Nei confronti della Resistenza in Brianza più che gli aiuti materiali erano importanti l’opposizione passiva e il sostegno morale della popolazione

Canzo (CO). Fonte: Wikipedia

I numerosi episodi di generosità, solidarietà e di coraggio della popolazione della Brianza verso gli sbandati, i fuggiaschi e i perseguitati subito dopo l’8 settembre, possono essere considerati una forma di Resistenza contro la guerra, contro il governo della R.S.I. e contro gli invasori tedeschi. E’ vero che ci furono episodi di delazione, di opportunismo e di avidità, ma l’atteggiamento più diffuso della popolazione brianzola, fu quello di aiutare, nascondendo i fuggiaschi in solai, rustici, cascinali ecc., nutrendoli e favorendo il passaggio in Svizzera. Nei confronti della Resistenza, che, come abbiamo visto, in Brianza aveva la natura di partigianato di pianura, per la conformazione collinare del territorio, facilmente controllabile dai rastrellamenti, più che gli aiuti materiali erano importanti l’opposizione passiva e il sostegno morale della popolazione. <58
In una dettagliata relazione del Capo della Provincia Scassellati del 6 dicembre 1943 – si presume al Commissario Federale Paolo Porta – sulle azioni di polizia nei Comuni di Erba, Asso, Canzo e Caslino, territori vicini alla montagna, venne segnalata la presenza di un gran numero di militari sbandati e prigionieri di guerra, aiutati dalla gente del luogo: “Reputo opportuno”, scrisse Scassellati, “segnalare la situazione politica della provincia e principalmente dei Comuni di Erba, Asso, Canzo e Caslino, nel cui territorio si aggirano in gran numero militari sbandati e prigionieri di guerre delle Nazioni nemiche. […]. Nel territorio dei Comuni di Canzo e Asso, si trova una buona parte degli sbandati. Costoro vivono nei cascinali e nelle baite disseminate nelle immediate vicinanze dei suddetti comuni; la maggior parte invece si trova nel Pian del Tivano, in un albergo. Tra i soldati e gli ufficiali colà rifugiati, si troverebbero anche molti civili appartenenti ai partiti antifascisti. Alle stazioni ferroviarie di Canzo e Asso, si è infatti notato un movimento insolito, misterioso di giovani in borghese, con sacchi di montagna ed anche grosse valigie. Da ciò si desume che i partigiani si recano in città per rifornirsi […]. […] Dal complesso delle notizie fiduciarie fin qui pervenute, appare chiaro che tutti i gruppi di partigiani e prigionieri, sono ben organizzati ed armati, aiutati dalla popolazione del luogo in tutti i modi, specie per quanto riguarda il servizio informativo, vettovagliamento ecc. […]” <59 .
Notevole importanza sul modo di atteggiarsi della popolazione brianzola, nei confronti della Repubblica Fascista, ebbero le difficoltà della vita quotidiana e in particolare la situazione degli approvvigionamenti. Dopo tre anni di guerra e di razionamento dei viveri, il caos dopo l’8 settembre ridusse ulteriormente le possibilità di sostentamento delle famiglie. Tutto il periodo della Repubblica di Salò vide difficoltà nell’approvvigionamento e proliferazione del mercato nero, talvolta gestito da gente senza scrupoli e senza coscienza. <60
Le relazioni quotidiane della G.N.R., indirizzate ai vertici del Governo, riferivano la realtà della vita quotidiana nella R.S.I. Il Notiziario della G.N.R. del 19 maggio 1944, riassuntivo della situazione della Lombardia, offre unesauriente e significativo quadro dell’umore politico della gente comune: “L’ordine pubblico nelle province lombarde permane normale, ma la situazione resta incerta se guardata per l’avvenire. Per quanto sia tuttora palese la netta opposizione della maggioranza del popolo verso il nuovo Governo, ogni reazione è contenuta nella incertezza della situazione militare e dal fermo atteggiamento col quale gli organi responsabili, vanno imponendosi con le leggi e con più adeguati sistemi preventivi e repressivi. […]. Lo spirito pubblico è tuttora depresso. A questo concorrono la propaganda nemica, quella disfattista, le vociferazioni più disparate e, soprattutto, le seguenti cause: il prolungarsi della guerra; la disagiata situazione alimentare; la situazione delle famiglie che hanno congiunti caduti in guerra, e di quelle che hanno i loro cari prigionieri, dispersi, internati o sbandati dei quali non hanno o non possono ricevere notizie; il timore di nuovi bombardamenti aerei nemici, che vengono subiti senza alcuna possibilità di difesa; il reclutamento forzato ed il successivo invio in Germania dei nostri soldati; l’invio, in parte forzato, di mano d’opera dell’agricoltura e dell’industria in Germania, per il servizio del lavoro; lo svilimento continuo della nostra moneta; il mercato nero. […] E’ sempre palese la netta ostilità della maggior parte della popolazione verso il Fascismo. Gli atti del Governo e gli incitamenti alla ripresa vengono giudicati con scetticismo. […] Nel fronte interno vengono seguite con sgomento le notizie di esecuzioni capitali che avvengono in ogni parte dell’Italia non invasa. […]” <61
Le stesse fonti informative repubblichine, quindi, notavano che la gente soffriva, che non vi era fiducia nell’alleato tedesco e che vi era “netta ostilità” della maggior parte della popolazione verso il fascismo. I rapporti fascisti aiutano anche ad individuare la natura del coinvolgimento dei brianzoli con la Resistenza. Sicuramente vi era un tendenza generale ad aiutare, a condividere l’opposizione alla Repubblica di Salò, pur non essendoci una vera e propria attività fiancheggiatrice. E anche se in Alta Brianza, come si è detto, l’azione partigiana non aveva le caratteristiche del partigianato di montagna ma di pianura, e quindi gli aiuti materiali della popolazione non erano così strettamente necessari come in montagna, contava comunque molto l’opposizione passiva e il sostegno morale della gente, che creava una rete di solidarietà con il contributo dei più diversi strati sociali. Nel momento del bisogno si riusciva sempre, quando c’era qualcuno da nascondere o da sfamare, a procurare un posto sicuro e del cibo.
[NOTE]
58 Cfr. Arienti Pietro, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite Missaglia Editore 2006, p.89;
59 Cfr. ASC, Fondo Prefettura, Carte di Gabinetto, II versamento, Carte riservate Scassellati cart.4, relazione, del 6.12.1943, foglio Gab.154/Ris.sp.;
60 Cfr. Arienti Pietro, op. cit., p.89;
61 Cfr. Perretta Giusto, Notiziari della Guardia Nazionale Repubblicana della Provincia di Como 1943-1945, Ed. Istituto Comasco per la storia del movimento di Liberazione, Graficop Como 1990, p.29.
Laura Bosisio, Guerra e Resistenza in Alta Brianza e Vallassina, Tesi di Laurea, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Anno Accademico 2008-2009