L’entusiasmo di noi ragazzi fu enorme

[…] il primo numero di Topolino fu in edicola il 30 dicembre del 1932 quando avevo 6 anni e facevo la prima elementare presso le suore della SNIA Viscosa di Pavia […]
La foto vi dice come era fatto e che avventura con l’elefante accadde. Le didascalie erano a quartine divise in due ed a rima. Era a colori… Mio padre me lo portò a casa in via Volta dove abitavo. La mia sorellina ed io lo divorammo guardando le figure e non leggendolo. La lettura avvenne da parte di mia madre. Ci entusiasmò. Non vi dico la lite tra editori in Italia anche se Topolino era una produzione di Walt Disney. Veniva stampato a Firenze dall’editore Nerbini settimanalmente.

Tredici giorni prima (17 dicembre) era uscito un identico giornalino a fumetti stampato a Milano dall’editore Vecchi dal nome “Jumbo”, settimanale anche lui. In quei giorni di dicembre l’editore Frassinelli di Torino stava per pubblicare un paio di libri su Mickey Mouse (Topolino) la cui traduzione dall’inglese era di Cesare Pavese. Quindi 3 editori che si contendevano i primi fumetti e storie del nostro Topolino. Si andò ai Tribunali, anche. Tenete presente che Topolino era USA mentre Jumbo era italiano… e poi sfruttato dal fascismo imperante in Italia con fumetti tutti tesi a rendere i ragazzi dei futuri Rambo.
Negli anni durante la guerra italiana del 1940-45 e precisamente nel 1942, XX era fascista, il Ministero della Cultura Popolare (MINCULPOP) proibì l’uscita di tutti i 489 fumetti in circolazione, i quali, in maggioranza, col copyright del King Features Syndacate inc. USA che, nonostante l’inimicizia guerresca tra noi e gli USA, continuavano ad uscire.

Tra questi proibiti non c’era Topolino anche se era USA… e sapete il perché? Perché due figli di Mussolini, Anna Maria e Romano, erano abbonati ed affezionatissimi ai fumetti.

[…] irruppe sul mercato italiano come fumetto l’Avventuroso. Era il 14 ottobre del 1934 ed appena il XII dell’era fascista. Raggiunse dopo 2 numeri l’incredibile tiratura di oltre 300.000 copie (2 volte il Corriere della Sera attuale). L’entusiasmo di noi ragazzi fu enorme. Sempre Nerbini editore da Firenze su licenza USA. Fu il fumetto di Gordon Flash, di Mandrake, di Cino e Franco, dell’Uomo mascherato, di Jungle Jim e di altri che settimanalmente agognavamo. Costava 30 centesimi.

Antonio Rubino, grande esperto e disegnatore famoso, nativo di Sanremo a cui è dedicata una Mostra dei suoi disegni presso il Museo cittadino in piazza Nota… così si esprimeva a proposito della parola fumetto: “Quando un personaggio delle nostre storie a quadretti ha qualcosa da dire, si esprime sempre per mezzo di un “fumetto”, cioè di una specie di nuvoletta che gli esce fuori dalla bocca e porta scritta al centro, a caratteri chiari e leggibili, la frase pronunciata. Questo sistema, pratico e moderno, evita le confusioni e le perdite di tempo: basta dare un’occhiata al fumetto per capire ciò che ciascun personaggio sta dicendo. Niente descrizioni inutili, niente inutili commenti. Appare così non un racconto ma una azione scenica… Questo fare dà l’impressione di vedere una scenografia cinematografica parlata… ecc. ecc.”.

Il 14 agosto del 1937 per il mio onomastico mio padre mi regalò l’album n° 1 di Flash Gordon. Lo pagò 2 lire. Avevo 11 anni e fu l’ultimo fumetto che lessi… per poi sino ai miei 18 anni lessi solo libri di preghiere e di santi. Sursum corda…

di Alfredo Schiavi