Le autorità militari fasciste di Cuneo decisero di fucilare cinque detenuti politici quale rappresaglia

Nella Cuneo di 72 anni fa, il 24 novembre 1944, venne ucciso il maggiore fascista Barnabè. Per vendicare questo affronto, vennero scelti cinque detenuti politici: Attilio Tramontano, Rocco Repice, Ettore Garelli, Pietro Fantoni e Maria Luisa Alessi. Quest’ultima, nata a Falicetto, era una trentatreenne partigiana garibaldina attiva in Valle Varaita nella brigata Morbiducci, militante dal 1935 nel PCI clandestino.
Maria Luisa Alessi era stata arrestata nei primi giorni di novembre nel Duomo di Saluzzo. In quel momento si trovava nel luogo sacro per aspettare un partigiano che doveva entrare dalla porticina di Piazza Garibaldi. A tradirla fu una donna che voleva vendicarsi con i partigiani per averle ucciso il figlio, come la Alessi scrisse su un bigliettino fatto recapitare al partigiano Walter Botto, Sarel, il 17 novembre. Fu portata in principio nelle scuole di Cuneo, dove venivano trattenuti e torturati i prigionieri politici, e poi nei sotterranei di un palazzo in Corso IV Novembre, sede dell’UPP.
Secondo una testimonianza dell’epoca, tratta dai documenti degli interrogatori per i processi dei fascisti collaborazionisti, negli interrogatori dei processi Maria Luisa Alessi si dimostrò serena e fiera. Prima di recarsi sul posto dell’esecuzione si levò la pelliccia per regalarla a due sorelle detenute. Donò inoltre 1000 lire, l’unica somma in denaro che possedeva.
Verso mezzogiorno del 24 novembre 1944, nel piazzale della stazione ferroviaria di Cuneo, si svolse l’esecuzione dei cinque partigiani. Tutti i treni furono fermati e la gente fu costretta ad assistere all’esecuzione, ma al momento dello sparo nessun milite ebbe il coraggio di colpirla. La staffetta, unica tra i condannati a non aver voluto essere bendata, si girò e urlò “Ragazzi, mirate meglio” e in seguito fu colpita a morte.
Furono moltissime le donne e gli uomini che donarono le proprie vite in nome della libertà. La storia di Maria Luisa Alessi è solo una tra quelle che potrebbero raccontare le nostre valli e le nostre terre. Qui di seguito pubblichiamo la lettera carica di significato e amore, che la partigiana Paola Garelli scrisse alla figlia prima di essere condannata a morte il 1 novembre 1944. Questa tra tante, proprio per le sue ultime parole: “studia, io ti proteggerò dal cielo”. Un augurio ancora adesso, in questi tempi dove la ricerca e lo studio sembrano essere mortificati, affinché non si dimentichi né si sminuisca l’importanza di nutrire la propria persona con saperi e conoscenze infiniti.
Mimma cara,
la tua mamma se ne va pensandoti e amandoti, mia creatura adorata, sii buona, studia ed ubbidisci sempre gli zii che t’allevano, amali come fossi io.
Io sono tranquilla. Tu devi dire a tutti i nostri cari parenti, nonna e gli altri, che mi perdonino il dolore che do loro. Non devi piangere né vergognarti per me. Quando sarai grande capirai meglio. Ti chiedo una sola cosa: studia, io ti proteggerò dal cielo.
Abbraccio con il pensiero te e tutti, ricordandovi.
la tua infelice mamma
Francesca Cavallera, La banalità del bene: Maria Luisa Alessi, Apiceuropa.eu, 7 dicembre 2016

[…] Antonio Tramontano (Totò). Era nato il 3 maggio 1922, di mestiere faceva il muratore ed abitava con la famiglia a Piedimonte di Nocera, al primo piano del civico 52.
Nell’inverno del 1944 faceva parte della XI Divisione Garibaldi, attiva nel cuneese. Nel mese di novembre partecipò ad un combattimento a Castelletto di Busca e venne catturato dai tedeschi insieme ad alcuni compagni, tra i quali la nota comandante partigiana Maria Luisa Alessi.
I prigionieri furono trasferiti nel carcere di Cuneo nel settore riservato ai politici. Dopo qualche giorno, nel piazzale della stazione, venne ucciso il maresciallo Bernabè, noto esponente del fascio locale.
Due giorni dopo, le autorità militari fasciste decisero la rappresaglia e fecero fucilare, sullo stesso luogo dell’uccisione di Bernabè, 5 prigionieri politici, tra i quali la Alessi e Tramontano. Sul luogo dell’eccidio, dopo la liberazione, venne eretto un ceppo e una targa a onore e memoria di quei martiri. Il 23 aprile 2009, in un altro lato della stessa piazza, la città di Cuneo fece apporre una seconda lapide, con i nomi e le città di origine delle vittime.[…]
Angelo Verrillo, Nocera Inferiore: Antonio Tramontano e Salvatore Iannone, partigiani dimenticati, il Risorgimento Nocerino, 18 aprile 2020

Nel piazzale antistante la Stazione ferroviaria di Cuneo, nell’area adibita a Parco Cittadino della Resistenza, si erge un poderoso monumento di bronzo realizzato nel 1969 da Umberto Mastroianni. Una epigrafe marmorea sul posto ricorda un eccidio avvenuto in quel piazzale nel 1944 con i nomi dei giovani passati per le armi dalle Brigate Nere di Salò. Nelle prime ore di domenica 26 novembre 1944 le autorità militari fasciste di Cuneo decisero di fucilare cinque detenuti politici quale rappresaglia per l’uccisione del loro maresciallo Leone Bernabè, avvenuta il 18 novembre sul piazzale della nuova stazione ferroviaria. L’ingrata sorte toccò a Maria Luisa Alessi sarta di Verzuolo, Pietro Fantone di Paesana, Rocco Repice ingegnere di Tropea, Antonio Tramontano sergente automobilista di Nocera Inferiore, Ettore Garelli cancelliere alla Pretura di Fossano, ex capitano del 2° Reggimento Alpini, decorato con Medaglia d’Argento, appena arrestato nel pomeriggio del giorno precedente a Fossano. Tutti ristretti nelle celle delle milizie nere ricavate negli scantinati della scuola elementare di Via XX settembre. L’epigrafe recita: “Qui il 26 novembre 1944 l’odio fascista volle spegnere nel sangue il grido di Libertà di cinque Martiri. Volontà di Popolo ne glorifica ed eterna i nomi” e poi l’incisione continua a ricordare i loro nomi, tra i quali quello del tropeano Rocco Repice […] Rocco si trovava a Tolone. Era Sottotenente del 208° Reggimento di Fanteria ‘Taro’ della IV Armata che operava in Francia. Un valoroso Reparto, decorato di Ordine Militare d’Italia, Medaglia d’Argento e Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Costituito nel dicembre 1915, si sciolse nel settembre 1943 nella Francia meridionale. Il suo motto era: “Chi osa vince”. E proprio dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43, nello sbando generale, ebbe inizio l’avventura di Rocco, ancora ventitreenne, che assieme al suo attendente – anche lui tropeano – Saverio “Biglioglio”, oltrepassò a piedi il confine italiano, approdando a Saluzzo, dove conobbe una vedova che l’ospitò. Durante una rappresaglia, decise senza tentennamenti di unirsi ai partigiani, molto attivi nelle montagne della zona, aderendo alla Divisione “Giustizia e Libertà”, che operava in Val Maira, spesso in combine con i partigiani della cuneese 104^ Brigata Garibaldi. Si era reso fin da subito valido protagonista di numerose azioni contro fascisti e nazisti. Per due volte è stato arrestato e liberato dai compagni partigiani, finché il 20 novembre 1944 a seguito della dilazione della donna che lo aveva accolto, fu arrestato un paio di giorni dopo l’uccisione del maresciallo Barnabè e il 26 novembre fucilato per rappresaglia assieme ad altri quattro detenuti. Il capo d’accusa ufficiale nei confronti di Rocco: “Appartenente a bande armate in zona di Acceglio, ha partecipato ad azioni di banditi contro forze repubblicane”. Era appena passato mezzogiorno, alla prima scarica del plotone d’esecuzione della Brigata Nera Lidonnici furono colpiti a morte quattro dei compagni di sventura. Maria Luisa Alessi, rimasta illesa, si rivolse ai carnefici gridando: “Mirate meglio!”. La seconda scarica di pallottole troncò nel sangue il suo grido. Maria Luisa Alessi fu l’unica del gruppo, per sua volontà, a non essere bendata, mentre Rocco Repice prima di morire gridava più volte verso il plotone di esecuzione di non voler essere ucciso da fratelli italiani ma dai tedeschi. La scena straziante fu vista da una moltitudine di persone fatta affluire sul posto dalla gendarmeria fascista dall’interno della stazione dove per l’occasione era stata fermata ogni attività compresa quella dei treni.Questa è la sequenza dei fatti essenziali, in parole povere, messe l’una dietro l’altra per ricostruire l’evento, l’eccidio tremendo. […] Padri e Madri della Libertà

[…] Il 26 novembre 1944, dopo aver subito un processo sommario, Maria Luisa Alessi, Pietro Fantone, Ettore Garelli, Rocco Repice e Antonio Tramontano vengono condotti nel piazzale della Stazione di Cuneo e fucilati da un plotone d’esecuzione composto da militi della 5ª Brigata nera Lidonnici.
[…] Lapide in piazza Libertà a Cuneo che recita
Qui il 26 novembre 1944, a mezzogiorno, furono fucilati:
Maria Luisa ALESSI Pietro FANTONE Ettore GARELLI Antonio TRAMONTANO Rocco REPICE
nata a Verzuolo il 17/05/1911 partigiana della XI Divisione Garibaldina “Cuneo” 181^ Brigata d’Assalto “Morbiducci” nato a Paesana il 27/07/1924 partigiano della I Divisione Garibaldina “Lanfranco” IV^ Brigata d’Assalto “Cuneo” alias “Bollo o Gomma” nato a Torino il 04/06/1893 agente di controspionaggio del Servizio X III Divisione Alpi nato a Nocera Inferiore il 03/05/1922, partigiano della XI Divisione Garibaldina 15^ Brigata “Saluzzo” torturato prima della fucilazione nato a Rocella Jonica il 27/09/1920, partigiano della II Divisione Alpina Brigata “Valle Maira” torturato prima della fucilazione
Città di Cuneo 23 Aprile 2009
[…] Bibliografia:
Ettore Garelli in “Il Corriere di Fossano”, Fossano (CN), 30 novembre 1948
La Resistenza a Fossano, Fossano (CN), ANPI di Fossano, 1975, pp. 52-53 e 112
Piero Malvezzi – Giovanni Pirelli (a cura di) Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana: 8 settembre 1943-25 aprile 1945, Torino, Einaudi, 2003, p. 128
Nell’anniversario dell’olocausto dell’indimenticabile Rocco Repice in “La Nuova Calabria”, Catanzaro, 23 dicembre 1945
Le radici e le ali: 1943/45-1993/95: memoria e storia nelle celebrazioni del cinquantennale della Resistenza e della Guerra di liberazione, Roma, 1996, p. 89
Fonti archivistiche:
Archivio INSMLI – Istituto nazionale Ferruccio Parri, Fondo Malvezzi Piero Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana e europea, b. 6 fasc. 12 […]
Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia