Sui ferraresi nella seconda guerra mondiale

Fonte: Gian Paolo Bertelli, Op. cit. infra

[…] alcune unità italiane schierate sul fronte di Sollum erano equipaggiate con artiglierie catturate agli austriaci durante la prima guerra mondiale: pezzi del tutto inefficaci contro i moderni veicoli corazzati. Tale giudizio si può trasportare pari pari in Russia. La sorte volle che con il ribaltamento delle alleanze buona parte delle truppe alpine finisse prigioniera dagli ex alleati tedeschi e fosse poi liberata dagli ex nemici russi. Mario Rigoni Stern e Cristoforo M. Negri hanno raccontato senza fronzoli letterari l’epopea dell’Armir. Morbegno, Valchiese, Vestone sono i nomi di alcuni dei reparti impegnati sul fronte del Don, la maggior parte di questi giovani rimasero per sempre in terra russa, morti in combattimento, durante la ritirata od in prigionia. Il balletto delle cifre sul numero delle perdite italiane in Russia continua ancora ai nostri giorni. Gravissime in particolare le perdite delle divisioni alpine: dei 57.000 partiti per la Russia, ne ritornano solo 11.000 altre fonti parlano di 20.000 sopravissuti, in ogni caso una cifra impressionante. Circa 10.000 prigionieri vennero liberati dai russi nel periodo che va dal 1946 al 1954 […]

Prigionieri di guerra in Egitto in tenuta da calcio: come a Zonderwater vennero organizzati tornei di football fra prigionieri. Nella fotografia fornita gentilmente da Pier Giuseppe Gelli si vede il padre Natale Gelli, catturato a Bardia il 4/1/1941 è il primo a sinistra in seconda fila – Fonte: Gian Paolo Bertelli, Op. cit. infra

[…] Di seguito la descrizione del campo 309 fatta dal reduce Roberto Tiberi nel suo libro “Un ragazzo del 21”. Roberto Tiberi era sergente del 7° Bersaglieri e fu catturato nel novembre del 1941 vicino all’oasi di Gialo in Marmarica. “Ricordo il 309 per la fame che vi soffrimmo, per l’implacabile sole cocente che arroventava la sabbia e per il gran numero di falchi che volteggiavano in cielo. Un cielo che non era mai azzurro, come il nostro, ma incombeva, quasi bianco, abbagliante di un nitore spietato. Il rancio, per tutto il tempo che vi restammo, era costituito da riso e lenticchie, lenticchie, riso e rape, senza sale: una dieta che procurò a quasi tutti disturbi, specie agli occhi (emeralopia), causati da mancanza di vitamine. Era una vita monotona e priva d’ogni possibilità di interessi. Sveglia presto, caffellatte e la conta: rituale che abbiamo dovuto subire ogni giorno e che puntualmente ti ricordava che eri, ormai, soltanto il prigioniero numero 177150. A mezzogiorno riso, lenticchie, rape ed una pagnotta che doveva durare tutto il giorno. Poi il vuoto di tutta una giornata. Una consolazione alimentare che mi mancò quasi tutte le mattine, fu quella di non poter inzuppare il pane nel caffellatte che era una mia abitudine fin da piccolo. Il pane lo consegnavano a mezzogiorno, ne mangiavo mezza pagnotta e l’altra metà la mettevo tra le coperte per l’indomani mattina. Stentavo sempre a prendere sonno per la fame, come del resto tutti noi , e tormentato dal pensiero di avere a portata di mano la mezza pagnotta, finivo per mangiarmela e finalmente addormentarmi.” […] Le perdite maggiori, come del resto accadde nel primo conflitto mondiale, furono sopportate dalla fanteria intesa nelle sue varie specialità, reparti paracadutisti compresi. Una cinquantina furono i Caduti ferraresi dell’Undicesimo e Dodicesimo Reggimento Fanteria “Casale”, per la maggior parte deceduti nei campi di prigionia in Germania: i due reggimenti avevano combattuto sul fronte greco-albanese.
Stessa sorte toccò ai 23 fanti del 225° e 226° Fanteria “Arezzo”: anche questi ferraresi morirono a causa delle condizioni inumane ed alle sevizie inferte dai nazisti.

Cimitero militare di Amburgo – Fonte: Gian Paolo Bertelli, Op. cit. infra

Sul fronte croato perirono 21 dei 23 ferraresi del 260° Reggimento Fanteria “Murge”; due morirono in prigionia, Mangolini Enzo di Codigoro sepolto a Lauchhammer e Bellettati Nelusco di Portomaggiore sepolto nel cimitero militare italiano di Amburgo, entrambi erano della classe 1912.
Ben 51 i militari ferraresi morti del 27° Fanteria “Pavia”, 11 di questi periti a bordo del Laconia, la nave britannica che li stava trasportando nei campi di prigionia in Inghilterra. Catturati ad El Alamein avevano sopportato privazioni inaudite nei campi di concentramento in Egitto e successivamente nel viaggio da Suez a Durban, per perire poi nel naufragio della nave colpita dai siluri di un U-Boat tedesco […] I Granatieri furono il corpo d’elite dell’esercito nella Grande Guerra, alto il contributo offerto anche nella seconda guerra mondiale, otto i caduti ferraresi del 1° Reggimento Granatieri. Di questi Bonazza Fulvio, Marighi Gilio di Comacchio e Chimarelli Domenico di Portomaggiore perirono il 19 aprile 1943 al largo delle Coste della Corsica, in seguito all’affondamento da parte del sommergibile inglese HMS Sarecen del piroscafo Francesco Crispi. Apparteneva al 1° Reggimento Granatieri Aladino Govoni, figlio del poeta Corrado, morì nella difesa di Roma il 24/3/1944, fu decorato di medaglia d’oro al V.M. questa la motivazione: “Dopo essersi battuto con slancio e cosciente valore alla Cecchignola ed alla Porta San Paolo alla testa di una compagnia di granatieri nelle giornate del settembre 1943, partecipava con pronta ed ardimentosa decisione al movimento di liberazione. Si distingueva brillantemente come organizzatore ed animatore, dando, in circostanze particolarmente difficili e nella effettuazione di numerosi colpi di mano, prova sicura di fermezza di animo e di indomito coraggio. Insistentemente e continuamente braccato dalla polizia nazifascista che lo sapeva uno dei più animosi capi della resistenza, rifiutava di allontanarsi dal suo posto di lotta, sia pure temporaneamente. Dopo essere sfuggito due volte alla cattura, tratto finalmente in arresto dalla polizia tedesca e lungamente interrogato e torturato, manteneva fermo ed esemplare contegno nulla rivelando. Sacrificato alla rappresaglia nemica, cadeva per il trionfo degli ideali di libertà e di Patria. Roma, settembre 1943-24 marzo 1944”.
Nelle file del 3° Granatieri caddero 25 ferraresi, per la maggior parte sul fronte greco-albanese, quattro morirono in prigionia in Germania […] Fra le numerose navi adibite al trasporto dei prigionieri affondate dagli U Boat tedeschi si annovera anche la Nova Scotia. Questa la cronaca di quegli istanti: “Il sommergibile lanciò tre siluri alla distanza di 380 metri, due dei quali andarono a segno. Qualche secondo dopo con boato tremendo sul lato sinistro della nave si aprì una voragine, sotto il pelo dell’acqua, all’altezza delle macchine. Erano le 7.07. La tragedia ebbe inizio. Le fiamme dalle stive si propagarono nei corridoi, nei boccaporti, sui ponti di prua. Le esplosioni si susseguivano. La gente, terrorizzata, correva impazzita senza meta. Morti e feriti ovunque. Grida, imprecazioni, ed invocazioni di aiuto si sovrapponevano. Era il si salvi chi può. La nave con la fiancata squarciata cominciò ad inabissarsi di prua. Fu dato l’ordine di abbandonare la nave. Furono freneticamente scese in mare grosse zattere, ferendo ed uccidendo altri disgraziati. Molti riuscirono così ad allontanarsi dal piroscafo che affondava. Dopo appena sette minuti la poppa della nave luccicava al sole, fortemente inclinata, inabissandosi di prua, con altri poveretti che si ammassavano senza speranza sul ponte poppiero, attendendo la fine. Nel mare reso oleoso dalla nafta fuoriuscita dai serbatoi della nave, si dibattevano i superstiti, aggrappati a qualsiasi cosa li potesse sostenere. Ancora pochi secondi ed il piroscafo si inabissò per sempre”.

Memoriale per alcuni naufraghi del Nova Scotia nel cimitero italiano di Asmara – Fonte: Wikipedia

Non presenti negli elenchi ufficiali di Onorcaduti, perirono nell’affondamento del Nova Scotia quattro ferraresi: Bardella Giovanni di Bondeno, Battara Aurelio di Ferrara, Correggioli o Coreggioli Ferdinando Baura, Fabretti Eolo di Argenta […] quattro ferraresi morirono nell’affondamento del piroscafo Galilea insieme agli alpini del Gemona nelle acque dell’Egeo, di seguito una testimonianza: “L’attacco fu veloce. Alle 23:45 la Galilea fu colpita da un siluro sulla sinistra che causò uno squarcio di circa 6 metri per 6, subito sotto il ponte di comando, nel secondo compartimento. La nave cominciò immediatamente a sbandare raggiungendo un inclinazione di circa 15 gradi. Il comandante immediatamente cercò di portare la nave verso le isole di Passo e Antipaxo che erano alla distanza di circa 9 miglia. A causa delle intemperie e delle avarie questa manovra fallì. Come molte navi adibite al trasporto truppe, la Galilea non aveva abbastanza lance e giubbotti di salvataggio per tutti i passeggeri. Le condizioni meteorologiche avverse peggiorarono la situazione. Il resto del convoglio si allontanò velocemente dal luogo dell’attacco mentre la torpediniera Mosto cominciò il lancio delle bombe di profondità. L’agonia della nave continuò fino alle 3,50 del 29 marzo quando finalmente affondò. Il luogo del naufragio è ufficialmente riferito sulle coordinate 04.93 N 20.05 E. Anche se la nave non affondò fino al 29, la data ufficiale della perdita è il 28 di marzo, 1942. La torpediniera rimasta con la Galilea cercò di salvare alcuni dei sopravvissuti, ma le acque fredde del Mediterraneo e la presenza del sommergibile nemico forzarono quest’unità al moto continuo. La mattina, intorno alle 8:30 arrivarono dalla base di Prevesa il MAS 516 e due dragamine. Immediatamente dopo arrivò un idrovolante della Croce Rossa da Brindisi che si capovolse durante il tentativo d’ammaraggio. Le opere di soccorso continuarono fino all’avvistamento di scie di siluri. Le unità di scorta riportarono il danneggiamento di un sommergibile che però non può essere riscontrato negli annali della Marina inglese”. Fra i dispersi figurano: Cazzanti Gino classe 1913 di Ferrara, Malaguti Vittorio, classe 1918 di Ferrara, Bertarelli Guerrino classe 1916 di Lagosanto, Mangolini Ezio classe 1914 di Portomaggiore [Affondamento della corazzata Roma] S. Capo Bondioli Gino Argenta classe 1921
Marinaio Aliprandi Vider Codigoro classe 1923
Marinaio Bellotti Primo Comacchio classe 1922
Marinaio Carli Adolfo Comacchio classe 1922
Marinaio Costantini Antonio Comacchio classe 1923
Marinaio Guidi Mario Comacchio classe 1922
Capo 3° Classe Farolfi Loris Ferrara classe 1912
Capo 3° Classe Pellati Luigi Ferrara classe 1911
Marinaio Petazzoni Nino Ferrara classe 1921
Marinaio Pezzolati Pietro Goro classe 1921
Marinaio Scarpa Giuseppe Goro classe 1921
Capo 2° Classe Franchi Massimiliano Jolanda classe 1910
Marinaio Barini Dante Mesola classe 1921
Marinaio Conventi Aristide Mesola classe 1920
Dai file di Onorcaduti risulta perito nell’affondamento della Corazzata Roma anche il Sergente Ravaglia Giuliano Portomaggiore classe 1919. Tutti persero la vita il 9 settembre 1943

[…] Matapan

[…] sommergibile Sciré

[…] Altri ferraresi caddero sui sommergibili: Alabastro, Calvi, Dessiè, Foca, Galilei, Galvani, Lafolè, Millo, Nani, Provana, Romolo, Saint Bon, Sirena, Smeraldo, Tricheco […]

[…] verso la fine della guerra vennero schierati a protezione dei nostri confini alcuni reparti RSI, sembra anche su richiesta delle autorità italiane che temevano un’invasione delle nostre terre da parte dei partigiani di Tito. Il tenente Busatti venne arrestato nei pressi di Gorizia a Santa Lucia, portato nei pressi di una caverna a Tolmino e lì ucciso: era il 31/5/1945, la guerra era finita da oltre un mese. Secondo fonti di archivio i “giustiziati” insieme a Busatti sono 79 […] Questi prigionieri di guerra come tanti altri furono sacrificati alle ragioni della “guerra fredda”, che era nata immediatamente dopo la vittoria alleata […] I volontari italiani reclutati nelle Waffen SS furono circa tredicimila, fra questi alcuni ferraresi, in tutto i nostri Caduti furono quattro, due morti in Italia, uno in Russia ed uno in Germania.
Undici furono i Caduti ferraresi della Divisione Monterosa. La Divisione nasce il 1º gennaio 1944 a
Pavia, ma è mobilitata solamente il 15 febbraio dello stesso anno. La divisione formata da circa
20.000 uomini, di cui solo il 20% provenienti dal Regio Esercito, viene costituita dai dirigenti della
Repubblica sociale, per combattere in ambito montano a fianco dell’esercito tedesco. Per
l’addestramento la divisione viene inviata in Germania per 6 mesi, dove gli uomini sono addestrati
da istruttori tedeschi e armati con materiale proveniente dai magazzini della Wehrmacht. Tra
l’organico della divisione, si contano anche 30 ausiliarie alpine, le prime nella storia del corpo. In
Garfagnana, a Cogna, il reparto fu anche protagonista di una delle tante sanguinose rappresaglie che
caratterizzarono in passaggio del fronte nel Nord ovest della Toscana. Dopo un attentato in cui
aveva perso al vita un alpino, il 1 febbraio 1945, furono fucilati, da un reparto della Divisione
“Monterosa”, sei civili già arrestati in precedenza, accusati di essere partigiani. Viene sciolta il 28
aprile 1945, dal maresciallo Rodolfo Graziani, il quale emana l’ordine di cessare le ostilità. Solo la
12ª Batteria del Gruppo “Mantova” depone le armi l’8 maggio 1945 a Porta Littoria (La Thuile) in
Valle d’Aosta. La Divisione alla fine della guerra conta 1100 caduti. Fra i Caduti ferraresi della
Monterosa il diciannovenne Benetti Antonio di Copparo, disperso il 30/5/1945 nei pressi di
Torino. A Borgone Susa (To) cade in combattimento il 29/3/1945 Buratto Arsenio di Portomaggiore, è sepolto nel cimitero comunale di Pontecchio Polesine (Ro). Chendi Giancarlo di Ferrara, effettivo del 1° Artiglieria Aosta della Monterosa muore di malattia a Münsingen in Germania il 12/7/1944, esattamente 4 giorni dopo il 16 luglio Benito Mussolini, avrebbe consegnato la bandiera ai reggimenti.
Nella Repubblica Sociale Italiana la 3ª Divisione granatieri, formata il 1º dicembre 1943 nel campo
di addestramento di Grafenwhor in Germania, venne rinominata il 20 aprile 1944 come 3ª Divisione
di fanteria di marina “San Marco”. Era formata con personale dell’ex Regio Esercito reclutato tra
quelli internati in Germania dopo il Proclama Badoglio dell’8 settembre 1943 e da personale
reclutato in Italia nel marzo-aprile 1944. A differenza del Reggimento “San Marco”, che dipendeva dalla Regia Marina, la Divisione “San Marco” era parte dell’Esercito Nazionale Repubblicano, ed il
suo unico labile collegamento con il “San Marco” originario era la presenza nelle sue file di circa un
centinaio di volontari provenienti dal disciolto Battaglione “Caorle”. La divisione era composta da
16.000 uomini e 600 ufficiali. A Grafenwhor morì il Marò Scelto Tortora Francesco, classe 1923
di Ferrara e la è sepolto. Diversa sorte è toccata a Vallini Bruno di Portomaggiore, caduto in
combattimento il 5/4/1945 a Fiumalbo (Mo) e li sono sepolti i resti. Morto sotto un bombardamento
a Savona il 12/8/1944 il Marò Bini Vittorino di Portomaggiore, classe 1923. Nel savonese la
Divisione San Marco venne utilizzata nella lotta contro le formazioni partigiane […]

L’eccidio del Castello Estense, 15/11/1943, dal film di Florestano Vancini – Fonte: Gian Paolo Bertelli, Op. cit. infra

[…] Sono più di 180 i Partigiani ferraresi caduti non censiti negli elenchi del Ministero fra le vittime del secondo conflitto mondiale. Mi sembra quanto meno doveroso in fase di pubblicazione di un Albo d’Oro dei combattenti ferraresi non omettere questi nominativi. Scorrendo velocemente i dati anagrafici si può notare come alla lotta di liberazione partecipassero giovanissimi ed anziani, uniti nello stesso sogno di riportare pace e libertà all’Italia […]

Fonte: Gian Paolo Bertelli, Op. cit. infra
Fonte: Gian Paolo Bertelli, Op. cit. infra
Fonte: Gian Paolo Bertelli, Op. cit. infra

I Caduti della 2^ Guerra Mondiale di Ferrara e provincia furono, secondo le fonti ufficiali, 3732, se ad essi sommiamo i più di mille ferraresi periti sotto i bombardamenti alleati e gli ebrei ferraresi deportati e mai più tornati dai lager tedeschi ci si avvicina ai 5400 Caduti della Grande Guerra.
Le aride cifre di questo immane sacrificio sono queste:
1290 dispersi
1490 deceduti in combattimento
952 deceduti in prigionia
Di questi:
284 caddero in Africa Settentrionale
1082 in Russia
806 in Italia
259 in Jugoslavia (Croazia, Montenegro etc. etcc.)
42 in Atlantico (nella quasi totalità erano imbarcati sul Laconia)
294 in Mediterraneo
211 in Albania
95 in Grecia
410 in Germania
I restanti caddero sui fronti minori od in prigionia in Austria, Bulgaria, Polonia, Inghilterra, India, Sudafrica…
Le città della provincia di Ferrara diedero:
Argenta 254 Caduti
Berra 115 Caduti
Bondeno 263 Caduti
Cento 196 Caduti
Ostellato 149 Caduti
Codigoro 174 Caduti
Poggio Renatico 76 Caduti
Comacchio 128 Caduti
Portomaggiore 291 Caduti
Copparo 311 Caduti
Ro 73 Caduti
Ferrara 938 Caduti
Sant’Agostino 67 Caduti
Formignana 87 Caduti
Tresigallo 20 Caduti
Goro 8 Caduti
Vigarano Mainarda 48 Caduti
Jolanda di Savoia 71 Caduti
Voghiera 16 Caduti
Lagosanto 55 Caduti
Marrara 1 Caduto
Masi Torello 7 Caduti
Massafiscaglia 83 Caduti
Mesola 160 Caduti
Migliarino 124 Caduti
Migliaro 4 Caduti
Mirabello 13 Caduti

[…] Gian Paolo Bertelli, Albo d’Oro dei Caduti ferraresi 1940-1946 da Associazione Culturale Pico Cavalieri