Nel 1941 Jean Moulin comincia a formare una Resistenza Interiore

L’Appello del 18 Giugno [1940] segna comunque l’inizio della France libre, la quale, formata unicamente da volontari, inizialmente poco numerosi, continua la lotta terrestre, navale e aerea accanto agli inglesi e rappresenta, davanti al Governo di Vichy, la Francia che combatte. Le spese relative alle forze della Francia Libera sarebbero dovute, secondo l’accordo con gli inglesi, essere sostenute a carico del governo britannico, dato che in partenza la Francia Libera non dispone di nessun tipo di risorsa.
«L’accordo del 7 agosto ebbe un’importanza considerevole per la Francia Libera, non solo perché risolveva le nostre difficoltà sul piano materiale, ma anche perché le autorità britanniche, avevano oramai una base ufficiale per le loro relazioni con noi. E soprattutto, il mondo intero seppe che, nonostante tutto, si era ristabilito un principio di solidarietà franco-britannica.» <199
Il ruolo della propaganda, prevalentemente radiofonica, svolge un ruolo fondamentale per gli intenti di Francia Libera. Per De Gaulle la radio costituirà il maggiore vettore per trasmettere la sua azione, per minare il regime di Vichy e avvicinare sempre di più il consenso della popolazione. Il problema, almeno nelle fasi iniziali, è però la difficoltà della trasmissione radiofonica. <200 Durante l’occupazione nazista moltissime radio vengono sequestrate e distrutte, le poche rimaste appartengono prevalentemente a persone di ceto medio-elevato, che difficilmente appoggeranno nel corso della guerra le idee golliste. La maggior parte dei messaggi sono letti sui giornali clandestini, che riepilogano le trasmissioni radio, oppure tramite il vecchio “passaparola”, tal volta, le trasmissioni, specie quelle serali, diventano un modo di incontro di fronte a un caminetto, in un salone, in una stanza nascosta, o in qualche nascondiglio, di persone, che accumunate dal medesimo interesse, prendono coscienza degli eventi che stanno intercorrendo e che dunque oltre all’ascolto, iniziano loro stessi a istaurare dibattiti. <201 La BBC creerà di proposito un programma radio specifico dal titolo Les français parlent aux français per cercare il più del possibile di convincere la popolazione francese a opporsi al regime di Vichy e al governo di Pétain. <202
I volontari, fin da subito, ingaggiano la lotta a fianco delle truppe inglesi: nella battaglia d’Inghilterra, nelle campagne di Etiopia e di Libia, e nell’Atlantico. Un certo numero di possedimenti nazionali francesi come alcune parti dell’Oceania, India e alcuni Stati africani aderiscono al movimento di De Gaulle. Nel Ciad intanto il Colonnello Philippe Leclerc, al comando di un battaglione di uomini delle truppe coloniali, attacca le forze italiane. Durante l’operazione Torch, numerose unità, appartenenti alla Repubblica di Vichy, si arrenderanno senza combattere e si uniranno alla Francia libera; di lì in avanti Leclerc guiderà una serie di operazioni militari nella Africa sub-sahariana nel tentativo di sconfiggere le truppe italiane e tedesche, e a convincere le colonie ad aderire alla causa di France Libre. <203 Nel novembre 1943 le forze francesi riceveranno numerose consegne di equipaggiamento da parte degli americani come aiuti per il patto Lend-Lease e saranno in grado, unendo le forze della Francia Libera e gli ex-regolari di Vichy, di rimettere in campo otto divisioni.
Churchill, pur sostenendo lealmente De Gaulle, non abbandonerà mai la speranza che un mutamento di posizione del regime di Vichy faccia confluire dalla parte dell’Inghilterra forze militari molto più numerose e più preparate, specie le unità della Marina francese che avrebbero potuto contribuire a ristabilire l’egemonia Alleata nel Mediterraneo. Per questo motivo, se pur con clausole specifiche, Churchill, sostenuto da Roosevelt, non riconoscerà mai il Comitato Nazionale Francese come governo legale della Francia. De Gaulle al contrario sosterrà per tutto il corso della guerra solamente il suo movimento, poiché a suo avviso: il regime di Vichy sarebbe rimasto sempre privo di legittimità a causa della collaborazione con la Germania. Tutto ciò contribuirà, insieme a molti altri fattori, alla continue dispute fra il generale e i capi di governo Alleati.
Nel frattempo, le notizie proveniente dalla Francia mostrano un’adesione sempre maggiore dell’opinione pubblica al pensiero di De Gaulle: tale questione spronerà sempre più gli inglesi a concedere al generale francese un potere reale sulla guida del movimento francese di Resistenza. <204
«La Résistance parle à la mémoire des hommes. Elle leur parle aussi du futur, avec le mots du refus et le gestes irrévocables du sacrifice […] Pourquoi alors se demander ce que peut signifier la notion de résistance et ce que résister veut dire? […] La Résistance ne se réduit pas à une idée limpide, à une phrase courte et à des explications qui vont de soi.» <205
Olivier Wieviorka, storico impegnato nello studio della Resistenza europea, specie francese, mostra che la resistenza può essere organizzata secondo una logica di guerra, di cui fanno parte le reti clandestine e la lotta armata, o secondo una logica di occupazione, in cui i movimenti resistivi si legano alla quotidianità. Henri Michel, fondatore del Comitato Storia della Seconda guerra mondiale, definisce, invece, la Resistenza come: “tutte le lotte in nome della libertà del Paese e della dignità umana contro l’occupante e i suoi aiutanti”. Per alcuni altri storici, come Jacques Sémelin o François Marcot, distinguere la Resistenza come “un movimento sociale”, spesso non organizzato, e con cui il popolo occupato si sforza di mantenere i propri valori e mostrare il loro spirito di rifiuto, si può considerare corretto solamente quando veste forme non violente.
«François Bédarida distingue dans l’engagement résistant trois élments primordieaux: une volonté de principe; une logique politico-éthique; et la partecipation à un combat clandestin choisi librement.» <206
La preoccupazione maggiore di De Gaulle è salvaguardare fin dall’inizio gli interessi e l’immagine della Francia sconfitta durante e dopo il conflitto, a partire dalla garanzia del mantenimento dei possedimenti coloniali, senza perdere di vista l’onore e la grandezza francesi. Per garantire l’indipendenza della propria organizzazione, De Gaulle pretende che gli stessi aiuti finanziari che il Regno Unito fornisce a France Libre siano rimborsabili.
«Tout comme la naissance de Rome, la fondation de Défense de la France est nimbée de mystèere. Dater avec précision la création du mouvement se révelè impossible. Départager le rôle respectif des pères fondateurs reste délicat, les querelles postérieures à la Libération n’ayant guère contribué à clarifier le débat.» <207
La Resistenza francese segue due percorsi distinti, una parte facente fede alla guida di De Gaulle, che nel mentre guida le redini della Francia Libera dall’estero, dall’altra un gruppo indipendentista di posizioni politiche prevalentemente di sinistra, che prendono il nome di maquis. Questi si procurano armi aggredendo le truppe, si riforniscono assalendo rimorchi e convogli, svaligiano banche per ottenere denaro, la maggior parte fa affidamento sul sostegno della popolazione locale per ottenere i viveri. La forza di ciascun gruppo può variare da una cellula di una dozzina di membri, a formazioni che contano centinaia di uomini. Con il progredire delle operazioni sul fronte occidentale, alcuni gruppi di maquis insorgeranno contro i tedeschi e libereranno parti del territorio francese, che costeranno, però, un pesante tributo di vite umane, specie fra i civili, a causa delle pesanti ritorsioni da parte tedesca. <208 Nell’Europa occidentale nessuno, nemmeno i comunisti, avrebbe immaginato un’azione di qualche ampiezza, a opera di unità armate, prima della Liberazione, se non per mezzo di “gruppi franchi”. Sono in molti i renitenti che per sottrarsi alla leva o per pura vocazione lasciano le loro case e si nascondono nelle campagne, ma ancor più nei boschi e nelle montagne. Da principio, questi si comportano come animale braccati, con l’idea che un giorno, prima o poi, avrebbero dovuto combattere. In simili condizioni, le montagne francesi, specie quelle a sud, dove i tedeschi avevano lasciato più autonomia, si riempiono di maquis.
Gli Alleati non possono ora disinteressarsi alla Resistenza francese. Gli angloamericani hanno scelto la Francia come teatro della futura invasione del continente; nonostante gli insuccessi subiti, Francia Libera è riuscita poco a poco a gonfiare le sue fila, l’opinione pubblica francese si è in parte esposta a favore di De Gaulle; quest’ultimo è considerato, ora, a capo di tutti i movimenti di resistenza francesi. Nel clima di agitazione e confusione, la figura di Jean Moulin ricopre un ruolo fondamentale, contribuisce alla fusione dei gruppi principali di resistenti, in modo da dotarli dei servizi più comuni d’informazione e di una qualche parvenza di sistema logistico. Il suo capolavoro, o meglio forse definirlo canto del cigno, è la costituzione del maggio del 1943 del Consiglio Nazionale della Resistenza, dove hanno posto, oltre che i capi dei singoli movimenti di resistenza, i sindacati non collaborazionisti e i partiti antifascisti. Il primo atto del nuovo CNR consiste nel riconoscere all’unanimità l’autorità di De Gaulle e di accettarne la guida. <209
Nel 1941 Jean Moulin <210 comincia a formare una Resistenza Interiore, incarnata nella zona meridionale dai movimenti creati intorno a Henri Frenay, Emmanuel d’Astier de La Vigerie e François de Menthon, indipendentemente dagli uomini della Francia Libera. Jean Moulin ha tessuto una solida rete di relazioni negli ambienti antifascisti. Del novembre 1940 è dell’idea di identificare con il suo ex collega Gaston Cusin una serie di potenziali reti di resistenti, in particolare con Henri Frenay capo del movimento che non è ancora chiamato Combattimento, ma Movimento per la Liberazione Nazionale. <211 Jean Moulin arriva a Lisbona il 12 settembre 1941, contatta il SOE per giungere a Londra dove avrebbe incontrato De Gaulle il 25 ottobre. Riesce a presentarsi come rappresentante dei movimenti resistenti in cerca di assistenza finanziaria e logistica. <212
«Quest’uomo giovane ma già formato dall’esperienza della carriera, aveva la tempra dei miei migliori compagni. Traboccante di passione per la Francia, convinto che il gollismo dovesse essere, non solo lo strumento della lotta, ma anche il motore di un rinnovamento generale. Moulin in diciotto mesi doveva adempiere un compito capitale. L’unità simbolica che appena si delineava nella Resistenza, egli l’avrebbe dovuta tradurre in pratica.» <213
Il generale gli affida la missione di riunire e unire i movimenti di resistenza, e creare un esercito segreto unificato, distinguendo così tra le forze militari e le organizzazioni politiche. Egli avrebbe dovuto dapprima occuparsi dei movimenti nella zona Sud, per indurli a formare, sotto la sua presidenza, un organismo comune che, direttamente legato al Comitato Nazionale, avrebbe rafforzato l’unione e risolto le dispute interne. Dopo di che, avrebbe affrontato il problema della zona Nord, cercando di istituire un consiglio della Resistenza di tutto il territorio, collegato alla Francia Combattente. <214
Se come primo punto chiave vi è l’impegno collettivo dal punto di vista politico, subito dopo vi è la necessità di coordinare in modo unitario lo sforzo militare. La prima difficoltà a questo riguardo, viene proprio dai movimenti stessi di resistenza, che avendo reclutato dei gruppi di combattimento, pretendono ora di conservarli autonomamente. Per di più, salvo poche zone, specie boscose, i gruppi posso consistere solo di poche bande composte da poche unità. Il problema sta dunque nel permettere che le singole bande operino in maniera autonoma, ma collegandole fra loro con una struttura generale efficiente. Sarebbe stato possibile così fissar loro, sotto forma di piani preparati col comando Alleato, dei gruppi di obiettivi sui quali agire. <215
Moulin viene paracadutato nella notte del 2 gennaio 1942 con fondi, un milione e mezzo di franchi circa, per i movimenti di resistenti e le attrezzature di trasmissione. <216 La sua missione è tripla: collegare la resistenza della zona Sud con la Francia Libera, verificare le forze militari presenti, cercando il più possibile di riunirle, e infine unificare l’azione di tutte le forze resistenti e dei suoi collaboratori. <217 Agisce con tatto e fermezza con i diversi leader del movimento per ottenere la loro fedeltà. Durante l’anno 1942, si concentra sulla zona meridionale in cui è apparso un nuovo movimento, il movimento dei Franc Tireurs il cui leader è Jean-Pierre Lévy. <218 Il coordinamento delle due personalità forti di Frenay e d’Astier non è facile, Moulin e Lévy spesso devono cedere a tendenze moderate per appianare i conflitti. D’Astier, decisamente antifascista, si appoggia all’azione politica che sostenga gli strati popolari mentre Frenay, specialmente anti-tedesco, promuove il primato dei militari sulla politica.
Nell’aprile del 1942 sono istituiti servizi amministrativi congiunti: l’Ufficio di Informazione e Propaganda, una sorta di agenzia di stampa segreta e nel luglio 1942, il Comitato generale di studio incaricato di studiare le riforme politiche ed economiche da attuare nel momento della Liberazione. Il coordinamento dei movimenti della zona meridionale e la fusione dei loro mezzi militari affrontano varie rivalità interne che obbligano i quattro leader a organizzare un viaggio a Londra per stabilire le posizioni da prendere insieme al Generale De Gaulle. Da questo momento in poi, i due principali movimenti di resistenza riconosceranno chiaramente l’autorità di Francia Libera.
[NOTE]
199 De Gaulle, Memorie di guerra, p. 95.
200 Azéma e Bédarida, La France des annes noire, Vol. 2, pp. 50-54.
201 Wieviorka, Histoire de la Résistance, p. 21.
202 Stanton, Radio London and Resistance in occupied Europe, p. 132.
203 Michel, La guerra dell’ombra, pp. 63-64.
204 Ivi, p. 65.
205 Marcot, Dictionaire hitorique de la Résistance, Cit. pp. 29-30.
206 Azéma sull’opinione di Bédarida riguardo le componenti della Resistenza, Azéma, Jean Moulin: le politique, le rebelle, le résistant, Cit. p. 145.
207 Wieviorka, Une certaine idée de la Résistance, Cit. p. 21.
208 Smith, L’arte della guerra nel mondo contemporaneo, pp. 242-243.
209 Michel, La guerra dell’ombra, p. 299.
210 Jean Moulin (Béziers, 20 giugno 1899 – ?, 1943) si arruola nel 1918, partecipando agli ultimi mesi della Prima guerra mondiale. Nel 1921 si laurea in legge, entra nell’amministrazione prefetturale, come capo di gabinetto del Prefetto della Savoia, nel 1922, poi come Vice-Prefetto d’Albertville, dal 1925 al 1930. Nel 1930 diviene Vice-Prefetto di Châteaulin. Nel 1932 viene nominato Capo Aggiunto al dicastero agli Affari Esteri. Nel 1934 assume le funzioni di segretario generale della prefettura della Somme a Amiens; nel 1936 è nuovamente nominato Capo di Gabinetto al ministero dell’Aviazione, dove a modo di aiutare i repubblicani spagnoli nella guerra civilei. Diventa il più giovane prefetto di Francia, nell’Aveyron, a Rodez, nel gennaio 1937.
211 Wieviorka, Histoire de la Résistance, p. 83.
212 Azéma, Jean Moulin: le politique, le rebelle, le résistant, p. 153.
213 De Gaulle, Memorie di guerra, Cit. p. 265.
214 Ibidem.
215 Ivi, p. 267.
216 Wieviorka, Histoire de la Résistance, p. 182.
217 Azéma e Bédarida, La France des annes noire, Vol. 2, p. 79.
218 Wieviorka, Histoire de la Résistance, p. 85
Alessandro Berti, Dalla poesia di Verlaine alla rete di Garbo: l’importanza delle operazioni di deception per la riuscita dello sbarco in Normandia, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2016-2017

Il contesto geopolitico della Francia, come visto, muta dall’11 novembre 1942 dopo l’occupazione totale del paese in seguito allo sbarco alleato in Nord Africa. In questa fase, la Resistenza comincia a penetrare in tutti i settori sociali, compresi quelli rurali più emarginati <156. L’anno 1943 coincide inoltre con l’unificazione dei principali movimenti del sud nel “Mouvement unis de Résistance” (MUR) e nella fondazione del CNR (Conseil National de la Résistance), nel maggio del medesimo anno. La creazione del CNR sancisce il passaggio definitivo dalle résistances alla Résistance. Il ruolo effettivo e visibile di Camus nella Résistance comunque raggiungerà la consacrazione – e la conseguente operatività a tempo pieno – solamente dalla primavera del 1944 e solo grazie alla pubblicazione dei suoi primi articoli clandestini. Da quel momento in poi, Camus diverrà «La voix de la Résistance». Tuttavia, visto l’anonimato che contraddistingueva i fogli resistenti, gli articoli pubblicati da Camus nel «Combat» clandestino tra il marzo e il luglio del 1944 non possono essere considerati altrimenti che probabili <157.
[NOTE]
156 La legge del 16 febbraio 1943 che sancisce la nascita del “Service du travail obligatoire” (STO) è una spinta fondamentale per il popolo a ribellarsi a questa forma di “deportazione” che costringeva i giovani francesi a spostarsi in Germania per lavorare nella fabbriche tedesche.
157 Gli articoli sono sei: À guerre totale résistance totale, apparso nel n. 55 di «Combat» nel marzo 1944; Les hors-la-loi, «Combat» N. 56 nell’aprile 1944; Pendant trois heures ils ont fusillé des Français, «Combat» N. 57 nel maggio 1944; La grande peur des assassins, Vous serez jugés sur vos actes e La profession de jurnaliste nel N. 58 di «Combat» del luglio 1944.
Andrea Trabaccone, Esperienza e Rivolta. Implicazioni storico-filosofiche dell’esperienza dell’assurdo e della Resistenza in Albert Camus (1939-1947), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Trento, Anno Accademico 2011/2012

L’impreparazione francese è stata descritta da autorevoli protagonisti del calibro di Jean Moulin e Marc Bloch, dai resoconti dei quali traspare il medesimo senso del dovere che li porterà all’impegno resistenziale. Ai tempi della sconfitta, Moulin era prefetto del dipartimento di Eure-et-Loire con capoluogo a Chartres e in questa veste restò in città nei giorni del disastro, fornendo ai posteri un resoconto di grande utilità per comprendere la situazione delle città francesi alla metà del giugno 1940.
Dopo l’annuncio della ritirata e l’ingresso delle truppe tedesche a Parigi, chi poteva prese la via dell’esodo, verso le campagne o all’estero. A Chartres il sindaco, il vescovo, i notabili e i funzionari abbandonarono la città, lasciando la popolazione senza acqua, luce, gas o viveri, “plus aucune organisation économique où administratif” <13.
Il giovane prefetto si trovò a coordinare “Tout un édifice social à reconstruire dans des conditions matérielles effroyables, sous les bombardements […] mais il le faut pour tous ceux dont les sortes est en notre main; il le faut pour opposer aux Allemands, lors de leur arrivée, une armature sociale et morale digne de notre pays” <14.
Non ci sembra una forzatura, nonostante la nostra lettura sia filtrata dal senno di poi, rintracciare in queste poche righe il panorama etico e l’impegno morale senza i quali nessuna resistenza sarebbe esistita. All’ingresso delle truppe tedesche in città, il 17, fu chiesto a Moulin di firmare un protocollo che attestava la responsabilità di un contingente senegalese dell’esercito francese nella violenta uccisione di un gruppo di donne e bambini, la sua risposta fu: “Pensez-vous vraiment qu’un français, et, qui plus est, un haut fonctionnaire français, qui a la mission de représenter son pays devant l’ennemi, puisse accepter de signer une pareille infamie?” <15
Questa replica consente di soffermarci su un punto di grande importanza, che ribadiremo nel corso della trattazione: coloro che operarono la scelta di partecipare a una qualsiasi forma di Resistenza attiva rischiarono senza progetti precisi, in conseguenza a una situazione e a un senso di impotenza che ritennero inaccettabili.
[…] Bloch dipinse quindi la sconfitta del ‘40 come una défait intellettuale (prima che militare) del pensiero e della prassi politico-sociale della Francia degli anni ‘30. Egli traccia una lucida analisi nelle vesti di soldato e di storico, ma il motivo per cui sente la necessità di queste considerazioni è il più volte dichiarato amore per la Francia. I doveri che attribuisce ai francesi evocano un sistema di valori per cui in guerra ogni cittadino è chiamato a svolgere la propria parte con la devozione di un soldato, in accordo col rifiuto di Jean Moulin di siglare un protocollo infamante per le truppe della propria nazione. Infatti, Bloch avverte sin dall’introduzione che, prima ancora che un ebreo, uno storico e un soldato, è un francese e come tale combatte, perché “vi sono nato, ho bevuto alle fonti della sua cultura, ho fatto mio il suo passato, non respiro bene che sotto il suo cielo e a mia volta ho cercato di difenderla come meglio ho potuto” <17.
[…] Il lavoro svolto in Francia dagli agenti gollisti aveva quindi per il generale il compito centrale di investire di legittimità il suo ruolo, al punto da renderlo per gli Alleati un intermediario indispensabile al momento dello sbarco e delle trattative per la pace a liberazione avvenuta. Il 2 gennaio Jean Moulin, che era riuscito a raggiungere le forze della Francia libera a Londra, fu paracadutato in zona sud con lo scopo di ripartire aiuti finanziari ai movimenti della Resistenza interiore che scegliessero di accettare l’autorità di De Gaulle. La missione era complicata dal fatto che essi, soprattutto i comunisti, rivendicavano il riconoscimento di un ruolo autonomo nella gestione della lotta in metropole, mentre De Gaulle e gli Alleati non potevano permettere azioni non previste nella propria strategia bellica. Pur con contrasti tra Moulin, Frenay e le organizzazioni comuniste, gli accordi portarono alla nascita all’inizio del ‘43 del Mouvement unis de la Résistance (MUR) e alla costituzione di un Armée secrète. L’invio a Londra di personalità centrali della Resistenza interna (ad esempio Christian Pineau), una missione in Francia di Pierre Brossolette e il corso degli eventi bellici consentirono la formazione del Conseil national de la Résistance (CNR), cui presero parte anche il PCF e la SFIO di Leon Blum. Intanto il 21 giugno Jean Moulin cadeva vittima di una filatura e veniva arrestato dalle SS in un incontro a Caluire; sarebbe morto su un treno per la Germania in seguito alle sevizie subite.
[NOTE]
13 Jean Moulin, “Premiere combat”, Les Editions du minuit, Parigi, 1983, pag.35.
14 J. Moulin, ibidem.
15 J. Moulin, op.cit., page 89.
17 M. Bloch, “La strana disfatta. Testimonianza del 1940”, Torino, Einaudi 1995, pag. 8.
Elisa Pareo, “Oggi in Francia, domani in Italia!” Il terrorismo urbano e il PCd’I dall’esilio alla Resistenza, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, 2019

Fonte: Philippe Natalini/Facebook

Dall’estate del ’43 quando ormai la Germania nazista inizia a perdere la guerra, gli americani sbarcano in Africa del Nord, De Gaulle si fa riconoscere come il capo della resistenza il 15 maggio dal Consiglio Nazionale della Resistenza, CNR, l’organismo creato da Jean Moulin. Il PCF sviluppa una politica di larghe intese: adesione al CNR, riconoscimento dell’autorità suprema di De Gaulle, e sviluppo da un punto di vista militare di un nuovo organismo di ‘Front National’ <342 che viene riconosciuto dai delegati di De Gaulle quale movimento della Resistenza e aderente al CNR dal maggio 1943.
All’inizio di aprile del 1943, un manifesto definisce i compiti del movimento Fronte Nazionale: azione immediata in vista dell’insurrezione e unione organica della Resistenza; quest’ultimo punto è in seguito esplicitato il 22 maggio 1943: “in un governo francese che abbia come capo il generale De Gaulle e che affidi il comando delle forze armate al generale Giraud” e unione dei movimenti in una sola ‘Francia combattente’”. <343
A partire dall’estate del ’43 il PCF attribuirà le sue sovvenzioni direttamente al Front National e gli consegnerà tutte le sue truppe, i FTP, invitando i movimenti a fare altrettanto. Il Front National è l’unica organizzazione della Resistenza che si situa su entrambe le “zone” della Francia. Attraverso l’FN i comunisti offrono ai francesi, dall’interno del paese, quel quadro d’unione che il generale De Gaulle reclama dall’esterno e che il resto dei movimenti non ha saputo creare. <344
Il PCF in questa politica di sviluppo di largo consenso tende la mano a tutti i patrioti qualunque siano le loro appartenenze politiche. Questa evoluzione interessa anche la MOI e le proprie sezioni nazionali, la prima per la sua importanza numerica in Francia è quella italiana. […] A partire dal 1943 nacque un coordinamento di tipo politico con la prima seduta, sotto la presidenza di Jean Moulin del Comité de Coordination Nord. Il 27 maggio 1943 si tenne la prima riunione del Conseil national de la Résistance, sotto la presidenza di Jean Moulin, la resistenza interna era quindi unificata nell’estate del 1943.
Il Comité Parisien de Libèration, che riuniva: l’Union départamentals des syndicats, il Front National, Organisation Civile et Militaire (OCM), Libération-Nord, un rappresentante dei Ceux de la Résistance, CDLR, lanciò il primo appello al ‘peuple du Gran Paris’ il I settembre 1943.
Nell’appello annunciò la creazione del Comitato parigino che riuniva 18 organizzazioni, movimenti, partiti e sindacati, e i rappresentanti dei grandi corpi costituiti, con alcune personalità appartenenti a magistratura, clero, università. Tra le 18 organizzazioni, 7 erano comuniste o simpatizzanti per il comunismo come ad esempio: Union des femmes Françaises, Assistance Françaises e Mouvement national des prisonniers de guerre. L’importanza dei comunisti nella resistenza della regione parigina era evidente e per non lasciare loro troppo potere il CPL venne riconosciuto anche dal governo provvisorio, la Délégation générale. <415
[…] Alla visione gaullista del passato francese cercò di rispondere nella primavera del ‘63 l’Union des résistants, déportés, internés et des familles des morts del dipartimento di Herault che richiese il trasferimento delle ceneri di Jean Moulin al Panthéon, la loro domanda fu ripetuta poi in Parlamento da un deputato socialista eletto ad Herault, che era anche segretario all’Assemblea nazionale: <743 Moulin era certamente una figura che favoriva l’unione, il raduno, e permetteva alla sinistra di ricordare che il generale De Gaulle, non era stato né il primo dei resistenti né l’unico. In parlamento si arrivò presto ad accettare la richiesta che veniva dai resistenti locali, e nel dicembre del ’64, le ceneri di Moulin furono trasferite. Le cerimonie, che si svolsero in tre giorni, videro rendere omaggio in primis De Gaulle, assieme a Georges Pompidou e André Malraux, e al ministro delle Armées e degli Anciens Combattants, poi le rappresentanze militari ed infine il mondo dei resistenti, dai membri del Consiglio nazionale della resistenza, ai numerosi movimenti della Resistenza interna e della France Libre, ai cittadini comuni; erano presenti anche tutti i partiti, compresi i comunisti e la sinistra.
Il giorno del trasferimento delle ceneri al Panthèon avvenne una solenne cerimonia, che fu trasmessa dalla televisione, e che fu tutta incentrata più che su Jean Moulin, sulla figura del Generale De Gaulle. Molti resistenti non erano presenti alla commemorazione, alcuni avevano preferito non partecipare, altri, come l’Association national des anciens combattants de la Résistance, ANACR, vicina al PCF, non erano stati nemmeno invitati. Il discorso pronunciato in quell’occasione dal Presidente della Repubblica tese a evidenziare un importante assioma: la Resistenza è De Gaulle, De Gaulle è la Francia, dunque la Resistenza è la Francia.
Fino al ’64 quella di Jean Moulin non era stata una figura così leggendaria; ogni partito, ogni movimento aveva i suoi propri eroi, e l’eroe Moulin era un personaggio che suscitava dibattiti: i gaullisti adesso lo erigevano a simbolo, proprio come nel ’43, quando era stato posto al di sopra dei partiti e dei movimenti, ventuno anni dopo la sua figura doveva servire una causa identica in un momento in cui la Francia doveva ancora combattere per la sua indipendenza nazionale. <744
I comunisti dal canto loro approfittarono del trasferimento delle ceneri di Moulin per denunciare ancora una volta i vecchi collaboratori, ossia quei pétainisti che reclamavano la traslazione delle ceneri di Pétain a Doaumont, o quelle di Laval al Panthèon, con l’aiuto di qualche gaullista compiacente, e affermavano il senso che aveva avuto per loro la lotta resistenziale partecipando alla prima giornata delle tre organizzate in onore di Moulin. <745
Si può affermare quindi che le due memorie principali, quella gaullista e quella comunista, si trovarono d’accordo per regnare sovrane sul ricordo della Resistenza.
[NOTE]
342 <A partire dall’inverno 1942-1943 il PCF tenta nuovamente di riproporre la costruzione di un organismo comune e riesce nell’intento. Nella primavera del 1943 il Front National diviso in due zone riunisce dei comitati direttori che sono composti da una ventina di personalità provenienti da: i movimenti della Resistenza, Combat, Franc-Tireurs, Libération Sud; i partiti: PCF, SFIO, radicali, democratici cristiani, personalità della destra classica; le forze sociali: esercito, sindacati, clero cattolico, e protestante, Ligue de droits de l’homme di Victor Basch. F. Marcot, B. Leroux, C. Levisse-Touzé, Dictionnaire historique de la Résistance, Paris, Laffont, 2006, voce ‘Front National’, pp. 122-124.
343 Ivi
344 <H. Michel, Paris résistant, op. cit., pp. 73-78.
415 H. Denis, Le Comité Parisien de la Libération, Paris: Presse universitaires de France, 1963, pp. 16-19.
743 Egli affermò riguardo a Moulin: “nessuno può mettere in dubbio il carattere particolarmente eroico dell’azione intrapresa da Jean Moulin, vero fondatore e primo capo della Resistenza sul suolo nazionale”. H. Rousso, La syndrome de Vichy de 1944 à nos jours, cit., p. 96.
744 E’ da sottolineare che il trasferimento delle ceneri di Moulin sia avvenuto tre giorni dopo il voto di una prima legge di amnistia per i delitti commessi durante la guerra d’Algeria, e una settimana prima del voto di una legge sull’imprescrittibilità dei crimini contro l’umanità.
745 “Jean Moulin al Panthèon vuole dire che la Francia onora colui che comprese che nella lotta contro il potere nazista la liberazione del nostro popolo dipendeva dalla sua unione, come nella sua lotta contro il potere del denaro, la sua liberazione dipende oggi dalla sua unione. Jean Moulin al Panthèon, vuole dire che la Francia s’inchina davanti al primo presidente del CNR, il cui programma fu la nazionalizzazione delle banche e dei trusts. Jean Moulin al Panthèon vuole dire che la patria è riconoscente ai grandi uomini che mantennero la parola.” H. Rousso, La syndrome de Vichy de 1944 à nos jours, cit., p. 107.
Eva Pavone, Gli emigrati antifascisti italiani a Parigi, tra lotta di Liberazione e memoria della Resistenza, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Firenze, 2013