Tedeschi e fascisti, a Roma avrete la vita difficile

Roma: una vista sul centro città. Foto: G. S.

19 novembre [1943]
La polizia fascista scopre la tipografia in cui veniva stampata “Italia Libera”, organo del Partito d’Azione, che si trovava in via Basento [a Roma]. Tra gli arrestati Leone Ginzburg, morto il 5 febbraio 1944, a Regina Coeli, in seguito alle violente torture e Benedetto Pitorri che verrà poi fucilato alle Ardeatine. Viene arrestato, con loro, anche Stefano Siglienti. Nuovo rastrellamento a piazza Fiume e a Pietralata.
20 novembre
Il GAP “Pisacane” attacca un gruppo di fascisti armati, in piazza del Gesù. Partecipano all’azione Rosario Bentivegna, Mario Fiorentini, Lucia Ottobrini e Franco di Lernia. Sulla via Aurelia, al ventiquattresimo chilometro, la Banda “Moro” di Giuseppe Guarniera, attacca sette macchine tedesche. Vengono uccisi due ufficiali superiori della Wehrmacht e recuperate armi. Viene lasciato un volantino con scritto in italiano e in tedesco: “Tedeschi e fascisti, a Roma avrete la vita difficile. Tommaso Moro, partigiano”. La RSI costituisce la “Guardia nazionale repubblicana” (Gnr).
21 novembre
La sera, attacco gappista a ufficiali della milizia in corso Umberto, davanti al cinema Olimpia. In un rapporto a Berlino, Kappler ricorda: “Ho ripetutamente affermato che gli italiani onesti e di principio non avrebbero mai collaborato con un governo fascista”.
22 novembre
Tentativo di fare saltare il ponte della Magliana.
23 novembre
Un camion tedesco, bloccato dai chiodi a quattro punte, è distrutto alle Capannelle.
24 novembre
Viene arrestato Giuseppe D’Amico, un impiegato, del PCI “Banda Genazzano”. Assassinato alle Ardeatine. Viene messo in fuga un gruppo di fascisti della banda Bardi-Pollastrini, che volevano mettere in atto un rastrellamento a Trastevere.
25 novembre
A Torre Gaia, i partigiani attaccano due autocarri tedeschi, incendiandoli e uccidendo i conducenti. Sulla Via Tuscolana vengono tagliati 300 metri di cavo telefonico, isolando due posti di blocco tedeschi. Vengono purtroppo catturati i due partigiani Giovanni e Carlo Lucchetti, quest’ultimo di Bandiera Rossa.
26 novembre
Otto squadre partigiane eseguono operazioni di sabotaggio lungo le strade principali nella zona dei Castelli, permettendo all’aviazione alleata di bombardare gli automezzi tedeschi immobilizzati. Vengono fucilati a Forte Bravetta il muratore Walter Ludovisi e Agostino Basili.
27 novembre
La polizia fascista, costretta anche dalle dure e ultimative rimostranze di Kappler, arresta 40 componenti della banda fascista Bardi-Pollastrini. Nelle celle di tortura di Palazzo Braschi vengono trovati 24 prigionieri in condizioni terrificanti. Eliminato il console della milizia fascista, Musco.
28 novembre
Arrestato Roberto Guzzo, del comando militare di Bandiera Rossa. A Padova, il professor Concetto Marchesi, rettore dell’Università, costretto a rassegnare le dimissioni, rivolge un alto messaggio agli studenti: “ […] Traditi dalla frode, dalla violenza, dalla ignavia, dalla servilità criminosa, voi, insieme con la gioventù operaia e contadina, dovete rifare la storia dell’Italia e costruire il popolo italiano”. Giuseppe Pizzirani è il commissario del partito fascista a Roma.
30 novembre
I partigiani della “Banda Moro”, di Bandiera Rossa, guidati da Vincenzo Guarniera, attaccano un camion della PAI che porta a Forte Bravetta 7 loro compagni condannati a morte. Indossate le divise dei militi fascisti sopraffatti, entrano nel Forte, annientano il presidio e fanno fuggire i loro compagni.
2 dicembre
Squadre Matteotti attaccano una colonna tedesca sulla via Aurelia e il corpo di guardia dei battaglioni M a via Egea.
3 dicembre
Squadre Matteotti attaccano la sede della polizia fascista in via Domodossola. Un milite fascista viene ucciso al X° chilometro dell’Aurelia. Viene arrestato dalla banda Caruso, denunciato da una spia, l’ebanista Fernando Norma del Partito d’Azione. Torturato e poi consegnato ai tedeschi, verrà assassinato alle Ardeatine.
4 dicembre
In piazza di Spagna un repubblichino uccide il magistrato Mario Fioretti, esponente del PSIUP. A Grottaferrata i tedeschi impongono al podestà la consegna di 20 uomini per montare la guardia alle linee telefoniche oggetto di continui sabotaggi.
5 dicembre
Il GAP della IVa Zona garibaldina al Teatro dell’Opera ferisce militari tedeschi e dà fuoco alle loro macchine.
6 dicembre
Mentre distribuisce volantini in via Cola di Rienzo, davanti al cinema Principe, viene arrestato Romolo Iacopini, un operaio della Scalera Film, aderente a Bandiera Rossa. Iacopini verrà fucilato a Forte Bravetta il 2 febbraio 1944. Vengono arrestati anche Augusto Paroli <127 e Guerrino Sbardella <128. Nei cinema di piazzale Appio, di piazza Tuscolo, e in altri locali della città, vengono lanciati manifestini di Bandiera Rossa. L’azione è diretta dal socialista Antonio Poce. Da Pesaro arriva a Roma una missione dell’OSS <129 dotata di radio ricetrasmittenti, guidata dal capitano Enrico Sorrentino e dal sottotenente Arrigo Paladini. <130 Una mina collocata dalla banda dei Castelli Romani sulla Nettunense distrugge un autocarro tedesco e provoca 10 morti tra i soldati. Oltre 2.000 persone prendono parte al funerale di Mario Fioretti.
7 dicembre
Convogli tedeschi vengono attaccati sulla via Casilina. Viene ferito il partigiano Bruno Fanelli e catturato il gappista Mario Zucchetti. I gappisti e partigiani delle formazioni dei Castelli e dell’Appio Tuscolano disseminano chiodi a quattro punte lungo le vie Appia, Nettunense e Ardeatina. Partigiani delle squadre di Tor Pignattara e di Palestrina effettuano una identica operazione sulla Casilina.
8 dicembre
Attacco ad una autorimessa requisita dai repubblichini, in via Albalonga. Molti mezzi danneggiati e distrutti. Attacchi anche in piazza Ungheria. A Pantano Borghese bloccata dai partigiani un’autocolonna tedesca, poi distrutta dai
cacciabombardieri americani.
9 dicembre
Viene arrestato il tenente generale di Artiglieria Vito Artale <131. Portato a via Tasso, verrà assassinato alle Ardeatine. Catturato, nel suo negozio, Ottavio Cirulli.
10 dicembre
Con una circolare inviata a tutte le bande militari di Roma e dell’Italia occupata, il colonnello Montezemolo fissa le direttive per l’organizzazione e per la condotta della guerriglia da parte del Fronte Clandestino Militare. <132
Attacco a automezzi tedeschi a Piazza Verdi e in via Padova. Viene eliminato il fascista Cristofaro Umena. Nello studio dell’avvocato Carboni, in via della Mercede, vengono arrestati il brigadiere Candido Manca, <133 il tenente Federico Fontana e il tenente Romeo Rodriguez Pereira, tutti carabinieri. Verranno assassinati alle Ardeatine. Vengono arrestati dalle SS Enzio Malatesta <134, Ettore Arena <135, Ottavio Cirulli <136, Carlo Merli <137, Gino Rossi e Antonio Nardi.
Le SS in un locale di piazza Barberini arrestano Gerardo De Angelis. <138
[NOTE]
127 Augusto Paroli, militante di Bandiera Rossa, operante a Trionfale e Valle Aurelia. Arrestato a piazza dell’Unità con Americo Onofri. Incarcerato a Regina Coeli, nel braccio tedesco. Panzeri Donatella, op. cit. pag. 56e seguenti.
128 Guerrino Sbardella (1916-1944). Nato a Colonna (Roma). Tipografo. Caposettore di Bandiera Rossa a Tor Pignattara. Combattè con i GAP di Trionfale. Organizzò un deposito di armi a Villa Certosa. Fermato dai fascisti mentre lanciava volantini dal loggione del cinema Principe, riuscì a fuggire ma nel corso della notte venne arrestato dalle SS a casa sua, segnalato da delatori. Torturato a via Tasso. Condannato a morte il 28 gennaio, fucilato a Forte Bravetta il 2 febbraio 1944.
129 Office of Strategic Service, ufficio dei servizi strategici statunitense.
130 Arrigo Paladini (1921-1991). Sottotenente, partecipò alla campagna militare di Russia. Arrestato e imprigionato in via Tasso nella cella 22. Torturato a sangue perché rivelasse quanto sapeva dei collegamenti radio con il comando
alleato. Per farlo parlare i nazisti minacciarono di uccidere suo padre e di arrestare sua madre e la sua fidanzata. Inutilmente. Condannato a morte. La sera tra il 3 e il 4 giugno, caricato su un camion per essere portato via con altri 30 prigionieri, il camion si guastò. Venne definitivamente liberato dall’arrivo degli americani. Dal 1985 direttore del Museo Storico della Liberazione di Roma, sorto ove erano, in via Tasso, le lugubri, infami prigioni delle SS.
131 Vito Artale (1882-1944). Direttore della Vetreria Ottica del Regio Esercito. Imprigionato per tre mesi a via Tasso.
Medaglia d’Oro al Valor Militare.
132 Montezemolo trasmise la circolare 333/Op, ricevuta da Bari.
133 Candido Manca (1907-1944). Dipendente del Ministero dei lavori pubblici. L’8 settembre 1943 brigadiere dei Carabinieri, nella squadra Guardie Reali. Sfuggito all’arresto dei Carabinieri da parte dei tedeschi il 7 ottobre 1943. Rinchiuso per tre mesi nelle celle di via Tasso. Assassinato alle Ardeatine. Medaglia d’Oro al Valor Militare.
134 Enzio Malatesta (1914-1944), nato ad Apuania. Figlio del deputato socialista Alberto Malatesta. Insegnante al Liceo Parini di Milano. Giornalista, direttore della rivista “Cinema e Teatro”. Nel 1940 a Roma, capo redattore del “Giornale d’Italia”. Organizzatore delle “bande esterne” di Bandiera Rossa nel Lazio. Su delazione viene arrestato nella sua casa di via Cairoli. Fucilato a Forte Bravetta. Medaglia d’Oro al Valor Militare.
135 Ettore Arena (1923-1944). Elettricista nella Marina Militare. Dopo l’armistizio, da Venezia raggiunge i suoi familiari a Roma. Entra nelle file di Bandiera Rossa. Condannato a morte. Medaglia d’Oro al Valor Militare.
136 Ottavio Cirulli (1906-1944). Calzolaio. Nato a Cerignola, padre di cinque figli. Comunista cattolico. Per evitare il confino emigrò in Unione Sovietica. Tra i primi aderenti a Bandiera Rossa. Fece attivamente propaganda, nascose prigionieri inglesi e armi nel palazzo in cui abitava. Arrestato per delazione a casa di Malatesta. Condannato a morte, fucilato a Forte Bravetta.
137 Carlo Merli (1913-1944). Milanese, giornalista. Condannato a morte per “partecipazione a banda armata”. Fucilato a Forte Bravetta il 2 febbraio 1944.
138 Gerardo De Angelis (1894-1944). Padre di quattro figli, giunto a Roma per dedicarsi al cinema. Fonda una società cinematografica, la Gedea Film. Tra i primi a organizzare la Resistenza romana, con il gruppo “Pensiero e Azione”.
Aldo Pavia, Resistenza a Roma. Una cronologia, in resistenzaitaliana.it

Roma, Museo storico della Liberazione in Via Tasso: vista dell’ingresso della Cella 1 e della Cella 2. Fotografia: MVG, 20 dicembre 2011. Fonte: Maria Vittoria Giacomini, op. cit. infra

A Roma, in Via Torquato Tasso, nel rione Esquilino, non lontano dalla Basilica di San Giovanni in Laterano, un fabbricato, costruito fra il 1939 e il 1940, corrispondente al numero civico 155 era divenuto subito dopo l’occupazione, nel 1943, la sede della Gestapo e del comando della Sicherheitdienst polizei (SIPO, che sta per Polizia di Sicurezza) delle SS del ten. col. Herbert Kappler, mentre lo stesso edificio al numero 145 era stato adibito a sede del comando della Sicherheitdienst (SD, che sta per Servizio di Sicurezza) e a carcere <7. Infatti l’allora proprietario Francesco Ruspoli lo aveva affittato all’Ambasciata tedesca a Roma. Nel settembre gli appartamenti dell’ala sinistra furono trasformati in caserma con uffici, magazzini, alloggi per ufficiali e sottoufficiali delle SS e in prigioni. Nel gennaio 1944 tutta l’ala destra divenne Hausgerfängris, cioè “carcere di casa”. Le due parti dell’edificio comunicavano internamente mediante due corridoi aperti dai tedeschi al primo e al terzo piano.
[…] Qui vennero rinchiuse, interrogate e torturate circa duemila persone, tra partigiani, militari, uomini e donne, cittadini comuni, che, a seguito dei rastrellamenti, erano state catturate. In questa sede si poteva essere arrestati anche senza motivo. Le imputazioni a carico dei detenuti potevano essere molto pesanti come nel caso di Sandro Pertini e di molti altri personaggi implicati nella guerra di Liberazione con responsabilità di rilievo politico, ma anche per ragioni razziali, come l’essere ebrei <8.
[…] Al secondo piano si trovano le celle del carcere vero e proprio. Sono rimasti inalterati gli spazi lasciati dai nazisti dopo la fuga: le stesse finestre murate, le medesime grate sulle porte delle celle e perfino lo stesso impianto elettrico. Le celle a questo piano sono cinque; nella prima sono ricordate le vittime delle Fosse Ardeatine, poiché proprio qui vi furono imprigionati prima della morte. La seconda cella è quella di isolamento (delle dimensioni di un metro e cinquanta centimetri di lunghezza e un metro di larghezza): questa cella e quella corrispondente al piano superiore erano le uniche senza carta da parati, ma con intonaco.
Questo è un dettaglio molto significativo, poiché i prigionieri, collocati singolarmente in queste celle, dopo gli interrogatori, chiusi in questi luoghi per giorni e anche per intere settimane, erano spinti a comunicare i loro tormenti e a lasciare tracce di sé, scrivendo direttamente sui muri con ciò che avevano, chiodi o addirittura con le unghie. Queste scritte contengono ricordi, avvertimenti per chi sarebbe seguito, preghiere o testamenti. Tali scritte non testimoniano solo le convinzioni morali ed etiche dei loro autori, ma restituiscono al visitatore anche il clima storico delle vicende subite in quei giorni <9.
[…] Le trenta celle di detenzione, ricavate dai nazisti, nei numerosi appartamenti adibiti a carcere, occupavano l’intero fabbricato. Oggi però le celle originali, come al tempo delle SS, sono soltanto in due appartamenti rispetto ai quattro destinati al museo. I poveri cimeli dei reclusi, i documenti esposti sono fattori che tutti insieme concorrono a rendere questo luogo particolarmente emblematico e simbolico sia come luogo di memoria di Roma che dell’Italia intera. Questo dipende soprattutto dalla presenza fisica dello spazio che è estremamente rappresentativo nella sua tragicità, come nel caso delle due piccole celle di segregazione.
Nella terza cella si ricordano i fucilati, durante l’occupazione nazista, a Forte Bravetta, uno dei luoghi romani più evocativi per la Resistenza. Nella quarta cella la dedica è rivolta all’eccidio de La Storta compiuto il 4 giugno 1944 dai nazisti in fuga, quando furono uccisi a raffiche di mitra quattordici prigionieri, tra cui Bruno Buozzi, provenienti da Via Tasso e diretti al nord con le SS <10. La quinta cella, in cui originariamente era localizzata una cucina, fu trasformata poi in cella di isolamento. Qui è stato detenuto tra altri il Colonnello del Genio Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, capo del Fronte Militare Clandestino e caduto alle Fosse Ardeatine.
Al terzo piano del museo, all’interno 8, si trovano quattro celle ed un archivio. Lo spazio a questo piano è rimasto immutato e le celle presentano le stesse caratteristiche di quelle al piano sottostante. L’ingresso di questo piano è dedicato a episodi della Resistenza laziale. Tra le celle si ricorda la dodicesima, adibita all’isolamento; si tratta della cella già citata in corrispondenza della seconda, al piano inferiore.
Al terzo piano, all’interno 9, appartamento convertito in museo in occasione del primo Giorno della Memoria (27 gennaio 2001), si trovano due celle, una sala e un archivio. Questi locali sono a servizio del museo, ad eccezione della sala di documentazione dedicata all’antisemitismo a Roma e in Italia. Questo spazio ricorda, attraverso pannelli dedicati, nello specifico il giorno 15 ottobre 1943 quando ci fu il rastrellamento nel ghetto di Roma, con la cattura di più di milleduecento cittadini ebrei.
[NOTE]
7 Tristano Matta (a cura di), Un percorso della memoria, Electa, Milano 1996, pp. 59-60.
8 Guido Stendardo, Via Tasso: Museo storico della Liberazione di Roma, Staderini, Roma 1965; Arrigo Paladini, Via Tasso: Carcere nazista, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1986.
9 Georges De Canino, Via Tasso: i prigionieri, i corpi e le celle, Carte segrete, Roma 1993.
10 Aldo Forbice (a cura di), Matteotti, Buozzi, Colorni: perché vissero, perché vivono, Franco Angeli,
Milano 1996.
Maria Vittoria Giacomini, Memorie fragili da conservare: testimonianze dell’Olocausto e della Resistenza in Italia, Tesi di dottorato, Politecnico di Torino, 2012