Sogno sostenne che per la nomina di Cadorna fu basilare il suo intervento

Edgardo Sogno – Fonte: Wikipedia

Il governo del Sud, monarchico e conservatore, nutriva una certa diffidenza nei confronti del movimento di liberazione del Nord, egemonizzato dai partiti di sinistra. E va qui inserita un’analisi sui rapporti tra servizi italiani e quelli britannici (SOE) e statunitensi (OSS). Peter Tompkins (che dell’OSS fu uno dei membri più importanti ed attivi) afferma che la politica britannica era favorevole alla ristabilizzazione di una monarchia liberale in Italia e voleva impedire che in Italia vi fosse un vero e proprio cambiamento dovuto al fatto che la Resistenza al Nord era sempre più politicamente orientata a sinistra; temendo una ripetizione della situazione greca, le autorità britanniche decisero di sostenere esclusivamente la Resistenza militare e monarchica (le formazioni autonome del generale Cadorna) e pertanto il SOE prese contatti con i servizi del Regno del Sud: il SIM con i suoi residuati fascisti. Churchill inviò a Brindisi uno “sciame di servizi segreti” che però non essendo ancora disposti a recarsi oltre le linee si appoggiarono al SIM, su disposizione di Alexander [42]. A Brindisi Badoglio cercò di convincere gli inglesi che la resistenza nell’Italia occupata dai tedeschi era organizzata in gran parte da personale del disciolto esercito regolare con il quale i monarchici affermavano di essere in contatto grazie a un canale radio segreto del SIM. Badoglio e il re con l’arma del SIM intendevano impedire la formazione di un movimento armato antifascista nell’Italia occupata dai tedeschi, per mantenere solo quello che richiedevano gli inglesi, cioè “piccoli gruppi di agenti adibiti unicamente ad operazioni di sabotaggio e di ricerca di informazioni militari”: in pratica la Special force creata dall’Intelligence service [43]. A questo scopo fu “organizzata l’operazione Boykin (…) che dimostra come la preoccupazione degli inglesi fosse quella di proteggere il CLN dai pericoli che potevano venire dai tedeschi (in grado di infiltrarvi loro uomini) e dai comunisti, quando si pensò che stessero tramando contro il CLN stesso” [44]. Ed il maggiore Malcolm Munthe del SOE, che era in contatto con esponenti del Partito d’Azione, non poté continuare la collaborazione con essi perché il il SIM badogliano impediva contatti con esponenti della resistenza che non fossero monarchici, e questo aprì le porte dell’OSS nei confronti dei resistenti italiani. Il governo statunitense, avendo come progetto politico per l’Italia una democrazia simile a quella USA, non aveva (almeno all’inizio) preclusioni nei confronti dei partiti di sinistra (erano così considerati sia il Partito comunista sia il Partito d’Azione) e quindi l’OSS diede vita all’ORI (Organizzazione Resistenza Italiana) che prese contatto con il CLN di Parri e Solari. Il dirigente era Raimondo Craveri Mondo (genero del filosofo Benedetto Croce), che incaricò il tenente medico di Marina Enzo Boeri Giovanni di creare una struttura informativa a Milano (missione Apricot Salem). Ad un certo punto nell’OSS si creò una situazione paradossale: la sezione da cui dipendeva l’ORI stava lavorando per armare e sviluppare un ampio movimento di resistenza nel Nord al fine di gettare le basi della democrazia in Italia, mentre l’X-2 (il controspionaggio) era occupato a salvare e riorganizzare forze clandestine fasciste con le quali contrastare la minaccia di una presa di potere dei comunisti nell’Italia liberata [45]. Da luglio 1944 il comando del Corpo Volontari della Libertà (CVL) fu composto da Parri, Longo e, su insistenza dei servizi britannici, dal generale Cadorna come consigliere militare, per tenere sotto controllo la Resistenza di sinistra inserendo persone gradite ai servizi britannici (monarchici e liberali) nella dirigenza. Sogno sostenne che per la nomina di Cadorna fu basilare il suo intervento […]

[42] P. Tompkins, op. cit., p. 42 [Peter Tompkins, L’altra Resistenza. Servizi segreti, partigiani e guerra di liberazione nel racconto di un protagonista, Il Saggiatore, 2009]
[43] P. Tompkins, op. cit., p. 42 e seguenti.
[44] T. Piffer, “Il banchiere della Resistenza”, Mondadori 2005.
[45] Il “principe nero” Valerio Pignatelli di Cerchiara organizzò la resistenza fascista nell’Italia liberata (la Guardia ai Labari) e tenne i contatti tra la RSI a Roma ed i fascisti rimasti al Sud; creò una rete in Calabria e collegamenti con la Sicilia tramite elementi della Decima Mas e la “banda” di Salvatore Giuliano. Sua moglie, la principessa Maria Elia Pignatelli, inviata a Roma nell’aprile 1944 dall’agente dell’OSS Paul Poletti per avvicinare i resistenti nella capitale, prese invece subito contatto con i nazifascisti (addirittura Mussolini), come dichiarò Herbert Kappler; successivamente entrò a far parte della rete di stay behind nazista Ida Netz (cfr. Ennio Caretto, “La Gladio delle SS: distruggere l’Italia liberata”, Corriere della Sera 13/8/01, e G. Casarrubea, http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/interlinea13.html).

Claudia Cernigoi, Alla ricerca di Nemo. Una spy- story non solo italiana,  La Nuova Alabarda e la Coda del Diavolo, supplemento al n. 303, Trieste, 2013

Fin dal settembre 1943 l’ORI collaborò alla spedizione della prima missione alleata (Law) nel Nord. Trasportata da un sottomarino e diretta a Lavagna in Liguria, essa era guidata da un nipote di Matteotti, Guglielmo (Minot) Steiner, e comprendeva Fausto Bazzi e Guido De Ferrari. Alla missione si aggiunsero poi Piero Caleffi del PDA di Genova e altri, tra cui il radiotelegrafista Giuseppe Cirillo che più tardi proseguì la sua attività presso la direzione milanese della Resistenza. Nell’ottobre l’ORI di Craveri stabilì un contatto radio con il servizio informazioni clandestino della Otto, appena organizzato a Genova da Ottorino Balduzzi, sostenitore a quell’epoca del PDA. […] Parri fu in grado di servirsi frequentemente dei servizi della Otto e di comunicare grazie a essa con gli Alleati. Sia l’ORI che le SF si servirono in seguito regolarmente del servizio informazioni della Franchi che le succedette, istituito da Edgardo Sogno e da altri autonomi. ANPI Brindisi

Inediti documenti, provenienti dai National Archives di Londra 1 che riguardano l’arruolamento di agenti italiani per il Soe (Special Operations Executive) danno nuova luce alle fonti orali, raccolte in questi anni, rivelando una realtà variegata e complessa, in cui il coraggio e la diplomazia cementarono la lotta al nazifascismo, ma lasciarono emergere alcune ambiguità.
Intorno alla “Franchi” si formò un intreccio di collegamenti che ebbe come esito l’invio di esperti sabotatori paracadutati e promosse lanci di sten parabellum, divise, radio sia per le bande partigiane di pianura sia per quelle delle colline 2.
Nel primo periodo, dall’aprile all’agosto del 1944, si predisposero campi per i lanci che avrebbero dovuto essere effettuati secondo la tecnica dell’aviorifornimento, si organizzarono squadre per atti di sabotaggio e per operazioni speciali, si strinsero legami con le formazioni autonome locali, il Comando militare regionale piemontese (Cmrp) e la Svizzera.
Sogno, di propria iniziativa, con un ristretto gruppo di resistenti, procurò sedi protette e mise a disposizione veicoli, rifornimenti e documenti per sfuggire al controllo nemico.
«Certamente l’Of fu una rete, diramata, quasi come l’odierna internet, allo scopo di liberare l’Italia dal nazifascismo», mi spiegò il professor Filippo Barbano 3 nell’agosto 2004.
Anche il Soe inviò propri agenti in Piemonte con strumentazioni per le trasmissioni clandestine e per i sabotaggi; lo stesso fecero il Servizio informazioni militari (Sim) e l’American Office of Strategic Service (Oss).
1 The National Archives di Kew Gardens, Londra (d’ora in poi TNA). La documentazione del Soe, in lingua inglese, riguarda Luigi Pozzi, alias “Neve”, in ref. HS 9/1206/7 – C515781. L’agente, nato a Milano nel 1912, morì a Segrate nel 1990. Dall’analisi del fascicolo emergono una complicata trama dei collaboratori della Resistenza e pure una difficile lettura del periodo; le carte sorvolano sui fatti di sangue avvenuti nell’area di Crescentino, in quanto non
influenti sulla strategia generale degli Alleati. L’Esecutivo Operazioni speciali era un’organizzazione segreta inglese, nata nel 1940; in Italia operò dall’8 settembre 1943 con sabotaggi e incursioni dietro le linee tedesche. La rete di agenti sparsi in Europa era stata incaricata di sfruttare il ruolo dei gruppi di resistenza, presenti in ogni paese occupato, per favorire e coadiuvare le operazioni militari decise dall’Alto Comando interalleato. In Italia è nota con
il nome di Number 1 Special Force e seguì le varie formazioni partigiane. Il Sim, citato in seguito nell’articolo, fu l’intelligence militare italiana dal 1925 al 1945, mentre l’Oss fu il servizio segreto statunitense operativo dal 1942 alla fine della guerra.
2 Sogno definì l’Organizzazione Franchi «un’organizzazione militare autonoma, in collegamento diretto con gli Alleati e col comando italiano del Sud […]. Possono far parte appartenenti a qualsiasi partito antifascista o anche militari non iscritti a partiti purché sentano il dovere di battersi contro i tedeschi e la Repubblica Sociale, ma occorre in ogni caso che se questa volontà di battersi esista e si basi su un motivo morale o politico essendo la nostra una guerra di volontari». EDGARDO SOGNO, La Franchi, storia di un’organizzazione partigiana, Bologna, Il Mulino, p. 102. Ribadì, che la “Franchi” era una sua concezione e non del servizio britannico, anzi, collegando fra loro le varie unità operative, si staccò dai principi di sicurezza delle missioni alleate. Le attività svolte (a partire da aprile ’44) furono: addestrare gruppi di sabotatori, accogliere le richieste provenienti dalle formazioni e organizzare campi per ricevere i lanci.
3 Filippo Barbano (Vignale Monferrato, Al, 1922 – Torino, 2011), pioniere degli studi sociologici in Italia, insegnò per oltre un quarantennio all’Università di Torino, contribuendo alla fondazione della Facoltà di Scienze politiche. Di formazione cattolica, vicino agli ideali di “Giustizia e Libertà”, fu sottotenente di cavalleria; negli anni della guerra, ancora studente, era sfollato a Crescentino. Si unì ai partigiani autonomi della divisione “Monferrato” dal 17 luglio al 30 dicembre ’44; arrestato e poi rilasciato, entrò dal marzo 1945 nella XI divisione autonoma “Patria” e collaborò con la Special Force. Intervista: agosto 2004.

Marilena Vittone, “Neve” e gli altri. Missioni inglesi e Organizzazione Franchi a Crescentino, “l’impegno”, n. 2, dicembre 2016, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia

In questo schema di “regolarizzazione” dei vertici del CLN, nel novembre 1944, in concomitanza con la missione al Sud dei dirigenti Sogno, Parri, Pizzoni e Pajetta (che dovevano accordarsi con il governo del Sud per il proseguimento della Resistenza nell’Italia di Salò), il comandante di stato maggiore di Cadorna, Vittorio Palombo (già referente della Missione Oro che riceveva gli ordini da De Han e da Agrifoglio), insistette per sostituire Enzo Boeri, che si trovava al comando del servizio informativo del CLN, con l’agente della Calderini e suo uomo di fiducia Aldo Beolchini Bianchi [46], più gradito ai britannici, Beolchini fu però arrestato l’8/2/45 e Boeri mantenne l’incarico fino al suo arresto avvenuto il 27/3/45 [47]. A questo progetto si ribellò Fermo Solari, che faceva le veci di Parri, ed anche il maggiore Argenton fu solidale con Boeri. Fu deciso di rinviare ogni decisione fino al rientro di Parri, che però fu arrestato il 2/1/45, un paio di giorni dopo il suo ritorno a Milano. Il 2 febbraio Edgardo Sogno tentò un colpo di mano per liberarlo ma fu arrestato a sua volta, e l’8 febbraio furono arrestati Palombo e Beolchini. Di conseguenza il servizio informativo rimase in mano a Boeri fino al suo arresto avvenuto il 27 marzo, poi gli subentrò Tullio Lussi Landi (un docente dell’Università di Trieste), che poi si trovò con il Comando piazza del CVL nei giorni dell’insurrezione di Milano. Sulle circostanze di questo arresto vi sono versioni contrastanti che andiamo ad analizzare. La prima è quella che riportano Fucci e Tompkins [48] e che deriva dalle dichiarazioni del dottor Ugo, al secolo Luca Osteria, “un agente dell’OVRA coinvolto in un ambiguo doppio gioco con i partigiani” [49]: intervistato nel 1983, aveva asserito che all’arresto di Parri erano presenti due agenti britannici collaboratori di Sogno: Teresio Grange Catone e Riccardo De Haag Fausto.

[46] Agente della Calderini, organizzatore della “Rete TCB” (cioè Tenente Colonnello Beolchini o Bianchi).
[47] Boeri fu liberato in aprile con un colpo di mano; nel dopoguerra fu docente ordinario di fisiologia all’Università di Ferrara.
[48] Franco Fucci, “Spie per la libertà”, Mursia 1983, p. 333-334 e P. Tompkins, op. cit., p. 324-325.
[49] E. Mannucci, “Parri e il misterioso Tulipano”, Corriere della Sera 31/5/05.

Claudia Cernigoi, Op. cit.

Nei rapporti con la resistenza partigiana, i britannici mantennero comunque fino a tutto il 1944 una posizione di leadership rispetto agli americani, attraverso lo Special Operations Executive (SOE), organizzazione creata nel 1940 specificamente per sostenere i movimenti antinazisti, concorrente e rivale dello statunitense Office of Strategic Services (OSS), che era invece un servizio segreto tuttofare, essendo gli americani neofiti rispetto ai britannici nelle cover operations. <5
Quanto alle preoccupazioni per la situazione in Italia settentrionale al momento del crollo tedesco, l’incubo peggiore era il manifestarsi anche in Italia di quella che sarebbe stata definita, dal dicembre 1944, una “situazione greca”, con riferimento all’insurrezione scatenata dai partigiani comunisti ellenici al momento della liberazione e repressa dalle truppe britanniche, dopo che Churchill era stato costretto ad accorrere ad Atene il giorno di Natale. Senza arrivare a questo, preoccupavano i rischi di un dualismo tra governo legittimo di Roma e CLNAI, l’anarchia, le violenze e la “terra bruciata” che i tedeschi avrebbero potuto fare al loro ritiro, distruggendo infrastrutture ed impianti industriali.
A rassicurare contro una situazione rivoluzionaria non era certo sufficiente la presenza al vertice del Corpo Volontari della Libertà di un Generale del Regio Esercito, Raffaele Cadorna, che il 12 agosto 1944 era stato paracadutato in Val Cavallina, accompagnato dal maggiore britannico Oliver Churchill, non parente del Premier, dal Tenente della Regia Guardia di Finanza Augusto De Laurentis e dal radiotelegrafista Delle Monache. In realtà l’assunzione del Comando da parte di Cadorna era stata molto travagliata, poiché i partiti di sinistra erano disposti ad accettare un “consulente” militare, non un vero Comandante. Il 4 dicembre si era arrivati ad una soluzione che prevedeva una struttura con Cadorna comandante, il comunista Longo e l’azionista Parri vice-comandanti, un socialista Capo di Stato Maggiore, un liberale ed un democristiano vice capi di Stato Maggiore; inoltre il Comando era responsabile verso il CLNAI e doveva operare «collegialmente con parità di diritti di tutti i suoi componenti». Cadorna accettò malvolentieri tale struttura “lottizzata”, ed il 22 febbraio 1945 si dimise, protestando di non «poter svolgere il compito di Comandante neppure in materia strettamente tecnico-militare». Il 10 marzo fu trovata una formula di compromesso per ottenere il ritiro delle dimissioni, alla vigilia dei colloqui di Cadorna con gli alleati a Berna. Lione e Caserta in vista della fine della guerra. Va rilevato che gli anglo-americani non cercarono di imporre la nomina di Cadorna, ma attesero che essa ottenesse il consenso il più possibile sincero di tutti i partiti e avvenisse nel quadro di un accordo che sancisse sia la non-contrapposizione del CLNAI al legittimo governo italiano sia la subordinazione del movimento partigiano alle direttive del Comandante supremo alleato. <6
Un accordo in tal senso era stato firmato a Roma il 7 dicembre 1944 dal Comandante Supremo Alleato nel Mediterraneo, Sir Henry Maitland Wilson, e dalla delegazione del CLNAI, composta da Pizzoni, Pajetta, Parri e Sogno. In cambio di un implicito riconoscimento del CLNAI come organo dirigente della resistenza e di un regolare finanziamento mensile 160 milioni di lire, si stabiliva che il CVL avrebbe eseguito tutte le istruzioni del Comando in capo alleato. Al momento del ritiro tedesco, il CLNAI si sarebbe prodigato «per mantenere la legge e l’ordine» ed all’atto dell’insediamento del Governo Militare Alleato avrebbe ad esso rimesso tutte le cariche ed i poteri assunti in precedenza, mentre i membri del CVL s’impegnavano ad ubbidire ad eventuali ordini alleati di smobilitazione e consegna delle armi. Con un successivo accordo del 26 dicembre il CLNAI s’impegnò anche a riconoscere il governo di Roma come unica autorità politica legittima in Italia. La delegazione del CLNAI ricevette dagli alleati assicurazioni verbali che per le amministrazioni locali sarebbe stata «data la preferenza e [sarebbero state] senz’altro accettate le persone regolarmente e unanimemente designate dai CLN». La Commissione Alleata raccomandò di scegliere uomini che non facessero «della politica, ma solo dell’amministrazione, onesta, competente e imparziale; in particolare gli alleati si espressero con molta minore apertura verso le designazioni dei CLN alle cariche di questore ed in genere riguardanti la polizia. Di fatto, in quasi tutti i casi, il Governo Militare Alleato confermò le nomine amministrative fatte dai CLN prima del suo insediamento […] In tutta l’Italia Settentrionale i comandi della Guardia di Finanza presero allora contatto con la Resistenza, agevolati anche dal processo di istituzionalizzazione grazie al quale i Comitati di Liberazione Nazionale, diffusi sul territorio, assunsero la veste di rappresentanti del potere legittimo nei territorio occupato, e la stessa componente militare prese forma unitaria con la costituzione, il 19 giugno, del Corpo Volontari della Libertà, del quale il generale Cadorna, lanciato in agosto in Val Cavallina, riuscirà in novembre ad assumere il comando.
Noi sappiamo oggi che l’organizzazione del C.V.L., con i suoi comandi regionali, settoriali e di piazza, era poco più che un apparato formale, poiché le formazioni partigiane continuarono in realtà a riconoscersi soprattutto nei loro referenti politici, ma la sua esistenza bastò ad appagare la mentalità legalitaria degli ufficiali e dei sottufficiali responsabili dei reparti della Guardia di finanza.
Il generale Cadorna era accompagnato da un ufficiale dei Corpo, il tenente Augusto de Laurentiis, che riuscì rapidamente a stabilire il contatto con il comando della legione di Milano, destinato da quel momento ad assumere una posizione centrale anche in virtù della coesistenza nel capoluogo lombardo delle sedi clandestine del C.L.N.A.I. e del comando generale del C.V.L..
I reparti della Guardia di Finanza operarono in seguito in collaborazione con i C.L.N., mettendo a disposizione le possibilità di collegamento e di supporto offerte dall’organizzazione di comando, dalla relativa libertà di movimento e dalla pur limitata disponibilità di mezzi di trasporto, di sedi di copertura e di materiali di vestiario e di equipaggiamento. Si giunse persino a realizzare, nella sede del comando di legione, un laboratorio per la produzione di documenti falsi, collegato all’organizzazione clandestina “Franchi”, di cui si giovarono alcuni esponenti di rilievo della Resistenza, come Sogno, Lombardi e Valliani.
5 Sul tema cfr. M. de Leonardis, La Gran Bretagna e la resistenza partigiana in Italia (1943-1945), Napoli, 1988, e H. L. Coles-A. K. Weinberg, Civil Affairs: Soldiers Become Governors, Washington, 1964, cap. VI.
6 Cfr. de Leonardis, La Gran Bretagna e la resistenza partigiana…, cit., pp. 224-42 e 348-53; R. De Felice, Mussolini l’alleato 1940-1945, II, La guerra civile 1943-1945, Torino, 1997, pp. 235-244.
Prof. Massimo De Leonardis, GLI ALLEATI E LA LIBERAZIONE DELL’ITALIA SETTENTRIONALE, La Guardia di Finanza nella Resistenza e nella Liberazione di Milano, Atti del convegno organizzato dal Museo Storico della Guardia di Finanza, Sala Alessi – Palazzo Marino, Milano, 26 aprile 2005

[…] il conte Edgardo Sogno Rata del Vallino, già volontario franchista nella guerra di Spagna, che era stato “partigiano”, o, meglio, agente inviato dal SIM nell’Italia del Nord per organizzare la resistenza monarchica ed anticomunista. Paracadutato in Piemonte nell’ambito di una delle missioni della Nemo (la struttura che faceva capo alla Sezione Calderini del SIM), dopo varie traversie, contatti, collegamenti, azioni fortunose e travagliate, spesso in disaccordo col comandante della missione, il maggiore Maurice Page, ma supportato da John Mc Caffery (il Rossi del SOE, insediato in Svizzera), Sogno diede vita alla Franchi che definì “un’organizzazione militare autonoma, in collegamento diretto con gli Alleati e con il Comando italiano del Sud” <61.
Sogno rappresentò il Partito liberale all’interno del CLNAI, alternandosi con Mario Argenton <62 dato che i due furono arrestati e liberati a fasi alterne e fu anch’egli decorato con la Bronze star, come Motta e Fumagalli.
Anticomunista sfegatato, negli anni ‘50 Sogno diede vita al movimento Pace e libertà del quale fece parte anche il provocatore Luigi Cavallo, che tra il 1939 ed il 1942 aveva vissuto a Berlino dopo avere vinto una borsa di studio per “perfezionarsi nel tedesco”.
60 Intervista a Sogno in Panorama, 21/12/90.
61 E. Sogno, “Guerra senza bandiera”, Il quaderno democratico 1971, p. 191.
62 Argenton fu il promotore delle formazioni autonome del CVL (la resistenza militare anticomunista) e vice capo di stato maggiore del CVL; fu lui a prendere in consegna a piazzale Fiume a Milano il 25 aprile Borghese, al quale i servizi statunitensi avevano garantito l’incolumità.
Claudia Cernigoi, La strategia dell’alta tensione, dossier n. 50 de “La Nuova Alabarda”, Trieste, 2014, Supplemento al n. 322 – 13/10/14 de “La Nuova Alabarda e la Coda del Diavolo”

Edgardo Sogno Rata del Vallino, torinese di discendenza nobile, nacque nel 1915. Divenne ufficiale di cavalleria e frequentatore degli ambienti liberali fedeli a Casa Savoia. Questa fedeltà monarchica, diceva, lo mantenne immune dall’influenza fascista, sostenendo che durante il regime il re rappresentava ancora lo Stato al di sopra della politica, così come facevano i corpi a lui direttamente collegati (i Carabinieri Reali, la Guardia di Finanza ecc.) <316. Tuttavia decise di arruolarsi come volontario per la Guerra di Spagna con il Corpo Truppe Volontarie a fianco dei nazionalisti, giustificando anni dopo la sua scelta come frutto dello spirito di avventura e come difesa della «Civiltà europea», minacciata da una probabile vittoria comunista nel campo repubblicano <317.
Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale partecipò a cospirazioni di corte per rovesciare Mussolini, ma nel frattempo per le ragioni di cui sopra, chiedeva di partire per il fronte russo <318.
Ciò non accadde e dopo l’8 Settembre 1943 fu impegnato attivamente nella Resistenza compiendo missioni che gli conferirono grande prestigio. Lui si autodefiniva come uomo impulsivo e d’azione contrapponendosi all’attendismo di molti suoi amici liberali <319. Si mise a capo di una formazione partigiana, la “Franchi”, che fungeva da organizzazione di collegamento con i servizi segreti alleati. In essa militavano personaggi di diverso colore politico, anche di sinistra. Riceveva finanziamenti da diversi grandi industriali tra cui dirigenti della FIAT e della Pirelli. In seguito affermò che il suo più grande errore durante quel periodo era stato proprio la collaborazione con i comunisti che credeva cambiati dall’esperienza della Resistenza, divenuti democratici. Disse di essersi accorto dello sbaglio alla fine della guerra, comprendendo che il loro vero obiettivo era la rivoluzione <320. A sua detta l’assenza del suo nome, protagonista di primo piano e medaglia d’oro, dai libri è colpa della storiografia italiana che avrebbe imposto una visione dove «la resistenza o è comunista, o è filocomunista, o non è» <321.
[NOTE]
316 E. Sogno, A. Cazzullo, Testamento di un anticomunista, Milano, Mondadori, 2000, p.15
317 Ivi, p.20
318 Ivi, p.35
319 Ivi, pp.52-54
320 Ivi, pp.59-60 e 39-40
321 Ivi, p.64
Alberto Libero Pirro, La “maggioranza silenziosa” nel decennio ’70 fra anticomunismo e antipolitica, Tesi di Laurea Magistrale, Università La Sapienza Roma, Anno Accademico 2013-2014

 

Abbiamo più volte parlato della Franchi di Edgardo Sogno, ma il futuro aspirante golpista, già volontario franchista nella guerra di Spagna (che nella sua autobiografia sostiene che il suo “diretto superiore” a Brindisi, colui al quale si offrì di essere paracadutato al Nord, era il tenente colonnello De Francesco [252], cioè il vice di Agrifoglio nel SIM) iniziò la propria attività di resistenza nella missione Loam, una delle prime missioni di Nemo, zona di attività Piemonte, assieme a Federico Sircana (erroneamente riportato come Surcana nel documento) e Luigi Bovati. Paracadutati nel biellese nel dicembre 1943, i tre persero l’apparecchio radio durante il lancio e si trovarono sbandati, ma Sogno riuscì a tornare alla propria abitazione ed a prendere contatto con diverse persone che già conosceva.
Scrive Cavalleri che “nel corso del lavoro di queste 300 missioni (organizzate dal SOE) si formò, a causa della perdita della radiotrasmittente, una formazione autonoma, la Franchi di Edgardo Sogno”; all’interno di questa operava la missione Spring, composta dal guardiamarina Carlo Milan Augusto ed il radiotelegrafista Bruno Bartoli Nello, sbarcati presso Levanto (Liguria) il 24/4/44 e poi stabilitisi a Torino con incursioni in Liguria e nel Veneto. La missione Spring si trova nell’elenco delle missioni di Nemo e Milan a Genova prese successivamente accordi con un sottotenente della Decima, Roberto Adorni, che collaborò alla missione con il nome di Pancino [253].
Mentre era in attesa di riattivare la trasmittente della Loam, Sogno prese contatti con l’organizzazione Otto di Genova, che aveva al proprio attivo diversi mesi di lavoro che avevano fruttato buoni risultati sia dal punto di vista organizzativo che economico. Fu il 31/3/44, proprio il giorno in cui Sogno aveva un contatto con la Otto, che le SS riuscirono ad arrestare quasi tutti i membri dell’organizzazione. Furono arrestati anche Sogno ed un altro agente del SIM Alberto Li Gobbi, che Sogno aveva conosciuto al campo di addestramento di Algeri e che era stato paracadutato al Nord nello stesso periodo [254]: Sogno riuscì ad evadere aiutato da Li Gobbi, che però scelse di non fuggire, sia per coprire Sogno, sia perché non voleva che i nazifascisti si vendicassero sul fratello Aldo che era stato fatto prigioniero nella stessa circostanza, non sapendo che il giovane era già stato ucciso. Evase dal carcere di Marassi il 30/7/44 e si unì ad uno dei Gruppi di combattimento del Legnano che operava nella zona del Chianti.
Dopo varie traversie, contatti, collegamenti, azioni fortunose e travagliate, spesso in disaccordo col maggiore Page ma supportato da John Mc Caffery (l’ufficiale britannico di collegamento col CVL insediato in Svizzera), Sogno diede vita alla Franchi che definisce “un’organizzazione militare autonoma, in collegamento diretto con gli Alleati e con il Comando italiano del Sud” [255]. Del nucleo primario facevano parte Gianfrancesco Stallo Gianchetto [256], Riccardo Banderali Nicola, Ferdinando Prat, Paolo Brichetto, Uberto Revelli Osvaldo, Piero Roggero Gabrio e Teresio Grange Catone; l’organizzazione era strutturata in sei gruppi, a Torino, Milano, Genova, Venezia, Biella e Oltrepò Pavese [257].
Catone era diventato capo delle trasmissioni dell’organizzazione Franchi a Milano, dopo avere fatto parte della missione Brybstone in Piemonte, dispersa dopo l’arresto a Villanova (CN) all’inizio di novembre 1944 dell’operatore Giuseppe Tarantino Rudolf, che fece i nomi di Andrea Dadone (l’Attilio della Oat) e di un maresciallo della Marina noto come Gaetano; però gli altri membri furono “tempestivamente avvisati dalla Rete Nemo” ed il delatore identificato in Alessandro Beretta [258]. Di Rudolf non si seppe più nulla, ma la radio fu salvata e Grange continuò a trasmettere da Milano fino al suo arresto avvenuto il 2/1/45 [259].
Sogno rappresentò il Partito liberale all’interno del CLNAI, alternandosi con Mario Argenton, dato che i due furono arrestati e liberati a fasi alterne; si battè perché l’incarico di comandante del CVL venisse conferito al generale Cadorna, difese Martini Mauri quando fu accusato dagli altri membri del CLNAI di operare una politica non unitaria in quanto anticomunista; partecipò infine con Parri, Pizzoni e Pajetta alla missione del CLNAI a Roma nel novembre 1944, al rientro dalla quale Parri fu arrestato. Quando ne ebbe notizia, Sogno tentò, con altri agenti della Franchi e la collaborazione di Luca Osteria, un colpo di mano per liberare l’anziano dirigente, ma fu arrestato dalle SS ed incarcerato a Verona, dove ritrovò Catone e da dove riuscì a mantenere i contatti con la Franchi tramite un altro detenuto, che fungeva da scopino nel carcere e si prestò a collaborare. Successivamente i due furono trasferiti a Bolzano e liberati il 27 aprile.
Considerando che la “missione Sogno con il tentativo di liberare l’on. Parri”, così come la “missione Cadorna nell’Italia del Nord” sono indicati tra gli “episodi di rilievo” dell’attività della Sezione Calderini durante la Resistenza, sembra più che ovvio che Sogno fosse inquadrato nella Sezione Calderini, con tutta la sua Franchi. E dato che Sogno iniziò la propria attività in una missione facente riferimento a Nemo, dopo avere letto le relazioni relative alla Malt ed alla Oat in cui si legge che finanziamenti ed appoggio logistico furono fornite dalla Calderini [260], e preso atto che la cartellina con l’intestazione della missione Hill è ricavata da una cartella del SIM sezione Calderini [261], la logica conclusione è che dietro la Nemo vi fosse l’organizzazione della Calderini.
[252] E. Sogno, op. cit., p. 54.
[253] G. Cavalleri, op. cit., p. 120.
[254] Ufficiale di artiglieria, ferito sul Don, prima di ritrovarsi con Sogno tenne i contatti con i garibaldini di Moscatelli in Valsesia. Nel dopoguerra fu insegnante di tattica alla Scuola di guerra, addetto militare a Washington, dove ritrovò Sogno che “affiancò nei preparativi del golpe bianco”; comandante della 2a Brigata corazzata Ariete, della Brigata paracadutisti Folgore e della Forza mobile aerotrasportabile di pronto intervento della NATO in Germania. Ha poi rappresentato l’Italia nel Comitato militare della NATO a Bruxelles e, infine, ha comandato le Forze terrestri alleate del Sud Europa. Ha lasciato il servizio attivo nel 1977, ed avendo favorito, tra il 1945 e il 1947, l’esodo di rifugiati e ebrei verso Israele con l’operazione Alià Beth, (l’organizzazione clandestina che portò moltissimi ebrei in Israele, forzando la contrarietà della Gran Bretagna che era contraria ad una massiccia immigrazione in Palestina, ma con il beneplacito di USA ed URSS) il primo ministro Rabin lo iscrisse nel “Libro dei Giusti” (http://www.anpi.it/donne-e-uomini/alberto-li-gobbi/).
[255] E. Sogno, op. cit., p. 191.
[256] Ufficiale di artiglieria, prese parte il 27/8/44 ad una spedizione in Corsica con Sogno, Bruno de Francisci e Marco Gaggero.
[257] E. Sogno, op. cit., p. 191. Fucci, op. cit., p. 155.
[258] Documento avente come oggetto “attività assistenziale esplicata dalla rete Nemo durante il periodo cospirativo” (AUSSME, b. 90, n. 82173).
[259] F. Fucci, op. cit., p. 145-146, dove leggiamo anche che dopo la guerra Grange andò negli USA dove fu pilota civile e morì in un incidente aereo.
[260] B. 149, rispettivamente n. 124818 e n. 124781.
[261] AUSSME, b. 149, fascicolo 672 (che però è vuoto…).
Claudia Cernigoi, Op. cit.