Nelle università i tentativi del Msi di recupero dei gruppi della destra extraparlamentare
trovarono una loro prima realizzazione il 12 gennaio del 1969

Nel 1968 il Movimento Sociale intuì il potenziale della protesta, memore dell’apporto degli studenti alla nascita del fascismo, ma l’orientamento a sinistra della contestazione rappresentò una barriera ideologica invalicabile. Molta preoccupazione destò, inoltre, la partecipazione, in alcuni atenei, dei giovani di destra alla mobilitazione degli studenti.
Di qui la decisione della spedizione contro le facoltà occupate dell’Università di Roma avvenuta il 16 marzo 1968 <203. Nonostante l’assalto si fosse rivelato un fallimento, con gli assedianti finiti con l’essere assediati, l’insuccesso fu comunque colmato dal forte significato simbolico e chiarì una volta per tutte i confini entro i quali i giovani di destra potevano muoversi. Una circostanza confermata dal fatto che anche i gruppi extraparlamentari parteciparono agli scontri dalla parte dei servizi d’ordine del Msi <204.
In un primo momento la decisione presa dal Movimento Sociale continuò ad alimentare le spinte centrifughe che dalla seconda metà degli anni Sessanta spingevano sempre più militanti ad allontanarsi dal partito. Il calo di consensi nelle elezioni del 19 maggio 1968, inoltre, accentuò l’isolamento politico dell’estrema destra, già indebolita dalla frammentazione e dai ripetuti tentativi nell’area neofascista di formare un soggetto che contrastasse la politica del Msi.
Per tutto il 1968 sforzi in questa direzione erano stati compiuti da Ordine Nuovo e dal Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese: riunioni per attuare un programma d’intesa a livello nazionale che soppiantasse la politica moderata del Msi si susseguirono dal giugno all’ottobre del 1968 con la partecipazione della Federazione Nazionale Combattenti della Rsi e di altri gruppi minori <205.
Era un mondo attraversato da tensioni ideali in cui si susseguivano le più confuse iniziative per la costituzione di associazioni e partiti determinati a ricoprire un ruolo egemone nell’area neofascista. Un’informativa del Ministero dell’Interno metteva in risalto, a questo proposito, i continui fallimenti di un gruppo di militanti nel dare vita, sul finire del ’68, ad un Partito Nazionale del Lavoro che aveva come programma politico i 18 punti del Manifesto di Verona del 1944 <206. In ottobre nasceva il “Movimento Tradizionale Romano” il cui manifesto programmatico proponeva «il ripristino di un nuovo Stato romano nell’ambito delle già province romane, con la denominazione di Repubblica Sociale Romana» <207.
In pochi mesi la difficile situazione in cui si trovava il Msi cambiò drasticamente. L’invasione di Praga nell’agosto del 1968, l’elezione di Nixon alla Casa Bianca in novembre, l’incognita sulla riproposizione di un governo di centro-sinistra, la mobilitazione operaia che si delineava all’orizzonte, portarono ad un improvviso cambiamento di rotta per il Movimento Sociale che passò da una sostanziale inerzia ad un fiducioso ottimismo nella possibilità di poter incidere negli equilibri politici del Paese <208. Mario Tedeschi parlò del 1969 come l’«anno dell’assedio», seguito all’anno della contestazione, durante il quale il centro-sinistra sarebbe crollato <209.
In questo nuovo contesto il Msi puntò ad intercettare il sovversivismo nichilista e violento del mondo giovanile neofascista per avere uno strumento di pressione nei confronti del governo di transizione guidato da Rumor nel tentativo di spostare gli equilibri politici del Paese verso destra prima che questi venissero irrimediabilmente orientati a favore dei comunisti. Rumor, infatti, veniva rappresentato come un novello «Kerenski che nel 1917 preparò l’avvento del comunismo in Russia» <210.
Il suicidio dello studente cecoslovacco Jan Palach, che il 19 gennaio del 1969 si diede fuoco per protestare contro l’occupazione militare sovietica, fu per l’Msi la prima occasione di recupero di consensi alla sua destra. La morte di Palach costituì un incentivo psicologico e si rivestì di una forte simbologia: di fronte al dilagare di un potere totalitario, infatti, non rimaneva che il gesto estremo. L’interpretazione del suicidio che diede il Msi rafforzava l’idea della politica come lotta assoluta e sottolineava l’urgenza dell’azione andando incontro, in questo modo, a due delle principali tendenze espresse dalla contestazione neofascista.
Il Movimento Sociale si impegnò in una mobilitazione frenetica: dal gennaio all’agosto entrò in uno stato di agitazione quasi permanente, organizzando manifestazioni e cortei in numerosissime città italiane, il cui esito, non di rado, sfociò in incidenti con le forze dell’ordine, con gli avversari politici e in assalti contro le sezioni dei partiti e delle associazioni di sinistra o le sedi della rappresentanze politiche e commerciali sovietiche e dei paesi socialisti <211.
Nelle università i tentativi del Msi di recupero dei gruppi della destra extraparlamentare trovarono una loro prima realizzazione il 12 gennaio del 1969 con la conclusione, a Roma, dei lavori dell’esecutivo nazionale del Fuan che sanciva la lotta senza quartiere al Movimento Studentesco e la formazione di centri di coordinamento e di intervento per collegare sul piano organizzativo le sedi universitarie nel tentativo di unire le attività dei gruppi anticomunisti <212. Pochi giorni prima la Giovane Italia aveva riunito i propri iscritti per rafforzare maggiormente la propria presenza nelle scuole <213. L’unica voce dissidente sembrò essere quella dell’«Orologio» che criticò la politica del Msi e dei gruppi extraparlamentari neofascisti: l’abbandono della protesta era considerato la conseguenza di un errore strategico del Movimento Sociale alla perenne ricerca di uno spazio a destra della Democrazia Cristiana che favoriva, in realtà, il mantenimento dello status quo e portava i neofascisti a svolgere «il ruolo dei poliziotti di complemento a sostegno di un ordine incapace di difendersi» <214.
Nonostante qualche parere contrario, il disegno del Msi di appropriazione e orientamento della protesta giovanile di estrema destra sembrò realizzarsi con successo. Michelini in una delle sue ultime interviste contrappose l’antagonismo espresso dai giovani di destra «ai mestatori della cosiddetta contestazione giovanile e ai falsi profeti, veri sfruttatori dello spirito di rivolta dei giovani contro il regime» <215: le energie andavano raccolte ed indirizzate contro il governo di centro-sinistra colpevole di «non aver affrontato i problemi delle nuove generazioni e non di non averli risolti, avendo il potere di farlo» <216.
Nella stessa direzione si orientò Giorgio Almirante, da poco eletto segretario del Movimento Sociale, dopo la scomparsa, a giugno, di Michelini. In un’intervista pubblicata dall’«Assalto», Almirante tracciò la strategia del partito di fronte alla crisi del centro-sinistra indicando il recupero della protesta giovanile di destra e dei gruppi extraparlamentari neofascisti tra i primi obiettivi da perseguire <217.
Questa linea fu sancita dal Comitato Centrale del Msi nel settembre del 1969. Per Almirante la contestazione del ’68 si era esaurita rivelandosi «una ventata e null’altro» <218; allo stesso tempo si constatava che nella società italiana non vi fosse «gruppo politico che non si presenti come istanza di alternativa al sistema» <219. Al Movimento Sociale, allora, non rimaneva altro che collegare le diverse voci di protesta indirizzandole all’abbattimento del centro-sinistra. Per fare questo era necessario preservare le istanze rivoluzionarie espresse dai movimenti giovanili neofascisti. A novembre il Msi patrocinò una serie di incontri tra le diverse organizzazioni di estrema destra europee <220. In quell’assise venne ribadita la partecipazione del mondo giovanile neofascista alla «contestazione globale»: “che, pur nella differenza d’intensità e di forme relativa alle diverse condizioni culturali e sociali dei vari paesi (dall’insurrezione armata alla violenza attivistica, dal rifiuto alla ribellione) è espressione di un unico atteggiamento spirituale: la sfiducia e il disprezzo per gli ordini costituiti, per i principi, gli istituti e gli uomini che li
esprimono” <221.
Il cambio di politica venne notato dai giovani neofascisti che videro nel Movimento Sociale «un partito militante, essenzialmente militante…che faceva prima di tutto della gioventù e dei più giovani una delle bandiere» <222. Le diverse organizzazioni studentesche di destra, dall’Associazione Studentesca Italiana, che riuniva giovani neofascisti, moderati e monarchici, al “Movimento Studentesco” della facoltà di Giurisprudenza di Roma, fino al “Fronte di Azione Studentesca”, capeggiato da Paolo Signorelli (poi esponente di spicco del terrorismo neofascista negli anni Settanta), sembrarono, effettivamente, rispondere all’appello lanciato dal Msi per combattere il comune nemico rappresentato dal centro-sinistra e il sistema da questo rappresentato. <223.
Il tentativo di recupero della destra extraparlamentare si concretizzò ulteriormente con il rientro nel Msi, il 16 novembre, della maggioranza dei militanti di Ordine Nuovo <224. A dicembre Almirante poteva affermare che «l’ora del dubbio» fosse «trascorsa» <225: erano cessate le spinte centrifughe e il partito era divenuto il punto di riferimento dell’estremismo di destra. Questa linea è stata definita la politica del «doppio binario» o del «manganello e doppiopetto» <226: una dicotomia, però, che non ci restituisce la complessità della strategia almirantiana e rischia di restituirci l’immagine di un partito incerto tra una linea eversiva e un’altra conservatrice.
Il tratto distintivo della segreteria di Almirante, infatti, fu la costante ricerca di una via alternativa al modello politico e sociale espresso dalla Repubblica antifascista. Non solo, dunque, un semplice spostamento a destra, ma la costruzione di un percorso che portasse alla costituzione di un nuovo ordine per raggiungere il quale erano praticabili diverse soluzioni: dall’espansione elettorale, alla conquista violenta di uno spazio politico, dalla richiesta di intervento dei militari nella vita del Paese alla ricerca di un’alleanza con le forze politiche moderate.
Di qui la necessità di una diversificazione strategica dei propri referenti politici rafforzando il proselitismo tra gli studenti universitari e delle medie superiori, i militari, i ceti medi spaventati dalla conflittualità sociale, il sottoproletariato delle grandi metropoli, attraverso la costruzione di una mobilitazione che orientasse le diverse domande di partecipazione politica alla costituzione di un progetto che fosse alternativo sia al sistema dei partiti sia all’utopia rivoluzionaria della sinistra extraparlamentare <227.
[NOTE]
203 L’episodio è raccontato nei dettagli in A. Baldoni, Noi rivoluzionari. La destra e il caso italiano. Appunti per una storia, 1960-1986, Settimo Sigillo, Roma 1986, pp. 26-37.
204 Cfr. a questo proposito l’intervista di S. Zavoli a Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia Nazionale, riportata nel libro La notte della Repubblica, Mondadori, Milano 2001, p. 65.
205 Vedi le informative della Questura di Milano, prot. n. 043528/U.P., Oggetto: “Ordine Nuovo – Costituzione comitato di adesione”, Milano 26 settembre 1968; della Questura di Roma, prot. n. 050215/U.P., Oggetto: “Costituzione comitato di adesione”, Roma 11 ottobre 1968 in fasc. Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali, categ. G5/12/19, «Comitato d’unità d’azione», ACS, PS, G, 1944-1986, b. 311. Vedi anche Commissione Terrorismo e Stragi, XIII Legislatura, Ever. Destra 1/15, p. 106.
206 Ministero dell’Interno, Direzione della Pubblica Sicurezza, Oggetto: “Partito Nazionale de Lavoro – Costituzione”, Roma 18 ottobre 1968, in ACS, PS, G, 1944-1986, b. 287.
207 Movimento Tradizionale Romano, ciclostilato, 20 ottobre 1968, in AFUS, Fondo Cassiano, b. 16.
208 Le grandi frontiere, «Il Secolo d’Italia», 21 gennaio 1969.
209 M. Tedeschi, L’anno dell’assedio, «Il Borghese », n. 1, 2 gennaio 1969.
210 P. Caporilli, Chi siamo?, «l’Assalto», n. 1, 13 aprile 1969.
211 La cronologia delle manifestazioni e degli incidenti è riportata nei fascicoli: Ministero dell’Interno, Gabinetto, 11020/16/69, Oggetto: “Roma e Provincia Cecoslovacchia Manifestazioni e ripercussioni in Italia”, quadrienni 1967-1970; Ministero dell’Interno, Gabinetto, 11020/16/93, Oggetto: “Cecoslovacchia Avvenimenti Vari – Manifestazioni e ripercussioni in Italia – Affari Generali, in ACS, MI, GAB, 1967-1970, b. 48. Notizie dettagliate sono riportate nelle cronache del «Secolo d’Italia». Cfr., ad esempio, I martiri di Praga invocano l’Europa, del 23 gennaio 1969; In tutta Italia manifestano i giovani nazionali, del 24 gennaio 1969 e L’impegno dei giovani del Msi per un’Europa libera dal comunismo del 28 gennaio 1969. Per le manifestazioni di agosto: I giovani del Msi per la libertà ceka contro il comunismo, 22 agosto 1969; In tutta Italia il Msi manifesta contro l’Urss, 24 agosto 1969 e Ecco la piazza di destra!, 26 agosto 1969.
212 La vera alternativa contro la sovversione e le vecchie strutture universitarie. Conclusi i lavori dell’esecutivo nazionale del Fuan, «Il Secolo d’Italia», 14 gennaio 1969.
213 Attività della Giovane Italia, «Il Secolo d’Italia», 12 gennaio 1969.
214 L. L. Chiarissi, Il ricatto dell’ordine costituito, «L’Orologio», numeri 1-2, 30 gennaio 1969.
215 Nuovi impegni di lotta del Msi per una nuova svolta politica in Italia. Intervista a Michelini, «Il Secolo d’Italia», 23 marzo 1969.
216 Ibidem.
217 P. Caporilli, Almirante ci ha detto, «l’Assalto», a. I, n. 14, 13 luglio 1969.
218 Messaggio agli italiani, Relazione del Segretario Nazionale del Movimento Sociale Italiano Giorgio Almirante al Comitato Centrale del Partito, Roma: 27- 28 settembre 1969, pp. 10-11, in AGSR.
219 Ivi., pp. 20-21.
220 Per un resoconto sul convegno vedi M. Bezicheri, Rivoluzione Nazionale Salvezza d’Europa, «Il Secolo d’Italia», 5 novembre 1969; L’unità dei giovani nazionali salverà l’Europa dal comunismo. Impegno ideologico e concordanza di vedute alla 2a giornata della gioventù europea, «Il Secolo d’Italia», 8 novembre 1969; vedi anche il rapporto della polizia citato nell’informativa della Questura di Roma, n. 050014/U.P., Riservata-Raccomandata, Oggetto: “Raggruppamento Giovanile MSI – Attività”, Roma, 9 novembre 1969, in Ministero dell’Interno, Gabinetto, 195P/100/1, Oggetto: “Associazione Studentesca d’Azione Nazionale – Giovane Italia aderente al Msi”, in ACS, MI, GAB, 1967-1970, b. 19.
221 Ovunque ci si batte per l’Europa si difende anche l’Occidente, «Il Secolo d’Italia», 13 novembre 1969.
222 E. Pisetta, Militanza partitica e scelte eversive nei terroristi neofascisti, in R. Catanzaro, a cura di, Ideologie, movimenti, terrorismi, Il Mulino, Bologna 1990, p. 193.
223 Il pensiero dei dirigenti giovanili. Massimo Magliaro, Esponente di Movimento Studentesco, Facoltà di Giurisprudenza, in «L’Assalto», a. I, n. 1., Roma, 13 aprile 1969; Il pensiero dei dirigenti giovanili. Prof. Giovanni De Liso, Presidente dell’Associazione Studentesca Italiana, in «L’Assalto»; Il pensiero dei dirigenti giovanili. Prof. Paolo Signorelli, Segretario politico nazionale del Fronte di Azione Studentesca, in a. I, n. 3, Roma, 27 aprile 1969.
224 Ordine Nuovo entra nel Msi, in «Il Secolo d’Italia», 16 novembre 1969. Il passo comportò la scissione dell’ala più intransigente ordinovista, quella che risulterà, secondo le indagini giudiziarie, la più compromessa con le stragi degli anni Settanta, guidata da Clemente Graziani. Su questo aspetto cfr. F. Ferraresi, La destra eversiva, in F. Ferraresi, a cura di, La destra radicale, Feltrinelli, Milano, pp. 64-66.
225 Questa Italia ci interessa, «Il Secolo d’Italia», 23 dicembre 1969.
226 N. Rao, La fiamma e la celtica. Sessant’anni di neofascismo da Salò ai centri sociali di destra, Sperling&Kupfer Editori, Milano 2006, p. 159.
227 P. Ignazi, Il polo escluso. Profilo storico del Movimento Sociale Italiano, Il Mulino, Bologna 1998, p. 134.
Guido Panvini, Le strategie del conflitto. Lo scontro tra neofascismo e sinistra extraparlamentare nella crisi del centro-sinistra (1968-1972), Tesi di Dottorato, Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, Anno Accademico 2007-2008