Durante la fase delle «Zone Libere» agirono in Friuli missioni inglesi e americane

La sostanziale crescita numerica delle forze partigiane nell’estate del 1944 permise la progressiva liberazione dei territori occupati, consentendo così l’istituzione di zone libere dal controllo tedesco. Ad incoraggiare lo sviluppo partigiano e ad accrescere la speranza in un imminente fine della guerra, furono i successi militari avvenuti sul fronte europeo e nazionale.
Il 6 giugno 1944 le forze anglo-americane aprirono un secondo fronte sbarcando in Normandia <91 (noto anche come operazione Overlord) e puntando verso il nord riscattarono Parigi il 25 agosto. Sul fronte italiano, invece, come già accennato, Roma fu liberata il 4 giugno. Nel mese di agosto, più precisamente l’11, si vide l’insurrezione di Firenze che dopo lunghi combattimenti fu evacuata il 1° settembre. Il 25 agosto fu attaccata la linea Gotica <92 ad opera della VIII Armata britannica, insieme ai reparti dell’esercito italiano, e il 1° settembre fu occupata Rimini <93. Inoltre, un contributo allo sviluppo della Resistenza fu dettato da alcune missioni alleate che resero possibile il lancio di materiale e munizioni alle formazioni partigiane <94, anche se non fu sufficiente a colmare la carenza di armamenti.
Parallelamente, nel territorio friulano si costituirono due zone libere: la «Zona Libera della Carnia e del Friuli» e la «Zona Libera del Friuli Orientale».
Nel mese del luglio 1944, sotto la spinta delle azioni partigiane – che videro frequenti attacchi e sabotaggi alle vie di comunicazioni e assalti ai presidi e caserme – le forze tedesche abbandonarono il territorio della Carnia e delle Prealpi carniche per concentrarsi nella cittadina di Tolmezzo e nei centri principali della Pedemontana occidentale, consentendo così la liberazione del territorio carnico (ad esclusione di Tolmezzo) e delle Val Cellina, Val Meduna, Val d’Arzino e Val Tramontina (le principali della montagna pordenonese).
La «Zona libera della Carnia e del Friuli» (Figura 3.3.) <95 divenne una effettiva realtà già nel mese dell’agosto 1944. Il territorio liberato si estendeva per 2.580 kmq con una popolazione comprensiva di 90.000 abitanti appartenenti ai comuni di cui 38 interamente liberati e altri 8 solo parzialmente (dal settembre ’44 entreranno a far parte di quest’area anche parte del territorio di Sappada e Lorenzago, allora entrambi in provincia di Belluno).
Ciò che contraddistinse l’esperienza della «Zona Libera della Carnia e del Friuli», fu la sua trasformazione in Repubblica partigiana al cui interno fu istituita una Giunta provvisoria di Governo, basata sulla collaborazione fra i Comitati di Liberazione della Carnia, dello Spilimberghese e del Maniaghese. Dal punto di vista amministrativo e politico furono molteplici gli interventi attuati nella Zona Libera. Nei mesi di agosto e settembre ‘44 in quasi tutti i comuni furono svolte elezioni comunali <96 per la nomina delle Giunte Popolari e dei Sindaci, che avrebbero assunto i seguenti compiti: amministrare la vita dei comuni; costituire un organo di polizia, ossia la Guardia del Popolo; amministrare i beni pubblici e privati posti sotto sequestro; organizzare il servizio di alimentazione e fornire appoggio alla lotta partigiana offrendo aiuto alle formazioni militari.
Al successo di questo assetto amministrativo, si aggiunse, il 26 settembre 1944, l’istituzione del Governo della Zona Libera della Carnia e del Friuli, con sede ad Ampezzo, il quale ebbe funzione deliberativa e di governo in tutto il territorio posto sotto il controllo partigiano <97. A quest’ultimo presero parte i rappresentanti dei partiti politici antifascisti (Partito Comunista, Democrazia Cristiana, Partito Liberale, Partito Socialista e Partito d’Azione), così come delegati delle organizzazioni di massa (i Gruppi di Difesa della Donna, il Fronte della Gioventù, il Comitato dei contadini e quello degli operai) e i rappresentanti delle formazioni militari garibaldine e osovane.

Figura 3.4. Mappa della «Zona Libera della Carnia e del Friuli». Fonte: Gioia Vazzaz, op. cit. infra
Figura 3.5. Mappa della «Zona Libera del Friuli Orientale». Fonte: Gioia Vazzaz, op. cit. infra

Il suo scopo non fu solo quello di affrontare le problematiche militari derivanti dalla guerra, ma anche di gestire ogni aspetto relativo al territorio come: la scuola, la fiscalità, la sicurezza, la riforma tributaria, la giustizia, i prezzi e l’alimentazione, la salvaguardia del patrimonio forestale e infine il rifornimento dei viveri. In merito a quest’ultimo punto va precisato che il problema dell’alimentazione rappresentò una questione di grande importanza, soprattutto in seguito al blocco tedesco dei rifornimenti alimentari in tutti i Comuni della Carnia e delle Valli delle Prealpi sottoposte al controllo partigiano. A fronte di questa problematica le organizzazioni di pianura dell’Intendenza “Montes” si adoperarono per procurarsi i viveri nella pianura friulana e pordenonese, la cui raccolta fu affidata alle donne della Carnia che, a gruppi di 20-30, scendevano in pianura e, una volta raccolte le provviste, facevano ritorno all’interno del territorio libero <98. Tuttavia, l’autonomia di questo territorio sarà stroncata dall’offensiva tedesca autunnale e dall’occupazione cosacca della Carnia, su cui si tornerà in seguito. Come anticipato brevemente, la «Zona Libera della Carnia e del Friuli» non fu l’unico territorio presente in Friuli. Difatti, nel luglio 1944 fu istituita la «Zona Libera del Friuli Orientale» (Figura 3.4.) <99 a seguito di duri combattimenti operati dalla Divisione unificata Garibaldi-Osoppo “Natisone” contro i presidi nazifascisti.
L’area territoriale liberata si estendeva per 70 kmq con una popolazione corrispondente a 20.00 abitanti appartenenti ai 6 comuni di Attimis, Faedis, Lusevera, Nimis, Taipana e Torreano. Tale zona ebbe una grande rilevanza militare poiché, posta a pochi chilometri dalla città di Udine, rappresentava una minaccia per le vie di comunicazione più importanti come le ferrovie Udine-Tarvisio, Udine-Cividale e Udine-Gorizia. Tuttavia, come per la «Zona Libera della Carnia e del Friuli» anche questo territorio libero cesserà di esistere con l’offensiva tedesca di fine settembre ’44.
Durante la fase delle «Zone Libere» agirono in Friuli missioni inglesi e americane. Nella «Zona Libera del Friuli Orientale» operò la missione Coolant (nota anche come Sermon I) guidata dal maggiore Hedley Vincent «Tucker» il quale collaborò con il IX Corpus Sloveno a nord-est di Gorizia. Invece, nella «Zona Libera della Carnia e del Friuli» operò la missione Bergenfield (denominata anche Tabella) capeggiata dal maggiore Ivan Thomas Roworht «John Nicholson»100, la cui area di competenza fu quella delle Prealpi Carniche (tra il Tagliamento e il Cansiglio-Livenza). Tale missione, dislocata dalla Italian Section della N. 1° Special Force, ebbe l’obiettivo di agire con i gruppi partigiani presenti nelle aree montuose del Friuli Occidentale, con l’intento di realizzare azioni di sabotaggio e l’allestimento di idonee zone di lancio <101.
Una problematica messa in luce nei rapporti stilati da entrambi gli incaricati delle missioni fu la difficoltà di cooperazione e i contrasti nati tra le formazioni partigiane garibaldine e osovane. Infatti, «l’allargamento progressivo del territorio occupato, le difficoltà di comunicazione e l’impossibilità dei Comandi di Brigata, sia osovani che garibaldini, di seguire e guidare tempestivamente i singoli reparti, il loro continuo accrescersi e la complessità sempre maggiore delle loro attività, imposero una ristrutturazione delle formazioni» <102 e quella che qui interessa è relativa ai territori della Destra Tagliamento e della Carnia.
[NOTE]
90 Candotti, Le formazioni armate Garibaldi e Osoppo dalla loro origine all’offensiva nemica…, cit., p. 31-32. 91 Lo sbarco in Normandia, fu deciso alla conferenza di Teheran (28 novembre – 1° dicembre 1943). In tale conferenza, che vide riuniti, in rappresentanza dei rispettivi Stati, Stalin (Unione Sovietica), Roosevelt (Stati Uniti) e Churchill (Regno Unito), furono presi importanti accordi: data e modalità esecutive dello sbarco in Normandia; l’appoggio alla resistenza jugoslava di Tito ed infine la decisione di dividere il territorio della Germania in più stati a guerra finita con l’intento di prevenire il ricostituirsi della sua potenza militare.
92 Per una precisazione: la linea Gotica fu una linea difensiva fortificata che si estendeva dal versante tirrenico fino al versante adriatico (dall’attuale provincia di Massa-Carrara fino alla provincia di Pesaro e Urbino), seguendo la linea di vetta dell’Appennino tosco-emiliano.
93 Paolo Toldo, Gli avvenimenti militari del settembre-ottobre 1944 nelle due zone libere del Friuli, in “Storia contemporanea in Friuli”, a.4., n. 5, 1974, p. 87.
94 Tommaso Piffer, Gli Alleati e la Resistenza italiana, Bologna, Il Mulino, 2010, p. 95.
95 «Regione Storia FVG», carta geografica della «Zona Libera della Carnia e del Friuli», consultato 10 gennaio 2023,
https://www.regionestoriafvg.eu/tematiche/tema/390/Zone-libere-partigiane-della-Carnia-e-del-Friuli.
96 Il Governo e le Giunte popolari furono elette dalla popolazione (limitatamente ai capifamiglia, che in molti casi, in assenza degli uomini impegnati in guerra, furono le donne, fino allora escluse dal voto) che poté votare liberamente dopo vent’anni di dittatura.
97 Alberto Buvoli Cecotti Franco, Luciano Patat (a cura di), Atlante storico della lotta di liberazione italiana nel Friuli Venezia Giulia: una Resistenza di confine, 1943-1945, Trieste, Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione, 2005, pp. 92-94.
98 1940-45: La 2.a. guerra mondiale…, cit., p. 192.
99 Mappa della «Zona Libera del Friuli Orientale» in Estate-Autunno 1944. La Zona libera partigiana del Friuli Orientale, (a cura di) Alberto Buvoli, Andrea Zannini, Bologna, Il Mulino, 2013, p. 11.
100 Massimo de Leonardis, Gli anglo-americani e le Zone Libere, in Estate-Autunno 1944. La Zona libera partigiana del Friuli Orientale, (a cura di) Alberto Buvoli, Andrea Zannini, Bologna, Il Mulino, 2013, pp. 67-68.
101 Micheal Koschat, Il ruolo delle missioni alleate durante l’esperienza delle zone libere italiane, con particolare riferimento alla Carnia e all’Alto Friuli, in La Repubblica partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli. Una lotta per la libertà e la democrazia, (a cura di) Alberto Buvoli, Gustavo Corni, Luigi Ganapini, Andrea Zannini, Bologna, Il Mulino, 2016, pp. 141-142.
102 Candotti, Le formazioni armate Garibaldi e Osoppo dalla loro origine all’offensiva nemica…, cit., p. 32.
Gioia Vazzaz, Soggettività e oggettività nell’opera storiografica di Mario Candotti, Università degli Studi di Trieste, Anno accademico 2021-2022