Sui rapporti di solidarietà, nel 1961, tra vecchi azionisti torinesi con la resistenza clandestina spagnola

Fonte: ANPI Lissone

In seguito all’incontro con Del Boca era aumentata la consapevolezza dell’importanza dell’azione di solidarietà nei confronti della resistenza spagnola, che si voleva portare avanti con la costituzione di un Comitato per la difesa delle libertà democratiche in Spagna <537.
In quest’ottica pareva fondamentale riuscire a coinvolgere anche gruppi diversi da quello dei democratici progressisti a cui grosso modo facevano riferimento sia Agosti sia Del Boca.
Risultava determinante il ruolo dei cattolici in Italia e, per questo motivo, l’intenzione era di attirare e coinvolgere anche intellettuali cattolici nel Comitato, ma giustamente l’antifascista torinese si domandava se i tempi fossero maturi per una operazione del genere. Intanto Del Boca, che lavorava per il quotidiano della DC, la “Gazzetta del Popolo”, era in ottimi rapporti con il direttore Pietro Chiodi, che si dimostrò disposto a sostenere il lavoro del giornalista piemontese, anche di fronte alle pressioni provenienti dal ministero degli Esteri che non voleva inimicarsi il governo spagnolo <538.
Agosti informò subito l’amico a Ginevra del colloquio avuto con Del Boca e dei nuovi propositi comuni. In particolare, lo invitò alla cena dell’Associazione GL prevista a Torino il 3 marzo e in cui il giornalista della “Gazzetta del Popolo” avrebbe tenuto una conferenza sul suo viaggio in Spagna. In quell’occasione era loro intenzione annunciare la costituzione del Comitato per la difesa delle libertà democratiche in Spagna, il cui primo scopo era di intensificare la campagna a favore dell’amnistia per i detenuti politici, raccogliendo adesioni senza scatenare ostacoli da parte del governo italiano. Inoltre, la seconda iniziativa che stavano preparando era l’organizzazione di alcune lezioni sulla Spagna, che prevedevano la presenza anche di alcune testimonianze. Si chiese a Sánchez-Mazas di partecipare in prima persona o, qualora non potesse, di consigliare alcuni testimoni spagnoli <539.
Agosti si impegnava a passare parte del materiale, che non aveva potuto utilizzare per il numero di gennaio di “Resistenza”, allo stesso Del Boca, affinché lo pubblicasse all’interno dei suoi articoli o del suo libro, che era previsto per Bompiani.
L’altro progetto di cui informava l’amico era il convegno dell’associazione degli “Amici del Mondo” a Roma sulla dittatura in Spagna e Portogallo <540.
Il numero di “Resistenza” dedicato alla Spagna e gli articoli di Del Boca pubblicati sulla “Gazzetta del Popolo” non passarono inosservati. Il governo spagnolo aveva protestato tramite l’Ambasciata a Roma presso il Ministero degli Esteri italiano 541 e questo confermava l’utilità del lavoro che stavano portando avanti gli amici torinesi <542.
Sánchez-Mazas si dichiarava d’accordo: “sono ogni giorno più convinto della necessaria collaborazione nella lotta antifascista tra tutti noi, non solo sul piano della liberazione della Spagna, ma sul piano europeo. Vedo che la resistenza spagnola e portoghese, l’antifascismo italiano, il movimento anticolonialista in Africa e gli sforzi per la difesa della democrazia e della pace davanti alla rinascita del fascismo e il continuo rafforzarsi della reazione in tanti paesi sono indissolubilmente legati. Credo che è questo che ti ha portato a fare la magnifica campagna di Resistenza e che è questo quello che cerchi di farci capire a italiani e stranieri. Io ne sono convinto” <543.
Ovviamente accolse molto bene la notizia della fondazione del Comitato e si dichiarò d’accordo con Agosti sulla necessità che questo comprendesse «italiani delle diverse tendenze democratiche» <544.
Gli suggeriva di mettersi in contatto con il rappresentante a Roma del Governo repubblicano spagnolo in esilio, lo scrittore José María Semprún, per invitarlo a entrare nel Comitato. Gli consigliava anche di coinvolgere Pietro Nenni, Ugo La Malfa, Ignazio Silone e altri.
Degli articoli di Del Boca, che Sánchez-Mazas trovava molto interessanti, voleva parlare direttamente con l’autore, che infatti avrebbe incontrato a inizio marzo a Torino.
L’incontro tra Agosti, Sánchez-Mazas e Del Boca, di cui abbiamo notizia sia dal diario dell’ex questore di Torino, sia dal carteggio tra quest’ultimo e l’esule spagnolo, rappresentò una tappa importante della loro collaborazione e della loro amicizia.
A Torino Sánchez-Mazas prese parte alla riunione GL del 3 marzo e alla conferenza di Del Boca.
In una nota del suo diario Agosti riferiva di un incontro con Sánchez-Mazas e Liberovici in cui si pianificarono i dettagli del viaggio dei Cantacronache in Spagna» <545. In quell’occasione Sánchez-Mazas fu ospite a casa di Del Boca <546.
Come abbiamo visto, il governo spagnolo si sentì provocato e in dovere di replicare.
Interessante da questo punto di vista la polemica che si scatenò tra “Arriba”, giornale franchista, e il mensile giellista. Il giornale spagnolo aveva attaccato “Resistenza”, per via del numero che essa aveva dedicato alla Spagna nel gennaio. Il 1° marzo 1961, il quotidiano falangista accusava la redazione della rivista torinese di aver pubblicato foto false. La reazione non si fece attendere, Agosti scrisse un articolo <547, in risposta alle accuse, dimostrando che il falso era invece del quotidiano spagnolo <548. L’autore non celava la sua soddisfazione per l’attenzione che il numero di gennaio aveva destato presso il governo spagnolo: “il nostro atto di accusa contro il regime franchista ha avuto oltre Pirenei una risonanza anche maggiore di quella che i nostri amici spagnoli […], ci avevano fatto sperare: che un modesto giornaletto come il nostro abbia meritato l’onore di tre pagine di confutazione da parte del magno organo falangista è un onore di cui, nella nostra umiltà, ci credevamo indegni… Dimenticavamo che le dittature abituate al compiacente silenzio dei grandi quotidiani (prima degli articoli di Del Boca sulla “Gazzetta”, la Spagna era ricordata dai giornali italiani solo per le vicende coniugali di Dominguín e di Lucia Bosé o per il braccio rotto di Sofia Loren a Madrid), si seccano maledettamente di essere attaccate con cifre e dati precisi, a cui è impossibile replicare” <549.
In questo modo la difesa del giornale spagnolo risultava sterile, perché non rispondeva alle accuse precise che i giellisti torinesi avevano rivolto al ministro della Giustizia invitandolo a fornire informazioni sul numero di prigionieri presenti nelle carceri spagnole o a smentire l’elenco nominativo pubblicato da “Resistenza”.
In conclusione all’articolo Agosti ribadiva che: “ci spiace per il Signor Arias Salgado, ma non abbiamo la minima intenzione di mollare. Noi combattiamo Franco per gli stessi motivi e con la stessa decisione con cui abbiamo combattuto Mussolini. […] “Resistenza” continua a raccogliere firme di adesione all’appello per l’amnistia lanciato dal Consiglio Nazionale della Resistenza, e tiene aperta la sottoscrizione iniziata in gennaio. […] E’ questa la miglior risposta dei giellisti torinesi agli insulti di “Arriba”” <550.
L’antifascista torinese stava svolgendo con grande generosità ed energia un ruolo importante di collegamento e di solidarietà nei confronti dell’esilio spagnolo, tramite il contatto con Sánchez-Mazas. Il rapporto tra i due si era, intanto, consolidato e rafforzato.
Alla fine di febbraio 1961, nei giorni precedenti al viaggio di Sánchez-Mazas a Torino, in risposta a una lettera in cui l’amico gli confidava i problemi personali che si trovava ad affrontare nella sua vita di esule a Ginevra, Agosti gli scrisse di poter contare sul suo aiuto e sul suo appoggio finanziario <551. L’intenzione del redattore di “Resistenza” era di inserire una rubrica d’argomento spagnolo in ogni numero del mensile torinese e per questo chiese all’amico spagnolo di procurargli ogni mese una sorta di resoconto delle principali notizie sui fatti di Spagna, con particolare attenzione alla repressione attuata dal regime e alle azioni e ai dibattiti in seno ai movimenti di opposizione in Spagna e in esilio <552.
Sull’incontro avvenuto a inizio marzo a Torino tra l’esule spagnolo e la cerchia di antifascisti l’ex magistrato ritornava in una lettera successiva, in cui confidava a Sánchez-Mazas che gli aveva fatto piacere conoscerlo di persona e di avere così avuto modo di intensificare il loro rapporto di amicizia. Inoltre si augurava che l’incontro con l’ambiente dell’Associazione GL gli avesse dato «la sensazione della partecipazione affettuosa dei resistenti torinesi alla lotta del popolo spagnolo, e della nostra determinazione di fare tutto quel che possiamo per rovesciare la dittatura franchista» . Secondo Agosti il contributo <553 più importante per la lotta contro Franco era rappresentato dalla collaborazione con il “Ponte”: per questo motivo esortava nuovamente Sánchez-Mazas a mettersi in contatto con Enriques Agnoletti per dare vita a un numero dedicato alla Spagna, che riteneva avrebbe avuto maggiore visibilità e diffusione. Questo progetto tuttavia non decollò perché entrambi erano molto occupati, per motivi diversi: lo spagnolo stava attraversando una situazione molto difficile per via delle sue condizioni di lavoro abbastanza precarie e inoltre risultava continuamente immerso nelle numerose e pericolose iniziative politiche del PSOE in esilio, il direttore del “Ponte” era invece concentrato sull’attività politica, come vice del sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, dal 1961 al 1964. D’altra parte il “Ponte” si era occupato della Spagna, già nel 1961. Enriques Agnoletti era simpatizzante e solidale con la causa degli oppositori spagnoli <554, così come dimostrava sin dal titolo di un articolo Oggi in Italia, domani in Spagna <555. Il direttore si richiamava al famoso discorso che Carlo Rosselli aveva pronunciato alla radio di Barcellona il 13 novembre 1936 il e in cui l’illustre antifascista sosteneva l’importanza di combattere in Spagna per la libertà dal fascismo in tutta Europa e, al contempo, sottolineava la continuità tra la lotta contro il fascismo nei diversi paesi <556. Enriques Agnoletti con questo titolo e con questo articolo voleva sottolineare la continuità della campagna di solidarietà italiana all’antifranchismo rispetto alla lotta armata in Spagna dei coraggiosi antifascisti italiani, come Carlo Rosselli.
Nei mesi seguenti usciva, per Bompiani, L’altra Spagna <557, di Del Boca, che riprendeva il titolo del primo articolo uscito sulla “Gazzetta del Popolo” <558. Del Boca, ricordava che quel viaggio in Spagna, volto a incontrare e ascoltare non la Spagna ufficiale, ma quella che si opponeva alla dittatura, si era svolto in clandestinità <559. La direzione del PSI, di cui Del Boca era all’epoca militante, gli fornì una lista di personalità socialiste dell’opposizione da contattare, ma la sua indagine si ampliò e incontrò circa 50 oppositori di diversa tendenza politica.
537 «Bisogna moltiplicare gli sforzi per aiutare gli spagnoli: pensiamo a costituire un Comitato per la difesa delle libertà democratiche in Spagna, sul tipo degli analoghi Comitati laburisti». Ibidem.
538 «Del Boca dice che Chiodi, direttore della “Gazzetta [del Popolo]”, lo ha sostenuto contro un intervento del ministero degli Esteri (alerté dall’ambasciatore d’Italia a Madrid, Ghigi) che non voleva uscissero delle corrispondenze frutto di informazioni attinte negli ambienti ostili al regime. Del B. ha avuto anche una visita del Console di Spagna a Genova sullo stesso tono. Ma è proprio il silenzio della stampa italiana che indigna e affligge gli spagnoli. Per questo sono soddisfatto di quel pugno nello stomaco che abbiamo assestato con il numero di “Resistenza”». Ibidem.
539 «Quella di tenere una o più lezioni sulla Spagna […]. La tecnica è questa: c’é un relatore e poi parlano cinque o sei “testimoni”, che riferiscono su loro esperienze relative al tema. […] Naturalmente è per noi difficile mettere insieme delle “testimonianze” che abbiano valore di attualità; perché è della situazione attuale che si vorrebbe parlare e non sempre della guerra civile. Dovresti darmi qualche consiglio: e uno dei testimoni dovresti essere tu,
venendo da Ginevra (a nostre spese s’intende). Che te ne pare?» Lettera di Giorgio Agosti a Miguel Sánchez-Mazas, Torino, 5 febbraio 1961, faldone A GA 8, fascicolo 38, Fondo Giorgio Agosti, Istoreto Torino.
540 «Su questo […] paese, che sta venendo alla ribalta, sappiamo poco e, per la verità, non abbiamo neppure orientamenti su persone che possano aiutarci. Tu sei in contatto con qualche esule portoghese in Italia o in Svizzera, al quale io possa rivolgermi? La cosa mi sembra importante, perché la lotta contro Franco e Salazar va, a mio avviso, condotta parallelamente. Però la situazione del Portogallo è anche più grave, perché da troppi anni dura la dittatura di Salazar e non c’è stata quell’emigrazione intellettuale, che ha costruito la forza della Spagna». Ibidem.
541 «Ti farà piacere sapere che l’Ambasciata spagnola a Roma non solo ha fatto una formale protesta presso il nostro Ministero degli Esteri per gli articoli usciti sulla “Gazzetta del Popolo”, ma ha mandato a Torino un segretario di Ambasciata a indagare come mai proprio da Torino fossero partiti così violenti attacchi al regime franchista, sia da parte della “Gazzetta del Popolo”, che da parte di “Resistenza”. Purtroppo il povero segretario d’Ambasciata ha avuto delle accoglienze assai fredde e siccome, nonostante tutto, la libertà di stampa in Italia esiste ancora, ha dovuto ritornarsene con le… pive nel sacco». Lettera di Giorgio Agosti a Miguel Sánchez-Mazas, Torino, 10 febbraio 1961, faldone A GA 8, fascicolo 38, Fondo Giorgio Agosti, Istoreto Torino.
542 «Naturalmente questa attenzione che l’Ambasciata spagnola ci ha dedicato ci incoraggia a continuare nei nostri attacchi e per questo il materiale che tu ci invierai ci sarà utile». Ibidem.
543 Lettera di Miguel Sánchez-Mazas a Giorgio Agosti, Ginevra, 20 febbraio 1961, faldone A GA 8, fascicolo 38, Fondo Giorgio Agosti, Istoreto Torino.
544 Ibidem.
545 «Colloquio in ufficio con S.[anchez] M.[azas], col quale esaminiamo i diversi problemi sul telaio. Ci raggiunge Sergio Liberovici, al lavoro anche lui per organizzare registrazioni di canti di protesta del popolo spagnolo. (…) S. M. (…) è indubbiamente un uomo di grande valore, con qualche ingenuità del cospiratore non ancora rotto a certe miserie della lotta politica: è pieno di ammirazione per quanto s’è fatto da noi durante la Resistenza e si informa con curiosità commovente sulle armi, i cifrari, i timbri falsi. Interessante quanto racconta sui rapporti sempre più stretti tra l’opposizione spagnola e quella portoghese: ormai la lotta di liberazione è considerata unica. Sulle possibili soluzioni del dramma spagnolo è più difficile orientarsi. Capisco che la soluzione Gil Robles – restaurazione monarchica sia la più facile e la più seducente, ma valuto anche il rischio che finisca col precludere un’evoluzione democratica del regime e che giunga semplicemente a sostituire un dittatore con un altro. D’altra parte, al nostro tempo non è con una rivoluzione di piazza che si rovescia un regime sostenuto dall’esercito: e la soluzione Grandi-Badoglio è pur sempre servita a liberarci della prima stretta fascista. Il giorno in cui anche solo la persona del dittatore è mutata, è impossibile che si ricostituisca automaticamente attorno al successore una rete ugualmente solida di complicità e di repressione». Agosti, Dopo il tempo del furore, pp. 210. Nota del 4 marzo 1961.
546 Intervista a Angelo Del Boca. 20/11/2013.
547 «In mattinata scrivo un articolo di polemica con l’attacco di “Arriba”». Agosti, Dopo il tempo del furore, p. 211. Nota del 12 marzo 1961.
548 «Il quotidiano falangista “Arriba” ha dedicato ben tre pagine del suo numero del 1° marzo al nostro numero di gennaio sulla Spagna. Diventato per l’occasione “settimanale” e “comunista”, “Resistenza” è accusato soprattutto di una grossolana falsificazione fotografica. La fotografia riportata nella nostra prima pagina con la didascalia “Prigionieri repubblicani dai franchisti, sarebbe infatti stata scattata di recente in un paese balcanico non meglio identificato. La prova? Il berretto di tipo “albanese” dell’ufficiale che guida il tragico drappello e che noi – diabolicamente – abbiamo eliminato. Purtroppo “Arriba” è rimasto vittima di uno spiacevole infortunio professionale. La fotografia incriminata, che ci era stata gentilmente fornita dall’archivio dell’“Espresso”, esiste infatti anche nell’archivio della “Gazzetta del Popolo” di Torino, dove risulta essere stata acquistata dall’Agenzia Keystone il 21 settembre 1936, e reca questa didascalia: “Un drappello di soldati governativi fatti prigionieri dalle truppe del Generale Mola durante l’avanzata su Bilbao”. I prigionieri non sono quindi balcanici, ma cattolici baschi. E il berretto dell’ufficiale che li porta alla fucilazione (particolare su cui la “Gazzetta” di allora ritenne opportuno sorvolare) è con ogni evidenza la bustina degli ufficiali franchisti. L’amico Angelo Del Boca – che sulla “Gazzetta del Popolo” viene denunciando le vergogne del regime franchista in una serie di articoli tanto documentati quanto lucidi e coraggiosi, e che sulla reale situazione della Spagna ha intrattenuto brillantemente i giellisti torinesi in occasione della cena mensile di marzo – ha condotto più oltre la ricerca e, sempre nell’archivio della “Gazzetta”, ha trovato sul medesimo episodio una seconda foto, più chiara, nella quale si vedono gli stessi personaggi e fra essi l’ “ufficiale albanese”, che porta la bustina e indossa la divisa dell’esercito franchista. Il falso , in conclusione, l’ha commesso “Arriba” con un maldestro ritocco alla bustina, scurita ed appiattita per simulare una “pinta de albanés”; e siamo grati a De1 Boca per averlo denunciato sul numero della “Gazzetta” del 10 marzo, e alla Direzione di questa per averci cortesemente messo a disposizione i clichès che riproduciamo. […] di un’altra fotografia del nostro numero di gennaio “Arriba” – bontà sua – non contesta invece l’autenticità; è quella in terza pagina in cui si vede un poliziotto franchista picchiare uno studente basco durante le manifestazioni di San Sebastiano del 23 settembre 1958. Ma – si domanda “Arriba” con sincero stupore – che c’è di male? Dovunque «la ley es la ley» la polizia pesta i cittadini; succede a Bruxelles, succede a Parigi, succede «in tutti i paesi in cui il principio di autorità garantisce la stabilità delle basi di una società normalmente costituita e ordinatamente protetta. Questo brillante ed efficace principio di diritto pubblico ci dispensa da ogni commento. E non ci sembra il caso di sprecare altro spazio per rilevare le ulteriori ingiurie di cui ci gratifica l’articolista di “Arriba”; tanto più che, da noi, queste amenità non hanno neppure il pregio della novità. Le stesse panzane idiote che il ministro Arias Salgado, pontefice massimo della censura di Franco, fa scrivere dai suoi degni collaboratori, ce le ha infatti ammannite fin dal tempo della guerra civile spagnola, il nostro Ministero della Cultura Popolare di infausta memoria: e qualche superstite gemma è dato anche oggi ritrovare nelle citazioni dei giornali neofascisti, che riporta ogni settimana la spassosa rubrica “Archivio” del “Mondo”». Per la libertà della Spagna, n. 3, marzo 1961, p. 6. L’articolo apparve senza firma, ma dalla nota del diario di Agosti sappiamo con certezza che fu proprio lui a scriverla.
549 «“Arriba” non vien meno alla regola e tanto abbonda in critiche fotografiche (è bensì vero che le fotografie le capiscono anche quegli spagnoli che non sanno leggere l’italiano), altrettanto prudentemente tace sul contenuto dei nostri articoli, dei quali si sbarazza definendoli “sobre suposiciones gratuitas, absurdas y, por tanto, no demostradas”». Ibidem.
550 Ibidem.
551 «Mi rendo conto perfettamente delle difficoltà contro cui tu devi lottare per guadagnarti la vita e al tempo stesso per mandare avanti la tua attività politica. Oggi ho risolto abbastanza bene i problemi personali e soprattutto ho a disposizione un ufficio ben attrezzato, che mi libera da molte mansioni materiali. Ma non è sempre stato così e una delle ragioni per cui ho subito provato così viva simpatia per te e per cui cerco di darmi da fare per aiutare i compagni spagnoli in carcere e in esilio, è che ho conosciuto anch’io molto da vicino questa vita. Senza aver mai dovuto prendere la via dell’esilio, ho tenuto però per molti anni il collegamento tra gli amici di Parigi del Movimento Giustizia e Libertà e alcuni piccoli nuclei superstiti in Italia, ed ho seguito le condizioni difficilissime in cui vivevano, costretti ai mestieri più umili per campare e circondati dall’indifferenza o trattati con benevola protezione. A mia volta, durante la lotta di liberazione, ho attraversato momenti non facili: la mia casa saccheggiata, mio padre arrestato per rappresaglia, mia moglie e i miei figli rifugiati in una zona ora controllata dai partigiani, ora rioccupata dai tedeschi. Per non parlare degli amici carissimi perduti nella lotta, spesso finiti nei campi di sterminio tedeschi o morti in carcere dopo torture atroci (fortunati quelli che venivan subito fucilati!). Dei cinque membri del primo Comitato Militare del Partito d’Azione del Piemonte, che diresse la resistenza subito dopo il settembre ’43, io ero, nell’aprile ’45, l’unico superstite, assistito da una fortuna veramente incredibile, che mi aveva permesso di salvarmi da una sorte analoga in più di un caso. Questo ti dico perché tu sappia che, a parte quella solidarietà politica che deve unire tutti gli uomini dell’internazionale antifascista contro il fascismo dovunque e comunque si manifesti, mi lega a te una non meno profonda comprensione umana. Tu sei molto più giovane di me (non so neppure quanti anni hai); ma l’esperienza che tu oggi vivi è la stessa che hanno vissuto, sino al 1945, i miei amici più cari e che ho vissuto io stesso. Oggi noi viviamo in Italia in condizioni certamente migliori, anche se ancora molto lontane da quelle di una vera democrazia, e almeno possiamo scrivere e parlare; ma non abbiamo dimenticato il passato e sappiamo che l’avvenire affidato soltanto alla nostra vigilanza, ché il veleno fascista circola ancora largamente nel nostro tessuto nazionale. Sarei molto lieto di poterti aiutare anche personalmente». Lettera di Giorgio Agosti a Miguel Sánchez-Mazas, Torino, 26 febbraio 1961, faldone A GA 8, fascicolo 38, Fondo Giorgio Agosti, Istoreto Torino.
552 «Sarebbe bene che tu mi facessi avere – entro il 5 di ogni mese – un breve riassunto (non preoccuparti della forma, che potrei poi aggiustare io, sebbene tu scriva in perfetto italiano) sulle principali attività della Resistenza spagnola (arresti, scioperi, repressioni, attività del governo in esilio). […] Che su un giornale della Resistenza italiana esca regolarmente un notiziario della Resistenza spagnola mi sembra cosa interessante». Ibidem.
553 Lettera di Giorgio Agosti a Miguel Sánchez-Mazas, Torino, 12 marzo 1961, faldone A GA 8, fascicolo 38, Fondo Giorgio Agosti, Istoreto Torino.
554 J.L., L’economia spagnola e la stabilizzazione, “Il Ponte”, n. 6, p. 861 e ss.; M.L.S., Nada por la patria de Franco, “Il Ponte”, n. 10, p. 1459 e ss. (credo che si tratti di Michele L. Straniero).
555 E. Enriques Agnoletti, Oggi in Italia, domani in Spagna, “Il Ponte”, n 3, p. 310.
556 «Qui si combatte, si muore, ma anche si vince per la libertà e l’emancipazione di tutti i popoli. Aiutate, italiani, la rivoluzione spagnuola. Impedite al fascismo di appoggiare i generali faziosi e fascisti. Raccogliete denari. E se per persecuzioni ripetute o per difficoltà insormontabili, non potete nel vostro centro combattere efficacemente la dittatura, accorrete a rinforzare le colonne dei volontari italiani in Ispagna. Quanto più presto vincerà la Spagna proletaria, e tanto più presto sorgerà per il popolo italiano il tempo della riscossa». C. Rosselli, Oggi in Spagna, domani in Italia, Edizioni di «Giustizia e libertà», Parigi, 1938 (prima ediz.): Einaudi, Torino,
1967 (seconda edizione). Il discorso di Rosselli venne pubblicato con questo titolo in una prima edizione con la prefazione di Gaetano Salvemini nel 1938 e in una seconda edizione con una introduzione di Garosci.
557 A. Del Boca, L’altra Spagna, Bompiani, Milano, 1961.
558 Il primo articolo che apparve sulla “Gazzetta del Popolo”, il 29 gennaio 1961, aveva per titolo L’altra faccia della Spagna.
559 Del Boca ne ha parlato con l’autore in un’intervista con l’autore, il 28 novembre 2013, e nella sua autobiografia: A. Del Boca, Il mio Novecento, Vicenza, Neri Pozza Editore, 2008, pp. 179-181.
Alessio Bottai, L’esilio antifranchista e l’antifascismo italiano. Le relazioni tra José Martínez, Ruedo Ibérico e l’azionismo torinese, Tesi di dottorato, Università di Torino, Universitat de València, Anni Accademici 2012/2015, pp. 174-179