La questione triestina rimase a lungo una delle priorità del MSI

Espressione catalizzatrice dell’anticomunismo viscerale del partito di De Marsanich, nonché suo cavallo di battaglia, fu la questione di Trieste, minacciata dall’espansionismo comunista, sia di stampo jugoslavo che sovietico. Manifestazioni pubbliche di denuncia della subalternità della sinistra dinanzi alle forze internazionali e di rivendicazione dell’italianità della città giuliana si susseguirono nel corso degli anni, riuscendo ad attirarsi la simpatia e il sostegno di tutti i ceti sociali e di persone di ogni età. Gli incidenti, però, non mancarono: nel novembre 1953, ad esempio, una rappresaglia delle forze dell’ordine inglesi provocò la morte di sei persone vicine al Movimento Sociale <93.
L’impegno nella questione triestina e il grande sostegno italiano alle iniziative missine, tuttavia, non portarono a risultati elettorali. Alle elezioni politiche del 7 giugno 1953, infatti, il Movimento Sociale Italiano ottenne solo il 5.8% <94. Ciò nonostante, l’impegno a favore della restituzione di Trieste all’Italia continuò senza tregua, soprattutto grazie all’impegno dei militanti del Fronte Universitario d’Azione Nazionale (FUAN) <95.
Il FUAN, fondato a Roma nel 1950 dagli universitari iscritti al partito missino, fu un vero e proprio movimento politico e rappresentò una sorta di sezione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Il partito, in un certo senso, sfruttò i suoi giovani aderenti che furono, così, posti sempre in prima linea durante le manifestazioni che più stavano a cuore alla dirigenza missina, come la questione triestina, della quale Giulio Caradonna, già presidente del Fronte Universitario, racconta:
“A Trieste, che ormai era il centro dell’agitazione nazionale, i giornali benpensanti ammettevano che i triestini erano pronti a scendere in piazza e scrivevano che «tutto può accadere da un momento all’altro», ripetendo una frase pronunciata con molto vigore dal sindaco Gianni Bartoli in un discorso ufficiale. I nostri attivisti penetravano alla spicciolata, ma sempre più numerosi, nella città di San Giusto, dove si univano ai dirigenti locali dei gruppi giovanili, fra i quali va ricordato per la sua attività intensa e coraggiosa il segretario giovanile Franco Petronio. Fu creata una «compagnia della teppa», che prese il nome dall’associazione patriottica che aveva dato inizio alle Cinque Giornate di Milano del 1848 <96.
La questione triestina rimase a lungo una delle priorità del partito, tanto che la nuova segreteria appoggiò il governo democristiano di Giuseppe Pella proprio con la speranza di una soluzione al problema della città giuliana, che venne effettivamente risolto nel 1954 con l’assegnazione della zona A, amministrata dagli Alleati, all’Italia.
[NOTE]
93 G. PARLATO, Il Movimento sociale italiano, in Storia delle destre nell’Italia repubblicana, a cura di G. ORSINA, cit., p. 95.
94 D. CONTI, L’anima nera della Repubblica, cit., p. 11.
95 Per ulteriori approfondimenti sul Fronte Universitario d’Azione Nazionale (FUAN) e sugli altri raggruppamenti giovanili si veda: A. BALDONI, Destra senza veli, cit., pp. 66-67.
96 Ivi, p. 107.
Veronica Bortolussi, I rapporti tra l’estrema destra italiana e l’Organisation de l’Armée Secrète francese, Tesi di Laurea, Università Ca’ Foscari Venezia, Anno Accademico 2016/2017

Qualche giorno dopo, Michelini e Roberti incontravano lo stesso De Gasperi, grazie alla mediazione di Luigi Gedda e degli ambienti vaticani, ottenendo in tal modo anche il riconoscimento formale della loro presenza in Parlamento <848.
L’attacco al partito fu pertanto un’occasione che la Fiamma provò a sfruttare al meglio per serrare i propri ranghi e uscire rafforzata. Il 1950, infatti, vide alcune evoluzioni e miglioramenti nelle strutture del partito e nei gruppi ad esso collegati. Innanzitutto, la rottura dell’unità sindacale avvenuta due anni prima, aveva favorito il tentativo di organizzare un sindacato collegato al partito, operazione che si concretizzò proprio nel marzo del 1950 con la costituzione della Confederazione Italiana Sindacato Nazionale Lavoratori (CISNAL) <849. Nel mese di maggio, invece, gli studenti universitari appartenenti al Raggruppamento diedero vita al Fronte Universitario d’Azione Nazionale (FUAN).
All’organizzazione che raccoglieva, appunto, solamente gli studenti universitari, veniva pertanto garantita un’ulteriore autonomia (pur sempre all’interno del RGSL), sia come premio per l’attivismo che aveva contraddistinto gli universitari missini, sia per cercare di blandirli in un momento così delicato <850. Un mese dopo si teneva, inoltre, il primo congresso della Federazione femminile la cui presidenza veniva affidata a Ida De Vecchi <851.
Contemporaneamente, il MSI si prodigò a rinsaldare e sviluppare la propria rete internazionale e in particolare i contatti con Oswald Mosley. L’ex leader della British Union of Fascists si era recato in Italia, nel mese di marzo, e aveva incontrato sia De Marsanich che Almirante <852.
[…]
A gettare benzina sul fuoco sulla situazione esplosiva triestina, ci pensava il sindaco Bartoli, a capo del Comitato di difesa dell’italianità di Trieste e dell’Istria, a cui aveva aderito anche il MSI, il quale aveva dichiarato che l’ingresso delle truppe italiane nella Zona A sarebbe stata la premessa per la riconquista della Zona B. Dichiarazioni che, oltre alla riprovazione da parte statunitense, attiravano le critiche anche da parte di De Castro <1079. Nel frattempo però continuava a aumentare il quantitativo di armi destinate alle organizzazioni italiane in previsione delle ricorrenze del 3 e 4 novembre, ovvero rispettivamente, l’anniversario dell’ingresso delle truppe italiane nella città “redenta” e la vittoria nella prima guerra mondiale <1080. Spiccava su tutti un «cospicuo» carico di armi di dotazione Nato, inviato dal governo italiano e destinato ai «partigiani italiani di Trieste», i quali avrebbero dovuto essere posti sotto la guida dell’ex partigiano monarchico Enrico Martini “Mauri” <1081.
La CIA, in un report elaborato il 24 ottobre per il National Security Council, l’organo che consiglia e assiste il presidente statunitense in materia di sicurezza nazionale e di politica estera, prevedeva per il 3 novembre possibili «seri disordini» nella Zona A. «The neo-fascist Italian Social Movement (MSI)», informava l’Agenzia, «is reportedly collecting arms and organizing action squads for attacks on Slovenes in an effort to incit Yugoslav military intervention and cause clashes between the Yugoslavs and Anglo American occupation forces» <1082. Il Movimento, ricordava l’intelligence statunitense, era stato in grado in passato di dimostrare la propria abilità nel fomentare disordini e rivolte ed inoltre si trovava in una posizione di forza per creare turbamenti dell’ordine pubblico, «because of its infiltration of the Trieste police» <1083. Il 27 ottobre lo stesso De Felice aveva provato a rientrare a Trieste ma era stato accompagnato alla frontiera dalle autorità del TLT <1084. Lo stesso ex esponente dei FAR ha raccontato ad Antonio Carioti che la sera del 3 novembre avrebbe viaggiato con Cesare Pozzo ed il giornalista del «Tempo» Alberto Giovannini, nello stesso treno con il presidente del Consiglio Pella e il sottosegretario Andreotti. Pella era infatti atteso alla commemorazione del 4 novembre al sacrario di Redipuglia alla quale parteciparono le associazioni dei reduci, molti triestini e i deputati missini, che salirono sul palco delle autorità <1085.
A Trieste non si attendeva nient’altro che un pretesto per poter dare il via alle ostilità: venne puntualmente servito dalle autorità angloamericane nel momento in cui il sindaco Bartoli venne obbligato a togliere la bandiera italiana dal Municipio, esposta per celebrare l’anniversario dell’entrata delle truppe italiane a Trieste nel 1918. Tale fatto diede il via alle note proteste e scontri violenti che durarono per tre giorni e che prenderanno il nome di “rivolta di Trieste” o di “giornate di Trieste”. Coloro i quali avevano partecipato alla cerimonia di Redipuglia si unirono infatti, al loro ritorno, con chi aveva già iniziato a protestare contro l’ammainamento della bandiera, scontrandosi inevitabilmente con la Civil Police. Per il giorno successivo venne proclamato uno sciopero degli studenti i quali affiancarono ai dimostranti, nonché alle bande di Cavana e del Viale mobilitatesi per l’occasione. Alcuni di loro, nella tarda mattinata del 5, rifugiatisi nella Chiesa di S. Antonio Nuovo per sfuggire alla carica della polizia, vennero inseguiti e picchiati. Le tracce di sangue lasciate dai manifestanti spinsero il parroco a decidere di procedere, come prevede il diritto canonico, alla riconsacrazione della chiesa nello stesso pomeriggio. La folla, assiepatasi sul sagrato per l’occasione, costrinse la polizia ad intervenire nuovamente per disperdere la manifestazione non autorizzata: i “cerini”, così venivano soprannominati gli agenti della polizia triestina, vennero accolti con una fitta sassaiola alla quale risposero aprendo il fuoco. Lo scontro provocò due vittime, uno dei quali un ragazzo quindicenne appartenente alla Giovane Italia. La notizia delle morti aumentò ancora di più la tensione. Il giorno seguente vennero assaltati edifici del Governo Militare Alleato nonché la sede del Fronte dell’Indipendenza e una tipografia slovena, vennero attaccate e bruciate auto della polizia. Lo scontro culminò in piazza Unità dove le forze dell’ordine, schierate a difesa della Prefettura, vennero attaccate con bombe a mano lanciate dai manifestanti e, sembra, anche con colpi di arma da fuoco. La polizia rispose all’attacco sparando sulla folla provocando quattro vittime, tre appartenenti alla Lega Nazionale (Leonardo Manzi, sedicenne e i due cinquantenni Erminio Bassa e Saverio Montano) e il dirigente del FUAN Francesco Paglia. Solo l’intervento dell’esercito statunitense riuscì finalmente a placare la situazione <1086.
A Trieste il bilancio degli scontri fu molto grave: oltre alle sei vittime, si contarono 83 feriti tra i dimostranti e 79 tra la Polizia Civile <1087. Le autorità angloamericane procedettero inoltre all’arresto di 36 persone, tra i quali l’ex preside della provincia di Trieste durante il fascismo Edmondo Oberti e l’ex consigliere comunale del MSI Luigi De Manicor <1088.
Sebbene le manifestazioni per Trieste siano entrate nella memoria collettiva, simbolicamente, come prosecuzione delle lotte risorgimentali, e i caduti elevati a livello di martiri ed esempi «di elette virtù civiche e amor patrio», esse non furono però così partecipate dalla popolazione locale <1089. Sebbene, ad esempio, i britannici, a proposito dello scontro finale in piazza Unità, parlassero di 20000 persone per giustificare la risposta violenta della Polizia Civile, il numero di coinvolti negli scontri non fu superiore ai 2-3000, tra cui, molti dei quali provenienti dal vicino Veneto <1090.
[NOTE]
848 P. Ignazi, Il polo escluso, p. 65.
849 Ivi, p. 61. Già dal 1947 erano in realtà attive le organizzazioni di lavoratori promosse dalla Fiamma e denominate Nuclei Aziendali di Azione Sociale.
850 A. Carioti, Gli orfani di Salò, pp. 171-172. Nel 1954 venne creata anche l’organizzazione che raccoglieva gli studenti medi, denominata Giovane Italia.
851 ACS, DGPS, DAGR, 1950, b. 29, f. Movimento Sociale Italiano (II fasc.), Movimento Sociale Italiano – I raduno femminile, 5 giugno 1950.
852 TNA, KV 3/42 Evidence of post war contact between British Fascists and Fascist individuals and organisations in Italy, Sir Oswald Mosley’s visit to Italy, 5 aprile 1950; Ibid., 25 aprile 1950. ACS, DGPS, DAGR, 1950, b. 29, f. Neofascismo 1950, Presunta internazionale neofascista a Roma – notizie di stampa, 11 ottobre 1950.
1079 A. Millo, La difficile intesa, p. 155.
1080 Tra queste, anche un carico predisposto da Taviani e da Andreotti
1081 P. E. Taviani, I giorni di Trieste. Diario 1953-1954, Bologna, Il Mulino, 1998, p. 62. L’allora ministro della Difesa Taviani, nel diario pubblicato negli anni novanta, annotava peraltro che oltre a Pella ed Andreotti, anche gli stessi servizi britannici erano stati informati in merito al carico di armi inviato dal governo italiano. Una testimonianza sulla distribuzione delle armi a Trieste ai giovani che raggiungevano la città giuliana è contenuta in F. Matussi, Esperienze paramilitari di un giovane boyscout, in G. Tombesi (a cura di), Trieste 1945-1954. Moti giovanili per Trieste italiana all’epoca del GMA, Udine, Del Bianco, 2005, pp. 89-91.
1082 CIA, FOIA, Current intelligence bulletin, 24 ottobre 1953, pp. 4-5. Consultabile al link: https://www.cia.gov/library/readingroom/docs/CIA-RDP79T00975A001300370001-6.pdf.
1083 Ivi, p. 5.
1084 TNA, FO 371/107399 Demonstrations and riots in Trieste in 1953, s.o., 27 ottobre 1953.
1085 A. Carioti, I ragazzi della fiamma, p. 109.
1086 Per la cronaca degli scontri vedi le ricostruzioni in D. De Castro, La questione di Trieste, pp. 670-682; A. Millo, La difficile intesa, pp. 158-161; A. Carioti, I ragazzi della fiamma, pp. 109-112; F. Capano, Fighting for Trieste, pp. 619-620. I testi utilizzano principalmente le relazioni inviate dal prefetto Vitelli, Direttore superiore dell’amministrazione civile della Zona A e articoli di giornale. Per le relazioni di Vitelli vedi ACS, Gabinetto, Fascicoli correnti 1953-1956, b. 71, f. Trieste incidenti 4, 5 e 6 novembre.
1087 ACS, Gabinetto, Fascicoli correnti 1953-1956, b. 71, f. Trieste incidenti 4, 5 e 6 novembre, Dati sulle persone morte, ferite o fermate durante le recenti manifestazioni, 9 novembre 1953.
1088 ACS, Gabinetto, Fascicoli correnti 1953-1956, b. 71, f. Trieste incidenti 4, 5 e 6 novembre, Questione triestina -relazione – , 8 novembre 1953, p. 2. Alcune testimonianze personali sugli scontri del 4-6 novembre sono raccolte in G. Tombesi, Trieste 1945-1954, pp. 9-39.
1089 Vedi la motivazione del conferimento, postumo, della Medaglia d’oro al merito civile per le vittime delle giornate di Trieste da parte del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi l’11 ottobre 2004. Consultabile al link: http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=144536. Sulla narrazione pubblica del ritorno di Trieste all’Italia vedi M. Baioni, Le patrie degli italiani. Percorsi nel Novecento, Pisa, Pacini, 2017, pp. 83-106.
1090 A. Millo, La difficile intesa, p. 159.
Nicola Tonietto, La genesi del neofascismo in Italia. Dal periodo clandestino alle manifestazioni per Trieste italiana. 1943-1953, Tesi di laurea, Università degli Studi di Trieste, anno accademico 2016-2017