Il primo contatto operativo tra partigiani e alleati fu la missione Law

Prima pagina del rapporto finale di Fausto Bazzi – Fonte: Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia < ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007
Ultima pagina del rapporto finale di Fausto Bazzi

Già vicino agli ambienti di Giustizia e Libertà durante gli studi universitari, Eros Lanfranco nei primi anni Quaranta entrò in contatto con elementi del neonato Partito d’azione e dopo il 25 luglio 1943 venne chiamato a rappresentare il partito nel Comitato dei partiti antifascisti di Genova. Dopo l’8 settembre fu tra i fondatori del CLN Liguria, e a partire dal mese di ottobre entrò a far parte anche del suo Comitato militare. Contemporaneamente Lanfranco fornì un contributo prezioso nell’organizzazione delle prime bande di Giustizia e Libertà nella regione e svolse un ruolo importante nell’ambito di quella missione Law – sbarcata a fine settembre presso Cavi di Lavagna e composta da Guglielmo Steiner, Fausto Bazzi e Guido De Ferrari – che rappresenta il primo contatto operativo tra partigiani e alleati. Padri e Madri della Libertà

Tanta tempestiva alacrità avrebbe prodotto a breve la prima (in assoluto) operazione congiunta di intelligence tra le forze alleate e il movimento partigiano dell’Italia del nord: quella missione Law che avrebbe consentito a due ardimentosi, Guglielmo Steiner (Mino) e Fausto Bazzi, entrambi addestrati frettolosamente ad Algeri dal Soe britannico (Special operations executive) e dall’Oss americano (Office of strategic services, precursore dell’odierna Cia), di sbarcare dal sommergibile britannico Hms Sykle sulla spiaggia di Cavi di Lavagna ai primi di ottobre del ’43 muniti d’un apparecchio ricetrasmittente consegnato infine, dopo rocambolesche avventure, al referente ligure della missione, il genovese Piero Caleffi, a sua volta a stretto contatto sia con l’organizzazione Otto di Ottorino Balduzzi sia con gli esponenti milanesi della cospirazione di matrice azionista e giellista facente capo a Ferruccio Parri. Vittorio Civitella *, Zolesio e l’opera di intelligence di Fellner e Unger di Löwenberg in Storia e Memoria, Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, anno XXV, n. 2/2016 – * Testo dell’intervento tenuto al convegno “Momenti e figure della Resistenza nel Tigullio. Una storia che non può essere travisata”, organizzato dall’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Chiavari, Civico auditorium San Francesco, 23 aprile 2016)

Originario di Genova, Eros Lanfranco è stato un avvocato antifascista, tra gli animatori del Partito d’Azione della città della Lanterna. Dopo l’8 settembre prese parte alla Resistenza, rappresentando il PdA nel primo Comitato di Liberazione Nazionale e successivamente nel CLN ligure, ricoprendo clandestinamente anche l’incarico di organizzatore militare delle prime formazioni armate di ‘Giustizia e Libertà’ operanti in zona. In questo ruolo, realizzò depositi di armi e munizioni e tenne i contatti radio con il Comando Alleato di Algeri, trasmettendo fondamentali informazioni militari.
Vittima, come tantissimi altri compagni di lotta, di delazione, è arrestato dalla Gestapo l’8 marzo ’44 e tradotto al carcere di Marassi. Successivamente è trasferito a Fossoli e infine deportato a Mauthausen, dov’è assegnato al sottocampo di Melk, in cui lavora per mesi nelle cave in condizioni durissime. Sfinito dal lavoro e dalla fame, è ricoverato nel Revier del campo principale: viene assassinato dai nazisti il 23 novembre 1944 con un’iniezione di benzina.
Oggi un Largo porta il suo nome a Genova. Gli è stata riconosciuta la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Per approfondire:
P. Caleffi, Si fa presto a dire fame, Milano, Mursia, 1970
Redazione, 9 maggio 1906. Nasce Eros Lanfranco, ANED – Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti

Raggiungiamo Bari, poi Napoli, da poco liberata e con altri venti antifascisti, alla testa dei quali era Raimondo Craveri e l’appoggio di Benedetto Croce, costituiamo l’O.R.I. (Organizzazione della Resistenza Italiana) che a sua volta viene accolta dall’O.S.S. (Servizio Segreto Americano) e dopo un accelerato corso di formazione divento agente del servizio strategico americano e ufficiale di collegamento tra l’esercito alleato e le formazioni partigiane del nord. Durante i venti mesi della Resistenza svolgo quattro missioni in territorio nemico.
Ennio Tassinari su Patria Indipendente, 23 luglio 2006, p. 30

I primi suggerimenti di costituire legioni volontarie combattenti con bandiera italiana accanto agli alleati erano stati dati al generale americano William Donovan, capo dell’O.S.S. (Office of Strategie Service), da Raimondo Craveri e Pasquale Schiano al campo di Pesto e, subito dopo, da Benedetto Croce il 22 settembre [1943] a Capri. A una domanda di Donovan sullo stato d’animo degli italiani Croce rispose che essi erano ansiosi di poter contribuire alla liberazione della propria terra combattendo accanto alle armate alleate […] In realtà il generale Pavone era già entrato per suo conto in rapporto con gli americani, sbarcati vicinissimo alla sua residenza. E, poiché le deficienze personali di Pavone andranno annoverate fra le cause concomitanti della cattiva riuscita del tentativo (abbiamo visto che lo suggerisce anche Croce), sarà bene dir subito brevemente come egli fosse uomo valoroso e onesto, ma alquanto all’antica sia per formazione morale che per impostazione tecnica […] Era entrato negli ultimi tempi in contatto con il partito d’azione, e si era fatta la fama di essere uno dei pochi generali antifascisti e repubblicani; ma la sua preparazione politica era rimasta alquanto approssimativa. Il 15 settembre Raimondo Craveri aveva scritto a Pavone, a nome di Italia Libera che il suo contributo sarebbe stato prezioso per la lotta contro i tedeschi, e che questa era pure l’opinione di Croce. Pavone aveva avuto inoltre in quei giorni colloqui con il generale americano Lange, col tenente colonnello Kenneth Mann e con altri ufficiali alleati. Non gli giunse dunque inaspettato l’invito ad assumere il comando dei volontari. Il 23 settembre si ebbe cosi un colloquio al campo di Pesto fra il generale Donovan, il generale Pavone, il colonnello Huntington (capo dell’O.S.S. per l’Italia), il maggiore Munthe (figlio di Axel, ufficiale dell’esercito inglese, servizi di informazione), il capitano Sylvester (cioè Massimo Salvadori, anch’egli ufficiale dei servizi di informazione britannici) e Craveri. Donovan apparve a Pavone, cui mostrò il promemoria preparato per Clark, uomo di «autorità e sicurezza», di «spirito pratico e fattivo»: a lui Pavone parlò con molta franchezza e dignità […] L’iniziativa di Croce ebbe infatti rapidi sviluppi. Il giorno dopo il ricordato colloquio di Capri il generale Donovan inviava al comandante della quinta armata, Clark, un promemoria intorno alla organizzazione degli Italian Operational Groups for Employment with Allied Forces […] “Nulla era cambiato fra i militari”: questo giudizio contenuto nell’ultima lettera di Giaime Pintor, accorso in un primo momento, come tanti altri, a Brindisi piena di ufficiali in massima parte chiaramente fascisti, sintetizza bene l’impressione radicatasi nell’animo di coloro che consideravano primo dovere organizzare la lotta armata contro i tedeschi e i fascisti. Doveva quindi sgorgare del tutto naturale l’idea di dar vita a corpi di volontari indipendenti dalla vecchia organizzazione militare […] la qualità umana di molti dei volontari affluiti era eccellente. Basterà ricordare la presenza fra di loro di Giaime Pintor che insoddisfatto della lentezza con cui procedeva la preparazione dei reparti combattenti, si dedicò nell’attesa, con Francesco Flora e Aldo Garosci, ad organizzare a latere un ufficio stampa che si trasformò poi in un attivo Centro Italiano di Propaganda. Dei volontari presentatisi si salvarono dal naufragio due nuclei principali. Uno fu quello adunato attorno a Pintor e che organizzò il passaggio delle linee in cui Giaime doveva trovare le mine tedesche e la morte, come la morte trovò poi alle Fosse Ardeatine un altro di quel gruppo, Paolo Petrucci. L’altro diede luogo, ad iniziativa di Craveri, alla Organizzazione per la Resistenza Italiana (O.R.I.). Fu questo un servizio segreto cui diedero il loro apporto uomini di tutti i partiti antifascisti e che ebbe poi notevole importanza nell’organizzazione dei contatti con le forze partigiane dell’Italia settentrionale. E che i comandi alleati, anzi proprio Donovan, appoggiassero tale formazione subito dopo il fallimento Pavone, è una ulteriore conferma che anche per i Gruppi Combattenti Italia gli americani avevano pensato più a qualcosa di quel tipo che ad un esercito schierato in campo.[..] una parte degli uomini che erano stati raccolti da Pavone, furono rilevati da Craveri per l’ORI (Organizzazione per la Resistenza Italiana), che egli reclutò per l’OSS ( Office of Strategic Services) dopo essere stato avvicinato a Capri nel settembre dal generale Donovan. Lo aiutava nell’impresa uno scienziato napoletano, il dottor Enzo Boeri, le cui simpatie politiche (come quelle di Craveri) oscillavano fra il PDA e il PLI. Coordinata dall’OSS, l’ORI operava spesso in più stretti rapporti con i CLN e i partiti politici che non le SF (Special Force) britanniche. Fin dal settembre l’ORI collaborò alla spedizione della prima missione alleata (Law) nel Nord. Trasportata da un sottomarino e diretta a Lavagna in Liguria, essa era guidata da un nipote di Matteotti, Guglielmo (Minot) Steiner, e comprendeva Fausto Bazzi e Guido De Ferrari. Alla missione si aggiunsero poi Piero Caleffi del PDA di Genova e altri, tra cui il radiotelegrafista Giuseppe Cirillo che più tardi proseguì la sua attività presso la direzione milanese della Resistenza. Nell’ottobre l’ORI di Craveri stabilì un contatto radio con il servizio informazioni clandestino della Otto, appena organizzato a Genova da Ottorino Balduzzi, sostenitore a quell’epoca del PDA. [..] Parri fu in grado di servirsi frequentemente dei servizi della Otto e di comunicare grazie a essa con gli Alleati. Sia l’ORI che le SF si servirono in seguito regolarmente del servizio informazioni della Franchi che le succedette, istituito da Edgardo Sogno e da altri autonomi. Donato Peccerillo, I partigiani mancati del Sud, ANPI Brindisi

Guglielmo Steiner – Fonte: Pietre d’inciampo

Guglielmo “Mino” Steiner nasce a Milano il 10 maggio 1909 da Emerico Steiner e Fosca Titta, primogenito di quattro fratelli. La madre, Fosca, è sorella del baritono Titta Ruffo e della moglie di Giacomo Matteotti: i legami familiari sono molto stretti. Al funerale di Giacomo Matteotti a Fratta Polesine il 21 agosto 1924, Mino, con il padre e gli zii, ne porta a spalle la bara. Laureato in giurisprudenza, inizia l’attività lavorativa nello studio dell’avvocato antifascista Lelio Basso. Nel giugno 1939 è arrestato e tradotto a San Vittore per una settimana dalla polizia politica fascista in occasione di un ennesimo fermo di Lelio Basso. Nell’ottobre 1942 è richiamato alle armi ed è a Palermo il 5 luglio 1943, sbarco degli alleati in Sicilia. In contatto con i servizi segreti anglo-americani gli viene affidato il comando della prima missione segreta inviata oltre la linea del fronte in Nord-Italia: la missione “Law” e il 3 ottobre 1943 sbarca da un sommergibile inglese davanti alla spiaggia di Lavagna (GE). A Milano, progetta con Mario Paggi un giornale di cultura politica aperto a tutte le idee antifasciste: “Lo Stato Moderno”. […]
Pietre d’inciampo

Fonte: Pietre d’inciampo

Mino Steiner nasce a Milano nel 1909. Inizia l’attività lavorativa nello studio dell’avvocato antifascista Lelio Basso. Militare a Palermo, con l’arrivo degli Alleati nella città siciliana viene contattato dai servizi segreti anglo-americani per il comando della prima missione segreta inviata oltre la linea del fronte in Nord-Italia. Negli ultimi mesi del ’43, a Milano, progetta con Paggi, Basso, Galimberti, Baldacci e altri un giornale di cultura politica aperto a tutte le idee antifasciste: “Lo Stato Moderno”. Arrestato dalla polizia politica il 16 marzo 1944, viene rinchiuso a S. Vittore, reparto SS; dopo sei settimane è trasferito a Fossoli e da qui il 21 giugno 1944 a Mauthausen. Muore nel sottocampo di Ebensee (Cement) il 28 febbraio 1945. ILSREC

Tra la base italiana e la centrale di Londra sorse ben presto una diatriba sul controllo delle operazioni nella penisola. Il maggiore Roseberry, capo della sezione italiana nella capitale britannica e collegamento tra Massigham e Berna, rivendicava il primato allo SOE londinese, Gubbins ed il comandante di Massigham, Dodds-Parker, invece controbattevano che la Special Force doveva stare alle dipendenze del XV Gruppo d’Armate. In verità una chiarificazione non si ebbe, anche se a causa della distanza geografica e della preminenza delle valutazioni militari nel teatro italiano, «l’influenza di Baker Street sulle operazioni in Italia era remota ed il suo coinvolgimento confinato agli aspetti logistici», in P. WILKINSON – J. BRIGTH ASTELY, Gubbins and SOE, London, 1997, p. 152. Mireno Berrettini, Le Missioni dello Special Operations Executive e la Resistenza Italiana, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Pistoia, QF, 2007, n° 3

Dal 1934 al 1939 il Servizio Informazioni Militari (SIM) fu diretto dal generale Mario Roatta, ed in quel periodo (scrive Aldo Giannuli) «iniziò ad occuparsi anche di politica e con metodi d’azione tutt’altro che cavallereschi (…)»; ebbe come «braccio operativo» un «manipolo di ufficiali ugualmente spregiudicati». Tra gli altri Giuseppe Pièche <2, Santo Emanuele, Enrico Boncinelli e Pompeo Agrifoglio, definiti dallo studioso «una squadra speciale per i lavori sporchi», come gli assassinii del re Alessandro I di Jugoslavia e dei fratelli Rosselli <3.
All’interno del SIM nel 1939 fu fondata la Sezione Calderini per operazioni “offensive”, cioè di spionaggio: ad essa passò «l’antico gruppo roattiano» con Boncinelli ed Agrifoglio <4.
Dopo l’armistizio del 8/9/43 il SIM fu riorganizzato dal nuovo governo di Pietro Badoglio ed al suo interno si riformò anche la Sezione Calderini (al cui comando si trovava il colonnello Giovanni Duca <5) che operò «a stretto contatto con lo Special Operations Executive (SOE) britannico e l’Office of Strategic Services (OSS) statunitense, tessendo importanti nuclei di resistenza nell’Italia occupata». Agrifoglio, che si trovava in Tunisia al momento dell’armistizio, era stato fatto prigioniero dai britannici, e fu poi inviato in Italia per dirigere il nuovo SIM, che doveva essere sotto il controllo alleato <6.
L’attività della Calderini consisteva «in missioni informative, di sabotaggio e di collegamento e supporto alle formazioni partigiane», e tra le «personalità ed episodi di rilievo» troviamo l’allora tenente colonnello Aldo Beolchini, il capitano Alberto Li Gobbi, la «missione Cadorna nell’Italia del Nord» e la «missione Sogno con il tentativo di liberare l’on. Parri» <7; ed ancora: la Calderini riformata «durante la Resistenza aveva sovrainteso alle missioni congiunte degli italiani con gli alleati, che si battevano per il ristabilimento della libertà, operando clandestinamente nel territorio occupato dai tedeschi, dopo l’8 settembre e fino alla Liberazione nel 1945» <8.
[NOTE]
2 Il generale Pièche, dopo avere diretto la sezione controspionaggio del SIM tra il 1934 ed il 1936, nel 1937 fu inviato da Roatta in Spagna a coordinare gli aiuti militari ai franchisti; tra luglio 1942 e febbraio 1943 fu nuovamente al seguito di Roatta nella Croazia occupata dai nazifascisti, dove diresse le azioni repressive di polizia militare a sostegno del governo fantoccio di Ante Pavelić. Con questo curriculum, nel novembre ’43 fu nominato comandante generale dell’Arma dei Carabinieri dal capo del governo del Sud Pietro Badoglio; deferito alla Commissione di epurazione per le sanzioni contro il fascismo, la pratica fu archiviata.
3 Alessandro I fu ucciso il 9/10/34 a Marsiglia. Gli antifascisti Carlo e Nello Rosselli, rifugiati in Francia dal 1929, il 9/6/37 caddero nell’agguato teso da alcuni sicari del gruppo filofascista La Cagoule e massacrati. L’istruttoria giudiziaria condotta a Roma nel 1944-45 indicò come mandanti del duplice omicidio Mussolini ed il genero Galeazzo Ciano, con il coinvolgimento di alcuni ufficiali del SIM (http://www.anpi.it/donne-e-uomini/carlo-e-nello-rosselli/).
4 Cfr. A. Giannuli, “Il noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro”, Tropea 2011, p. 29.
5 Giovanni Duca fece parte della rete militare di resistenza del colonnello Giuseppe Cordero di Montezemolo (che fu ucciso dai nazisti alle Fosse Ardeatine); arrestato nel Veneto assieme al figlio Luigi (che morirà nel lager di Mauthausen), fu incarcerato a Verona, torturato ed ucciso nell’agosto del 1944. Medaglia d’Oro al V.M. alla memoria. Da lui prese il nome «una struttura occulta denominata Duca e formata presumibilmente da ufficiali e sottufficiali del SIFAR» esistita fino al gennaio 1955 (cfr Giuseppe De Lutiis, “I servizi segreti in Italia”, Sperling & Kupfer 2010, p. 51), che sarebbe stata antesignana della Gladio.
6 Andrea Vento, “In silenzio gioite e soffrite”, Saggiatore 2010, p. 273.
7 “Note esplicative in merito all’archivio SIM custodito dalla SAD”, d.d. 12/7/73 a firma del capo Ufficio R colonnello Fortunato. Il documento si trova a p. 1.629 della Sentenza ordinanza n. 318/87 A. G.I., Procura di Venezia, GI Carlo Mastelloni, relativa al misterioso “incidente” occorso all’aereo Argo 16 (d’ora in poi SO 318/87); ringrazio il dottor Mastelloni per avermi messo a disposizione il testo. Aldo Beolchini Bianchi, uomo di fiducia del comandante del CVL, generale Raffaele Cadorna, era l’organizzatore della “Rete TCB” (cioè Tenente Colonnello Beolchini o Bianchi); delle varie “personalità ed episodi” avremo modo di parlare in seguito.
8 In http://www.centrostudigladio.com/1/la_nascita_della_gladio_1384179.html.
Claudia Cernigoi, Momenti di Sogno, La Nuova Alabarda, Dossier n. 58, Trieste, 2018

A Brindisi Badoglio cercò di convincere gli inglesi che la resistenza nell’Italia occupata dai tedeschi era organizzata in gran parte da personale del disciolto esercito regolare con il quale i monarchici affermavano di essere in contatto grazie a un canale radio segreto del SIM. Badoglio e il re con l’arma del SIM intendevano impedire la formazione di un movimento armato antifascista nell’Italia occupata dai tedeschi, per mantenere solo quello che richiedevano gli inglesi, cioè “piccoli gruppi di agenti adibiti unicamente ad operazioni di sabotaggio e di ricerca di informazioni militari”: in pratica la Special force creata dall’Intelligence service […] Ed il maggiore Malcolm Munthe del SOE, che era in contatto con esponenti del Partito d’Azione, non poté continuare la collaborazione con essi perché il  SIM badogliano impediva contatti con esponenti della resistenza che non fossero monarchici, e questo aprì le porte dell’OSS nei confronti dei resistenti italiani. Il governo statunitense, avendo come progetto politico per l’Italia una democrazia simile a quella USA, non aveva (almeno all’inizio) preclusioni nei confronti dei partiti di sinistra (erano così considerati sia il Partito comunista sia il Partito d’Azione) e quindi l’OSS diede vita all’ORI (Organizzazione Resistenza Italiana) che prese contatto con il CLN di Parri e Solari. Il dirigente era Raimondo Craveri Mondo (genero del filosofo Benedetto Croce), che incaricò il tenente medico di Marina Enzo Boeri Giovanni di creare una struttura informativa a Milano (missione Apricot Salem). Ad un certo punto nell’OSS si creò una situazione paradossale: la sezione da cui dipendeva l’ORI stava lavorando per armare e sviluppare un ampio movimento di resistenza nel Nord al fine di gettare le basi della democrazia in Italia, mentre l’X-2 (il controspionaggio) era occupato a salvare e riorganizzare forze clandestine fasciste con le quali contrastare la minaccia di una presa di potere dei comunisti nell’Italia liberata. Da luglio 1944 il comando del Corpo Volontari della Libertà (CVL) fu composto da Parri, Longo e, su insistenza dei servizi britannici, dal generale Cadorna come consigliere militare, per tenere sotto controllo la Resistenza di sinistra inserendo persone gradite ai servizi britannici (monarchici e liberali) nella dirigenza […] Claudia Cernigoi, Alla ricerca di Nemo. Una spy- story non solo italiana su La Nuova Alabarda e la Coda del Diavolo, supplemento al n. 303, Trieste, 2013