Al Deposito Locomotive l’opera distruttrice del macchinista era continua

Indice del contenuto delle prime due edizioni dattiloscritte della “Relazione Decima”. A sinistra l’indice dell’edizione originale conservata presso l’Istituto Gramsci di Roma, a destra l’indice dell’edizione ritrovata a Milano. L’asterisco rosso indica gli allegati aggiunti da Angelo Decima nella seconda edizione – Fonte: Camillo Pavan, art.cit. infra

Sono entrato in possesso di questo documento grazie alla sensibilità e al senso della storia di Marco Rampon che l’ha scoperto all’inizio del 2018 fra vecchie carte senza padrone ammucchiate in un ripostiglio delle case popolari Aler di via Mameli a Milano e ha provveduto a inviarmelo, dopo uno scambio di email che riporto in altro post.
Il fascicolo, oltre alla “Relazione Decima” del 10 giugno 1945, contiene una serie di diciotto allegati per un totale di 53 fogli dattiloscritti formato A/4. Si tratta di una fotocopia dell’originale, cui sono stati aggiunti in seconda battuta altri documenti.
Il dattiloscritto originale, scritto con inchiostro blu, è conservato nell’archivio dell’Istituto Gramsci di Roma. È composto di 27 fogli A/4 di cui l’ultimo contiene l’indice degli allegati alle dieci pagine della relazione del segretario.
Gli allegati dell’edizione originale erano dieci mentre quelli presenti nella “copia Rampon” qui pubblicata sono diciotto. Le prime due edizioni della “Relazione Decima”, furono sicuramente scritte con la stessa macchina da scrivere: la prima nel giugno del 1945 e la seconda presumibilmente nell’ottobre dello stesso anno, o comunque entro il 1945, ultimo anno di permanenza di Angelo Decima nelle Ferrovie dello Stato.
[…] PARTITO COMUNISTA ITALIANO
Sezione Ferrovieri di Treviso
RELAZIONE SULL’ATTIVITÀ PARTIGIANA E POLITICA SVOLTA DAI FERROVIERI COMUNISTI
DELLA STAZIONE DI TREVISO DURANTE L’OPPRESSIONE NAZI-FASCISTA
[…] Mai abbastanza si potrà descrivere e sinceramente lodare ciò che hanno fatto i compagni ed i ferrovieri tutti in quei giorni di dolore e di vergogna per aiutare, assistere e salvare quei nostri fratelli assiepati come mandrie in carri bestiame che venivano tradotti in lunghi convogli, susseguentisi ininterrottamente notte e giorno verso il martirio nordico.
Durante la corsa dei treni o nelle soste in Stazione, il personale, eludendo la vigilanza degli sgherri nazisti armati di mitra, aprivano, con sprezzo del pericolo, le porte dei carri per favorire la fuga di quei poveri nostri soldati. Vi furono dei feriti fra i nostri compagni. Il primo sangue del Patriota cominciò generosamente a scorrere.
Nella Stazione di Treviso, prima fra tutte, si formò in quei giorni il centro per l’evasione.
[…] Narrare ed encomiare ciò che è stato fatto dai ferrovieri durante i venti mesi di dominio teutonico si arriverebbe soltanto a descrivere una parte delle innumerevoli opere di sabotaggio compiute in silenzio con tenacia e spirito di abnegazione, sopportando, parecchie volte, gravi punizioni ed il pericolo della deportazione o della vita.
Cose normali di tutti i giorni erano: ritardi ai treni; soppressioni di straordinari per assenza del personale; inutilizzazione giornaliera delle locomotive; distruzione con ogni mezzo del materiale rotabile e loro parti (asportazione dei tubi di accoppiamento, riscaldamento degli assi, ecc.); inutilizzazione degli impianti fissi e di segnalamento; andamento del lavoro a lumaca; assenze per malattie; ferimenti volontari ed altro del genere. Nell’agosto 1944 il disservizio raggiunse proporzioni tali che l’Ufficio Superiore dovette inviare un Funzionario per un’inchiesta. Risultò che il 70% del personale del Dep. Locomotive era assente per malattia o per altri motivi. Per incitarlo al lavoro il Comando tedesco assegnò al personale dei premi in denaro ed in viveri. Il Personale Viaggiante ha dato prove di coraggio veramente indomito organizzando il sabotaggio su larga scala durante i viaggi notturni dei convogli militari. Malgrado le scorte tedesche, innumerevoli cisterne di benzina furono vuotate; automezzi distrutti; armi e munizioni asportate o rese inutilizzabili; merci, bestiame e materiali – rapinati dal tedesco e destinati in Germania – sottratti nottetempo e scaricati lungo la linea o durante le soste in stazione. Parte di tale merce veniva consegnata ai Partigiani della montagna, altra, ancora, alla popolazione. Purtroppo, qualche ferroviere (pochi per fortuna), sotto la parvenza di sabotatore e di Patriota, speculò a suo personale beneficio, vendendo ed intascando il ricavato della merce sottratta. Bisogna smascherarli questi approfittatori che, rubando prima e imbracciando il mitra durante o dopo la Liberazione, hanno tentato di occultare le loro malefatte, vantando, da perfetti mistificatori, un patriottismo di bassa lega!
Al Deposito Locomotive l’opera distruttrice del macchinista era continua. Già nel maggio 1944 le locomotive in efficienza erano ridotte a venti su sessanta. Per la riparazione delle macchine veniva impiegato un tempo doppio o triplo. Nel viaggio di prova, dopo il collaudo tedesco, venivano rimesse nuovamente fuori uso. Più di qualche volta i motori pel rifornimento acqua alle locomotive vennero resi inefficienti, procurando così ritardi e soppressioni di treni.
Nelle officine, il lavoro si appesantiva fino all’impossibile. Nel luglio 1944, su 1600 ore lavorative giornaliere veniva compiuto un lavoro effettivo di sole 200 ore. I rifornimenti di materiali e lubrificanti venivano scientemente ritardati; negligenze nelle ordinazioni delle materie prime, consumi oltre il fabbisogno; erronee richieste di materie di consumo e così via di seguito.
Anche l’opera del personale di Stazione fu attivissima. Deviatori e manovratori provocavano scientemente ingombri delle linee facendo sviare carri in manovra o tallonando scambi. Guasti ai semafori, scarico lento dei carri che necessitavano ai tedeschi. Telegrafisti ed impiegati comunicavano informazioni sul movimento dei trasporti ai Partigiani.

Volantino indirizzato [in 5000 copie] ai macchinisti dei treni, invito a diserzione e sabotaggio del nemico tedesco. Trascrizione: «Macchinisti! Non tradite la causa della liberazione d’Italia continuando a trasportare treni militari per i tedeschi ed il nostro grano in Germania. Disertate in massa. Rendete inutilizzabili, per il nemico, le locomotive.
Il Comitato di Liberazione Nazionale dei Ferrovieri». Fonte: Pavan, cit., da Ist. Gramsci, cit.
Quest’opera sediziosa – eseguita sapientemente e con accortezza, tanto che, quasi sempre, si riuscì ad ingannare il controllo degli esperti tedeschi, i quali vigilavano sospettosi – venne intrapresa e continuò fino alla Liberazione, con uno spirito di orgoglio, dalla maggioranza dei millecinquecento ferrovieri di Treviso, eccezione fatta di una esigua schiera di traditori fascisti.
ORGANIZZAZIONE PARTIGIANA
Al primo annuncio delle formazioni Partigiane, il nostro Comitato di Sezione, seguendo le direttive del Comitato Federale Prov., iniziò una intensa propaganda fra i ferrovieri per l’abbandono del lavoro e l’arruolamento alle formazioni Partigiane. Una schiera di valorosi giovani, nostri compagni, risposero all’appello unendosi spontaneamente alle Brigate di montagna. Con nostro orgoglio vedemmo che i migliori compagni ferrovieri seppero arrivare, col loro entusiasmo ed il loro eroismo, a molti posti di comando nelle varie formazioni del Corpo dei Volontari della Libertà.
Furono stabiliti collegamenti con i partigiani delle zone di Quero Vas, di Vittorio, di Montereale e Osoppo per fornire informazioni e per l’invio in montagna di parecchi nostri compagni.
[…] Già in atto per mezzo del Comitato di Agitazione, venne costituito nel maggio 1944, per iniziativa dei nostri compagni, il Comitato di Liberazione Ferroviario della Stazione di Treviso composto di quattro comunisti e un demo-cristiano. In accordo col Comitato di Agitazione, il Comitato di Liberazione continuò ed intensificò quel lavoro capillare di propaganda che contribuì a plasmare ed accentuare la lotta contro il nazi-fascismo.
Il Comitato di Treviso può ascriversi l’onore di essere stato il primo fra i ferrovieri del Veneto ad iniziare la lotta organizzata contro l’invasore.
Varie circolari e manifestini a carattere direttivo ed invitanti a sabotare il lavoro ed i trasporti del tedesco, vennero emesse e diramate ai Ferrovieri del Veneto. Spiace non poter allegare tutte le copie di tali manifesti essendo molte andate disperse.
In seguito a nostra proposta, il Comitato Prov.le di Treviso stanziò una somma mensile a cominciare dal settembre 1944, per sovvenzionare i macchinisti che abbandonavano il servizio. La somma totale erogata dal C.L. Prov.le fino al mese di aprile fu di L. 249.000, che servì a sovvenzionare diciotto macchinisti, molti dei quali si unirono ai partigiani.
[…] Per iniziativa dei compagni SCARPA ANTONIO, GALIAZZO BRUNO, CUCAGNA EGONE e BACCHIN GIULIO ed altri Patrioti, il C.L.F. istituì nei giorni della Liberazione un corpo di Polizia Ferroviaria. La sua funzione è la sorveglianza degli impianti e del materiale esistenti nella stazione di Treviso e degli Scali.
Attualmente la formazione si compone di circa una sessantina di agenti armati, scelti fra i Patrioti ed altri elementi adatti, diretti da un Comandante e da un Vice-Comandante.
Parte di tali agenti si distinsero nell’occupazione della stazione ed in altre azioni, come pure nella cattura, oltre ad altri fascisti, del maggiore della Milizia Ferrov. Vuscovich (criminale ricercatissimo) scovato in un paese del Bergamasco e del milite Casarin (criminale).
[…]
Sono frequenti le riunioni del Comitato e i contatti con la massa per mezzo dei Capi Gruppo in numero di 8 e dei Capi Cellula in numero di 17. In questi giorni sono state indette due conferenze; una tenuta dal vecchio compagno ferroviere PILLA con la partecipazione di circa 200 ferrovieri, l’altra del giovane compagno MARCHESI, figlio di un nostro ferroviere.
La sottoscrizione pro “Unità e Avanti” indetta in questi giorni, ha raggiunto la somma di L. 5326.=

Polizia ferroviaria partigiana – stazione di Treviso, aprile maggio 1945. Bruno Galiazzo e Antonio Scarpa: i due partigiani a capo della Polizia Ferroviaria di Treviso subito dopo la Liberazione. «Ogni agente in servizio porta un bracciale con la scritta “C.L.N. Polizia Ferroviaria Treviso” ed ha in consegna un fucile che, specie nelle ore notturne, è quanto mai necessario per poter assolvere il compito assegnatogli». (Archivio Istresco ID 90, n. inv. 007, fasc. Div Sabatucci, sf Brig Negrin) ripreso da Pavan, cit.

TREVISO 10 giugno 1945 IL SEGRETARIO DELLA SEZIONE
Decima Angelo
[…]
Camillo Pavan, La Resistenza dei ferrovieri comunisti di Treviso, 1. Relazione di Angelo Decima, segretario della Sezione Ferrovieri di Treviso del PCI – 10.6.1945, Treviso 1945, Liberazione, 14 maggio 2918