Sulla Guida all’archivio del Museo storico della Liberazione

La ricerca che ha portato alla redazione di questa “Guida” ha mosso indirettamente i primi passi nel 2006 quando, dal Museo storico della Liberazione, fu commissionato uno studio mirato all’individuazione dei nominativi e alla ricostruzione dei profili biografici di coloro che, tra settembre 1943 e giugno 1944, furono detenuti nel carcere di via Tasso. Nacque così l’esigenza di procedere allo spoglio sistematico di fonti bibliografiche e archivistiche conservate nell’istituto che trattavano tale tematica. Pochissimi erano gli elementi noti: i nomi di ex detenuti <1 conosciuti erano all’incirca duecento. Del tutto ignoti, invece, erano elementi come la data in cui l’edificio fu trasformato in carcere, attività e funzioni della caserma/carcere di via Tasso, il rapporto di propedeuticità rispetto al reparto tedesco Regina Coeli ed in generale rispetto alla totalità dei luoghi dove avevano sede le forze di occupazione tedesche. Ciò che sembrò particolarmente difficoltoso per condurre una tale ricerca fu l’assenza di strumenti e la totale mancanza di punti di riferimento per interpretare, ma anche semplicemente per leggere correttamente le fonti a disposizione. Se, analizzando fonti a stampa, guide tematiche <2, manuali e memorialistica, si riuscì, in un primo tempo, ad inquadrare e circoscrivere gli eventi più significativi ed individuare i nominativi delle vittime delle stragi avvenute durante i nove mesi di occupazione <3, poco chiari rimanevano vicende ed episodi relativi alla gran parte dei detenuti <4. Restavano, altresì, oscuri elementi fondamentali come le attività all’interno del carcere, il ruolo e i nomi di chi era addetto alla vigilanza, le funzioni delle SS e dei membri della polizia politica tedesca che gestivano il carcere e che alloggiavano nell’edificio attiguo <5. A seguito di ulteriori approfondimenti, si constatò, poi, il perdurare di un vuoto storiografico in larga parte riconducibile alla dispersione degli archivi avvenuta nel periodo post-bellico. Le lacune e la frammentarietà delle fonti erano, infatti, lamentate da studiosi che nel tempo si occuparono di diversi aspetti del periodo in questione. Nel 1966 Enzo Collotti definì il ruolo della polizia politica di occupazione, a causa della mancanza di fonti, «tra gli aspetti ancora meno esplorati nel campo delle ricerche sulla storia dell’occupazione tedesca» <6. Lutz Klinkhammer, a trent’anni di distanza, registrò lo stesso vuoto osservando lacune rispetto ad «un’esposizione complessiva dell’attività delle SS e della polizia tedesca in Italia» <7. Enzo Piscitelli, storico della Resistenza romana, lamentò, nel suo campo di indagine, la stessa «mancanza o comunque l’insufficienza della documentazione sull’attività patriottica o partigiana» <8. Fu anche per rispondere a tali interrogativi che furono utilizzate, per la prima volta in uno studio organico, le fonti conservate al Museo che, nonostante la rilevanza storico-archivistica, non risultavano mai consultate sistematicamente, mai censite e descritte né, tanto meno, sottoposte al vincolo di tutela da parte degli organi preposti alla vigilanza. La rilevanza storica è dovuta al fatto che il Museo ha lo strategico ruolo di conservatore di ciò che rimane degli archivi prodotti dalle forze di occupazione tedesche e al tempo stesso di custode della documentazione prodotta dalle forze antifasciste e antinaziste durante quello stesso periodo. Le prime fonti, rispetto alle seconde, definite nei saggi analizzati scarse e lacunose, erano ritenute, genericamente disperse a seguito della fuga dei tedeschi da Roma. L’unica fonte consultata che riportava, circostanziandole, diverse notizie in merito alla questione era un opuscolo <9, pubblicato probabilmente nel 1946 da Giuseppe Dosi, che confermava la notizia della dispersione, ma che contribuì in modo significativo a far luce sulle vicende archivistiche relative allo smembramento. Grazie a questa fonte e all’analisi contestuale della corrispondenza del Museo <10 si è potuto far chiarezza, riuscendo ad individuare il punto esatto e le modalità che portarono alla dispersione di un nucleo consistente di documentazione tedesca conservata a via Tasso e nel reparto tedesco del carcere di Regina Coeli e a dedurre che, in quella circostanza, non tutto il materiale documentario fu distrutto o disperso. Da tale deduzione è stato possibile partire per studiare il contesto storico entro cui fu circoscritto l’intervento di Dosi che la mattina del 4 giugno 1944 contribuì a salvare la documentazione e che a breve distanza di tempo fu artefice del suo successivo utilizzo ai fini delle indagini sui crimini di guerra e dell’ulteriore smembramento.
Uno dei risultati di quella ricerca, da prima legata esclusivamente all’archivio del Museo, poi ampliata ad altri istituti <11, fu che molta documentazione non risultava, né donata, né dispersa e che, con molta probabilità, poteva essere ancora in possesso di Dosi che, come già sottolineato, prima ne fece oggetto di indagini per conto del controspionaggio alleato e poi la utilizzò come fonte di studio. Questo nucleo di carte, individuate e recuperate, nel 2009, da chi scrive, oggi sono conservate presso il Museo e fanno parte dell’Archivio Giuseppe Dosi <12. Grazie all’analisi di questo piccolo, ma significativo nucleo, è stato possibile comprendere le vicende che furono all’origine della produzione di quasi tutti i nuclei archivistici presenti del Museo. Partendo da tale risultato è sembrato opportuno tentare di intervenire per colmare le lamentate lacune. Il progetto di ricerca, avviato a seguito del ritrovamento, infatti, ha come obiettivo quello di offrire un contributo alla creazione di uno strumento in grado di censire, definire e analizzare i fondi archivistici presenti nell’istituto richiamando ed evidenziando i legami di questi con i soggetti produttori.
Lo scopo di tale “Guida”, dunque, è facilitare la consultazione e l’interpretazione delle carte, un lavoro a cui si è giunti a seguito di preliminari ricognizioni inventariali e al riordino dei fondi archivistici in oggetto. La “Guida” intende offrire un panorama dettagliato su un periodo centrale della storia del Novecento a Roma, toccando tematiche trasversali che emergono spontanee dalla consultazione delle carte che vanno dall’occupazione nazista alla lotta al nazi-fascismo, dall’impegno resistenziale armato e non armato alla vita quotidiana durante la Seconda guerra mondiale, dalle persecuzioni ai nemici del regime nazifascista al difficile rapporto con la memoria di tutti questi eventi. Tutte le fonti presenti, infatti, contribuiscono, delineando percorsi storiografici diversi, a ricostruire in totale coerenza, un unico ampio discorso, che non perde mai di vista le finalità dell’istituto.
Un simile patrimonio, che si vorrebbe da questo momento in poi di più facile comprensione, si è voluto analizzare con dettaglio per venire incontro alle diverse esigenze di studio e di approfondimento che provengono da studiosi, studenti, familiari di vittime o semplici visitatori che si avvicinano all’istituto consapevoli della sua duplice funzione: da una parte ex-sede di quello che fu il simbolo dell’occupazione nazista di Roma e custode di ciò che rimane della memoria scritta di quel periodo, dall’altra conservatore della documentazione che testimonia le diverse articolazioni della lotta al regime nazifascista.
Tale “Guida”, in dottrina definibile come “speciale” <13, nasce anche grazie alle numerose richieste e ai confronti avuti con storici, studiosi, collaboratori, o semplici utenti del Museo, i cui interrogativi e percorsi di indagine sono stati fondamentali ispiratori. Si propone di essere un ausilio concreto alle esigenze di approfondimento, uno strumento in grado di offrire uno sguardo descrittivo generale, come pure tagli trasversali pensati per seguire diverse chiavi di ricerca e percorsi di analisi, attraverso gli elementi tecnici della descrizione archivistica. La ragione di questa scelta va ricercata nella necessità di porre in condizioni chi legge di attingere autonomamente ciò che attiene strettamente ai propri interessi, per poi poter ottenere, attraverso rimandi e relazioni ad altro materiale documentario, un quadro d’insieme completo sugli argomenti di interesse.
Per tale ragione si è scelto di dare risalto al contesto storico-istituzionale entro cui i diversi complessi archivistici si sono formati, offrendo, in qualche caso, la ricostruzione virtuale di nuclei archivistici smembrati. L’eterogeneità delle fonti archivistiche, le problematiche dovute ai diversi processi di formazione, lo stato di ordinamento dei fondi, l’assenza, quasi per la totalità dei casi, di strumenti di corredo, ha imposto numerosi interventi. Tali interventi, come si diceva, preliminari alla redazione della “Guida”, concretizzati in censimento, descrizione e riordinamento sono stati finalizzati all’acquisizione di tutte le notizie utili per supportare le scelta delle tecniche di intervento migliori nel rispetto del metodo storico.
La descrizione di situazioni così disomogenee e la diversa applicazione in sede di riordinamento del metodo storico è stato inteso nel rispetto del processo di formazione dei singoli fondi, siano essi espressione, come nel caso dell’Archivio Istituzionale del Museo, di attività istituzionali, oppure, nel caso degli archivi aggregati, della storia del soggetto produttore che si è rivelato sempre l’unico elemento <14 in grado di offrire elementi e riferimenti esatti per il riordinamento.
Seguendo questo ragionamento si è pensato ad uno strumento in cui convogliare tutta la memoria conservata nel Museo, evidenziando l’unicità di uno degli archivi più significativi per la storia della Seconda guerra mondiale e, nel contempo, assecondando la molteplicità di voci, storie, istituzioni, filoni di indagini, donne e uomini che hanno contribuito coralmente a formarlo.
[NOTE]
1 Alla fine della ricerca furono 1132 i profili biografici rintracciati. Msl, Elenco dei reclusi nel carcere di via Tasso. Ottobre 1943, Giugno 1944 – Banca dati, a cura di A. A. GLIELMI, G. MONTANI.
2 M. L. D’AUTILIA, M. DE NICOLÒ, M. GALLORO, Roma e Lazio 1930, 1950. Guida per le ricerche. Fascismo, antifascismo, guerra, resistenza, dopoguerra, a cura di A. PARISELLA, Roma, Franco Angeli, 1994.
3 Ci si riferisce alle vittime del nazifascismo che in parte o nella totalità furono prelevate, prima dell’uccisione, dal carcere di via Tasso. In particolare ai caduti delle Fosse Ardeatine, ai caduti di Forte Bravetta e ai caduti de La Storta.
4 È possibile ascrivere in questo vasto gruppo chi fu trattenuto pochi giorni, chi fu solo interrogato, chi fu costretto a prestare lavoro coatto all’interno del carcere.
5 L’edificio, corrispondente al civico 155, prima dell’Armistizio accoglieva gli uffici culturali dell’ambasciata germanica. A. MAJANLAHTI, A. OSTI GUERRAZZI, Roma occupata 1943, 1944. Itinerari, storia, immagini, Il Saggiatore, 2010 p. 87.
6 E. COLLOTTI, Documenti sull’attività del Sichereitdienst nell’Italia occupata, in «Il movimento di Liberazione in Italia», 83, aprile-giugno 1966, pp. 38 <77, p. 38.
7 L. KLINKHAMMER, L’occupazione tedesca in Italia 1943,1945, Torino, Bollati Boringhieri, 2007, p. 481. L’osservazione è riportata alla nota 84.
8 E. PISCITELLI, Storia della Resistenza romana, Bari, Laterza, 1965, p. 2.
9 G. DOSI, Via Tasso: I misteri delle SS Documenti originali raccolti e commentati da Giuseppe Dosi. Roma, R. Carboni, [1946].
10 Ciò che, prima degli interventi di riordinamento, era denominata Corrispondenza era, in realtà, l’intero archivio del Museo.
11 In particolare: Archivio Centrale dello Stato, Archivio di Stato di Roma, archivio del Tribunale militare di Roma, l’Archivio storico della Comunità ebraica di Roma, Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, Museo ebraico di Roma.
12 Si tratta delle carte tedesche raccolte da Giuseppe Dosi tra il 4 ed il 5 giugno 1944 negli edifici di via Tasso e Regina Coeli e nelle strade limitrofe.
13 A. ROMITI, Archivistica generale. Primi elementi, Lucca, Civita Editoriale, 2008, p. 45-46.
14 Per tutti e due i fondi aggregati non è stato possibile usufruire di biografie preesistenti. Essi sono stati implementati e ricostruiti di pari passo con l’analisi e la corretta interpretazione delle carte.
Alessia A. Glielmi, Guida all’archivio del Museo storico della Liberazione e inventariazione del materiale documentario delle forze tedesche di occupazione, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Udine, Anno Accademico 2011/2012