Questa volta il leader si finse un giornalista cinese d’oltremare di nome Hồ Chí Minh

Dopo la riunione del Comitato Centrale a Pác Bó, la leadership del partito iniziò a disperdersi. Nguyễn Ai Quốc decise di rimanere al villaggio per indottrinare i quadri locali e tradurre testi bolscevichi e di tattica militare, come quelli di Sūnzǐ <26. Tuttavia, all’inizio del 1942, NAQ lasciò Pác Bó con alcuni colleghi per avviarsi verso una nuova base, che ribattezzò Lam Sơn <27. Qui cominciò ad addestrare le nuove truppe per poi tornare alla vecchia base a luglio, ordinando invece ai suoi colleghi di espandere le loro operazioni più a sud <28. Col suo programma interno ora in atto, Nguyễn Ai Quốc rivolse la sua attenzione alla ricerca del sostegno internazionale per la causa vietnamita: il 13 agosto partì per la Cina a piedi con un suo seguace. Questa volta il leader si finse un giornalista cinese d’oltremare di nome Hồ Chí Minh. Scelse questo ultimo, definitivo nome per la sua potenza evocativa: ‘Chí Minh’ significa ‘colui che illumina’, inoltre ha una somiglianza fonetica a Hồ Quý Ly, fondatore della dinastia Hồ nel 1400. Inoltre, già nel periodo in cui visse nella grotta di Pác Bó, i suoi compagni avevano cominciato a chiamarlo Bác Hồ (Zio Hồ) <29. Lo scopo sotteso al ritorno di Hồ Chí Minh in Cina è stato a lungo oggetto di dibattito: nelle sue memorie, egli sottintese che il suo obiettivo fosse quello di stabilire un contatto con Chiang Kai-Shek, mentre per altri fu di entrare in contatto con i rappresentanti del PCC, come il vecchio amico Zhōu Ēnlái a Chóngqìng. Con ogni probabilità, potrebbero essere corretti entrambi. Tuttavia, la notizia della vittoria navale statunitense all’arcipelago delle Midway, che aveva raggiunto il continente asiatico, e il sostegno degli Alleati al governo di Chiang Kai-Shek, avevano reso sempre più probabile la sopravvivenza del governo nazionalista alla fine della Guerra del Pacifico <30.
I due furono però arrestati dalla polizia cinese vicino a Jìngxī, in quanto i documenti che Hồ Chí Minh (HCM) aveva con sé non erano validi. Mentre le autorità locali stavano capendo cosa fare col presunto giornalista cinese, il leader venne incarcerato. Il 10 ottobre fu trasferito nella prigione di Débǎo, dove apprese la frustrante notizia che l’inviato del presidente Roosevelt, Wendell Willkie (1892-1944), era arrivato a Chóngqìng per colloquiare con Chiang Kai-Shek <31. HCM trascorse il suo tempo in diciotto carceri in tredici diversi distretti nel Sud della Cina: la sua unica consolazione fu la scrittura: scrisse infatti un centinaio di componimenti in cinese letterario, pubblicati più tardi in un libretto intitolato ‘Diario dal carcere’ <32. Nel frattempo, la notizia dell’incarcerazione dello Zio Hồ, giunta alla fine di ottobre, allarmò i membri del PC: essi dunque inviarono un quadro in Cina per recapitare un telegramma al figlio di Sun Yat-Sen, Sūn Kē (1891-1973), chiedendo il rilascio di HCM. Sūn Kē, che presumibilmente non aveva idea di chi fosse il prigioniero, lo inoltrò al segretario generale del Comitato esecutivo centrale del Guómíndǎng. Quest’ultimo, il 9 novembre, chiese al governo provinciale di Guìlín e al quartier generale a Liǔzhōu del comandante Zhāng Fākuí (1896-1980) di indagare sulla questione e, se appropriato, di ordinare il rilascio di tale HCM. Tuttavia, nessuno dei due poté fare nulla, in quanto il leader non era ancora arrivato a Liǔzhōu <33.
Hồ Chí Minh giunse al comando militare di Liǔzhōu per un processo nel febbraio del 1943. Egli aveva già sentito parlare del comandante cinese, noto per essere solidale alla causa vietnamita per la liberazione nazionale. Infatti, l’anno precedente Zhāng Fākuí aveva fondato un proprio partito per la liberazione del Việt Nam: la Việt Nam Cách mệnh Đồng minh Hội (la Lega Rivoluzionaria del Việt Nam, meglio conosciuta come Đồng minh Hội), e aveva designato come Segretario Generale Nguyễn Hải Thần (1869-1959) <34.
Hồ Chí Minh tentò più volte di stabilire i contatti col comandante per offrire il suo aiuto alla Đồng minh Hội, ma rimase in prigione finché Zhāng Fākuí non scoprì la sua vera identità nella primavera del 1943. Il comandante, insoddisfatto della gestione del partito da parte di Hải Thần e notando invece l’intraprendenza e il fervente sentimento anticoloniale di Hồ, cominciò a pensare che l’aiuto del suo prigioniero potesse tornargli utile. Alla fine, sebbene fosse a conoscenza che egli era un delegato della Terza Internazionale e membro del Partito Comunista Indocinese, Zhāng Fākuí ordinò nell’agosto del 1944 di rilasciare HCM, tenendolo tuttavia sotto sorveglianza <35. Il leader offrì nuovamente il suo aiuto per assistere la Đồng minh Hội, garantendo che per almeno cinquant’anni non sarebbe stata fondata in Việt Nam una società comunista: il comandante acconsentì <36. HCM iniziò a lavorare per la Lega Rivoluzionaria, spiccando per le sue doti comunicative e organizzative: Zhāng ripagò il lavoro del leader nominandolo vicepresidente; inoltre, il nome del leader era più ‘cinese’ rispetto a quello del Segretario Generale, e sarebbe stato visto maggiormente di buon occhio a Chóngqìng <37.
Poiché le attività della Đồng minh Hội stavano proseguendo positivamente, Hồ Chí Minh ottenne il permesso di preparare una conferenza generale con la partecipazione di altri partiti vietnamiti. La conferenza si tenne a Liǔzhōu il 25 marzo 1944. Furono presenti quindici delegati, inclusi rappresentanti del PC, del VNQDD e del partito fortemente nazionalista Đại Việt <38. Vennero furono discusse le attuali condizioni all’interno dell’Indocina e le attività del fronte Việt Minh. Nei mesi successivi, HCM si preparò per rientrare in patria. Ormai, Zhāng Fākuí riconosceva che il leader fosse la scelta migliore per guidare il movimento di resistenza vietnamita contro i giapponesi e, nonostante le
obiezioni dei non comunisti, concesse al leader totale libertà d’azione, fornendogli anche un passaporto a più ingressi per la Cina. Verso la fine di agosto, HCM e altri diciotto promettenti membri vietnamiti lasciarono il comando militare. Agevolati dalle uniformi militari del Guómíndǎng che vestivano, non ebbero grossi problemi ad arrivare a Pác Bó il 20 settembre <39.
[NOTE]
26 Nguyễn Ai Quốc redisse gli opuscoli intitolati ‘Metodi alla guerriglia’, ‘Esperienza cinese nella guerriglia’ ed ‘Esperienza francese nella guerriglia’. Lacouture, Ho Chi Minh, 89.
27 Utilizzò tale nome in memoria dell’insurrezione che terminò la Quarta Dominazione Cinese, durata dal 1407 al 1427. La rivolta di Lam Sơn fu guidata da Lê Lợi, membro di una potente famiglia latifondista, e durò dal 1418 al 1427. Sostenuto da diverse famiglie di spicco, Lê Lợi vinse numerose battaglie contro le truppe cinesi. I Míng alla fine dovettero accettare la sconfitta e nel 1428 Lê Lợi salì al trono col nome di Lê Thái Tổ, fondando la dinastia Lê, un lignaggio che sarebbe durato fino alla fine del XVIII secolo. Per maggiori informazioni si consiglia la lettura della sezione “The abandonment of Ming Giao Chi”, di Taylor, A History of the Vietnamese, 180-83.
28 Duiker, Ho Chi Minh, 194.
29 Lacouture, Ho Chi Minh, 86-89.
30 Duiker, Ho Chi Minh, 195.
31 Duiker, Ho Chi Minh, 196-98.
32 Lacouture, Ho Chi Minh, 90–93.
33 Duiker, Ho Chi Minh, 200.
34 Lacouture, Ho Chi Minh, 94.
35 David G. Marr, Vietnam 1945: The Quest for Power (University of California Press, 1997).
36 Duiker, Ho Chi Minh, 201-3.
37 Lacouture, Ho Chi Minh, 95.
38 Vedi nota 23 di questo capitolo.
39 Duiker, Ho Chi Minh, 204-5.
Giada Secco, Zio Hồ, Zio Sam. Le relazioni tra Hồ Chí Minh e gli Stati Uniti prima della Guerra del Việt Nam, Tesi di Laurea, Università Ca’ Foscari Venezia, Anno Accademico 2019/2020