Gorizia si propone l’obiettivo di una mobilità sostenibile

Fonte: Elisa Mariavittoria Bertolini, Op. cit. infra

Il Goriziano comprende l’area che abbraccia il fiume Isonzo e i suoi confluenti Vipacco, Iudrio e Idrijca, nonché il Collio e il Carso. Ottenne l’unità politico-amministrativa grazie ai patriarchi di Aquileia e ai Conti di Gorizia, a partire dall’XI secolo fu soggetto a molteplici cambiamenti geopolitici e, solo in seguito all’estinzione della dinastia dei Conti di Gorizia, acquisì la struttura territoriale che rimase invariata sino al 1918. Situato nell’area sud-orientale del Friuli Venezia Giulia, al confine con la Slovenia questo piccolissimo territorio racchiude una grande ricchezza di paesaggi, oltre a tante testimonianze di storia e arte che rivelano influssi culturali germanici, slavi e latini.
Le testimonianze di un recente passato travagliato e la coesistenza di culture diverse sono gli elementi distintivi del goriziano. Dopo la Seconda guerra mondiale, fu conquistato dall’esercito partigiano, e in seguito agli Accordi di Belgrado e Duino (1945), fu diviso in zona A, amministrata dalle forze armate anglo-americane, e in zona B, amministrata dalla Jugoslavia divenendo oggetto di una contesa politico-diplomatica. Con la firma del Trattato di pace di Parigi (1947) gran parte del territorio venne annesso alla Jugoslavia, mentre la parte minore, compresa Gorizia, venne annessa all’Italia.

Fonte: Elisa Mariavittoria Bertolini, Op. cit. infra

Il nuovo confine – quasi invalicabile nell’immediato secondo Dopoguerra – correva ai bordi della città di Gorizia, separandola dal suo entroterra che era tradizionalmente legato alla città. Sulla parte slovena nel 1948 iniziò così la costruzione di una nuova città – Nova Gorica. Con l’Accordo di Udine (1955), firmato tra Italia e Jugoslavia venne creato, negli anni della cortina di ferro, un nuovo confine con un regime di liberalità senza precedenti tra due stati appartenenti ai due blocchi diversi. Il nuovo confine regolava gli scambi transfrontalieri tra i titolari del lasciapassare e permetteva il transito degli agricoltori proprietari di fondi attraversati dalla linea di confine. Il Trattato di Osimo (1975) rese definitive le frontiere terrestri e marittime tra i due stati, mentre gli accordi sulla promozione della collaborazione economica diedero lo slancio e contribuirono al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione confinaria.
Durante gli anni Ottanta del secolo scorso l’area confinaria fu per entrambi gli stati estremamente importante, rappresentando il confine uno strumento di sviluppo reciproco (commercio, trasporti e spedizioni, dogana, polizia ed esercito, …). Nei decenni a seguire le due città confinanti, insieme ai paesi circostanti, svilupparono così due agglomerati urbani adiacenti e collegati.
Nel 1990 lo stato Jugoslavo iniziò a disgregarsi e, in seguito alla proclamazione dell’indipendenza della Slovenia e alla successiva ritirata dell’esercito jugoslavo dalla Slovenia ci furono dei negoziati. Nel corso degli anni a venire, lo stato sloveno ottenne il riconoscimento internazionale, cosicché nel 2004 diventò membro dell’UE e nel 2007 entrò a far parte dell’area Schengen.
Le nuove condizioni hanno offerto opportunità per la collaborazione locale e per la coesione nell’area confinaria, nonostante la consapevolezza del fatto che detta collaborazione transfrontaliera andasse rivista con nuove basi. Nei Comuni limitrofi (Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba) si sentì il bisogno di collaborare: venne così istituito un ufficio unico per il progetto di collaborazione delle tre amministrazioni.
Un salto di qualità in tale direzione è rappresentato dall’istituzione del Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (GECT), fondato sui principi della nuova normativa europea. La base giuridica per la costituzione del Gruppo è rappresentata dal Regolamento (CE) n. 1082/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 2006 relativo a un gruppo europeo di cooperazione territoriale, e dal Regolamento della Repubblica di Slovenia relativo all’istituzione di un gruppo europeo di cooperazione territoriale (G.U. n. 31/08 e 9/11) nonché dalla Legge della Repubblica Italia n. 88/2009 del 7 luglio 2009 recante approvazione del Regolamento (CE) n. 1082/06 relativo a un gruppo europeo di cooperazione territoriale.
Nel 2009 un gruppo di lavoro italo-sloveno iniziò ad analizzare la normativa europea e i regolamenti dei rispettivi stati per la costituzione del GECT GO. A seguito delle trattative sulla sede, sugli organi, sui metodi di funzionamento venne redatta la documentazione per la costituzione (convenzione e statuto) che venne approvata, all’inizio del 2010, dai Consigli comunali dei tre Comuni fondatori: Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba.
Il 19 febbraio 2010 i Sindaci dei tre Comuni fondatori firmarono a Gorizia la Convenzione sulla costituzione del GECT che il governo sloveno approvò nel mese di giugno 2010, mentre quello italiano a maggio 2011. Il Gruppo fu registrato come persona giuridica il 15 settembre 2011. La prima riunione dell’Assemblea si tenne il 3 febbraio 2012, occasione in cui vennero eletti il presidente, l’On. Franco Frattini, e il vicepresidente, dr. Robert Golob.

Fonte: Elisa Mariavittoria Bertolini, Op. cit. infra

Il GECT GO è un ente pubblico italiano con personalità giuridica, istituito per individuare e affrontare sfide comuni che possano rendere più competitivo ed attrattivo il territorio transfrontaliero. Il GECT GO è un ente che ha competenza sul territorio delle tre città: può spingersi oltre i confini e affrontare, per la prima volta, le sfide di una cooperazione che pianifica e realizza insieme, pensando non più a tre Comuni distinti, ma ad un’unica città transfrontaliera, senza più divisioni per avere un impatto reale sull’area interessata.
Per quanto riguarda le caratteristiche geografiche la Provincia di Gorizia essa confina a ovest con la provincia di Udine, a sud-est con la provincia di Trieste, a nord est con la Slovenia ed a sud con il mare Adriatico. Il territorio della provincia comprende la fascia collinare del Collio, le propaggini occidentali del Carso triestino, la pianura ai lati del basso corso del fiume Isonzo e la maggior parte della laguna di Grado (De Agostini, 2013c). La sua superficie è di 475 Km², gli abitanti sono 136.800 (stime 1° gennaio 2021) con una densità di 288 ab/Km². La provincia comprende 25 Comuni, tra gli altri: Monfalcone 28.100 abitanti, Ronchi dei Legionari 11.800 ab, Grado 8.000 ab, Staranzano 7.300 ab, Cormons 7.100 ab, Gradisca d’Isonzo 6.300 ab. San Canzian d’Isonzo 6.100 ab.

Fonte: Elisa Mariavittoria Bertolini, Op. cit. infra

La Provincia di Gorizia come ente locale è stata soppressa il 30 settembre 2017 e attualmente è sede dell’omonimo ente di decentramento regionale di Gorizia, che ne ricalca i confini e ne ha ereditato alcune strutture. Rimane invece inalterata come circoscrizione delle amministrazioni statali sul territorio. Il dato demografico provinciale ha registrato negli anni Ottanta del secolo scorso un netto decremento che si è, tuttavia, progressivamente affievolito con il trascorrere degli anni Novanta. Oltre che nel capoluogo, il dato demografico è in regresso in altri comuni, mentre dinamiche demografiche positive, sia pure in misura contenuta, hanno interessato alcuni insediamenti localizzati lungo la statale dell’Isonzo.
L’apparato economico locale registra attualmente, dopo la pandemia, complessive condizioni di ripresa produttiva. Il suo sistema produttivo è basato principalmente sulle attività industriali ed è favorito dalla buona dotazione di infrastrutture, dalla disponibilità di manodopera qualificata, dall’alta dotazione di mezzi finanziari da destinare agli investimenti produttivi e dalla posizione geografica strategica. Il tessuto industriale è estremamente articolato: prevalgono i comparti manifatturiero e della produzione di materiali da costruzione. Lo sviluppo industriale appare in ripresa soprattutto nel settore della vecchia cantieristica (Monfalcone) nel comparto delle grandi navi da crociera, si conferma invece in crisi l’industria cotoniera.
Il settore agricolo continua a sostenere un ruolo chiave nell’economia provinciale ed è caratterizzato dalla coltivazione di seminativi (mais, soia e orzo), che occupano una porzione rilevante del territorio coltivabile. La vitivinicoltura è diffusa nelle zone del Collio (vini del Collio) e della Destra Isonzo. Il settore degli scambi privilegia i prodotti metalmeccanici per l’esportazione e i mezzi di trasporto per le importazioni: interlocutori principali di tali scambi sono la Germania, la Francia, la Slovenia e il Regno Unito.
Il settore turismo concentra la propria attività nella zona balneare di Grado, che offre strutture alberghiere e ricreative in grado di soddisfare le esigenze di una clientela estera. La provincia ha infatti registrato un notevole incremento nel settore dei servizi.
Con l’apertura dell’autoporto di Sant’Andrea, al valico con la Slovenia, il goriziano si sta attrezzando come snodo per il traffico di confine. Il collegamento di Gorizia con la Provincia di Trieste è facilitato dalla strada che attraversa il Vallone. Il territorio è ben connesso anche con l’area urbana di Monfalcone – Ronchi dei Legionari e in parte è aperto verso est, attraverso i valichi di frontiera di Devetachi sopra Čukišče per Opatje selo, e di Jamiano in località Comarie per Brestovica. Un valico di terza categoria si trova a Micoli. Il centro dei servizi per il basso Isontino è rappresentato dal Comune di Doberdò del Lago, consorziato particolarmente con Monfalcone.
La città, attraverso le sue istituzioni, sta convergendo progressivamente verso modelli di pianificazione e governance che, sfruttando le opportunità del contesto locale, puntano su un miglioramento della qualità della vita e un rafforzamento delle condizioni che favoriscano la promozione di nuove iniziative economiche, concentrandosi sugli aspetti legati all’utilizzo delle nuove tecnologie nel miglioramento della vita urbana. Ad esempio, in Mapping Smart Cities in the EU (2014), in vista della redazione del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, Gorizia si propone l’obiettivo di una mobilità sostenibile, indicatore strategico di performance e di competitività territoriale. Essa è consapevole di dover compiere scelte indifferibili sul suo sistema di viabilità, improntando la visione di sistema della mobilità urbana alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, e all’efficienza delle reti di mobilità in chiave di
sviluppo integrato del territorio.

Fonte: Elisa Mariavittoria Bertolini, Op. cit. infra

Sulla stessa linea è stata perseguita la nomina delle città di Gorizia e di Nova Goriza a capitali della cultura con gli obiettivi di sviluppare una strategia transfrontaliera innovativa, per creare una città verde, vitale, sostenibile, aperta all’Europa e al mondo, con un’elevata qualità della vita, dinamica, innovativa e dalla mentalità imprenditoriale.
Una città tesa a creare e mantenere un ambiente piacevole, felice e creativo per i suoi cittadini e un faro di solidarietà e collaborazione al di là di ogni tipo di confine.
Elisa Mariavittoria Bertolini, Valutazione di scenari alternativi per il miglioramento dell’interconnettività transfrontaliera nell’Isontino, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Trieste – Università degli Studi di Udine, Anno Accademico 2020-2021