Proibito ai nostri goliardi di partecipare ai Giochi Mondiali

Per certi versi si può affermare che il Presidente del CSI, Luigi Gedda, andò ad affiancare Onesti e Andreotti formando una triade che segnerà in maniera decisiva lo sviluppo dello sport italiano del secondo dopoguerra almeno fino all’apice dei Giochi di Roma 1960 <918. Gedda, che nel 1951 diventerà Presidente dell’Azione Cattolica, nel 1951 fu uomo di assoluta fiducia di Pio XII ed è probabile che fu lui ad influenzarne l’“interventismo” in materia sportiva <919.
Ormai completamente reinserito e legittimato nella vita politica italiana il movimento sportivo cattolico in tutte le sue diverse declinazioni – CSI, Libertas, U.S. ACLI – rafforzò sempre di più la sua interrelazione con il sistema sportivo nazionale. Anche per questo motivo – oltre alla sostanziale comunione di intenti in fatto di politica estera fra il Vaticano e il Governo De Gasperi – nel corso del secondo dopoguerra il movimento sportivo cattolico italiano non sentì la necessità di sviluppare una politica estera sportiva propria e abbandonò definitivamente tutti quegli atteggiamenti antagonisti e settari che lo avevano caratterizzato, almeno inizialmente, in epoca liberale.
Al contrario il PCI, sebbene non avesse sviluppato con la medesima rapidità della DC un’attenzione allo sport, promosse prima attraverso il Fronte della Gioventù poi tramite l’UISP, una politica sportiva antagonista rispetto a quella del CONI <920. Pur essendo prevalentemente rivolta al fronte interno alla ricerca del consenso e alla promozione dello sport popolare, lo sport di matrice comunista si proiettò anche all’estero seguendo le vie della diplomazia parallela orchestrata da Botteghe Oscure. In un’epoca storica segnata dalla Guerra Fredda, il PCI grazie all’UISP poté sviluppare una politica estera sportiva alternativa e concorrente a quella proposta CONI e supportata dal governo.
Nella narrazione sportiva fatti dai giornali dei principali partiti di massa «Il Popolo», «l’Unità» e l’«Avanti!» appare sostanzialmente omogenea fintanto che resse, almeno formalmente il fronte antifascista, dopodiché aumenteranno le differenze e le letture contrastanti <921.
Se da un lato i partiti di massa politicizzarono lo sport <922, soprattutto attraverso l’attività degli enti di promozione sportiva, esisteva al contempo un’ideologia sportiva la quale – non senza leggere tinte nazionaliste e qualunquiste – tagliava trasversalmente il tradizionale spettro politico. Interprete di questo sentimento apparentemente apolitico si fece «La Gazzetta dello Sport» che con lo slogan «Nel solo nome dello sport» pubblicò una lista di “candidati sportivi” alle elezioni del 1948 <923:
“Noi li segnaliamo agli sportivi senza prevenzioni di parte come chi vuol conservare al proprio giornale la più assoluta indipendenza di opinione. Quali sportivi, codesti candidati meritano sia loro riconosciuta la lealtà propria di coloro che amano e praticano lo sport senza secondi fini. Ci auguriamo dunque vengano eletti, perché questo essi desiderano ed essendo sportivi sono amici nostri, di noi che siamo sportivi. E siamo certi che, ammessi a una delle due Camere, essi non dimenticheranno lo sport che hanno servito e del quale si sono indubbiamente serviti per la loro ascesa” <924.
[…] Nel contesto della Guerra Fredda, la proiezione internazionale dello sport italiano non fu esclusivamente filo-governativa. Riflettendo la vicinanza politica con Mosca da parte del PCI, l’UISP e le istituzioni sportive filocomuniste che la precedettero continuarono a mantenere vive e a promuovere le relazioni sportive con i Paesi nell’orbita del Cominform, svolgendo una vera e propria politica (estera) sportiva alternativa e concorrente rispetto a quella portata avanti dal CONI e soprattutto, in ambito universitario, dal CUSI. L’attività oltrecortina dell’UISP non solo venne fortemente criticata dalle istituzioni sportive “ufficiali”, ma venne addirittura osteggiata dal governo.
Avendo l’UISP come obiettivo quello di sviluppare «lo sport popolare e di massa» permettendo alla «gioventù italiana e alle grandi masse lavoratrici di praticar[lo]» <1868, risultava complesso da un punto di vista meramente sportivo impostare degli scambi bilaterali con i “lavoratori” dei Paesi a regime comunista, poiché questi ultimi inviavano atleti de facto professionisti o quantomeno semiprofessionisti. Ciononostante l’UISP perseguì una politica sportiva “cominformista” anche a livello internazionale e l’avvenimento, in cui l’attività dei suoi atleti assumeva il maggior significato politico, erano i Festival mondiali della gioventù, in cui le competizioni sportive ad essi associati combaciavano talvolta con i Giochi mondiali universitari organizzati dalla UIE. Per gli organi filo-comunisti italiani questi eventi sportivi rappresentavano senza dubbio un’opportunità per promuovere sentimenti di amicizia “internazionalista”.
Già prima della formazione dell’UISP, le sinistre avevano preso parte a questi festival. Dal 21 al 29 agosto 1947 si tenne a Praga, in un clima di grande fraternità non ancora del tutto intaccato dalle tensioni della Guerra Fredda, il Festival mondiale della gioventù. L’evento di per sé andava ben oltre allo sport; anche per questo venne creato un Comitato organizzatore, presieduto dal Presidente dell’Assemblea Costituente, Terracini, che aveva legami con il FdG, la CIGL, l’ANPI e, almeno fino all’esclusione delle sinistre, con diversi Dicasteri del Governo <1869. La rappresentanza sportiva era formata dagli studenti italiani appartenente al Centro Universitario Democratico Italiano (CUDI), che oltre a partecipare alle competizioni si distinsero in una esibizione in costume di calcio fiorentino <1870, ma anche – nel caso della pallavolo – di una rappresentativa della CGIL <1871.
Per le gare atletiche tuttavia furono schierati gli “azzurrini” della FIDAL che ottennero un inaspettato primo posto <1872. Dal punto di vista istituzionale nel carteggio fra il MAE e la PCM su un eventuale finanziamento della spedizione emerse una certa tensione fra il democristiano Cappa della PCM, assai reticente sulla possibilità di sostenere l’impresa e il comunista Reale del MAE, il quale sosteneva la necessità di organizzare una trasferta di prestigio. La questione venne sostanzialmente risolta in autonomia dai delegati italiani che imposero de facto la propria presenza. Come scrisse il Ministero del Commercio estero:
“Nonostante il parere sfavorevole di questo Ministero e la mancanza di autorizzazione da parte dei competenti Ufficiali del Ministero dell’Interno, risulta che si trovano già a Praga circa seicento studenti italiani […] Questo Ministero si è visto costretto […] a concedere in via del tutto eccezionale, onde evitare seri inconvenienti ai partecipanti, il cambio in Kr. Cecoslovacche delle banconote italiane” <1873.
La situazione cambiò radicalmente in occasione della successiva edizione quella che si tenne nell’agosto del 1949 a Budapest. Sebbene 400 italiani in divisa garibaldina salutati in tribuna da Terracini e Audisio poterono marciare allo stadio Ujpest <1874, fra questi non c’erano gli sportivi che avrebbero dovuto prendere parte ai Giochi universitari organizzati dalla UIE all’interno del Festival mondiale della gioventù. Il Ministro degli Interni, Gonnella, rifiutò infatti di concedere il passaporto collettivo alla delegazione sportiva italiana che venne bloccata ai confini con l’Austria <1875. Come scrisse polemicamente «l’Unità»:
“Le nostre gazzette sportive hanno volutamente ignorato […] i Giochi mondiali universitari che in una settimana di gare hanno richiamato nella capitale magiara gli atleti goliardi di molte nazioni. Tra i Paesi non rappresentati a Budapest mancava l’Italia. Perché? […] Abbiamo sperato per alcuni anni che mai lo sport venisse incapsulato in un bossolo di convenienza politica e lanciato dove più convenisse ai governanti del nostro Paese. Oggi i Giochi mondiali universitari di Budapest ci forniscono il motivo per distruggere malauguratamente tutte le speranze. L’Italia di De Gasperi, dell’Unione Occidentale dell’anticomunismo, non ha partecipato ai Giochi perché i nostri atleti avrebbero dovuto gareggiare nel cuore di quel “sipario di ferro” nel cuore dell’Ungheria democratica e popolare? Proprio come quando cioè venivano proibiti gli incontri internazionali di atletica con i Paesi che non volevano saperne di Patti d’Acciaio e non potevano rinforzare gli assi Roma-Berlino. […] Ai goliardi, ai nostri giovanissimi dilettanti il Governo degaspariano proibisce i legami con gli atleti degli altri popoli che non rientrino nel Piano Marshall: tutto questo dovrebbe concorrere – nei piani dei lungimiranti democristiani – a creare la psicosi fascista che anticipi sul piano agonistico un conflitto che si vuole provocare su scala internazionale” <1876.
Considerando il fatto che pochi giorni dopo la chiusura del Festival della gioventù, si disputò proprio a Budapest un incontro triangolare fra le nazionali di atletica di Italia, Ungheria e Cecoslovacchia, sembra più opportuno ritenere che il conflitto fosse tutto interno al mondo dello sport universitario e ipotizzare che dietro al mancato rilascio del passaporto ci fossero state delle pressioni del CUSI. In effetti sul periodico «Pattuglia» le accuse apparivano più circostanziate:
“Non vi è da meravigliarsi di ciò che ha fatto il governo in questa occasione e sulla sua politica di odio e di guerra. Ma che dire dell’atteggiamento del CUSI; che dire di questi dirigenti del CONI che nulla hanno fatto perché l’Italia fosse presente a Budapest mentre appoggiano i giochi scissionisti di Merano, promossi dal CUSI, cui partecipano i fascisti spagnoli?” <1877.
In effetti, fin dal novembre 1948, il CUSI era stato chiaro sulla sua volontà di prendere le distanze dalla UIE:
“Il CUSI, considerato che una partecipazione italiana ai campionati mondiali 1949 potrebbe essere giudicata da punto di vista dell’atteggiamento politico del comitato organizzatore che invece dovrebbe essere ispirato al sano principio dello sviluppo dell’idea sportiva nelle università, senza colore di sorta, attraverso una organizzazione che rispecchi senza riserve mentali questo parere, ha deciso di non dare la propria adesione” <1878.
Al di là del comune riferimento – presente tanto ne «l’Unità» quanto nel comunicato del CUSI – all’apoliticità dello sport, nonostante in entrambe le posizioni ci sia un’evidente strumentalizzazione politica, è chiaro che la divisione internazionale dello sport universitario avvenuta lungo le medesime linee di frattura della Guerra Fredda, si era ripercossa a livello interno. Forte dei suoi legami informali con il CSI, e di conseguenza con la DC, il CUSI poteva però far valere le proprie istanze sul governo, mentre il CUDI o l’UISP erano visti con crescente sospetto dal governo man mano che le tensioni della guerra fredda crescevano d’intensità.
[NOTE]
919 Ibidem. Luigi Gedda, nato a Venezia nel 1902, fu Presidente della Gioventù di Azione cattolica dal 1934 al 1946, degli Uomini Cattolici dal 1946 al 1949 e dell’Azione Cattolica dal 1952 al 1959, nonché fondatore dei Comitati Civici nel 1948 fondamentali per la vittoria della Democrazia Cristiana. Di Gedda si veda: L. GEDDA, Lo sport, Vita e Pensiero, Milano, 1931, L. GEDDA, Dieci anni al servizio dello sport, Roma, Atena, 1954, e L. GEDDA, 18 aprile 1948. Memorie inedite dell’artefice della sconfitta del Fronte Popolare, Milano, Mondatori, 1998, Su Gedda si veda: E. PREZIOSI, Gedda e lo sport. Il Centro sportivo italiano: un contributo alla storia dell’educazione in Italia, Molfetta, La Meridiana, 2011 e S. GIUNTINI, Il cappello del Papa. La regia occulta di Luigi Gedda, «Lancillotto e Nausica», n° 1-2, 2010.
920 Sulla storia dell’UISP si veda: B. DI MONTE, Era UISP da cent’anni, Bologna, Quaderno di Area Uisp, 2002 e DI MONTE, B., GIUNTINI, S., MAIORELLA, I.; Di sport raccontiamo un’altra storia. Sessant’anni di sport sociale in Italia attraverso la storia dell’UISP, Molfetta, La Meridiana, 2008.
921 Per esempio «l’Unità» nel corso degli anni Cinquanta portò avanti diverse campagne contro il dilagare dell’affarismo nello sport.
922 Per un’approfondita ricerca sui nessi fra sport e partiti politici nell’Italia del secondo dopoguerra si rimanda al lavoro di F. ARCHAMBAULT, Le contrôle du ballon. Les catholiques, les communistes et le football en Italie, École français de Rome, 2012..
923 Cfr., Fausto Coppi e Aldo Mairano candidati politici?, «La Gazzetta Sportiva», 29 febbraio 1948, p. 1, Fernando Pozzani candidato senatore, «La Gazzetta dello Sport», 6 marzo 1948, Nel solo nome dello sport, «La Gazzetta dello Sport», 15 aprile 1948, p. 1, Votate per chi volete (ma questi sono sportivi), «La Gazzetta dello Sport»,17 aprile 1948, p. 1. La lista conclusiva includeva: Pietro Baldassarre, Enrico Bignoli, Aldo Caranzano, Emilio Cristofoletti, Virgilio Dadea, Franco Dalla Man, Di San Marzano, Giangnoni P., Giorgi Di Monfort, Cesare Giudici, Catullo Maffioli, Aldo Mariano, Claudio Mariani, Arturo Michielini, Valentino Sala, Gian Maria Carnaggia, Raniero Nicolai, Fernando Pozzani, Emilio Pozzi, Giuseppe Sotgiu. Fin dal 1919 «La Gazzetta dello Sport» e il «Giornale dello Sport» avevano costituito dei comitati elettorali per sostenere la candidatura di esponenti sportivi. Cfr., T. DE JULIS, Il CONI di Giulio Onesti. Da Montecitorio al Foro Italico, Roma, Società Stampa Sportiva, 2001, p. 147.
924 Cit., Nel solo nome dello sport, «La Gazzetta dello Sport», 15 aprile 1948, p. 1.
1868 Primo statuto dell’UISP. Cit. in B. DI MONTE, S. GIUNTINI, I., MAIORELLA, Di sport raccontiamo un’altra storia. Sessant’anni di sport sociale in Italia attraverso la storia dell’UISP, Molfetta, La Meridiana, 2008, p. 81.
1869 Cfr., 50 mila giovani al Festival di Praga, «L’Unità» domenica 9 marzo 1947, p. 1.
1870 Cfr., Filmato dell’Istituto Luce sul Festival della Gioventù di Praga: https://www.youtube.com/watch?v=UFT_NsqwCVs [ultimo accesso: 22.02.2015] Cfr., anche M. IMPIGLIA, P. LANG, Goliardi in gara. I Giochi mondiali universitari prima delle Universiadi, «Lancillotto e Nausica», n°1, 1997, p. 26.
1871 Cfr., Il successo italiano al festival di Praga, «La Gazzetta dello Sport», 27 agosto 1947, p. 2.
1872 Cfr., Vittoriosi i giovani azzurri al festival di Praga, «La Gazzetta dello Sport», 19 agosto 1947, p. 1.
1873 Cit., Lettera del Ministero del Commercio Estero alla PCM del 4 agosto 1947. ACS PCM 1944-47, fasc. 14-3 n° 51210.
1874 Cfr., I. CALVINO, Una grandiosa sfilata di giovani inaugura il Festival di Budapest, «l’Unità», 17 agosto 1949, p. 4.
1875 Cfr., S. GIUNTINI, Lo sport italiano ai Festival mondiali della gioventù democratica (1951-1953), «Il Calendario del Popolo», n° 673, marzo, 2003, pp. 20-3 e S. GIUNTINI, Lo sport italiano ai Festival mondiali della gioventù democratica (1951-1953), «Il Calendario del Popolo», n° 673, marzo, 2003.
1876 Cit., M. TORRE, Proibito ai nostri goliardi di partecipare ai Giochi Mondiali, «l’Unità», 21 agosto 1949. p. 5.
1877 Cit., S. GIUNTINI, Lo sport italiano ai Festival mondiali della gioventù democratica (1951-1953), «Il Calendario del Popolo», n° 673, marzo, 2003, pp. 20-3.
1878 Cit., Gli studenti italiani non parteciperanno ai Giochi di Budapest, «La Gazzetta Sportiva», 28 novembre 1948.
Nicola Sbetti, Giochi diplomatici. Sport e politica estera nell’Italia del secondo dopoguerra (1943-1953), Tesi di Dottorato, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, 2015