Tra la fine del 1943 e gli inizi del 1944 il fascismo a Savona si
sta organizzando e lo dimostra il suo primo vero atto di forza con il
Natale di sangue, l’eccidio del 27 dicembre al forte della Madonna degli
Angeli.
Protetti dagli occupanti tedeschi, le autorità fasciste
rafforzano la loro presenza e il loro potere militare e politico: si
costituisce la Milizia Volontari per la Sicurezza Nazionale, nasce il
Tribunale speciale provinciale per giudicare gli appartenenti al Partito
nazionale fascista che hanno tradito o si sono resi colpevoli di
violenza contro uomini e cose del fascismo nei 45 giorni tra il 25
luglio e l’ 8 settembre; si costituisce una centuria di avanguardisti
moschettieri, il prefetto Mirabelli in febbraio lancia un appello ai
giovani sbandati, renitenti o partigiani, contemporaneo al decreto del
duce del 18 febbraio che stabilisce la pena di morte per i militari
delle classi 1923/24/25 che non si presentano o disertano.
Arresti
di militanti antifascisti e dura repressione dello sciopero del 1° marzo
con conseguenti deportazioni nei lager nazisti sembrano consolidare il
controllo fascista su Savona e provincia.
I gruppi partigiani
savonesi formatesi subito dopo l’8 settembre invece sono più che mai in
difficoltà: ai primi di gennaio l’uccisione del maresciallo dei
carabinieri di Pontinvrea, accanito nella ricerca dei renitenti, provoca
un rastrellamento di reparti tedeschi nella zona; tra i partigiani
sfuggiti all’arresto vengono richiamati dal P.C.I. gli elementi
sconosciuti all’autorità fascista e quindi non ancora “bruciati”, per
rinforzare la resistenza clandestina.
La sera del 1° aprile alcuni
soldati tedeschi appartenenti alla 29° divisione delle SS di stanza a
Savona, dopo aver abbondantemente bevuto in un’osteria, iniziano a
litigare; a un tedesco parte un colpo di pistola che ferisce un
commilitone, un certo Willy Lange, e i militari inventano un ipotetico
attacco di ribelli. Il comando tedesco accetta la versione dei suoi
uomini e coglie l’occasione per una feroce rappresaglia. Si riuniscono
il comandante della piazza di Savona, maggiore Fritz Nancke, il console
tedesco Manheroff, il Prefetto Filippo Mirabelli, il Questore Pareti, il
Federale Pestalozzi, il suo vice D’Agostino e il capo degli arditi
Bonetto e decidono che la vita del militare tedesco vale quella di 13
italiani. Le tredici vittime designate si trovano da settimane nel
carcere di S. Agostino e quindi materialmente non colpevoli e infatti
sono accusati di essere i mandanti morali di un delitto probabilmente
mai avvenuto.
Elenco vittime
Paolo Antonini, di professione
barbiere, nato a Savona nel 1913, di famiglia antifascista, attivo nei
primi nuclei partigiani e organizzatore delle SAP, era stato arrestato e
sottoposto a sevizie nel febbraio ’44.
Lorenzo Baldo, nato a
Corneliano d’Alba nel 1890, di famiglia poverissima, era emigrato in
Paesi esteri e infine si era stabilito a Savona dove gestiva un’osteria
con la moglie. Ai primi di febbraio ’44, SS tedesche fecero irruzione e
trovarono nel locale micce d’esplosivo. Tutta la famiglia fu arrestata,
nonostante le proteste d’innocenza.
Nello Bovani era nato a Savona
nel 1913 da genitori toscani, operaio, sposato con figli. Di fede
comunista, era sorvegliato speciale dal febbraio 1943 per la sua
attività cospirativa. Partigiano nei primi gruppi savonesi di montagna,
era stato catturato dai carabinieri il 16 marzo ’44 per una delazione.
Giuseppe Casalini: nato a Savona nel 1907, operaio, sposato con figli,
era attivo nel movimento clandestino antifascista fin dall’inizio della
dittatura. Dopo l’8 settembre entrò a far parte dei GAP. Era stato
arrestato come molti altri compagni nel mese di febbraio.
Matteo
Antonio Desalvo: nato a Savona il 3 novembre 1916, impiegato e
partigiano combattente dal\’ottobre 1943; arrestato dalla gendarmeria
tedesca il 15.03.1944 a Savona, fu detenuto nel carcere di S. Agostino
sino alla fucilazione del 5 aprile 1944.
Francesco Falco: nato a
Savona nel 1916, impiegato, partigiano gappista dall’ottobre 1943, era
stato catturato da gendarmi tedeschi nel locale di un’osteria della
città insieme ad altri compagni durante una riunione cospirativa.
Mario Gaggero: nato a Quiliano nel 1914, contadino e sacrestano, l’8
marzo era stato arrestato per sabotaggio, perché a causa del taglio di
un albero aveva provocato l’interruzione delle vie telefoniche.
Galli Angelo: nato in provincia di Alessandria nel 1920, garzone
macellaio a Savona, gappista, era stato arrestato nel gennaio del ’44
dai carabinieri e poi consegnato alle SS tedesche.
Edoardo Gatti:
nato a Millesimo nel 1917, operaio. Dopo l’8 settembre svolse attività
cospirativa con i suoi due fratelli. Era stato arrestato nel febbraio da
agenti dell’Ufficio politico della Questura.
Rambaldi Giuseppe:
nato in Svizzera nel 1905, da anni si era trasferito a Savona dove
faceva il carpentiere. A seguito di delazione furono trovate in un suo
magazzino delle armi e venne arrestato dai tedeschi nel gennaio del ’44.
Salvo Pietro: nato nel 1923 a Savona, pasticciere, entrò da settembre
del ’43 nei primi gruppi partigiani. Rientrato a Savona perché ritenuto
più utile nelle azioni di città. Era stato arrestato nel gennaio dalla
GNR e consegnato alle SS tedesche
Sanvenero Arturo: nato a Savona
nel 1891, negoziante di tessuti, coniugato con prole, venne arrestato
nel marzo dalla GNR e consegnato prima ai carabinieri poi alle SS e
sottoposto a violenti interrogatori per fargli confessare il suo
“crimine”: l’aiuto economico fornito alla Resistenza.
Aldo
Tambuscio: nato a Savona nel 1914, coniugato con prole, operaio, di fede
comunista, era vigilato dal 1942. Entrò nei primi gruppi partigiani dal
settembre ’43; per una delazione fu sorpreso e catturato in una locanda
con il compagno Bovani dai carabinieri e poi consegnato alle SS
tedesche.
Responsabili
29. Panzer-Grenadier-Division “Falke“
Filippo Mirabelli
Max Ablinger
Sconosciuto Bonetto
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Sconosciuto Pareti
Sconosciuto Pestolazzi
Le responsabilità di italiani e tedeschi sopra indicati sono desunti
dal ruolo che ricoprivano all’epoca dei fatti e quindi sul presunto
potere decisionale in merito
Procedimento penale: nessuno
Sulla
“Gazzetta di savona” del 4 aprile 1944 compare un breve articolo dal
titolo Il vile assassinio di un soldato tedesco perpetrato da terroristi
nemici il cui testo è il seguente:
“Il 1° aprile in via Antonio
Forzano è stato ucciso in maniera vile il trentacinquenne soldato
tedesco Willy Lange, mentre si recava al suo comando. Le constatazioni
immediate svolte sul fatto hanno confermato l’impressione che si tratti
di un assassinio preorganizzato dai terroristi nemici. Una prima traccia
dei colpevoli è stata trovata. Le autorità tedesche hanno disposto un
compenso di lire 100.000 per la cattura dell’attentatore o degli
attentatori”.
Sul fatto che dette il via alla rappresaglia non si trova traccia documentaria né di indagini da parte delle Autorità fasciste e tedesche né di un Willy Lange in nessun ospedale né di un funerale.
Secondo lo storico Giorgio Viarengo che ha avviato ricerche anche in archivi tedeschi il principale colpevole fu Max Ablinger, austriaco, all’epoca maresciallo del distaccamento savonese, in precedenza coinvolto in altri eccidi genovesi: certamente quello di Masone,oltre alla deportazione di Calvari, con venti ebrei, tra cui diversi bambini, prelevati dal “campo” della Fontanabuona e trasferiti ad Auschwitz dove morirono […]
Irma Dematteis, Quartiere Valloria Savona 04-05.04.1944, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia
La sera del 1° aprile, in via Forzano, alcuni soldati tedeschi, probabilmente ubriachi, litigarono violentemente <26. Uno di loro, tale Willy Lange, rimase ferito a seguito della gazzarra. Per non finire dinanzi al Tribunale Militare della Wehrmacht, che se avesse avuto la bontà d’animo di non farli fucilare li avrebbe spediti sul fronte orientale in un battaglione di disciplina, i tedeschi concordarono una versione di comodo secondo la quale il ferimento di Lange era dovuto ad un’imboscata gappista. Il Capo della Provincia Mirabelli ordinò il coprifuoco dalle ore 19 e mise una taglia sulla testa dei fantomatici attentatori. Il locale Comando germanico, accettata senza ulteriori indagini la testimonianza dei militari coinvolti nel fattaccio, procedette immediatamente alla rappresaglia, pare per iniziativa del locale comandante delle SS, Max Ablinger <27. Il 4 aprile alcune delle vittime designate furono condotte sul promontorio di Valloria e costrette a scavare delle fosse. All’alba del giorno successivo tredici prigionieri, segnati dalle sevizie, erano riuniti sul posto. Dopo aver ordinato agli abitanti delle case vicine di chiudere porte e finestre, i tedeschi ne falciarono a colpi di mitragliatrice pesante dapprima sette, poi gli altri sei che avevano dovuto assistere alla fine dei loro compagni. Quindi i fascisti finirono gli agonizzanti a colpi di pistola mentre i soldati tedeschi se ne andavano cantando. Attilio Sanvenero, Matteo De Salvo, Paolo Attilio Antonini, Edoardo Gatti, Francesco Falco, Pietro Salvo, Lorenzo Baldo, Nello Bovani, Mario Gaggero, Giuseppe Rambaldi, Aldo Tambuscio, Giuseppe Casalini e Angelo Galli non ebbero sepoltura fino al 27 aprile, in base al principio, caro alle autorità della RSI, dell’esibizione dei nemici uccisi. Per due settimane i loro cadaveri furono piantonati da guardie armate che impedivano a parenti e amici di ritirarli; per colmo d’ironia, il giorno 20 si celebrò nel capoluogo la giornata dell’amicizia italo-germanica <28.
La lezione doveva essere chiara a tutti. Il giorno dopo la strage la “Gazzetta di Savona” riportava integralmente il comunicato stilato da Mirabelli: “(…) le indagini esperite per stabilire quali siano gli autori della vile imboscata contro l’appartenente alle Forze Armate Germaniche Willi Lange hanno dato i seguenti risultati: i colpevoli appartengono a una banda di terroristi i quali, sotto la guida di agenti stranieri, hanno lo scopo di turbare con un vile assassinio il buon accordo vigente tra tedeschi e italiani. Tutte le azioni criminose che sono state commesse in questi ultimi tempi vanno iscritte a questa banda, di cui parecchi appartenenti erano già stati catturati e condannati. La condanna era stata sospesa unicamente per offrire a costoro, attraverso un volenteroso atteggiamento della popolazione, la possibilità di essere graziati. Dopo l’ultimo inqualificabile attentato la realizzazione di questo proposito è stata frustrata per cui i sopradetti condannati, ed alcuni altri individui appartenenti alla cerchia dei criminali che hanno agito contro il tedesco Willi Lange, tredici persone in totale, ieri, mercoledì all’alba, sono state passate per le armi (…)” <29.
E’ evidente la grossolana manipolazione dei fatti da parte delle autorità. La notizia del presunto agguato si era gonfiata a tal punto che il 7 aprile il Maresciallo Caviglia annotava nel suo diario l’uccisione di due tedeschi quale causa scatenante della rappresaglia <30. Addirittura, in un rapporto segreto stilato dalla GNR e datato 13 aprile, si legge che “(…)Il 5 corrente, il comando delle SS di Savona procedette all’esecuzione di tre [sic!] arrestati (…). Il provvedimento venne adottato in seguito all’assassinio di un militare tedesco verificatosi la sera del 1° andante” <31. Forse la verità era troppo squallida e tragica perché il Duce ne venisse a conoscenza.
In realtà, i rapporti della GNR erano lo specchio fedele dell’incapacità da parte dei sostenitori del regime di riconoscere il vero andamento delle cose.
[NOTE]
26 Per la strage di Valloria, vedi R. Badarello – E. De Vincenzi, Savona insorge, Savona, Ars Graphica, 1973, pp. 90-92.
27 G. Gimelli, Cronache militari della Resistenza in Liguria, Genova, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia – La Stampa, 1985 (3 voll.), ed. 1985, vol. II, p. 33.
28 N. De Marco – R. Aiolfi, Bombe su Savona. La demolizione dei cassari, Savona, Comune di Savona, 1995, p. 109.
29 Riportato in G. Gimelli, op. cit., vol. I, pp. 285-286. La versione del comunicato riportata in R. Badarello – E. De Vincenzi, op. cit., pp. 90-91, mi sembra errata.
30 E. Caviglia, Diario (aprile 1925 – marzo 1945), Roma, Casini, 1952, p. 497.
31 Riservato a Mussolini. Notiziari giornalieri della GNR, nov. 1943 – giu. 1944, a c. di AA. VV., Feltrinelli, Milano, 1974, p. 236.
Stefano d’Adamo, Savona Bandengebiet. La rivolta di una provincia ligure (’43-’45), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 1999/2000