Le donne possono essere uguali agli uomini senza essere identiche a questi ultimi

2.2.2 Teoria della differenza sessuale
Si è visto come la teoria della socializzazione sostenga che gli individui debbano essere valutati sulla base del merito e delle caratteristiche acquisite per aspirare all’autorealizzazione personale.
Anche tra le teoriche della differenza sessuale viene ribadita l’importanza della meritocrazia: ciò che però differenzia i due approcci è il concetto stesso di femminilità la quale, nel caso dei teorici della socializzazione è acquisita e non naturale, per il secondo approccio è un fattore ascritto e inalienabile che condiziona l’essere donna. Le sostenitrici femministe di questo filone sono Ruth Ginsberg, Nel Noddings, Jane Roland Martin, Alice Echols. Entrambi gli approcci concordano sulla necessità di azioni e politiche sociali per il miglioramento del sistema ma, allo stesso tempo, divergono sul cosa “conta” nel processo di autorealizzazione femminile.
Se la teoria della socializzazione auspica l’appiattimento delle differenze tra ragazzi e ragazze, l’approccio della differenza sessuale mira a valorizzare ed enfatizzare i tratti, i valori, le caratteristiche peculiari delle ragazze. Sebbene da più parti siano giunte critiche di essenzialismo o culturalismo (Thompson 2003, Roman 1992), è necessario sottolineare come le autrici che sostengono la posizione appena descritta, prendano le distanze dall’approccio essenzialista o culturalista che valorizza una specifica cultura al femminile (Martin 2003). I diversi orientamenti delle teorie essenzialiste o culturaliste, a partire dalla diversità biologica dei sessi, attribuiscono al maschile e al femminile qualità innate e inconciliabili: Nancy Chodorow nel suo saggio del 1978 “The reproduction of mothering” sottolinea come l’esperienza materna porti ad una caratterizzazione del maschile e del femminile radicalmente diversa. La formazione dell’identità maschile passa, secondo l’autrice, da un doppio distacco dal corpo materno come individui e come genere che porta ed essere pienamente autonomi ed indipendenti: per le donne questa completa separazione non avviene con la conseguenza di rimanere solo parzialmente autonome, sicure di sé stesse e indipendenti dal modello maschile. Sebbene la posizione espressa dall’autrice non sia prettamente biologista dal momento che vede concentrarsi il momento della differenziazione dei ruoli in una prima fase dei rapporti infantili, questo stesso approccio non riconosce le fasi successive di formazione dell’identità e sostiene una forte omogeneità dell’esperienza materna tra le donne (Saraceno, Piccone Stella 1996).
Tra le sostenitrici della teoria delle differenza sessuale che rinnegano però un approccio biologista troviamo Carol Gilligan, Nel Noddings, Jane Roland Martin: questo gruppo di autrici ritiene fondamentale una rivalorizzazione della differenza femminile che passi attraverso nuovi curriculum, nuovi obiettivi educazionali, una nuova etica scolastica e una generale revisione di un sistema scolastico androcentrico. Ritengono inoltre che il genere sia una costruzione sociale e che quindi non si possa parlare di una specifica cultura femminile data da caratteristiche innate. Il discorso della differenza sessuale prende le mosse da un’analisi di tipo psicoanalitico condotta da Luce Irigaray nel 1985 prevalentemente in Francia e in Italia: nel pensiero occidentale il punto di vista maschile si è imposto come soggetto universale neutro a partire dal quale ogni forma di considerazione si sviluppa. Il pensiero maschile è quello che quindi definisce non solo il proprio mondo ma anche quello delle donne le quali sono state private della possibilità di autodefinire una propria rappresentazione e una propria visione delle cose e di se stesse. Le donne quindi devono riappropriarsi di una propria visione del mondo con strumenti adeguati in grado di permettere questo processo di riconquista di dimensione dotata di significato (Ibidem 1996).
In questa corrente, si assiste ad un compatto rifiuto nell’accettazione dei valori maschili come valori universali e si richiede il riconoscimento, in primo luogo da parte delle istituzioni scolastiche, della paritaria importanza dei valori relazionali, caratteristici del mondo femminile, e di quelli razionalistici, tipici del mondo maschile. Le autrici ritengono fondamentale non tanto, quindi, difendere una specifica intrinseca femminilità quanto riconoscere ed enfatizzare quei valori che sono stati avviliti e degradati perché associati alle donne.
Le donne possono essere uguali agli uomini senza essere identiche a questi ultimi: il sistema scolastico in particolare è il luogo dove è possibile sviluppare il processo di autodefinizione di una cultura femminile a condizione che sia rivista l’impostazione culturale vigente: i valori relazionali di cui sono portatrici le ragazze, vengono subordinati ad altri valori quali la competizione, la conquista, la competizione, il consumismo e l’estremo individualismo (Houston 1985; Martin 1981). La scuola è potenzialmente il luogo in cui le capacità relazionali delle ragazze, fondamentali per una piena autorealizzazione, per la salute e il benessere femminili, possono trovare espressione. Ciò di cui le ragazze hanno bisogno non è quindi una “neutralità di genere” ma è un’educazione fondata sulla “sensibilità di genere” con attenzione a valori etici che, dopo gli anni delle scuole primarie, le scuole tendono a trascurare (Noddings 1992; Martin 1992; Murphy, Gipps 1996).
In merito al cosa consista questa “sensibilità di genere” la corrente di pensiero della differenza sessuale non si mostra compatta: alcune teoriche sostengono la necessità di percorsi educativi paralleli e diversificati per ragazzi e per ragazze dove l’obiettivo di conoscenza è lo stesso ma le modalità di arrivo sono differenti. In questo senso non è possibile parlare di una modalità di conoscenza superiore o inferiore ma solo diversa (Belenky, Clinchy, Goldberger, Tarrule 1986).
Altre teoriche della differenza quali Carol Gilligan si concentrano non tanto sugli stili di apprendimento delle ragazze quanto sullo studio dell’autostima e sulle modalità di costruzione dei modi di interpretare ed agire nel proprio mondo (Gilligan 1982; Brown, Gilligan 1992; Taylor, Gilligan, Sullivan 1995). Se i teorici della socializzazione ritengono l’enfatizzazione delle peculiarità femminili controproducente per il raggiungimento delle pari opportunità, Gilligan e le sue colleghe mirano invece proprio a svelare le caratteristiche relazionali, i conflitti interiori e le divergenze tra quello che costituisce una reale aspirazione di vita, di lavoro, di carriera e quelle che sono le aspettative imposte dalla convezione in merito ai ruoli femminili. Il pensiero delle differenze sessuali ritiene che alle ragazze sia imposto di reprimere rabbia, disapprovazione, disaccordo e che questo conduca ad una perdita di autostima e di fiducia nelle proprie capacità.
In questo senso, l’approccio della Gilligan tende a discostarsi dalla considerazione che la scuola sia la soluzione a tutti i problemi e si concentra su quelle che sono le caratteristiche relazionali delle ragazze. In ogni caso alla scuola spetta il compito di proporre nuovi modelli di donne in grado di orientare ed ispirare nuovi percorsi identitari.
I nuovi modelli di identità femminile, che la teoria delle differenze suggerisce di adottare, cercano di discostarsi da ciò che standard maschili ritengono rilevante nella trasmissione della conoscenza: ad esempio nei curriculum scolastici relativi alla storia l’inclusione di un personaggio è determinata dal valore politico e militare, motivo per cui la stragrande maggioranza delle donne verrebbe esclusa dal processo di valorizzazione della propria figura. La teoria della differenza sessuale mira invece a valorizzare figure che non sono state incluse nella storia perché ritenute non fondamentali: in realtà la riproduzione fisica della popolazione, ad esempio, è stata portata avanti dalle donne tuttavia questo ruolo essenziale non è minimamente valorizzazato nei libri di testo (De Gregorio 2006). Nelle scuole la rappresentazione ufficiale delle donne nei curriculum scolastici è allineata con la struttura egemonica che legittima il dominio maschile nella sfera pubblica. L’approccio della differenza sessuale sostiene la necessità di creare nuovi modelli dove non sia necessariamente la sfera pubblica a costituire una misura dell’identità delle donne, perché il contributo distintivo delle donne sarebbe apprezzato di per se stesso se le qualità delle donne fossero conosciute e valorizzate (Thompson 2003).
Brunella Fiore, I ragazzi sono più bravi in matematica? Interpretare la relazione tra genere e competenze matematiche con il supporto dei dati Pisa 2003, Università degli Studi di Milano Bicocca, Anno Accademico 2006/2007