Per tutto il giorno le notizie del passaggio della colonna fascista furono contraddittorie

Fonte: IdeaWebTv art. cit. infra

 

Dintorni di Santo Stefano Roero (CN). Fonte: Wikimedia
Fonte: Strade delle memorie partigiane art. cit. infra

[…] ricordare i vittoriosi combattimenti partigiani di Cisterna d’Asti e Santo Stefano Roero. Proprio qui, nel marzo del 1945, un pugno di valorosi combattenti della gloriosa brigata Canale ebbero la meglio su una colonna di circa 400 repubblichini: un fatto che fece la storia della Resistenza e della lotta di liberazione in Piemonte, di cui parlò anche la leggendaria Radio Londra, e che da diversi anni si svolge ad anni alterni in terra sanstefanese e nel non lontano paese astigiano.
[…] Non mancheranno gli intermezzi di videolettura del testo teatrale “Solitudine” di Beppe Fenoglio, con le voci di Lino Spadaro e Roberta Fornier, e le immagini di Stefano Marin.
Frattanto, riunita in assemblea “in remoto” lo scorso sabato, la medesima associazione Franco Casetta ha deciso di proseguire nelle proprie attività di ricerca e memoria legate a tutto ciò che fa rima con le parole “Resistenza” e “Libertà” […]
Paolo Destefanis, Si ricordano i combattimenti partigiani di Cisterna e S. Stefano della 23ª Brigata Canale, IdeaWebTv, 23 febbraio 2021

Fonte: Strade delle memorie partigiane art. cit. infra

I combattimenti iniziati a Cisterna d’Asti all’alba del 6 marzo e terminati a Santo Stefano Roero il pomeriggio dell’8 marzo 1945 con la resa dei fascisti, rappresentano uno dei momenti più significativi della lotta resistenziale in questa parte di Roero.
Negli scontri sono impegnate tutte le Brigate della 6a Divisione Asti: 21a S. Damiano, 22a Alba, 23a Canale, con l’appoggio della 12a Divisione Bra, della Divisione Matteotti “Renzo Cattaneo”, della 103a Brigata Garibaldi e della Brigata GL “Domenico Tamietti”.
I fascisti che hanno combattuto a Cisterna d’Asti rientrano a Torino. Il percorso che seguono si conosce solo la mattina dell’8 marzo. L’attacco dei partigiani in località Caretta li coglie di sorpresa. La stessa organizzazione dell’attacco viene definita all’ultimo momento.
Come la raccontano i fascisti?
“Dure perdite inflitte a bande ribelli da reparti delle Forze repubblicane. Le basi avversarie espugnate – Cinquanta depositi di munizioni distrutti – Rilevante bottino di armi”.
Così il 12 marzo 1945 La Stampa di Torino racconta gli scontri di Cisterna d’Asti e di Santo Stefano Roero del 6-7 e 8 marzo 1945.
L’articolo pubblicato dal quotidiano è la trascrizione del comunicato diffuso dalla Federazione dei fasci repubblicani di Torino:
“Nei giorni dal 6 al 9 corr., si è svolta un’azione di controguerriglia disposta dal Comando del R.A.P. nella zona dell’Astigiano. All’azione hanno partecipato reparti della Brigata Nera “Ather Capelli”, della G.N.R., della “Leonessa”, Arditi Sciatori, del R.A.P. e della X Mas. Dopo duri combattimenti contro forze avversarie superiori di numero, valutate a circa 1500 elementi (e rifornite da lanci di aerei nemici), sono state espugnate le basi avversarie nelle località di Cisterna d’Asti e di San Stefano Roero, sedi di comandi e dei concentramenti dei partigiani. Nell’azione sono state inflitte severe perdite agli avversari […]. Le rimanenti forze ribelli sono state duramente battute e disperse. […]”.
La testimonianza dei partigiani
Le fonti partigiane differiscono enormemente dalla versione ufficiale fascista e in molti descrivono gli scontri di quei giorni come “un’epica battaglia”.
La lettera di encomio inviata il 21 marzo 1945 dal generale del Comitato Militare Regionale Piemontese per le Formazioni Autonome al Comando della 6ͣ Divisione Asti dice: «Ho preso visione della relazione delle operazioni belliche dei giorni 6-7-8 c.m. L’impostazione dell’azione, la scelta delle posizioni, la condotta della difesa, l’ideazione e l’esecuzione dell’attacco di sorpresa del giorno 8, stanno a dimostrare come sia stato raggiunto nella Divisione “Asti”, il perfetto equilibrio tra l’intelligente ideazione dei capi e la volitiva e coraggiosa applicazione dei gregari […]».
Paolo Pasquero, partigiano della 23a Brigata Canale che ha partecipato alla battaglia di Santo Stefano Roero racconta:
«Venne finalmente il mattino dell’8 marzo 1945. Per tutto il giorno le notizie del passaggio della colonna fascista furono contraddittorie, ma verso la metà del pomeriggio vi fu la certezza che sarebbero transitati sulla strada di Santo Stefano Roero. Pochissimo era il tempo per preparare l’imboscata […]. I minuti sembravano eterni, le armi bruciavano nelle mani: l’attesa era sfibrante. Quand’ecco apparire la colonna nemica reduce dalle razzie operate a Cisterna. […] Il fuoco delle nostre armi si accese in un baleno, come un uragano che si scatena a ciel sereno. La sorpresa e lo spavento produssero il loro effetto. Vi furono confusione e panico. Superati i primi minuti di smarrimento, i repubblichini incominciarono a riorganizzarsi e passarono al contrattacco, sostenuti dalle armi pesanti. La situazione sembrava precipitare […]A questo punto cinque dei nostri si sganciavano e riuscivano a portarsi sulla collina opposta, alle spalle del nemico. Tale manovra capovolse la situazione […]. Cessati gli ultimi colpi, scendemmo a valle […]. In quel mentre, accompagnato dal parroco di S. Stefano Roero, si presentò il comandante della colonna fascista, maggiore Gino Cera, per trattare una tregua di 48 ore. […] Innumerevoli sono stati gli atti di vero eroismo compiuti dai partigiani della 23a in quella battaglia. […] Sola Bartolomeo, il vero eroe di quella giornata, capace di sacrificare la propria vita per salvare quella dei compagni».
(Testimonianza pubblicata su Bertello, 1995, pp. 29-31).
Redazione, S. Stefano Roero. Verso la primavera di liberazione, Strade delle memorie partigiane

Il comando della brigata [“Domenico Tamietti”] è localizzato inizialmente nella stessa tenuta di Ternavasso <8, per poi spostarsi presso le cascine Ramassone di Cellarengo. Dopo i duri rastrellamenti del novembre 1944 si sposta temporaneamente alla frazione Gianoli di Montà per stabilirsi definitivamente, dagli inizi del 1945, in località Valmaggiore di Valfenera. E’ evidente già dagli spostamenti del comando come la brigata operi nella zona di incrocio di tre province, a cavallo della netta delimitazione geologica che separa il Pianalto di Poirino dalle colline dell’Astigiano e del Roero. Ed è soprattutto con le altre formazioni operanti in zona, la 21a brigata autonoma di Francesco Bellero “Gris” e Giovanni Toselli “Otello” e la matteottina “Tre confini” di Gino Cattaneo, che la “Tamietti” si trova a collaborare, in un evolversi di rapporti non sempre distesi <9. La linea ferroviaria Torino-Genova e le sue stazioni in zona (Villanova, San Paolo, Villafranca, Baldichieri) sono il fulcro dell’azione della “Tamietti” che, a differenza di altre formazioni partigiane, nasce con un preciso compito militare da eseguire.
Racconta infatti il suo comandante Scagliola :
Con Vian avevamo studiato anche un po’ la zona, e avevano tirato delle conclusioni circa l’utilità delle formazioni di montagna […]. Siccome [in montagna] non era possibile, quando i rastrellamenti avvenivano […] far fronte a delle formazioni [regolari][…] avevamo dovuto constatare che in certe occasioni […] contava [solo] la preponderanza delle forze. […] [Durante un viaggio a Torino] con Vian […] avevamo visto la configurazione della collina che da Canale viene a Montà d’Alba, la Retna […], e abbiamo fatto delle considerazioni: perché non facciamo delle formazioni leggere in questa zona, così potremmo eventualmente – in caso di rastrellamento massiccio – attaccare dietro le formazioni tedesche o fasciste e dare un contributo […]. La formazione era nata là, ma era nata già in considerazione di tutta la zona. Difatti avevamo studiato anche qual era l’utile immediato che si poteva dare alla lotta partigiana in considerazione della via di comunicazione Torino- Asti-Alessandria […]. E allora la prima azione… [diciamo] così positiva […] che c’è stata è stata quella di far saltare il ponte sul fiume Tigliole <10 .
E’ evidente quindi che il rapporto fra la brigata e il territorio su cui opera, un rapporto sempre fondamentale per la sopravvivenza di una formazione e che ne determina in buona parte le caratteristiche, è per la “Tamietti” duplice: da un lato il fatto che il comandante sia della zona e possa contare sulla propria famiglia, impegnata con tutti i suoi membri nella lotta partigiana, crea immediatamente una rete di rapporti e relazioni vitali per la sopravvivenza della banda <11; d’altra parte, il fatto che la formazione nasca in un luogo scelto a ragion veduta, dà grande efficacia alle azioni del gruppo, che risultano fin dai primi mesi estremamente determinate.
[NOTE]
8 La tenuta agricola di Ternavasso (proprietà da molte generazioni dei Thaon di Revel) è insediamento di antica attestazione localizzato a Sud-Ovest di Poirino. L’edificio principale nel 1940 aveva ospitato il re Vittorio Emanuele III dall’11 al 28 giugno; l’ultimo giorno del soggiorno del sovrano era stato presente anche Mussolini. Le successive sedi del comando della brigata furono invece delle cascine, servite da strade relativamante ben percorribili anche nella brutta stagione, ma lontane dalle vie di maggiore traffico.
9 Entrambe le brigate si trasformeranno in divisioni: la VI Autonoma “Asti” e la Matteotti “Renzo Cattaneo”. Cfr. A.Conti, F.Fiorensoli, Le Matteotti nel Cvl. Storia della Divisione “Renzo Cattaneo”, Torino, Ca-Ma, sd.; R.Amedeo, Storia partigiana della 6a divisione Alpina “Asti-Maggiore Hope”, Torino, Avl, 1974; M.Renosio, Colline partigiane, Milano, Angeli, 1994.
10 Testimonianza di Giovanni Scagliola; Valfenera, 8 marzo 1995, bobina n. 1, lato B.
11 Oltre a Giovanni sono in particolare attivi nella lotta di liberazione la sorella Rosetta (tenuta prigioniera dai tedeschi per tutto il mese di agosto del 1944 nelle carceri di Asti e poi scambiata. Le venne riconosciuta la qualifica di partigiana combattente), e i fratelli Felice e Francesco.
Giulia Carpignano, La Brigata Gielle “Domenico Tamietti”. Note per una ricerca, ISRAT Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti

Arrivano al castello di Cisterna poco prima della cena ufficiale <9 (probabilmente il 28 febbraio). Johnny, durante la permanenza a Cisterna, avrà un colloquio con il maggiore Hope il 5 marzo sull’opportunità che i lanci vengano destinati a tutte le formazioni, comunisti compresi. <10 Johnny partecipa alla battaglia di Cisterna d’Asti (6-7-8 marzo) e all’imboscata di S. Stefano Roero (8 marzo). <11 Ritrova gli inglesi, allontanandosi durante la battaglia, al castello di S. Martino Alfieri e viene a sapere che Hope si era concesso una sbornia di whisky per celebrare la vittoria di Cisterna. <12 Ma davvero Fenoglio, di cui Johnny è l’artistica trasfigurazione, incontrò gli inglesi al guado di Barbaresco, giunse con loro a Cisterna, partecipò alle battaglie e ritrovò a S. Martino la missione Hope? Non solo escludono Piero Balbo e l’amico albese di Fenoglio Ugo Cerrato, buon conoscitore della sua esperienza partigiana, <13 e Mario Renosio e i ricercatori dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea della provincia di Asti, che nelle loro indagini non hanno avuto testimonianze di questa presenza, <14 ma ci sono prove documentali che mi sembrano decisamente negative: in Le missioni alleate e le formazioni dei partigiani autonomi nella Resistenza piemontese, Atti del Convegno internazionale, Torino 20-21 ottobre 1978, a cura di R. Amedeo, Cuneo, L’Arciere, 1980, si cita dello stesso Amedeo, Fazzoletti azzurri…, cap. 21, “dossier Otello” (doc. 16), la Relazione sulle azioni di guerra partigiana svolte dalla Divisione per la liberazione del Piemonte, ove viene sottolineata nei combattenti del 6-7-8 marzo a Cisterna la presenza personale, attiva e rischiosa del maggiore Hope, che si stentò a tener lontano dalla mischia diretta (p.199) […]
[NOTE]
9 Ur Partigiano Johnny, cit., pp. 54, 55.
10 Idem, pp. 108-110, 109-111.
11 Idem, pp. 110-154, 111-155.
12 Idem, pp. 156-158, 157-159.
13 Piero Balbo (Poli): dottore in legge, tenente di complemento della marina, organizzatore delle prime brigate partigiane delle Langhe, poi comandante della seconda divisione Langhe. Testimonianza orale da me registrata. Ugo Cerrato: Seisoglio (Cuneo), 1927, della 16a brigata Garibaldi Generale Perotti, insegnante elementare. Testimonianza orale.
14 Si deve a M. Renosio l’importantissimo Colline partigiane. Resistenza e comunità contadina nell’Astigiano, Milano, Franco Angeli, 1944.
Delmo Maestri, Invenzione e realtà nell’Ur Partigiano Johnny di Fenoglio, Israt (1) Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti (1) Il presente saggio, uscito sul n. 2/96 della rivista “Proteo”, Quaderno del Centro Universitario di Teoria e Storia dei Generi Letterari, è qui ripubblicato per gentile concessione dell’editore e dell’autore

Cisterna, 6 marzo 1945: alle prime luci dell’alba arrivano i mezzi nemici da Canale. Senza trovare alcuna resistenza, occupano il centro del paese. Dino Tartaglino, nei pressi della Parrocchia di Cisterna, interviene con alcuni uomini per bloccare l’avanzata dei fascisti, ma deve desistere. Le camicie nere, arrivate sulla piazza della Vittoria, entrano nel ristorante Garibaldi alla ricerca dei “ribelli”. La proprietaria, Matilde Berardi, è obbligata a farli entrare e a offrire loro vitto e alloggio. Una seconda squadra della Ettore Muti, scesa alla stazione di Villafranca, transita a piedi per bricco Mottura, giunge a Cisterna da Valle Botassa. Due fascisti distaccati dal gruppo giungono presso le prime case di Verzeglio e bussano alla porta del partigiano “Lice” alla ricerca di cibo. I fascisti ubriachi, decidono di imboccare la strada per Ronchesio convinti che il nemico sia già stato annientato. A metà strada si scontrano con Dino Tartaglino che li fredda entrambi. Il più giovane dei due era un ex partigiano compagno d’armi di Dino in montagna all’inizio della Resistenza. La terza squadra della Ather Capelli si impantana con i mezzi in prossimità del crocevia della frazione Valmellana. I fascisti rubano nelle case e prendono cinque giovani come ostaggi. Sono: Angelo e Vincenzo Rolfo, Federico Ferrero, Giovanni Cerchio e Nino uno sfollato di Torino di origine ebrea. Li minacciano di ritorsioni se non si raggiunge un accordo con i partigiani. Intanto i combattimenti fra fascisti e partigiani continuano aspramente. Nelle prime ore del pomeriggio alcune donne avvisano i partigiani che i fascisti, durante il rastrellamento mattutino, hanno catturato 5 giovani di Valmellana. “Lice” propone a un piccolo gruppo di partigiani di scendere all’attacco per liberare gli ostaggi. La spedizione è formata da: Dino Tartaglino, Giovanni Rolfo “Vanni”, Vincenzo Bellero “Nini”, Natale Monticone “Maginin”, Felice Cerchio “Lice”, spalleggiati da una seconda squadra capeggiata da Luigi Remondino e Mario Gatto. Redazione, Due giorni di fuoco, Strade delle memorie partigiane

Non è facile raccontare una storia. Ancor meno facile raccontare una storia che, anche se non tutti ne hanno la consapevolezza, è ancora troppo recente.
Ha affrontato queste difficoltà il bel documentario “Cisterna – popolazione e partigiani – la battaglia della nostra gente. Ricostruzione della battaglia di Cisterna e di Santo Stefano Roero, 6, 7 e 8 marzo 1945, attraverso la voce dei testimoni” realizzato da Laura Mo e Mario Benotto in collaborazione con il Comune ed il Museo di Cisterna, il Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese, l’Associazione Franco Casetta, la Cassa di Risparmio di Asti e la Banca d’Alba.
Il lavoro è stato presentato in anteprima assoluta ai bambini delle Scuole dell’Infanzia (per una breve parte) e Primaria di Cisterna d’Asti lunedì 4 marzo 2013.
Laura Mo, docente presso la Scuola Primaria Statale di Cisterna d’Asti, da tempo si interessa agli avvenimenti della lotta partigiana sul territorio di Cisterna e, negli anni scorsi, le sue ricerche erano confluite nella pubblicazione “Sulle ali della libertà” che raccoglie il lavoro condotto nell’a.s. 200/2009 con gli alunni delle classi 4^ e 5^ della scuola.
Mario Benotto, originario di Villafranca d’Asti, è maestro collaboratore presso il Teatro Comunale di Bologna dove svolge l’attività di pianista. Da anni è appassionato di video, di ricerca storica e in altre occasioni ha già unito questi suoi interessi realizzando alcuni documentari uno sulla vita dei parroci di Villafranca e due sull’ultimo conflitto dal titolo “La guerra in Valtriversa” e “Faustino Novara”.
Il lavoro parte da un’idea di Mario Benotto che, dopo aver realizzato il video su Faustino Novara, originario della zona, decide di provare a costruire un documentario sulla Battaglia di Cisterna. Grazie ad alcuni conoscenti incontra Laura Mo che possiede una serie di collegamenti sul territorio per via delle precedenti ricerche. È il 2011 e, proprio allora, iniziano una serie di interviste e peregrinazioni sul territorio alla ricerca di testimoni diretti e non, luoghi, date, materiale fotografico… La maggior parte delle persone contattate accetta di buon grado di raccontare ma non sempre è così, forse perché certi ricordi, seppur lontani, sono ancora troppo presenti negli animi della gente. E non ci si ferma qui.
Vengono consultati testi storici, archivi video per cercare di raccogliere il maggior numero di informazioni possibile prima di organizzare definitivamente il lavoro il cui scopo principale è proprio quello di raccontare ciò che sui libri non sempre si trova cioè il vissuto della gente, i ricordi dei giovani e dei bambini di allora, di chi partecipò come protagonista e di chi fu involontario spettatore.
Fondamentale, a questo proposito, la collaborazione delle Amministrazioni Comunali coinvolte, in particolar modo quella di Cisterna d’Asti, che si sono rese disponibili per le ricerche.
Gli intervistati, nella maggior parte dei casi, dialogano in piemontese ma tutto ciò rende ancora più vivo e vero il loro racconto. Proprio per questo, per rendere fruibile il lavoro a tutti, è stato corredato da un ricco apparato di sottotitoli che consentono a chiunque di comprendere il significato. Il documentario è stato arricchito da brevi fiction che raccontano le tristi giornate del 6,7,8 marzo 1945. Gli attori sono ragazzi, uomini e donne del paese che si sono immedesimati in coloro che quelle giornate le vissero davvero.
Passato, presente si intrecciano, si ricorrono, si confondono perché nei volti degli anziani di oggi riusciamo a riconoscere i ragazzi di ieri. Una scelta che, sicuramente, ha reso questo lavoro molto interessante anche agli occhi dei bambini della scuola primaria che hanno assistito alla proiezione con molta attenzione.
Il documentario sarà proiettato per la prima volta al pubblico lunedì 11 marzo 2013 alle ore 21 presso il Museo Arti e Mestieri di un Tempo. Seguiranno le seguenti date: lunedì 18 marzo 2103, ore 21 presso il Comune di S. Damiano d’Asti; domenica 24 marzo 2013 ore 16 presso il Teatrino “Beppe Olivetti” di Cisterna d’Asti, lunedì 24 marzo 2013 ore 21 presso la Sala Virano di Villafranca d’Asti.
Giovanna Cravanzola, Documentario sulla battaglia di Cisterna e Santo Stefano Roero, Liberi di resistere…

Cippi dedicati alla Memoria dei Partigiani Caduti in Località Caretta. Fonte: Strade delle memorie partigiane art. cit. infra
Fonte: Strade delle memorie partigiane art. cit. infra
Fonte: Strade delle memorie partigiane art. cit. infra

I partigiani caduti negli scontri di Cisterna d’Asti e Santo Stefano Roero, a differenza dei dati forniti dalla stampa, sono tre: Rino Rossino fucilato il 6 marzo a Cisterna d’Asti, Domenico Bergamasco e Bartolomeo Sola caduti a Santo Stefano Roero l’8 marzo.
I cippi di località Caretta, nel luogo teatro della vittoriosa battaglia dell’8 marzo, ricordano due partigiani caduti durante gli scontri.
Bartolomeo Sola “Bertu”, nato nel 1910 a Vezza d’Alba, partigiano della 23a Brigata Canale, morto durante i combattimenti e Domenico Bergamasco detto “Mecu”, di anni 20, partigiano nella Divisione Matteotti “Renzo Cattaneo”.
Domenico Bergamasco catturato dai fascisti il 6 marzo a Cisterna d’Asti dove si trova in convalescenza per una ferita a un braccio. Alla fine della battaglia viene trovato morto su uno dei mezzi della colonna fascista. È possibile che Bergamasco sia ucciso dai fascisti al momento dell’attacco.
In loc. Caretta ricordiamo anche due caduti in altre circostanze. Il 30 luglio 1944 una pattuglia tedesca in rastrellamento cattura:
Giacomo Curletto partigiano della 23a Brigata Canale, nato a Carignano l’8 marzo 1925. Il suo nome compare tra gli 8 compagni che, con Marco Lamberti, nel febbraio del 1944 raggiungono la Val Casotto. (Amedeo, 1985, p. 14).
Serafino Chiesa inserito nell’elenco dei partigiani della 23a Brigata Canale, è un contadino di 32 anni nato a Santo Stefano Roero il 21 febbraio 1912, che offre ospitalità al giovane Curletto.
Entrambi condotti in località Madonna delle Grazie sono uccisi da uno dei soldati che spara loro un colpo di rivoltella alla tempia e poi gettati in una scarpata.
Redazione, I caduti in Battaglia, Strade delle memorie partigiane

Cisterna d’Asti (AT). Fonte: Wikipedia

Pia Enrico, Sergente, classe 1921 di Savona
Interrogatorio:
L’8 settembre 1943 mi trovavo a Torino col grado di sergente presso il Reggimento Autieri. Nel marzo 1944 risposi al bando di chiamata alle armi e mi presentai al distratto di Torino e da questi assegnato al 1°Reggimento Autieri.
[…] Nego di aver partecipato al rastrellamento di Cisterna d’Asti e nego di aver avuto in seguito a tale azione la promozione a maresciallo.
[…] Relazione della 6^ Divisione Autonoma Alpina “Asti”:
In esito alle richieste fatte si dichiara che i seguenti nominativi: Capitano Porta Mario – Tenente Ventimiglia Luigi – Tenente Pizzi Dante e i militi Pizzi Carlo, Viti Enrico, Viti Vitaliano, Ioppi, Panzironi, Cassini Colitti, Abrardi, Mortillaro Giovanni e Tofini Alessandro (questi ultimi due ufficiali), tutti della squadra dell’EIAR della “Ather Capelli”, non figurano negli elenchi del personale fascista che ha preso parte al combattimento del 6,7 e 8 marzo a Cisterna d’Asti, elenchi che furono trovati indosso ad un ufficiale della Brigata “Ather Capelli” catturato in quella azione. Detti nominativi non sono nemmeno compresi fra quelli dei prigionieri che erano nelle nostre mani a Cisterna e che furono catturati durante un’operazione di rastrellamento.
[…] Locci Francesco, Squadrista, classe 1924 di Torino
Rapporto del Comando Militare di Asti del CVL:
Il Milite Locci Franco è stato fatto prigioniero durante il combattimento di Cisterna d’Asti il 6.3.45 da un reparto dipendente da questo comando. Vistosi circondato con gli altri suoi compagni, alzava subito le braccia per arrendersi ma proprio in quell’istante un colpo di Sten lo colpiva ferendolo al braccio. Prontamente medicato venne poscia curato insieme agli altri feriti e appena fu in condizione di muovere il braccio si mise a lavorare di buona lena aiutando i partigiani. Interrogato fornì tutte le informazioni che erano a sua conoscenza e manifestò la sua soddisfazione di trovarsi in mezzo a noi. Chiese anzi di poter combattere al nostro fianco cosa che non poté essergli concessa per ovvie ragioni di prudenza. Proposto per uno scambio di prigionieri non voleva lasciare il nostro reparto asserendo di essere ormai uno dei nostri. Durante tutto il periodo trascorso con noi dimostrò di aver capito l’errore commesso nell’aver
accettato le imposizioni fasciste e cercava in ogni modo di riscattare il suo passato.
Interrogatorio di Locci Francesco
Mi iscrissi al PFR nel maggio 1944 dietro insistenza di alcuni compagni di lavoro che mi dicevano che ci sarebbe servito per la sistemazione in ferrovia ove ero impiegato in qualità di conduttore straordinario.
[…] Presi nuovamente servizio in Via Cernaia; il giorno 6 marzo fui costretto a partecipare ad un rastrellamento nella zona di Cisterna d’Asti. Giunti sul posto, accusando un malessere rimasi di guardia ai camion nella zona ai piedi di Valmellana con una ventina di compagni e qualche ufficiale. Verso le ore 16 un gruppo di partigiani arrivò all’improvviso vicino ai camion mentre noi si era in un fosso riparato. Come vidi i partigiani mi alzai sventolando un fazzoletto bianco; mentre i miei compagni combattevano, due partigiani mi fecero passare in una zona libera dal fuoco e li sempre sventolando il fazzoletto presi una pallottola in un braccio, non sapendo da che gruppo arrivasse, fui quindi portato al campo con altri prigionieri che furono poi uccisi. Al campo fui subito medicato e trattato molto bene e mi permisero di scrivere a casa. Passai quindi con una squadra con la quale feci gli spostamenti riguardanti il rastrellamento.
[…]
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione. Vol. V. Brigata Nera “Ather Capelli” di Torino, ed. in pr., 2017