Amava giocare con i colori e le immagini

Eugenio Comencini, Arrivo degli americani a Bordighera – Fonte: Sguardi su Torino

L’opera pittorica di Comencini è un mondo a colori creato con una inconfondibile tecnica ironica, poetica e gioiosa. Tele intrise della stessa joie de vivre che ha connotato le opere dei colleghi pittori nel sud della Francia, come Matisse e Legér. A tal proposito, Cristina Giudice scriveva nella presentazione della mostra che ha curato nel 2018 presso l’Accademia Albertina di Torino: “Nel suo insieme, credo che l’arte colta di Comencini nella sua leggerezza e impegno sia un inno alla gioia, alla libertà di pensiero, alla passione per la vita in ogni sua forma, all’importanza della cultura e della memoria e al valore della responsabilità di ogni essere umano”. La forte personalità e uno sguardo lucido e ironico sul mondo circostante gli hanno permesso di inventare un universo policromo in cui tutti i personaggi si muovono con leggerezza e apparente felicità. Comencini era un architetto e la sua padronanza di giocare con lo spazio e i volumi attraverso l’uso dei colori senza ombre e chiaroscuro, è significativa. La piacevolezza dei suoi lavori è unita a una profondità di contenuti e tematiche a cui l’artista si è dedicato con passione fin dagli anni Sessanta. Accanto alle opere pittoriche, vi sono anche i disegni, che consentono di apprezzare il tocco rapido e sicuro della mano nei segni leggeri della penna, dell’acquerello e della matita, quest’ultimo effettuato con linea continua, in cui si intravede il debito culturale verso Matisse, reso più evidente nella sua ricerca formale, in grado di restituire l’emozione di una sensibilità primitiva.
Presentazione della mostra “L’arte, la gioia di vivere” di Eugenio Comencini, Ricetto per l’Arte, Borgata San Mauro di Almese (TO), 17 ottobre 2019

Eugenio Comencini, Entroterra ligure anni ’30 – Fonte: Artestoria

Amava [Eugenio Comencini] giocare con i colori e le immagini, molta parte della sua opera non si può considerare impegnata, anche se appartenne, quasi a pieno titolo, al clima contestativo sessantottino, pur facendo parte anagraficamente della generazione nata prima della II Guerra Mondiale. Era un po’ fazioso, io lo ricordo ironizzare bonariamente su di me, quando mi sorprese a leggere “Il Giornale” di Montanelli nel 1974 che per molti di noi fu una bandiera di libertà. Rosario Romeo arrivò a tenerlo in tasca quando era alla “Sapienza” a Roma, sfinito per le contestazioni violente a cui era sottoposto, ma certo né indebolito né sconfitto.Comenicini queste cose non poteva capirle. La Savona da cui proveniva era quella “rossa” di subito dopo la guerra. Architettura era un covo rossissimo in cui venne attizzato il fuoco della contestazione e la demagogia degli esami di gruppo. Una volta lo vidi, già pittore abbastanza affermato, distribuire volontatini del PCI davanti ad una scuola. Il giorno dopo lo incontrai per strada e gli chiesi in modo un po’ beffardo se si era divertito. Non era possibile che un uomo intelligente come lui potesse ancora sostenere Novelli. Era un piacevole commensale, mangiava e beveva gargliardamente, era allegro, aveva la battuta mordace. Un mia amica quasi lo temeva e si censurava nel parlare. Era un compagnone piacevole a tavola, molto meglio di quando faceva il compagno in piazza. Fece anche delle celebri etichette per note case vinicole. La critica Claudia Girardello ha scritto di lui: <<Comencini era il brio in formula cromatica: questo il suo modulo pittorico. Spirito curioso, innamorato della vita, l’artista coinvolge se stesso e lo spettatore in una ballata di colori che nella visione serena di un’umanità quotidiana non mira a metafisiche disquisizioni, piuttosto ad una scanzonata proposta di equilibrata analisi del reale. È l’animo per nulla inquieto di chi trastulla se stesso per emozionare il riguardante>>.
Pier Franco Quaglieni, il Torinese, 3 settembre 2017

Eugenio Comencini, Gruppo alla corale (prima della pillola) – Fonte: Sguardi su Torino

Nato a Savona nel 1939, Eugenio Comencini è vissuto per alcuni anni in territorio italo-francese, situato sulle Alpi Marittime. Dopo gli studi classici, ha frequentato la facoltà di Architettura a Torino e a Venezia, dove si è laureato. Proprio a Venezia, nei primi anni Sessanta, ha esordito all’interno dell’Informale con modalità molto personali, cui sono seguite evoluzioni verso una vocazione artistica decisamente più attenta a una manipolazione dell’immagine in senso ironico e sociologico. Dal 1962 ha esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero tra cui a Martigny, Nizza, Amsterdam, Barcellona, Parigi, Danzica, Mosca, Lione. Ha curato la parte artistica di pubblicazioni letterarie e critiche e ha fatto parte del Gruppo Denunzia con Mirò, Pacheco e Rinaldi, attivo su problematiche politiche e sociali. Nel 1978 è stato tra i fondatori della cooperativa Arti Visive 78 di Torino. La sua opera grafica ha sempre accompagnato il lavoro pittorico in una produzione di alto livello e quantitativamente rilevante. Dal 1979 ha iniziato l’attività di docente presso l’Accademia Albertina di Torino, alla cattedra di Pittura, insegnando poi a Palermo, e dal 1996 anche a Venezia. Si è spento a Torino nel 2015.
Sguardi su Torino

Da allora sua figlia [di Guido Seborga] Laura Hess ritorna a Bordighera con la sua famiglia. Ho suonato alla villa qualche volta per portare dei cataloghi di mostre, ma non essendoci più Guido mi trattengo poco e in giardino. Un giorno Laura mi telefona per ricordarmi il decennale della morte del padre. Informo l’amico Giorgio Loreti. Giorgio ne parla con Enzo Maiolino che avverte Luigi Betocchi e il gioco è fatto. Tutto si compie in nome di Guido Seborga. Da Laura ricevo l’invito a recarmi a Torino il 13 maggio 2000 per una conferenza su Seborga, a cura di Nico Orengo e Marzio Pinottini, al Centro Studi e Ricerche “Mario Pannunzio”. Non mi sarà possibile essere presente all’appuntamento. Un anno dopo circa – il 20 aprile – presenzio a Torino a una mostra di Eugenio Comencini.
Sergio “Ciacio” Biancheri * in “Paize Autu”, periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu”, n. 12, dicembre 2009, Bordighera (IM)

* Di Sergio Biancheri Francesco Biamonti diceva: “La storia della pittura di Biancheri è breve e lineare. Da fondali di alghe e grovigli, segni nervosamente tracciati su pianure di silenzio, giunge ora alle marine di solidificata malinconia. Ma anche in questo secondo tempo esso ha una sua vicenda: mari oscuri, piste di tenebre oltrepassano i crepuscoli e si convertono in chiare ragioni della memoria. Si è sempre capito che Biancheri era alla ricerca di “mari perduti” e allorché rappresentava fitte boscaglie di palme tendeva a tradurre in vortici acquorei”. // “Morlotti ed io eravamo già d’accordo sul giovane Biancheri, dicevamo: ‘In un epoca di imitatori, d’informatissimi, questo giovane non imita, ha dentro di sé la pittura, la sua pittura, la sua vita, il suo mondo quotidiano a cui è legato… Sergio Biancheri ha saputo non tagliarsi le radici, ma anzi approfondirle maggiormente per far nascere i suoi grovigli’ “. Guido Seborga

Eugenio Comencini, Cooperativa Borgo Po e decoratori – Fonte: Cooperativa Borgo Po

Eugenio Comencini (Savona 1939-Torino 2015) è stato Presidente della Cooperativa. Cooperativa di Consumo e Mutua Assistenza Borgo Po e Decoratori, Torino