Questa dei tre Commissari è forse la questione più rilevante dei mesi in cui operava il primo Comando partigiano in provincia di Parma

Il Prefetto Achille Pellizzari tiene un discorso ai partigiani in alta val Taro. Fonte: E-Review. Rivista degli Istituti Storici dell’Emilia-Romagna in Rete

Partigiani della 1^ Brigata Julia. Fonte: E-Review cit.

[…] a livello provinciale [Parma], il gradino più alto della scala gerarchica del Comando [partigiano], era costituito dal Comando operativo. I suoi principali ambiti d’azione sono illustrati dal Commissario Politico Mauri (Primo Savani) in una relazione scritta il 26 ottobre 1944; le competenze del Comando erano: la salvaguardia dell’unità militare, la delimitazione precisa della zone, le questioni inerenti i lanci e gli approvvigionamenti, la gestione dei rapporti con il Comitato di Liberazione provinciale e nazionale ed infine, il controllo della disciplina generale nelle formazioni attraverso epurazioni, espulsioni, elogi o richiami <81.
Dalle fonti archivistiche relative al Comando Unico Operativo, emergono diverse questioni e caratteristiche che rendono il Comando parmense di particolare interesse non solo per le sue vicende e per la storia dei membri da cui è composto, ma anche perché proprio questi tratti lo rendono un “caso particolare” se paragonato alle vicine Reggio Emilia e Piacenza. Nel caso di Reggio infatti il Comando Unico di Zona Montana nel momento in cui si costituì, dopo il rastrellamento del luglio 1944, rimase invariato sino al momento della Liberazione, nell’aprile 1945 <82. Per quanto riguarda il Comando Unico Piacentino, costituitosi dal settembre 1944 sotto il comando di Emilio Canzi (Franchi), il partigiano Ottavio (Fernando Cipriani), che fu Capo di Stato Maggiore del Comando parmense zona Ovest, ci informa che il comando “non riesce a mantenere sotto la sua autorità le numerose unità della zona <83” e solo nel marzo 1945 le brigate vengono inquadrate nel nuovo Comando XIII Zona <84, che “deve affrontare un lavoro non facile per la riorganizzazione delle unità”. <85
L’analisi delle principali e peculiari questioni relative al Comando parmense, è utile per mettere in luce le personalità che costituivano un comando che era fondamentale per il movimento resistenziale. Le vicende affrontate dal Comando provinciale ci permettono di cogliere anche come erano costruiti gli equilibri militari e politici a Parma, e di aggiungere infine, un importante tassello nel quadro generale dei rapporti interni ed Esterni della provincia. Per favorire l’analisi e la comprensione degli andamenti del Comando provinciale, è necessario suddividerli in quattro tappe significative:

  1. Dalla nascita del C.U. all’eccidio di Bosco
  2. Nuovo Comando e costituzione della Delegazione del Comando a Est del Passo della Cisa
  3. Questioni sulla nomina del Comandante Unico
  4. “caso Mauri”.
    Con l’analisi approfondita di ciascuna delle suddette fasi, si potrà comprendere i complicati rapporti politici e militari che intercorrevano tra i diversi centri di Comando, locali e non. Inoltre si vedrà quali tratti principali dei membri del Comando emergano nelle diverse tappe, in modo da poter tracciarne alla fine, un profilo personale e uno generale del Comando.
  5. Dalla nascita del Comando Unico all’eccidio di Bosco (agosto-ottobre 1944)
    La costituzione del Comando Unico rappresenta una delle tappe fondamentali del movimento parmense, perché segna un importante passo avanti nei tentativi di migliorare e coordinare le azioni tra le formazioni. Verso la metà d’agosto del 1944 i comandanti delle brigate parmensi furono convocati allo scopo di eleggere il primo Comandante Unico <86. Venne eletto all’unanimità il Comandante Pablo (Giacomo Di Crollalanza), capitano dei granatieri ed ex Comandante della 31a Brigata Garibaldi; <87 il tenente Ottavio (Fernando Cipriani) venne nominato Capo di Stato Maggiore, Libero (Primo Brindani) fu il Vice Comandante nominato dalle brigate Julia; le brigate Garibaldi proposero l’Avvocato Mauri (Primo Savani) come Commissario Politico, mentre Vice Commissario fu il prof. Achille Pellizzari (Poe) presentato dalle Julia.https://www.anpi.it/biografia/achille-pellizzari
    Così costituito, il primo Comando Unico iniziò con operatività a gettare le basi “dell’unità, della disciplina della collaborazione e della gerarchia”, per usare le parole scritte dallo stesso Savani. <88 Come riporta Mauri, il nuovo Commissario eletto, nelle sue cronache dell’epoca, a Caneto (sede del nuovo comando) venne redatto l’atto di nascita del Comando; secondo il Commissario tale scritto “doveva imprimere al movimento partigiano della nostra provincia un salto di qualità. Doveva cioè favorire lo spirito unitario e creare i presupposti per una disciplina di tipo militare”. <89
    In questo documento erano definiti i caratteri principali dell’azione del Comando Unico e delle brigate; per quanto concerne i rapporti di dipendenza, si legge: “I comandanti di brigata sono agli ordini del C.U. tuttavia è lasciata completa iniziativa ed autonomia per quanto riguarda le azioni militari che non rivestono particolare importanza o che non possono avere ripercussioni in generale” <90. Le azioni militari, prosegue il documento, per quanto mosse indipendentemente dalle brigate, sono gestite dal Comando. Per poter funzionare e coordinare le azioni, il Comando “può funzionare solo se è assicurato, mediante collegamenti sicuri e continui, il servizio informazioni” <91; per questo, il comando inciterà continuamente i capi delle formazioni ad inviare continui aggiornamenti su notizie circa eventuali movimenti, il materiale in possesso, elenco degli espulsi ecc.; queste sono le linee generali sulle quali viene impostata la nuova organizzazione della lotta.
    Così formato, il Comando era stato costituito cercando di rispettare un relativo equilibrio tra le forze politiche, in modo tale che i principali partiti fossero rappresentati. Tuttavia, verso la metà di settembre il Vice Commissario Poe (Achille Pellizzari) avanzò la richiesta, mossa dalle brigate Julia, di avere al Comando anche un Commissario Politico rappresentativo delle brigate democristiane, con parità di attribuzioni rispetto al già eletto Commissario Politico <92. Per evitare di mettere in pericolo la precaria unità che si stava cercando di consolidare, il Comando venne ricomposto in maniera seguente: il prof. Achille Pellizzari venne considerato come Commissario insieme a Mauri (Primo Savani). Le Garibaldi proposero come Vice Comandante Nasi (Giacomo Ferrari), dal suo canto la Brigata Giustizia e Libertà designò come Vice Comandante Alpino (Enrico Tanzi) e come Commissario Schiavi (Afro Ambanelli). Quindi dopo queste istanze, il Comando risultò essere composto da: un Comandante, tre Vice Comandanti, tre Commissari Politici e un Capo di Stato Maggiore. <93
    La questione dei tre Commissari, peculiarità tutta parmense, ci rivela come in quella fase embrionale del movimento, l’equilibrio politico, basato sulla identica rappresentanza delle brigate, costituisce per i patrioti una questione delicata e precaria: bastava poco per infrangerlo; dalla voce dello stesso Savani, questi erano “passi a ritroso, compromessi per salvare l’unità”. <94 La priorità della rappresentanza politica rischiava però di inficiare la conduzione della lotta armata e quella stessa unità che tanto si voleva preservare; fatto di cui anche Mauri era consapevole: “nella presenza dei tre Commissari, non perché non fossero in ottima collaborazione tra loro, traspariva troppo chiaramente la diversa origine dei tre gruppi patriottici, mentre che, dato che il nuovo spirito unitario chiedeva di animare le nostre formazioni in armonia alla politica dei Comitati di Liberazione, la differenze devono essere man mano attutite per far trionfare costi quel costi l’unità” <95.
    Come avremo modo di vedere, alcuni mesi dopo, con una nuova elezione del Comando, si verificherà un cambio di rotta nei rapporti politici interni; mentre con la nascita dal primo Comando di Zona si era cercato di dar voce ad ogni rappresentanza politica, alcuni mesi dopo emerge, dall’alto, la necessità di mantenere l’unità seppur rinunciando ad una paritaria rappresentanza. Ciò avverrà con la costituzione del nuovo Comando, snellito e senza un rappresentante della Giustizia e Libertà.
    Questa dei tre Commissari è forse la questione più rilevante dei mesi in cui operava il primo Comando. Si arrivò così alla fatidica data dell’eccidio di Bosco di Corniglio [Frazione di Corniglio (PR)], il 17 ottobre 1944, dove nella sede temporanea il Comando Unico, per colpa di una spia, Mario Lo Slavo, venne colto di sorpresa da una colonna tedesca; se molti riuscirono a fuggire così non fu per il Comandante Pablo. Su questo episodio non ci prolungheremo poiché trattato copiosamente sia dai documenti che dalla bibliografia parmense. <96
    [NOTE]
    81 AISRECP, Fondo Lotta di Liberazione, busta RI, fasc. QC, f.20.
    82 Il Comando Unico di Reggio era così costituito: Comandante Ten. Col. Augusto Berti (Monti), Commissario Dirimpetto Ferrari (Eros), Vice Comandante Riccardo Cocconi (Miro), Capo di S.M. Osvaldo Salvarani (Aldo)
    Sui principali fatti della provincia di Reggio Emilia Cfr. F. Cipriani, guerra partigiana, p. 181- 225.
    83 Ivi, p. 52.
    84 Il Comando Unico di Piacenza era così costituito: Comandante Col. Luigi Marzioli (Marzi), Commissario Remo Polizzi (Venturi), Capo di S.M Sergio Mojoiski (Francesco)
    Cfr. F. Cipriani, Guerra Partigiana, p. 51-71.
    85 Ivi, p. 52.
    86 Alla riunione erano presenti anche Bellini e Ferrarini, come rappresentanti del Nord Emilia. Non tutti i comandi erano presenti, mancavano, perché troppo lontani, la 47°, la Giustizia e Libertà, la Beretta e la 2° Julia, poi in seguito convocate. Cfr. AISRECP, Fondo Lotta di Liberazione, busta RI, fasc. QC, f.20.
    87 Ibidem
    88 Ibidem
    89 P. Savani, Antifascismo e guerra di liberazione, p.148.
    90 Ibidem
    91 Ibidem
    92 Ivi, busta RI, fasc. QC, f.20.
    93 Ibidem
    94 Ivi, f.24.
    95 Ivi, f.22.
    96 Oltre ad un’ampia documentazione presente nell’Archivio dell’ISRECP, il fatto viene trattato anche in L. Tarantini, Resistenza armata nel parmense, p.180; Una stagione di fuoco, a cura di Centro studi movimenti, p. 258, P. Savani, Antifascismo e guerra di liberazione, p. 135.
    Costanza Guidetti, La struttura del comando nel movimento resistenziale a Parma, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2017-2018