Un’interessante cronaca di quei difficili giorni ci arriva da alcune relazioni presenti in archivio. La prima reca la data del 29 agosto, è indirizzata al CPLN e fornisce precise indicazioni sui movimenti dei vari reparti del Gruppo [Patrioti Apuani] durante il rastrellamento: “[…] Si comunica che attualmente questo Gruppo è sul piede di guerra. I Comandanti hanno tutti i loro uomini alla mano per difendersi fino all’estremo sacrificio qualora venissero ostacolate dai tedeschi le manovre di sganciamento che si impongono di fronte alla loro preponderanza numerica e di mezzi. Si sta attendendo un lancio di armi e munizioni da parte degli alleati per avere un’efficienza bellica che al presente è limitata a sole poche ore di efficace combattimento. […] E’ stato evitato di fare una qualsiasi azione che potesse servire di pretesto o di giustificazione ai barbari tedeschi. Si sono visti incrudelire verso gli abitati delle popolazioni e si è dovuto frenare il giusto risentimento per non aizzare ulteriormente la canaglia nazi-fascista ai danni del nostro popolo. La terza compagnia, in seguito ad un rastrellamento nella sua zona, si sganciò ordinatamente e fece una ritirata su posizione più sicura dove si trova attualmente.” <295
Ancora una volta la strategia adottata dal GPA fu quella di ripiegare davanti a forze tedesche preponderanti nel numero. Si decise, infatti, di non attaccare in prossimità di paesi e villaggi per evitare ogni possibile pretesto di azioni di rappresaglia. La relazione continua informando delle fasi conclusive del rastrellamento con l’arrivo ad Antona [frazione del comune di Massa] dei vari reparti della brigata “Muccini”: “Ieri è giunto in questa zona la formazione del maggiore Contri la quale, smascherata l’attività subdola del commissario Andrea, è uscita dalle dipendenze di tale individuo e si è spontaneamente allineata con questo gruppo Patrioti Apuani. E’ giunta pure la formazione dl Commissario Andrea il quale mantiene la sua autonomia ed il carattere di formazione di partito alla sua accolita di uomini. Questi ha tentato un avvicinamento secondo i suoi sistemi e quindi il comandante Vico, che con lui ha conferito non ha potuto che rimanere sul punto di inizio della discussione e cioè che questa formazione intende rimanere a carattere apolitico solo inspirata dai sentimenti di tutti i componenti, quali siano le loro tendenze politiche, di condurre battaglia a fondo contro il nazifascismo. Quindi nessun’altra relazione può esservi fra questa formazione e quella del Commissario Andrea all’infuori di quanto sarà fatto per raggiungere l’unico fine della lotta contro il nazi-fascismo.” <296
Il documento fornisce anche notizie sulla fuga di un prigioniero fascista preso in ostaggio diversi giorni prima: “[…] Però in tale occasione per incomprensione dei suoi doveri permise l’allontanamento del Ghelardini che era trattenuto come ostaggio avendo la sospensione della pena di morte purché la sua persona giovasse alla causa della Liberazione.” <297
Interessante notare che fra i documenti conservati nell’archivio vi è una lettera datata 11 agosto 1944, firmata dal maresciallo Ghelardini e indirizzata al console della GNR per la provincia Apuana, Fossa, nella quale si richiede uno scambio di prigionieri <298. Il 29 agosto, invece, è direttamente il comandate Pietro a scrivere al console della GNR, per fissare un appuntamento nel paese di Antona. Il documento del comando GPA riporta un protocollo segreto e potrebbe ricollegarsi alle trattative avviate per il rilascio di ostaggi: “Siamo informati che non avreste nessuna difficoltà ad avere un abboccamento con noi per parlamentare. Speriamo che le sciagure d’Italia di cui è responsabile il fascismo ed in particolare la repubblica vi abbiano fatto capire quali siano i doveri dei veri italiani e pertanto vi proponiamo un appuntamento con un nostro plenipotenziario per trattare per il meglio d’Italia. Ci impegniamo sulla nostra parola che è il simbolo del nostro onore di veri italiani di limitare la nostra azione al colloquio con voi senza arrecarvi nessuna molestia e fidiamo che voi vogliate altrettanto per noi.[…] della nostra rettitudine vi può testificare il vostro Maresciallo Ghelardini. Vi raccomandiamo il massimo segreto per le ovvie ragioni che potete facilmente comprendere.” <299
L’altro documento che fa riferimento al rastrellamento tedesco è una lettera manoscritta da Pietro indirizzata ad “Enzo”, che aggiunge alcuni particolari sui reparti del Gruppo, coinvolti dall’azione nazi-fascista e informa in modo particolareggiato sulla fuga o meglio il rilascio del Ghelardini: “Caro Enzo la nostra formazione non è stata neanche scalfita dall’attuale rastrellamento. Le compagnie e i plotoni sono in perfetto ordine. E’ successo solo qualche inconveniente nella terza compagnia per l’assenza giustificata del comandante. Come è noto i reparti di “Naldo” si sono trovati proprio al centro della manovra nemica. Nell’azione di sganciamento, già prestabilita da tempo, in caso d’attacco, alcuni elementi del primo plotone non si dimostravano all’altezza della situazione. Un certo [?], per eccesso di umanità, si permetteva di liberare uno degli ostaggi a lui personalmente affidati e precisamente il maresciallo Ghelardini, il quale si trovava in pessime condizioni fisiche e psichiche. Il patriota suddetto, commosso dallo stato pietoso in cui versava il Ghelardini [?], accollava il carico del Ghelardini all’altro ostaggio (Bimbi) e lo liberava provvisoriamente sulla parola d’onore di tenersi a disposizione dei patrioti. […] appena il comandante Naldo ha saputo dell’abusiva liberazione del Ghelardini mandava subito due patrioti a ricercarlo. […] Ci risulta che il Ghelardini, interrogato dal console, ha risposto molto intelligentemente a nostro favore, che si è adoperato e si adopererà fattivamente per la liberazione di alcuni patrioti, quindi noi riteniamo ormai che [?] è stato concesso di lasciarlo in libertà limitandoci a chiedergli di rimanere prigioniero in casa sua sulla parola d’onore.” <300
Come ben chiarito dai documenti esaminati, i reparti del GPA furono solo parzialmente investiti dal rastrellamento nazi-fascista, rimanendo ben saldamente attestati sulle proprie posizioni ed anzi riuscendo, nei giorni seguenti, ad allargare il proprio raggio d’azione, occupando con uomini della 1^ compagnia “G. Minuto”, parte del Monte Brugiana, <301 in precedenza base operativa del distaccamento garibaldino “A. Cartolari”. Il monte era un punto strategico importantissimo per il controllo delle strade che conducevano da Massa verso Carrara e dalla città verso i paesi della vallata del fiume Frigido. L’azione violenta, condotta dai tedeschi nel territorio apuano, non terminò con la strage di Vinca e il rastrellamento del 24 agosto, ma si protrasse anche nel mese di settembre colpendo in particolar modo i due maggiori centri della provincia: Massa e Carrara. Il 10 settembre in varie zone di Massa vennero fucilate 38 persone, detenute presso il carcere del castello Malaspina. Diciassette dei prigionieri uccisi erano stati arrestati tra il 1 e il 2 settembre presso la certosa di Farneta, in provincia di Lucca tra di essi vi erano 10 monaci. Le uccisioni avvennero in una città ancora popolata, nonostante l’ordine di sfollamento fissasse, perentoriamente, come data ultima per abbandonare le proprie case, il 15 di quello stesso mese. I luoghi scelti furono le principali vie di transito in direzione monti, mare, Carrara e Viareggio; i corpi vennero lasciati sui luoghi dell’esecuzione come avvertimento verso la popolazione. Le altre due stragi naziste furono compiute nello stesso giorno, il 16, quella con il più alto numero di vittime, avvenne in località San Leonardo, sul viale che dal centro della città di Massa conduce verso il mare. Qui vennero condotti 147 detenuti, fatti scendere sulle rive del fiume, presso dei grossi crateri, provocati dai bombardamenti Alleati, e falciati dalle raffiche dei mitra. I corpi, spinti nelle buche, vennero ricoperti. La strage delle Fosse del Frigido, compiuta in una città semi deserta, venne resa nota solo a guerra finita, nel maggio 1945, quando il Questore passò al Prefetto la segnalazione del ritrovamento dei corpi. Nel paese di Bergiola Foscalina, a pochi chilometri dal centro di Carrara, avvenne in quello stesso giorno, un’altra strage compiuta questa volta oltre che da reparti tedeschi anche da uomini delle Brigate Nere. Nella mattinata un soldato tedesco venne ucciso in località Foce da partigiani del GPA. Sul luogo dell’agguato venne ritrovato lo zaino di un vigile del fuoco residente a Bergiola che, passato nella località dello scontro, si era dato alla fuga terrorizzato, abbandonando il proprio materiale. I tedeschi indirizzarono, quindi, la loro violenza verso il paese. Le vittime furono 61 in gran parte donne e bambini. Parte delle uccisioni avvennero nella scuola elementare dove i tedeschi raccolsero una parte degli abitanti finendoli a colpi di arma da fuoco e bombe a mano.
[NOTE]
295 AAM busta 14, fascicolo 19.
296 Ibidem
297 Ibidem
298 AAM busta 14, fascicolo 21. Il documento manoscritto e in parte illeggibile così riporta “Sig. comandante solo oggi mi è stato possibile scrivervi. Per ora non posso dirvi altro, ma se volete ch’io sia lasciato libero [?] fate mettere in libertà il patriota Lazzini. Solamente a questa condizione mi manderanno a casa.”
299 AAM busta 3, fascicolo 14.
300 AAM busta 14, fascicolo 20.
301 Il reparto comandato da Vico occupò il lato Sud del monte, esattamente la località Pietra Bianca.
Marco Rossi, Il Gruppo Patrioti Apuani attraverso le carte dell’archivio ANPI di Massa. Giugno-Dicembre 1944, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, 2016