
Nell’ambito degli studi storico-artistici, questa ricerca si indirizza all’analisi degli aspetti e delle problematiche connesse al collezionismo contemporaneo di opere d’arte, oggetti, cimeli, documenti, che hanno interessato un particolare segmento della cultura visiva del Novecento italiano. Ci si riferisce nello specifico alla produzione che, durante il Ventennio fascista, ha dato vita al culto della personalità del Duce, soggetto alla base di diverse raccolte dal profilo eterogeneo che, in quanto tali, hanno messo in luce nodi irrisolti di carattere museologico e museografico. Si tratta di un segmento di studi delicato, affrontato con molteplici approcci da storici, sociologi, antropologi, ma in maniera discontinua dagli storici dell’arte, anche in ragione della scarsa reperibilità di prodotti attinenti alla sfera estetica, distrutti o scomparsi durante e dopo la guerra.
L’occasione per affrontare questo studio è stata data dalla collezione Susmel-Bargellini esposta presso il Museo Magi’900 di Pieve di Cento, un tipo di raccolta che «apre un nuovo capitolo nella storia delle arti che sostengono il culto di Mussolini» <1. Questo contenitore dedicato alle arti visive del Novecento italiano e non solo, espone infatti circa duecentocinquanta ritratti del Duce affidati a diversi medium: scultura, pittura, disegno, mosaico, fotografia, stampa, fino a pratiche di carattere artigianale, come la ceramica, o relative all’oggettistica seriale, che vi comprende posaceneri, orologi, e alcuni cimeli legati alla propaganda. L’insieme fa capo quindi tanto alla cultura alta, quanto a quella di massa; si annoverano infatti artisti noti o meno noti, artigiani o dilettanti che hanno raffigurato l’effigie del Duce durante e dopo il Ventennio.
Il primo nucleo di questa collezione è costituito dalla raccolta del giornalista e storico del fascismo Duilio Susmel, nato a Fiume e vissuto per la maggior parte della sua vita a Firenze e dintorni (Fiume, 15 ottobre 1919 – San Godenzo, 19 febbraio 1984). Si tratta di uno studioso del cui operato si è quasi persa memoria, nonostante la ricca attività di ricerca condotta dall’inizio degli anni Cinquanta fino all’inizio degli anni Ottanta; il suo contributo più noto è costituito dall’”Opera Omnia” di Benito Mussolini, 44 volumi che raccolgono i discorsi del Duce in un’antologia avviata dal padre Edoardo durante il Ventennio <2. Susmel ha affiancato all’intensa attività di intellettuale quella, anch’essa poco nota, di collezionista di libri, documenti, manifesti, cimeli ed opere d’arte relativi alla storia del fascismo e della Repubblica Sociale Italiana, ma soprattutto alla figura di Mussolini, destinati, come è risultato dalle ricerche condotte in merito, alla nascita di un museo e centro studi sul fascismo. Documenti, al contrario, rimasti nella casa dello storico, di fatto diventata un archivio privato disponibile a chiunque ne facesse richiesta. Oggi tale archivio è confluito per la maggior parte a Roma, presso l’Archivio Centrale di Stato e la Biblioteca Nazionale Centrale, e a Salò, presso il Centro Rsi (Centro studi e documentazione su periodo storico della Repubblica Sociale Italiana), mentre buona parte della sua biblioteca è stata acquistata dall’Istituto Germanico, sempre a Roma.
La sezione relativa all’iconografia mussoliniana, che negli intenti dello storico faceva probabilmente da corollario alla ben più vasta sezione documentaria, è stata invece acquistata dall’imprenditore Giulio Bargellini, ideatore e proprietario del citato Museo Magi’900, il quale l’ha incrementata ed ha deciso di esporla in modo permanente a partire dal 2009, in una sezione genericamente indicata sul sito internet del museo come “Arte del Ventennio”. La visita a questa parte del museo, condotta la prima volta nell’autunno del 2014, è stata, come innanzi detto, il punto di partenza di questo lavoro, dettato in primo luogo dal confronto con un’esposizione che pone lo spettatore e lo studioso di fronte a diverse problematiche e criticità. Innanzitutto è apparso subito chiaro che molte attribuzioni e datazioni di quanto esposto necessitava di essere rivisto o maggiormente documentato; le opere infatti non sono state oggetto di una seria catalogazione, molte sono riprodotte in un catalogo <3 che ha caratteristiche più che altro divulgative e che, nelle didascalie, rispecchia gli stessi errori di quelle presenti nel museo. Un’altra criticità importante era (ed è tuttora) costituita dall’allestimento, che potrebbe essere definito di tipo “sentimentale”, sulla falsa riga di molti musei del Risorgimento italiani che hanno conservato gli allestimenti tardo-ottocenteschi; a differenza di molti di questi, però, la grande sala dove sono esposti i ritratti di Mussolini è priva di apparati didattici, se si esclude il pannello introduttivo sulla figura di Duilio Susmel, o di supporti multimediali.
Sembra dunque chiaro che questa sezione del museo sia indirizzata ad un pubblico specifico, individuabile nelle file dei cosiddetti “nostalgici”, ipotesi avvalorata anche dal fatto che in effetti questa grande sala si trova in una parte un po’ defilata del museo, all’ultimo piano, e non è adeguatamente segnalata all’interno del percorso espositivo.
Malgrado queste importanti criticità non si può negare, tuttavia, che tale collezione costituisca un unicum nel territorio italiano e internazionale, anche per l’evidenza di porre lo spettatore in maniera prepotente ed immediata di fronte ad un aspetto specifico della cultura visiva del Ventennio, l’onnipresente immagine del Duce, nell’ “ubiquità” che le è stata riconosciuta <4.
Tale museo pone, a mio avviso, allo studioso l’urgenza di confrontarsi con diverse tematiche troppo a lungo omesse o scarsamente affrontate nell’ambito degli studi storico-artistici. La prima problematica riguarda l’assenza di un museo dedicato al fascismo, un vuoto museologico avvertito da una sempre più nutrita comunità di studiosi <5, che dà adito ad iniziative autonome avviate da non specialisti del settore, come appunto l’allestimento della cosiddetta “collezione proibita” del Magi’900, o la “Casa dei ricordi” di Villa Carpena <6, tra Forlì e Predappio.
Un’altra questione importante riguarda il controverso rapporto tra l’iconografia mussoliniana ed il grande pubblico in Italia, che ha portato, e porta tuttora, a diversi episodi di censura o autocensura, ed a polemiche che, ad oggi, non permettono né agli studiosi, né ai cittadini, di rapportarsi serenamente ed in maniera adeguata con un aspetto importante della cultura visuale del fascismo, che andrebbe inoltre a completare il segmento, non trascurabile, di studi dedicati all’arte del Ventennio editi negli ultimi anni.
Infine, la collezione Susmel-Bargellini mette in luce un aspetto ancora molto poco studiato del collezionismo italiano della seconda metà del XX secolo, vale a dire quello delle collezioni private legate al fascismo, spesso occultate, e che negli ultimi anni «sono diventate maggiormente visibili grazie soprattutto al contributo dei siti internet dedicati al fascismo e al suo leader» <7. Un tipo di mercato in effetti in linea con «l’interesse internazionale nel collezionare oggetti di design e manufatti dell’ex Unione Sovietica e della Germania dell’est, con le connesse Ostalgie» <8. La scarsa qualità artistica di molti di questi oggetti, unitamente a ragioni di carattere politico ed ideologico, hanno portato la comunità scientifica ad ignorare o a sottovalutare questo tipo di mercato, lasciando sovente campo libero al dilettantismo.
Fatte queste premesse, è necessario precisare che il taglio dato a questo studio ha operato per una precisa scelta indirizzata ad esaminare l’aspetto collezionistico e museologico della questione, focalizzandosi in particolare sul nucleo della collezione appartenuto a Duilio Susmel, letto in una prospettiva diacronica: da una parte si è deciso di ricostruirne la storia attraverso la disamina del materiale d’archivio conservato a Roma e a Salò, dall’altra si sono analizzate le opere esposte al Magi’900, oggetto di una catalogazione inventariale attraverso la quale si è scelto di farne emergere alcune tra le più significative, sottoposte a maggiori approfondimenti.
Si è ritenuta inoltre necessaria un’analisi delle questioni museologiche ed espositive connesse al delicato tema dell’iconografia mussoliniana, al fine di contestualizzare al meglio la collezione nel suo insieme. Quest’ultimo aspetto costituisce la stesura del primo capitolo di questo lavoro, mentre nel secondo ci si è concentrati su quanto più specificatamente è emerso dallo studio della collezione e dei materiali d’archivio conservati nei Fondi Susmel. La loro disamina rappresenta il fulcro di questa ricerca, partita dalla necessità di comprendere e ricostruire la storia della collezione attraverso lo studio dei documenti. Si è cominciato da quanto custodito presso l’Archivio di Stato per poi concentrarsi in particolar modo sul fondo Susmel della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il più consistente, in quanto costituito da circa 15.000 documenti sistemati in 104 cartelle. La vastità del materiale, fuso con diversi altri fondi archivistici acquisiti dallo stesso Susmel, ha portato alla necessità di operare una selezione, rallentata da problematiche di carattere logistico: nel 1996, quando l’archivio è stato acquistato <9, è stato anche oggetto di una catalogazione effettuata con criteri non conformi ai principi base della disciplina archivistica; il risultato è che ci si è trovati di fronte ad un lunghissimo elenco di documenti, stampato in un testo consultabile in biblioteca e inserito in un database online <10, privo di una descrizione orientativa relativa al materiale presente; talvolta fuorvianti si sono rivelati inoltre gli stessi titoli di questi documenti <11.
Inizialmente si è ritenuto necessario ovviare a questa problematica cercando di avere un’idea generale del materiale presente mediante la richiesta di documenti che sembravano essere pertinenti ai fini della presente ricerca, lavoro in più momenti rallentato dalla rigida normativa della biblioteca applicata a questo tipo di fondi. In questo modo è stato possibile individuare la sistemazione originaria dell’archivio voluta dallo stesso Susmel, confermata solo alla fine di questa ricerca dal rinvenimento di un inventario del 1984, dove detti documenti sono indicati con la dicitura “archivio personale” <12. Si è quindi proceduto a una ricerca più mirata, nell’ambito della quale particolarmente proficua si è rivelata essere la disamina del carteggio, suddiviso tematicamente in base alle pubblicazioni dello storico, e poi in ordine alfabetico. Nella sezione intitolata dallo studioso “Corrispondenza varia”, la più ampia, si sono potuti mettere in luce interessanti legami affettivi e lavorativi con diverse personalità dell’epoca, molte dimenticate o ancora poco studiate per via della loro affiliazione al regime. In particolare è emerso il legame della famiglia Susmel con la vedova di Ugo Ojetti, Fernanda Gobba, la quale sembra aver proseguito in parte l’attività del marito, impegnandosi anche nella protezione di intellettuali e artisti caduti in disgrazia nel dopoguerra. Questo ha portato alla ricerca incrociata di corrispondenza presente in altri archivi: il fondo Ojetti conservato presso la biblioteca della Galleria Nazionale d’Arte moderna di Roma, quello ancora in fase di catalogazione conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze e quello conservato presso il Getty Research Institute di Los Angeles.
In base poi ad altri legami di collaborazione o amicizia riscontrati nel carteggio Susmel, si è proceduto poi a diverse ricerche incrociate, che non sempre hanno portato ai risultati attesi; ci si riferisce in particolare alla disanima del carteggio intercorso tra Fernanda Ojetti e Luigi Pasquini, conservato presso gli archivi della Galleria d’Arte Moderna di Roma, alle ricerche di materiale utile all’interno del Fondo Giuseppe Frediani, conservato presso gli archivi dell’Istituto Pavese per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, alle ricerche avviate presso gli archivi della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle province di Firenze, Pistoia e Prato e presso alcuni archivi della città di Ferrara, in particolare l’Archivio Comunale, gli archivi della Galleria d’Arte Moderna e quelli dei Musei d’Arte Antica.
Nessun esito hanno poi avuto le ricerche effettuate presso il Centro Studi della Wolfsoniana a Genova, la biblioteca dell’Estorick Collection a Londra e presso gli archivi del Musée des Années Trente sito a Boulogne-Billancourt (Parigi). Alcune richieste di collaborazione non hanno poi avuto riscontro: ci si é rivolti infatti alla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze per prendere accordi per la consultazione del fondo archivistico dell’artista Pietro Annigoni, ma dopo un’iniziale interessamento da parte dell’ente, non si è più avuta risposta. Nessun tipo di riscontro hanno poi avuto i tentativi di avvicinamento agli eredi diretti della vedova di Duilio Susmel, la signora Nedda Dragogna. Diversamente si è potuto beneficiare della collaborazione di un nipote dello storico, il dott. Andrea Susmel, e del materiale interessante è stato trovato presso gli archivi della Fondazione Primo Conti a Fiesole (Firenze) e negli archivi del Museo Pietro Canonica, a Roma.
Tra i fondi Susmel si è rivelata inoltre inaspettatamente proficua la consultazione di quanto conservato presso l’Archivio del Centro Studi della Rsi, a Salò. Anche lì si sono dovute affrontare alcune problematiche di carattere logistico, dovute al fatto che la biblioteca era aperta al pubblico solo due ore a settimana; il lavoro è stato facilitato dal fatto che il fondo è stato dettagliatamente descritto e molte informazioni sono rintracciabili online. In questo contesto particolarmente interessante, anche in vista di ulteriori sviluppi di questo ramo della ricerca, è stata la consultazione della sezione intitolata “Artisti Regime fascista”, comprendente 3 faldoni per un totale complessivo di 246 fascicoli disposti in ordine alfabetico, contenenti materiali di diverso tipo relativi ad artisti che hanno, anche solo in una fase della loro vita, riprodotto le sembianze del Duce. Si tratta in particolar modo di ritagli di giornale e fotocopie di cataloghi di mostre; in alcuni casi si sono anche trovate informazioni fondamentali relative ad opere appartenute alla collezione dello studioso.
La visione di questo materiale è stata propedeutica a quanto affrontato nel terzo capitolo di questo lavoro, dedicato alla schedatura delle opere esposte al Magi’900, alle quali si è aggiunta un’opera appartenuta a Duilio Susmel, gentilmente messa a disposizione dal dott. Andrea Susmel. Si è trattato in particolare di un lavoro di verifica delle informazioni date dalle didascalie del museo e nel catalogo del 2009, che ha portato in molti casi ad una rettifica delle datazioni, e in alcuni all’individuazione di autori altrimenti indicati come “ignoti”; a tal fine fondamentale è stato il ritrovamento di un inventario redatto dalla Soprintendenza Archivistica della Toscana nel 1984, che, anche se incompleto e non sufficientemente dettagliato, è stato di grande utilità anche per distinguere tra il nucleo delle opere appartenute a Susmel e quelle poi acquistate da Bargellini. Questo lavoro ha permesso di avvicinare il gusto dei due collezionisti e di riconoscerne punti di tangenza o differenze, queste ultime sostanziali.
All’interno dell’intera collezione si sono poi selezionate alcune opere in conformità a criteri estetici o storico-iconografici, alle quali è stata dedicata una scheda di approfondimento critico. In questo contesto si sono privilegiate le opere appartenenti originariamente al nucleo Susmel, in particolare dipinti, disegni e stampe, a cui si sono aggiunte alcune opere della collezione Bargellini, in particolare la statuaria.
[NOTE]
1 Pieri G., The destiny of the art and the artefacts, in Id., S. Gundle, C. Duggan, The Cult of the Duce. Mussolini and the Italians, Manchester University Press, Manchester 2015, p. 235.
2 Susmel E., Susmel D, Opera Omnia di Benito Mussolini, La Fenice, Firenze, 1951-1980, 44 volumi (dal volume 37 l’editore cambia).
3 Petacco A., Mussolini ritrovato. Storia di una collezione proibita, Mostra permanente presso il Museo Magi, Minerva Edizioni, Argelato (BO), 2009.
4 Falasca Zamponi S., Lo spettacolo del fascismo, Soveria Mannelli (CZ) 2003, p. 139. Titolo originale: Fascist Spectacle: The Aesthetics of Power in Mussolini’s Italy, University of California Press, Berkeley 2000. Traduzione italiana di Stefania De Franco.
5 Si veda in particolare Noiret S., La Public history italiana si fa strada: un museo a Predappio per narrare la storia del ventennio fascista, in dph.hypotheses.org/906, 09/05/2016.
6 www.casadeiricordi.it
7 Pieri G., op. cit., p. 236. La studiosa si riferisce in particolare al sito www.libroemoschetto.it, «un museo virtuale di oggetti d’arte, libri e materiale visuale del periodo fascista e luogo di commercio per i collezionisti specializzati», p. 240 nota 57.
8 Pieri G., op. cit., p. 236.
9 Libri di pregio, manoscritti e autografi da collezioni private, martedì 3 dicembre 1996, Roma, Christie’s, 1996, pp. 50-51 lotto n. 384.
10 http://193.206.215.10/susmel/susmel_opac.php
11 Ad esempio alcuni ritagli di giornali che riproducevano disegni sono stati indicati come disegni, oppure molti documenti datati dal compilatore come di epoca fascista erano in realtà fotografie di documenti del Ventennio. Alcuni documenti consultati non si trovano negli elenchi, sembrano dunque non essere stati catalogati.
12 Si tratta di un quaderno manoscritto redatto con ogni probabilità da uno dei collaboratori dello studioso o dalla moglie, conservato tra i documenti Susmel presenti presso la Soprintendenza Archivistica della Toscana e riportato all’interno dell’appendice documentaria del presente lavoro, pp. 179-219. Nello stesso fascicolo, un inventario del 1989 riporta l’elenco numerato delle buste e può essere utile per fare ricerche all’interno della disposizione attuale del fondo archivistico: per cercare il fascicolo che si desidera, basta inserire la collocazione attuale “A.R.C.20” seguito dal numero della busta indicata nell’inventario del 1989, riportato in “Appendice documentaria”, pp. 168-178.
Susanna Arangio, La collezione Susmel-Bargellini al Museo Magi’900 di Pieve di Cento, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Ferrara, 2017