perché se l’Italia fosse stata lasciata sola in un momento così delicato i comunisti avrebbero potuto prendere il potere. Di fronte ad uno scenario così grave i funzionari statunitensi comunicarono al governo italiano che avrebbero potuto contare sul forte sostegno morale e finanziario degli Stati Uniti. Con l’ipotesi di un rimpasto monocolore democristiano supportato da tecnici e da altre forze provenienti dai partiti centristi, il governo americano si convinse che fornire aiuti economici alla popolazione avrebbe certamente portato un miglioramento sociale e che questo, a sua volta, avrebbe spinto la popolazione a compiere altri passi nella direzione della democratizzazione. Un governo democristiano guidato da Degasperi e sostenuto economicamente dagli USA avrebbe potuto convincere i cittadini italiani a dare fiducia alla compagine centrista, incrementare la rappresentanza in parlamento del fronte democratico e dare una “spallata” elettorale alle sinistre.
Dopo delle consultazioni con gli americani, avendo deciso di dare una svolta di governabilità al paese per attuare delle misure di politica economica realmente efficaci, il 31 maggio Degasperi annunciò la formazione di un nuovo governo composto da democristiani e da tecnici provenienti dal raggruppamento liberale. Tra questi ultimi eccelleva sicuramente Luigi Einaudi a cui fu affidata la vicepresidenza del consiglio e il nuovo ministero del Bilancio.
Le dichiarazioni di buone intenzioni e il supporto sia morale che finanziario degli Stati Uniti di fatto non vennero mai mantenute in un’ottica di rapporto bilaterale. Questo poiché il 5 giugno il Segretario di Stato statunitense Marshall annunciò, nello spirito della nuova dottrina Truman, approfondita nel capitolo secondo, un nuovo piano di aiuti economici che si poneva come obiettivo anche quello di tenere sotto controllo le ambizioni egemoniche sovietiche verso l’Europa occidentale. Insieme all’annuncio degli aiuti economici gli Stati Uniti suggerirono all’Italia di avviare delle misure che cercassero di contenere l’espandersi della crisi per poi beneficiare appieno delle opportunità offerte dai finanziamenti d’oltre oceano. I risultati del cambio di governo sul piano economico si videro sin da subito e anche la credibilità internazionale nei confronti dell’Italia crebbe.
[NOTE]
27 La Export – Import Bank degli Stati Uniti (abbreviata come EXIM) è l’agenzia ufficiale per il credito all’esportazione del governo federale degli Stati Uniti.
28 Il Governo Degasperi III è stato il secondo governo della Repubblica Italiana. È stato in carica dal 2 febbraio 1947 al 1º giugno 1947, per un totale di 119 giorni, ovvero 3 mesi e 30 giorni.
29 Oliva, Juan Carlos Martinez. “La Stabilizzazione del 1947. Fattori Interni e Internazionali.” Ventunesimo Secolo, vol. 6, no. 12, 2007, pp. 41-73. JSTOR, www.jstor.org/stable/23719680. Accessed 9 Jan. 2021.
Tommaso Cortivo, Politiche ufficiali ed ufficiose condotte dall’Italia nel biennio 1947-1948 al confine orientale, Tesi di Laurea, Università “Ca’ Foscari” – Venezia, Anno Accademico 2019-2020