Scalfari, di origine calabrese, è risaputo esser stato a Sanremo in gioventù

Sanremo (IM): Piazza Capitolo, dove ha sede l’Accademia della Pigna

Raccontare la vita di un giornalista longevo e celeberrimo, ancora lui vivente, potrebbe essere un’impresa ad alto rischio di celebrazione o di pettegolezzo; del resto scrivere da soli la propria vita a 96 anni risulta una fatica da cui ci si può giustamente esimere. Nell’opera che vogliamo recensire si è optato per una strana via di mezzo: un’autobiografia scritta da altri. Come sarebbe? Sì, una narrazione in prima persona ma scritta da due brillanti penne del giornalismo italiano quali Antonio Gnoli e Francesco Merlo. A parlare però è lui: Eugenio Scalfari, il monarchico padre di “Repubblica”, l’ex fascista destinato a divenire il maître à penser della sinistra benestante italiana. I due autori di Grand Hotel Scalfari hanno probabilmente raccolto dalla viva voce del canuto scrittore i mille accadimenti di un’esistenza ricca di avventure, sodalizi professionali e sentimentali, ambienti e città, sfide tralasciate e raccolte, vittorie e sconfitte.
Scalfari, di origine calabrese, è risaputo esser stato a Sanremo in gioventù, aver vissuto gli anni del Liceo accanto a Italo Calvino, dal quale è stato sempre ideologicamente distante ma a lui legato da profonda amicizia. Soprattutto nei capitoli relativi al periodo studentesco il memoriale presenta la Sanremo anteguerra, con i suoi personaggi, e poi il tempo di guerra, la Liberazione e l’immediato dopoguerra. Nel descrivere l’ambiente del Casinò Municipale, nel quale era impiegato il padre di Scalfari, emergono le figure di personaggi-chiave come Luigi De Santis e Pastonchi. A questo proposito, a pagina 39 leggiamo che il poeta di Riva Ligure fu quasi l’inventore della sanremesità, citando poi “Festopoli” e la testata l’Eco della Riviera; poco oltre riporta un lungo passo di un articolo scritto da Carlo Dapporto (molti anni dopo) sul tema “Se fossi il sindaco di Sanremo”. Ora, tutti questi elementi appaiono sulla quarta di copertina del mio libro Sanremesità. Volti e risvolti della cultura locale (Philobiblon, Ventimiglia 2013). Più esplicitamente, la ricostruzione di quel mondo in bilico tra gioco d’azzardo, massoneria e tentazioni occultistiche risente direttamente dei lavori pubblicati da Riccardo Mandelli, nostro Accademico, peraltro ringraziato ufficialmente in fondo al volume.
Anche il capitolo 6 “Nel giardino segreto di Calvino” nel suo titolo e nei suoi contenuti deve molto al quasi omonimo testo della nostra Loretta Marchi in coppia con Paola Forneris. Si può dire che il concorso di studi monografici di autori locali, in questo caso, ha fornito la giusta “cornice” per narrare in modo dettagliato le vicende biografiche di un personaggio che ha attraversato buona parte del Novecento.
Antonio Gnoli – Francesco Merlo, Grand Hotel Scalfari. Confessioni libertine su un secolo di carta, Marsilio, Venezia 2019, pp. 303
Freddy Colt (Faris La Cola), C’è molta Sanremo e un po’ di Accademia della Pigna nell’autobiografia di E. Scalfari in Recensioni, Il Regesto – Bollettino bibliografico dell’Accademia della Pigna – Piccola Biblioteca, ANNO XI N° 3 (43) SANREMO, LUGLIO/SETTEMBRE 2020