Scendo dalle valli di Lanzo per incontrare Mario Passoni

Stazione ferroviaria di Torino Dora
Fonte: Wikipedia
Fonte: Laura Hess

[…] alla guerriglia non ci siamo arrivati perchè l’amavamo ma perchè era diventata una ragione di vita contro la mostruosa violenza: appunto una ragione di vita, non di morte.
[…]
Raggiunsi più tardi Torino passando attraverso non poche insidie.
[…] La guerra civile cominciava, resa tanto peggiore dalla presenza dei repubblichini che ne furono i veri responsabili.
[…] Una mattina d’autunno già freddissimo scendo dalle valli di Lanzo per incontrare Mario Passoni del Comando delle Matteotti. Il treno si svuotava giungendo notizia di rastrellamenti tedeschi, mi metto nell’ultimo vagone, è penoso stare su di un treno che si svuota e mi lascio distrarre dai rumori di ferraglie. Arrivo alla stazione Dora, non vedo nessuno, scendo, qui nella mattina fredda e deserta comincio a camminare verso il centro della città. Ma non sono pratico di questi luoghi e mi trovo in una piazza inattesa. Tedeschi in bivacco, in mezzo alla piazza un lunghissimo cannone puntato su Torino. Mi hanno visto. Ho attimi d’indecisione – errore grave sarebbe fuggire. Cammino in avanti con le mani fuori dalle tasche affinché si veda che sono disarmato, le mie gambe pesano ma attraverso la piazza. Mi pare di sentire una raffica gelata, no, cammino, esco dalla piazza, non mi hanno sparato, non si sono mossi, non li vedo più quegli uomini grigi, le mie gambe diventano leggere, corro, dopo me ne vado a passi veloci entrando in città zona centro. Le strade sono ancora deserte, a poco a poco arrivano gli sfollati dalle circostanti colline dove non c’è pericolo di bombardamenti. I tedeschi vogliono che gl’italiani lavorino per loro. Passano prigionieri italiani, sono giovanissimi, i nazisti hanno i fucili spianati.
[…]
Se dovessi vivere «piegato» la mia infelicità sarebbe mortale. È da qui che sempre nasce il coraggio della rivolta.
[…]
Occorre denunciare sino in fondo – questo è l’antifascismo di oggi.
Guido [Hess] Seborga, Occhio folle, occhio lucido, Spoon River, 2013

Offensiva contro le Valli di Lanzo .
La 1° settimana di settembre, dopo la battaglia di Ceresole e i rastrellamenti in Canavese, i nazifascisti con 10.000 uomini scatenano un’offensiva a Viù, Usseglio, Lemie, Ceres, Chiaves, dove tutte le Brigate garibaldine della zona, dopo essere state in linea oltre 10 giorni ed aver procurato al nemico centinaia di morti e feriti, si ritirano e svallano: molti i caduti, i feriti partigiani e i civili, con corvées da Forno vengono portati in salvo in Francia, con traversate drammatiche.
Il 5 Battaglia del Monte Soglio – Truppe corazzate nazifasciste con artiglieria attaccano a Forno i garibaldini della 49°, 77° e Manovra fino alla cappella del Bandito e della Neve, e dopo poche ore anche a Corio e Pian Audi, dove ci sono la 18° e 80°. A Pian Audi ci sono 3.000 uomini, compresi i valligiani senza tessera alimentare, c’è una sartoria per le divise, una calzoleria, la cucina, una panetteria: i civili smontano tutto e camminano per 4 notti per mettersi in salvo. I nazifascisti dopo giorni di combattimenti con gravi perdite, 300 morti e molti feriti, ricevuti rinforzi con carri amati, autoblinde e mitragliamento aereo, attaccano per la 4° volta il monte Soglio. Finalmente arriva un aviolancio degli Alleati, a cui ne seguiranno molti altri, di armi, munizioni e materiale ai partigiani, peccato che metà di questo lancio cada in zona nemica; i Partigiani sono costretti a sganciarsi in varie direzioni, subiscono 12 perdite e vari feriti: 3 catturati subiscono atroci torture e poi vengono fucilati a Pratiglione.
Il 4 a Castellamonte si installa il presidio della S. Marco; a Pont e Sparone la X MAS spadroneggia saccheggiando e imprigionando: continuano le diserzioni.
Alida Guglielmino, Venti mesi di lotta partigiana nel Canavese. 1943-1945, ed. in pr., aprile 2021

Estate 1944, gruppo partigiano a Usseglio, nelle valli di Lanzo [Centro di documentazione di storia contemporanea e della resistenza nelle Valli di Lanzo Nicola Grosa] – Fonte: e-review.it
[…] Per Mario Passoni gli anni della sua vita devono essere trascorsi intensi per averli dedicati a questa grande causa. Nacque a Valenza il 7 luglio 1892. Dopo aver conseguito la laurea in legge viene chiamalo alle armi, allo scoppio della prima guerra mondiale. Alla fine delle ostilità comprese l’inutilità di tale spargimento di sangue e di distruzioni; il popolo italiano era lasciato dopo tutto nel più completo disagio materiale e le sue istanze sociali erano abbandonate, in quanto la reazione si faceva strada. Mario Passoni si iscrisse al P.S. unitario e incominciò le sue lotte politiche. Anche quando il fascismo conquistò il potere, Passoni continuò la sua lotta: fu tra i primi a essere colpito per la sua attività antifascista. Nel 1929 venne arrestato e assegnato per due anni al confino di polizia nell’isola di Ponza. Al rientro a Torino gli venne resa difficile la vita e cosi anche la sua attività professionale. Fu stimato come avvocato civilista nell’ambiente forense torinese e non mancò di dare il suo aiuto a persone che ricorrevano a lui per gratuita assistenza in giudizio.
Alla caduta del fascismo, insieme a Martorelli, Amedeo, Acciarini e altri si poneva a capo di un movimento socialista di rinascita e fu uno dei fondatori del nuovo P.S.I.U.P.
Così alcuni mesi dopo lo vedemmo fra le prime bande partigiane in Val di Lanzo, quale Ispettore politico di collegamento fra il C.L.N. piemontese e le formazioni.
Scoperto dalla Gestapo dovette rifugiarsi nelle Langhe (Cuneo).
Fu successivamente organizzatore e membro del C.L.N. di Alessandria e dal gennaio 1945 rappresentante del P.S.I.U.P. nel C.L.N. della città di Torino.
Dopo la liberazione fu chiamato a far parte della Giunta regionale di Governo in rappresentanza del P.S.I.U.P. Alle elezioni amministrative del 1946 fu eletto Consigliere comunale e quindi rivestì la carica di Assessore allo Stato Civile. Nel 1951 venne rieletto Consigliere comunale e dal banco della minoranza municipale dette tutta la sua attività, fino a pochi giorni prima di lasciarci per sempre. Per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, affetto da una forma di enfisema polmonare contratta durante gli anni della prima guerra mondiale.
Mario Passoni è morto il 31 ottobre.
Nel periodo post-Liberazione, Mario Passoni, oltre alla sua attività di militante di partito, è stato condirettore del quotidiano «Sempre Avanti!» fino all’ottobre del 1948.
Ed era rappresentante dell’Istituto storico della Resistenza piemontese nel Consiglio nazionale del nostro Istituto. Il P.S.I. in occasione del grande raduno partigiano dell’ottobre 1954 ha decorato Mario Passoni con medaglia d’argento, a riconoscimento dei suoi meriti di politico e di resistente antifascista.
Domenico Zucàro, Ricordo di Mario Passoni, Tipografia Monzese, Monza, 20 Novembre 1954, ripubblicato in Rete Parri

[…] A me spetta un compito un po’ particolare: commemorare Luigi Passoni con il figlio Gianguido qui vicino non è una cosa facile, anche perché da qualcuno è stata definita la “dinastia dei Passoni” e in effetti questa famiglia, che vede qui tra i banchi della Sala Rossa Gianguido, ha offerto con continuità il proprio servizio per il bene della città e dei cittadini, mettendo a disposizione il proprio tempo, il proprio sapere, le proprie capacità, per una buona amministrazione della cosa pubblica. E così è stato per molto tempo, incominciando da Luigi, appassionato uomo politico dell’800; poi Pierluigi, membro del Comitato di Liberazione, primo Prefetto di Torino del dopoguerra, senatore dal 1968; suo fratello Mario, anch’egli membro del Comitato di Liberazione e poi Consigliere Comunale e Luigi stesso, che oggi ci riunisce in questa Sala. La Città, attraverso la Commissione Toponomastica, ha manifestato la sua riconoscenza ai fratelli Passoni intitolando loro la via Mario e Pierluigi Passoni, a dimostrazione del fatto che il legame tra questa famiglia e la Città di Torino non è un legame qualsiasi, ma è il frutto di una lunga e proficua frequentazione, che ha visto in questi banchi svolgere una parte importante della loro vita che poi ha determinato anche grandi scelte nella nostra città. […]
Giuseppe Castronovo (Presidente del Consiglio Comunale), Commemorazione di Luigi Passoni, Consiglio Comunale di Torino, 4 febbraio 2008

[…] «Nel Nord, i prefetti non vennero nominati dal governo centrale, bensì proposti da uno dei partiti della Resistenza, accettati dal CLN provinciale e nominati dal governatore militare alleato della provincia. I prefetti del Nord, quindi, non erano i rappresentanti del governo di Roma, ma del Comitato di Liberazione Nazionale che li aveva proposti. Il governo di Roma, di conseguenza, non aveva un controllo diretto sulle provincie del Nord, se non per il tramite dei governatori provinciali e regionali del governo militare alleato» (1)
Nelle sei province piemontesi, finita l’esperienza della Repubblica sociale italiana (2), dopo il 25 aprile 1945 l’assegnazione delle cariche pubbliche avvenne sulla base di accordi tra i partiti del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. A Torino come prefetto fu scelto un socialista (Pierluigi Passoni), a Cuneo un liberale (Guido Verzone), a Novara un socialista (Piero Fornara), a Vercelli un liberale (Giovanni Cantono Ceva), ad Asti un democristiano (Enzo Giacchero), ad Alessandria un azionista (Livio Pivano, sostituito a ottobre da Carlo Galante Garrone) (3).
Alcune brevi note biografiche sui nominati.
Pierluigi PASSONI
Nato a Valenza (Alessandria) nel 1894, ragioniere, aderì al partito socialista nel 1917. Cognato di Giuseppe Romita, a causa delle posizioni apertamente ostili al regime fascista nel 1927 fu arrestato «per soccorso rosso e diffusione di stampa clandestina» ma prosciolto un anno dopo dal Tribunale speciale (4).
Il fratello Mario, avvocato, fu arrestato nel marzo 1929 e confinato a Ponza. Sino alla caduta di Mussolini i Passoni furono a Torino un sicuro punto di riferimento per ogni iniziativa antifascista. Dopo l’8 settembre 1943 entrarono nelle file della Resistenza e Pierluigi, quale membro del comitato di liberazione regionale, fu attivissimo nel servizio informazioni, nello scambio di prigionieri e nel reperimento di risorse finanziarie. Compì anche un’inchiesta per accertare che fine avessero fatto molti milioni appartenuti all’intendenza della 4ª armata dissoltasi dopo l’armistizio.
Prefetto di Torino per dieci mesi, come gli altri prefetti della Liberazione cessò dalle funzioni il 1° marzo 1946. In seguito Passoni fu presidente dell’azienda telefonica Stipel e consigliere comunale. Eletto senatore nel 1963 aderì al Psiup. Ricoprì anche la carica di presidente dell’Anpi provinciale, morendo a Torino nel 1969 (5).
(1) R. FRIED, Il prefetto in Italia, Milano 1967, p. 192.
(2) Nella Rsi gli ultimi capi della provincia (nuova denominazione dei prefetti), tutti esponenti del partito fascista repubblicano, erano stati: Emilio Grazioli (Torino), Antonio Galardo (Cuneo), Alberto Zaccherini (Novara), Michele Morsero (Vercelli), Cesare Augusto Carnazzi (Asti), Mario Piazzesi (Alessandria).
(3) Nel necessario bilanciamento tra i diversi partiti, il posto di questore fu attribuito a Torino a un azionista (Agosti), a Cuneo a un comunista (Roggero), a Novara a un liberale (Tacchella), a Vercelli a un azionista (Avogadro di Collobiano), ad Asti a un altro azionista (Pastorino), ad Alessandria a un socialista (Punzo). Con analoghe modalità furono scelti sindaci, presidenti delle provincie, provveditori agli studi.
(4) «Antifascisti nel casellario politico centrale », 14 (1993), p. 170 sg.
(5) Enciclopedia dell’antifascismo e della resistenza, IV, Milano 1984, p. 457; Aspetti della Resistenza in Piemonte, Torino 1977, ad indicem; M. GIOVANA, La Resistenza in Piemonte: storia del CLN regionale, Milano 1962, ad indicem; G. CARCANO, Torino antifascista: vent’anni di opposizione 1922-1943, Torino 2005, pp. 75-79; Storia del movimento operaio, del socialismo e delle lotte sociali in Piemonte, III, Bari 1980, pp. 231, 239, 435.
Redazione, I Prefetti della Liberazione in Piemonte, Nuova Atlantide, 6 aprile 2015

“Allora chi non aveva armi? – ha detto l’ex militante socialista Luigi Passoni <1 – Tutti i partiti in parallelo all’organizzazione politica, disponevano di una struttura militare. Parlo per quel che so. Ero socialista e da noi c’erano responsabili di zona provinciali, regionali e nazionali che si occupavano della struttura armata, pronta ad intervenire qualora se ne fosse presentata l’occasione. Non è successo nulla, e le armi non sono state usate. Posso aggiungere che il responsabile nazionale della struttura era Fausto Nitti <2, valoroso comandante partigiano, nipote dello statista, ed il coordinatore centrale, il vicesegretario del partito, Foscolo Lombardi <3. Questa struttura rimase in piedi fino alla vigilia del referendum, o poco dopo. Poi si sciolse <4. Certo è che di armi ne circolavano. Erano state consegnate soltanto in parte, altre le avevamo tenute un po’ tutti perché si avvertiva un’esigenza di autodifesa nei confronti di uno Stato ancora fragile”<5.
Lo scambio di lettere dattiloscritte tra Corrado Bonfantini <6 e Rodolfo Morandi <7 – ora conservato, in copia per le lettere di Bonfantini e in originale (firmata a penna e con alcune correzioni di pugno) per la lettera di Morandi, alla Fondazione “Anna Kuliscioff” di Milano – è stato reperito da Guido Polotti a Milano nella casa di Marilena Dossena, che di Bonfantini è stata a lungo la compagna, e ha per tema principale proprio la struttura militare del Psiup cui ha accennato Luigi Passoni. […]
1 Luigi Passoni (Torino, 29 dicembre 1926) fu staffetta partigiana del Comando formazioni mobili “Matteotti”, operante a Torino e sulla collina torinese. Dopo la Liberazione fu iscritto al Partito socialista di unità proletaria. Nel 1951-53 fu dirigente nazionale del Movimento giovanile socialista, poi membro del Comitato centrale del Psi (1955) e deputato per la circoscrizione Brescia-Bergamo dal 1958 e nelle due successive legislature. È stato anche vicesindaco di Torino.
2 Fausto Francesco Nitti (Pisa, 2 settembre 1899 – Roma, 28 maggio 1974), fu uno dei fondatori del Partito d’azione dal quale si staccò nel 1937 per entrare nel Partito socialista. Durante la guerra di Spagna fu comandante di un gruppo di anarchici catalani e successivamente di un gruppo di artiglieria. Ferito nel 1939, rientrò in Francia, dove fece parte del gruppo “Berteaux”, uno dei primi nuclei di resistenti, come dirigente del dipartimento dell’Alta Garonna. Arrestato nel ’41 dal governo di Vichy, condannato all’ergastolo, nel 1944 fuggì dal treno che lo deportava in Germania e riprese la lotta clandestina nel maquis. Rientrato in Italia ebbe importanti incarichi nel Psi e nell’Anpi, dirigendo fino alla morte “Patria indipendente”. Come vedremo, Nitti sostituì nell’incarioo di responsabile dell’Ufficio “D” Corrado Bonfantini.
3 Foscolo Lombardi, nato a Firenze il 15 maggio 1895, fu tra coloro che, il 23 agosto 1943, ricostituirono il Psi a Firenze. Durante la guerra di liberazione fu segretario del Comitato toscano di liberazione nazionale e riuscì nella primavera del ’44 a creare una piccola formazione militare socialista a Firenze, divenuta di quattrocento uomini, divisi in tre compagnie, all’inizio dell’insurrezione. Divenne vicesegretario del Psiup nel dicembre ’45 e venne riconfermato sino al gennaio 1948.
4 Si allude ovviamente all’Ufficio “D”, perché – come testimonia oltre Franco Vittorio – l’organizzazione armata socialista di fatto rimase in piedi sino al ’48.
5 Si veda in Beppe Minello, Fabbriche come arsenali, in “La Stampa”, 12 settembre 1990.
6 Corrado Bonfantini (Novara, 22 febbraio 1909 – Imperia, 9 agosto 1989), uno dei fondatori nel gennaio 1943 del Movimento di unità proletaria per la repubblica socialista, che nonostante gli sforzi suoi e di Lelio Basso rimase circoscritto all’Italia settentrionale e in particolare alla Lombardia. Esso si fuse nell’agosto ’43 con il Partito socialista italiano, dando luogo al Partito socialista italiano di unità proletaria, della cui direzione Bonfantini fece parte, divenendo durante la guerra di liberazione membro dell’esecutivo del partito nell’Italia occupata ed infaticabile organizzatore e comandante delle brigate “Matteotti”. Un approfondimento della figura di Bonfantini è costituito da Cesare Bermani, Il “rosso libero”. Corrado Bonfantini organizzatore delle Brigate “Matteotti”, Milano, Fondazione “Anna Kuliscioff”, 1995.
7 Rodolfo Morandi (Milano, 30 luglio 1902 – Milano, 26 luglio 1955), fece parte anch’egli della prima direzione del Psi ricostituito e divenne membro dell’esecutivo del Psiup nelI’Italia occupata, venendo nominato il 23 aprile 1945 presidente del Clnai. Esponente della sinistra del partito, ne divenne il segretario nel dicembre 1945, carica mantenuta sino all’aprile 1946. Per ulteriori notizie si veda Aldo Agosti, Rodolfo Morandi. Il pensiero e l’azione politica, Bari, Laterza, 1971.
Cesare Bermani, L’Ufficio difesa del Psiup e la riorganizzazione delle brigate “Matteotti” (1945-1946), Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli, “l’impegno”, anno XVI, n. 2, agosto 1996