Neve rosso sangue

Il cast del film “Neve rosso sangue” – Fonte: IdeaWebTv,

Nell’ambito del 70esimo anniversario della Liberazione dal Nazi-fascismo, l’ANPI provinciale di Cuneo ed il Comune di Cuneo organizzano, mercoledì 10 febbraio, la proiezione al Cinema Monviso del film cortometraggio “Neve rosso sangue” del giovane regista Daniel Daquino […] Il film, prodotto dalla sezione ANPI di Verzuolo in collaborazione con altri enti e già presentato al Torino Film Festival nel novembre 2015 e poi in anteprima a Saluzzo e in altre sale della provincia, narra un tragico episodio della guerra partigiana delle Valli del cuneese, il drammatico eccidio avvenuto al santuario di Valmala in Valle Varaita il 6 marzo 1945, dove furono barbaramente trucidati nove partigiani della brigata “Morbiducci” – XI Divisione Garibaldi di Cuneo. I nove partigiani uccisi furono: Ernesto Casavecchia (26 anni), Giorgio Minerbi (21 anni), Andrea Ponzi (21 anni), Tommaso Racca (21 anni), Pierino Panero (20 anni), Alessandro Rozzi (26 anni), Ivan Volhon Pavlovich (20 anni), Francesco Salis (23 anni), Biagio Trucco (19 anni) […]
admin, Cinema Monviso: raddoppiate le proiezioni di “Neve rosso sangue”, IdeaWebTv, 6 febbraio 2016

Santuario di Valmala, in provincia di Cuneo, diocesi di Saluzzo – Fonte: Wikipedia

Il 6 marzo del 1945, il battaglione «Bassano» reparto della divisione alpina “Monterosa” inquadrato nell’Esercito Nazionale Repubblicano della Repubblica Sociale arrivò nella zona del Santuario di Valmala, il più importante santuario della diocesi di Saluzzo. La piccolissima località situata nella Valle Varaita, provincia di Cuneo, dal primo gennaio 2019 è stata incorporata dal comune limitrofo di Busca. Il complesso del santuario della Madre della Misericordia di Valmala, uno tra i più noti dell’intero Piemonte è costituito da un’ampia chiesa rivolta al paese, con campanile e grande porticato […] nei pressi del santuario gli alpini sorpresero un gruppo di partigiani armati appartenenti alla 181ª brigata Garibaldi “Morbiducci” e più precisamente del distaccamento Bottazzi. Nello scontro a fuoco che ne seguì rimasero uccisi nove appartenenti alle formazioni partigiane. Come spiegano dall’Anpi di Verzuolo e val Varaita: «Azzerarono l’intero comando della brigata garibaldina e due delle vittime furono ammazzate a sangue freddo, già ferite». I caduti furono:Ernesto Casavecchia, Giorgio Minerbi, Andrea Ponzi, Tommaso Racca, Pierino Panero, Alessandro Rozzi, il russo Ivan Volhov Pavlovich, Francesco Salis, Biagio Trucco. Come si evince dal diario storico del battaglione Bassano, nove furono i partigiani che rimasero uccisi, mentre 4 vennero fatti prigionieri. Nell’ambito dell’operazione vennero anche fermati 4 renitenti alla leva e un disertore della divisione Littorio e recuperati armi ed equipaggiamento […]
6 marzo 1945, battaglia fra partigiani e alpini della R.S.I. in Val Varaita, Italiani in guerra, 6 marzo 2021

Francesco Salis
Un momento della cerimonia di intitolazione di una piazza di Jerzu, in provincia di Nuoro, al partigiano Francesco Salis “Ulisse” – Fonte: La Nuova Sardegna, cit. infra

Fonte: Comune di Busca (CN)

Era “Il partigiano Ulisse”, uno dei primi nove a essere ucciso – nella notte fra il 5 e il 6 marzo 1945 – dai fascisti nei pressi del santuario Valmala, zona Val Varaita, sotto il Monviso, a un centinaio di chilometri dai luoghi raccontati da Beppe Fenoglio nel capolavoro “Il partigiano Johnny” […] Ulisse era il nome di battaglia di Francesco Salis, nato nel 1921, sarto di Jerzu e operaio tessile di filanda al Nord. Era “un leader silenzioso”, lo chiamavano “il cerca-casa” o “l’albergatore” della Brigata 181.ma Garibaldina “Morbiducci”. Ulisse conosceva le valli piemontesi come le campagne della sua Ogliastra, «sistemava i compagni nelle famiglie per sottrarli alle vendette fasciste e naziste», ricorda uno dei pochi sopravvissuti, Angelo Boero “Edelweis”, 95 anni, dalla sua casa di Verzuolo nel Cuneese. Dice: «Le Brigate Nere erano spietate. Salis si era rifugiato con altri sedici compagni dentro la chiesa, era appoggiato a una colonna del tempio. I fascisti lo hanno fulminato con una raffica al volto. Aveva 24 anni, abitava nel mio paese. Parlava sempre dei suoi cari lontani in Sardegna». L’azione era firmata dai fascisti del Battaglione “Bassano” associato alla divisione “Monterosa” una delle più feroci unità della Repubblica sociale italiana. Si erano addestrati con i nazisti in Germania. Francesco Salis – primo di nove fratelli, figli di Antonio classe 1880 e di Rosa Serra classe 1891 – era partito come soldato di leva nel 1941. A Jerzu – dove dopo la quinta elementare si era formato alla scuola del maestro di sartoria Luisiccu Carta – aveva lasciato genitori, fratelli e sorelle. Prima destinazione Firenze dove diventa radiotelegrafista. Trasferimento a Santa Maria Capua Vetere. Allo scoppio della guerra, nello sbandamento generale, si ritrova in Piemonte, a Verzuolo. Lui, con la passione per il cucito, trova da lavorare nella fabbrica di un industriale, Cecco Ponte, ingegnere, titolare di alcune filande […] Dopo l’armistizio, come tanti altri eroi, Salis capisce qual è stata la tragedia del nazifascismo. Ed eccolo «salire in montagna ad aiutare i rossi». Era necessario organizzarsi perché «il movimento partigiano era ancora sulla difensiva, i piccoli gruppi si sentono isolati, impotenti». A marzo – scrive lo storico Piero Balbo in un libro di prossima pubblicazione – il gruppo di Salis è più compatto e viene inserito nel distaccamento “Bottazzi”, uno dei più determinati contro la dittatura. I fascisti vengono a sapere di una riunione dei “rossi”, li intercettano. Balbo: «Erano tutti giovani, fra i 22 e i 27 anni: Ernesto il comandante, Giorgio studente e poi Abete contadino, Cirillo, Dado, Edelweis, Ercole, Gabri, Gigione, Ivan, Pierre Pistola, Sander, Tigre, Ulisse. La zona del santuario è ancora coperta di neve, esposta a nord. Gradi 15 sotto zero. Si rendono conto di essere accerchiati e tentano di fuggire verso il colle di Maira. È un attacco a sorpresa. I fascisti vanno verso la Val Varaita, li intercettano a Valmala e sparano. Il primo a morire, fulminato al volto da una raffica, è proprio il sardo Ulisse-Salis. Era nei pressi del pilone votivo poco oltre». Subito dopo viene colpito al petto, Giorgio, lo studente. A un centinaio di metri la carneficina. Nove morti. Tigre – all’anagrafe Chiaffredo Rinaudo – ricorda: «Appena usciti, un tremendo fuoco incrociato si rovesciò su di noi. I fascisti sparavano a colpo sicuro». Balbo: «Vengono circondati catturati e picchiati con un caricatore del mitra, Dado, alzandosi con un movimento brusco, è ucciso sul posto». La neve è rossa di sangue. Si salvano in tre, fra questi Boero, l’amico del sarto di Jerzu. Ancora Balbo: «I corpi vengono deposti nelle bare costruite la notte stessa in una segheria verso Rossana. I funerali si svolgono il giorno 8 marzo officiati dal parroco don Francesco Demarchi, tumulati nel cimitero della frazione. Gli avvoltoi delle Brigate Nere arrivano sperando di sorprendere altri partigiani mentre danno sepoltura ai compagni. Accusano il prete che ha celebrato la messa – dicono – per ribelli e banditi» […]
Giacomo Mameli, Il garibaldino Ulisse l’ogliastrino nei luoghi raccontati da Fenoglio, La Nuova Sardegna, 25 aprile 2015