Magenta e Ticinese rappresentano altre due sacche resistenziali milanesi

Milano: Zona Ticinese

Al 25 novembre 1943 il bollettino generale delle azioni del Comando dei distaccamenti e delle squadre d’assalto Garibaldi attesta il proliferarsi delle squadre disseminate in tutta la città di Milano. Nella zona di Porta Romana, già dalla seconda metà di settembre, si formano le prime squadre grazie al prezioso e sapiente lavoro del tipografo Felice Cassani, di Luigi Chiesa e Vasco Colazingari. A loro si aggiungono i fratelli Antonio e Francesco Zacchetti (Nino e Giulio), Pietro Donati, Bruno Bezzan, Lucio Scarioni, Augusto Mori (Giuliano, Silvano), Alessandro Merlini (Mario Testina), Luigi Ometto (Pablo) e i fratelli Zanta, Alino (Limen) e Giuseppe. Tutti fra i ventotto e i trentadue anni. Intorno ai primi di novembre si costituiscono altre due squadre, una al Calvairate da Pietro Riva (Nasone), Spartaco Maestrini e Orlando Perucchini. La seconda intorno a piazzale Loreto, denominata Venezia e formata da Piero Dall’Ara (Martin), Vasco Ferrari, Giuseppe Savio (Bepi) e Remo Tazzi (Enzo). I gruppi sono sotto la direzione di Oreste Ghirotti (Orestino, Secondo) e di Stefano Brau. Il primo, comunista di lunga data, è un ex operaio trentaduenne che fa l’ortolano in via Venini, il secondo con larga esperienza militare e tecnica di guerriglia ha partecipato a tutte le più importanti battaglie in difesa della Repubblica Spagnola: Madrid, Fuente d’Ebro, Estremadura, Caspe e la memorabile offensiva sull’Ebro. Da gennaio 1944 queste squadre formeranno il distaccamento GAP “5 Giornate”.
Oltre alle solite attività di routine tra le quali: il recupero d’armi, l’organizzazione delle squadre e gli appostamenti per l’eliminazione di spie, la squadra di P.ta Romana si mette in luce per l’attacco al «Cavallino Bianco», un caffè in via Venini frequentato da tedeschi e fascisti. I fratelli Zacchetti, Mori e Ghiotti dopo il lancio della prima bomba all’interno del locale, devono frettolosamente ritirarsi, perdendo, ad esclusione di Mori, anche le preziosissime biciclette perché sorpresi dai tedeschi appostati in una scuola media a pochi passi dal bar.
Il proliferarsi delle squadre coinvolge anche i quartieri a nord di Milano quali Niguarda, Affori, Bovisa e Degano. Due gli iniziatori: Mario Sangiorgio, fervente comunista evaso al terzo tentativo dal campo di concentramento di Argelès e riparato in Svizzera dopo aver attraversato tutta la Francia a piedi eludendo i controlli della polizia francese, italiana e svizzera e Giovanni Valtolina, un ex operaio della Magnaghi. Le squadre si formano verso la fine di ottobre, ma già dal settembre Valtolina, Sangiorgio e Carlo Milanesi iniziano ad organizzare i GAP nelle zone di Farini e Affori. I membri sono: Radames Amos (Rado), Gianni Santovito, Luigi Grassi (da non confondere con il segretario della Federazione comunista milanese), Alcano Greco, Ottavio Rapetti (Otto), Mario Siveri (Cinisello), Giuseppe Parisi (Pirro), Antenore De Micheli (Rino), i fratelli Luigi e Bruno Meneghini, Luigi Tavacca e Angelo Valagussa. Aldo Pozzi, Valtolina e Oliviero Volpones confezionano gli ordigni in un’officina di via Pallanza. I depositi di armi ed esplosivi sono siti in via Jacopo Dal Verme ed in via Bisi Albini 4, sotto la responsabilità di Luigi Grassi e dal marzo ’44 di Piero Valtolina, figlio di Giovanni. Addetto ai servizi logistici è Angelo Benzi (Nino) che lavorando all’annona, procura tessere e timbri.
A Dergano c’è Enrico Cattaneo. Segnalato come sovversivo svariate volte, è tra i primi a partecipare assieme a Giovanni Brambilla al tentativo di formazione della Guarda Nazionale e, successivamente, assieme all’amico e compagno Carlo Milanesi, ad organizzare i primi gruppi d’azione patriottica nella zona. Sergio Bassi (Sergio), Elio Sammarchi (Eliot), Dino Giani (Cucciolo) ed Eugenio De Rosa ne sono i componenti. In apparenza può apparire una piccola e striminzita formazione, ma, contrariamente ai numeri, saprà esprimere un’audacia e un livello di combattività senza eguali in questa prima fase. Si citino a titolo d’esempio le azioni documentate dal caposquadra Sergio Bassi: liberazione di un partigiano ferito e sorvegliato a vista dai fascisti all’ospedale Niguarda; attacchi ai tram durante gli scioperi del marzo 1944; eliminazione di un carabiniere al ponte Sorgente e di un milite in piazzale Pasolini; primo attentato e ferimento di Salvatore Ettore, spia dell’Ovra e responsabile del gruppo rionale fascista Benito Mussolini; sabotaggio alle linee e alle vetture tranviarie nella zona tra via Farini, Affori e Niguarda; secondo attentato ed eliminazione di Salvatore Ettore in via Taglio; diverse imboscate ad automezzi tedeschi e fascisti in transito su viale Zara; uccisione, a raffiche di mitragliatore, di cinque poliziotti a bordo di un’automobile sulla via Valassina; liberazione, in due differenti occasioni di due partigiani feriti e detenuti in caserme fuori Milano; salvataggio di Enrico Cattaneo che stava per essere arrestato in via Imbonati; deposizione di una bomba a orologeria nella caserma repubblichina di via Canova ed un’altra al comando tedesco di via Guernico. Giani, De Rosa e Bassi saranno arrestati e fucilati nei pressi dell’aeroporto Forlanini il 31 luglio 1944. Sammarchi invece, trasferito in montagna presso l’85^ brigata Garibaldi, cadrà in combattimento nella provincia di Novara.
Magenta e Ticinese rappresentano altre due sacche resistenziali milanesi in cui a novembre già risultano costituite squadre attive ed operanti. La squadra Magenta è formata da Rinaldo Arzuffi (Aldo), Piero Boniardi (Pierino), Adelio Pagliari (Valter), Abramo Rigoni (Ambrogio) e il non identificato Spreafico; la squadra del Ticinese e della zona attorno a piazza Piemonte è composta da Ernesto Bonati (Pierino Turàt), Giuseppe Clerici, Tino Comi, Giovanni De Sanctis, Bruno Meneghetti, Guido Pampurini, Arturo Pasut, Luigi Paveri, Alfedo Ravasio, Pietro Ravasio e Ugo Recchia. La direzione è affidata a Pompeo Recchia e ad Alfredo Giola (Jole). Ai servizi logistici delle squadre sopraelencate c’è Angelo Spada (Mario Fiore), ex garibaldino di Spagna, artificiere, addetto al rinvenimento di esplosivi, finanziamenti e viveri; Giordano Cipriani e Piero Francini sono i responsabili dei collegamenti, Ida Balli e Carmela Bridarolli, staffette, informatrici e ricercatrici di alloggi e recapiti. L’organigramma combattente dei distaccamenti è articolato in tre o più GAP, ognuno composto da tre o quattro uomini agli ordini del capogruppo. Sulla carta i componenti di ciascun GAP dovrebbero ignorare l’identità degli appartenenti ad altri gruppi e non avere nessun rapporto e contatto con essi. Ma così non è, spesso gli uomini si conoscono fra loro, le squadre di sovente son formate da amici di vecchia data, d’infanzia. A Porta Romana e nella zona di Farini ci si conosce benissimo. C’è chi addirittura è un vicino di casa di qualcun altro, come nel caso di Sergio Bassi denunciato da Gianfranco Oluzzi, un suo gappista catturato pochi giorni prima: Bassi abita in via Imbonati al civico n° 9, Oluzzi al n° 25.
L’unità di direzione e il coordinamento tattico avvengono tramite i periodici incontri dei vari capisquadra con il comandante e il commissario politico del distaccamento. Anche qui la distinzione e la separazione dei compiti non è lineare e cristallina. Il comandante dovrebbe predisporre i piani d’attacco e controllarne l’esecuzione, partecipando alle azioni di maggiore rilievo, mentre il commissario politico, di pari grado e corresponsabile delle iniziative del comandante, ha il compito di chiarificare le motivazioni politico-militari delle operazioni ai gappisti, tenere alto il morale degli uomini, educare politicamente gli stessi e vigilare sulla loro vita privata per evitare impreviste degenerazioni e svolte violente. Tutto ciò in teoria. La realtà ci dice che in questa prima fase, i ruoli del comandante e del commissario politico sono spesso e volentieri intercambiabili, l’organizzazione embrionale. E’ tutto un susseguirsi d’incontri volanti con i responsabili delle squadre all’angolo di una via o su una piazza, lo scambio di informazioni, l’aggiornamento della situazione e poi via ad un altro incontro, in un altro punto della città, con un altro responsabile delle squadre o con un diretto superiore. Anche gli stessi servizi d’informazione e d’intendenza del comando sono scarsamente sviluppati. Vien da sé che ogni esercito partigiano nasca, si sviluppi e si perfezioni nella lotta, affrontando di volta in volta i problemi organizzativi, ricercando soluzioni spesso originali e coraggiose. Lo stesso Ilio Barontini, a capo del servizio d’intendenza, fa la spola tra Torino, Milano e Genova, confezionando ordigni e trasportando micce e detonatori nella sua inseparabile borsa di tela.
Giorgio Vitale, L’altra Resistenza. I GAP a Milano, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2008/2009