Un partigiano caduto nell’Egeo

Il 2° capo cannoniere Pietro Carboni.
Complessivamente, secondo recenti dati, i tedeschi, dopo la resa, uccisero proditoriamente almeno 6094 militari italiani catturati (100 in Italia, 363 nei Balcani, 5631 nelle isole greche).(70) A questi vanno aggiunti circa 700 militari internati assassinati nelle stragi che caratterizzarono le fasi finali del crollo del Terzo Reich.
Fra coloro che rimasero liberi, molti proseguirono nella lotta contro i tedeschi.
Fra questi emblematico è il caso del 2° capo cannoniere Pietro Carboni, destinato a una batteria di Rodi, che, dall’11 settembre 1943 al 26 dicembre 1944, condusse una strenua lotta di resistenza, riuscendo a organizzare un gruppo di 60 uomini con il quale tentò di catturare lo stato maggiore tedesco di Rodi; il complotto fu sventato a causa di denuncia di spie e, sulla testa del Carboni, fu messa una taglia di 50 000 lire. Continuando la sua azione, Carboni riuscì a disattivare delle mine nella zona Cattavia-Apollachia; operò distruzioni nell’aeroporto di Calato; effettuò continua azione di propaganda nei confronti degli internati. Nel dicembre 1944 tentò di riparare in Turchia ma, ormai debole, non vi riuscì. Il 20, mentre dormiva in una grotta vicino al villaggio di Asclipio, fu scoperto da una pattuglia tedesca guidata da un greco; il Carboni assalì con il pugnale il sottufficiale comandante della pattuglia, ma fu ucciso da un colpo di fucile sparato dal greco. Gli fu concessa la Medaglia d’Oro al Valore Militare.
(70) G. Schreiber, La vendetta tedesca, 1943-1945. Le rappresaglie naziste in Italia, Milano, Mondadori, aprile 2000, p. 89.
Giuliano Manzari, La partecipazione della Marina alla guerra di liberazione (1943-1945) in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Periodico trimestrale – Anno XXIX – 2015, Editore Ministero della Difesa

Pietro Carboni, nato a Paulilatino (Cagliari) il 7 agosto 1914, caduto ad Asclip (Rodi) il 20 dicembre 1944, secondo capo cannoniere della Marina, Medaglia d’Oro al valor militare alla memoria. La sua unità, l’8 settembre 1943, era dislocata nell’Egeo, nell’isola di Rodi. Carboni riuscito a sottrarsi alla cattura, passò alla lotta contro i tedeschi alla testa di una piccola banda formata da militari italiani. Smembratasi la formazione, il sottufficiale condusse per più di un anno contro la Wehrmacht una guerriglia isolata, ma tanto efficace da indurre i tedeschi a porre sulla sua testa una taglia di 50.000 lire. Tradito da una spia, Pietro Carboni, che si apprestava a passare in Turchia, fu sorpreso dal nemico in una grotta, che aveva preso a suo rifugio, e abbattuto. La motivazione della decorazione al suo valore recita: “Giovane sottufficiale di elevate virtù militari e morali, pervaso da profondo amor patrio e spirito combattivo, faceva fronte agli avvenimenti successivi all’armistizio organizzando agguerrita e attiva banda di resistenza. Uccisa o dispersa nell’impari lotta la maggior parte dei gregari, non defletteva dalla ferma determinazione di combattere fino all’ultimo contro il nemico che, fra l’altro, aveva posto grossa taglia per la sua cattura. Dopo un anno di proficua attività, resa più difficile e rischiosa dall’incessante caccia cui era sottoposto, scoperto in seguito a delazione ed attaccato di sorpresa da pattuglia armata, ingaggiava da solo epica lotta all’arma bianca riuscendo ad abbattere il capo pattuglia. Colpito a morte da arma da fuoco, suggellava col supremo sacrificio la grande dedizione alla Patria, dando ultima significativa prova di indomito valore”. A Pietro Carboni, l’Amministrazione comunale di Ittireddu (Sassari) ha intitolato un impianto sportivo polivalente. Inoltre la strada principale di Paulilatino, la sezione dell’AMNI di Oristano (Associazione Nazionale Marinai d’Italia), il Circolo Sottufficiali MM di Cagliari, ed una strada di Oristano, sono dedicate a questo eroe. ANPI